Nota d'autore: Contento di vedere che la fiction è stata apprezzata =)
A voi il secondo capitolo... e RECENSITE!
Cap II
- Allora, trovato nulla d’interessante?-.
- Nah. Non
so quanto possa interessargli il libro dei “Mille modi per cucinare i
capuzzi garbi”- dico, mostrandole un tomo sulla cui copertina campeggia un
cavolo.
- Conoscendolo, potrebbe anche andare. Aggiungiamolo alla lista dei
forse- asserisce Jess.
È la quarta libreria che frughiamo sistematicamente.
Il centro pare essere un po’ spoglio, in questo periodo. Malediciamo entrambi le
persone che si mettono a comprare i regali di Natale al primo di dicembre.
-
Io direi di chiudere qui, pensarci stanotte e decidere domattina. Così passiamo
domani pomeriggio a comprare e ci togliamo il pensiero- dico.
Cominciamo a
camminare verso Piazza Unità. Mio padre ci avrebbe dato un passaggio fino a
casa, essendo di strada.
***
Quella sera è ancora peggio. La sogno.
Non fa nulla
d’importante, rilevante o strano. No. Ma la sogno.
Mi sveglio, verso le tre
del mattino. Vedo i suoi occhi, il suo sorriso, i suoi capelli, nel buio della
mia camera. Scuoto la testa. Sono sempre capace di innamorarmi di un sogno
impossibile.
Mi ero già fatto riconoscere per aver speso due anni ad essere
innamorato di Liv, una mia compagna di classe.
“Non sarà
un’avventura”, cantava Battisti. Ha colto perfettamente nel segno. Sono una
persona che, a meno di non provare qualcosa di veramente profondo, non si fa
avanti. E prende anche un sacco di tempo per rassegnarsi
all’impossibile.
Liv, la mora che ha avuto il mio cuore per due lunghi anni,
avrà sempre un posto là. Ma è tempo di guardare avanti. E così, questa
misteriosa fanciulla dall’aurea chioma sta entrando nel mio cuore.
È
impossibile, mi dico. È impossibile innamorarsi di due occhi, per quanto possano
essere ammalianti.
O forse no?
Non trovo risposta al mio quesito. Posso
solo rimembrare la sua risata. Non so neanche come si chiami.
Mi alzo e vado
sul balcone. La fresca aria notturna mi lambisce il viso. Accendo una sigaretta,
tentando di rischiararmi le idee. Senza alcun risultato apparente.
Tento di
convincermi che è solo un sogno, ma è inutile.
Rimango sveglio a rimuginare
fino alle cinque. È strano come il tempo passi velocemente, quando invece
servirebbe a palate. Non ho modo di recuperare il sonno perso, perché la sveglia
comincia a suonare nel momento in cui comincio a cadere nuovamente nelle braccia
di Morfeo.
A malavoglia, imprecando contro non so bene quale divinità, mi
alzo. Dopo essermi vestito, osservo la mia stanza.
Il caos regna sovrano ed
incontrastato. Pile di libri sono sul pavimento, invece che essere riposti nella
libreria; una chitarra è appoggiata alla buona al muro. Sull’armadio campeggia
un poster di un action movie risalente a qualche anno prima, circondato da varie
cartoline e dalla mappa di Gävle, una cittadina svedese, che avevo visitato
pochi mesi prima.
La scrivania è in condizioni anche peggiori. Il computer
portatile ha il suo posto d’onore, al centro del tavolo, mentre intorno stanno
altri mucchi di libri e fogli sparsi.
Riesco a recuperare i libri concernenti
Orazio e Ariosto, che mi sarebbero serviti quel giorno, e dopo mi avvio al piano
terra.
***
- Non è che ti stai innamorando?-.
- Potrebbe anche
essere. Ma significherebbe che l’amore a prima vista esiste- rispondo.
Ho
raccontato a Jessica del mio sogno e di come ho trascorso il resto della
notte.
Nel mentre, la professoressa sta spiegando i vari significati di
“Nunc est bibendum”. Un carmen che sicuramente ricorderemo, da bravi
etilisti quali siamo.
L’ora di latino termina, lasciandoci liberi d’andare.
L’ultima ora la perdiamo perché la professoressa di chimica ha ben pensato di
farsi il week-end lungo.
Salutiamo il resto degli amici e scendiamo lungo la
via, diretti alla fermata.
- Che ne dici se andiamo a prenderci un kebab,
prima di andare a comprare il regalo?- propongo.
- Mh. Non penso di potere.
Mancanza di fondi- mi dice Jessica, mesta.
- Ma dai, ti offro io-.
Mi dice
che non dovrei e sorride.
Mentre attendiamo che arrivi il nostro mezzo di
trasporto, ella mi caccia in mano un auricolare del suo lettore mp3. Ascolto il
riff di chitarra, accompagnato dalla batteria, finché non riconosco la voce del
suo amico Francesco cantare in inglese.
- I Roses stanno diventando
veramente bravi- affermo, riferendomi al nome della band.
Jess mi dice che
Francesco le farà visita a Trieste, verso Carnevale.
Intanto abbiamo
raggiunto Piazza Goldoni. Scendiamo dalla corriera ed entriamo nel piccolo
take-away turco.
Dopo aver pagato, usciamo con i nostri Doner in mano e ci
sediamo su una panchina poco lontana.
- Allora, hai deciso che libro
prendergli? Io continuo a proporre quello dei cavoli, altrimenti- le dico, dopo
aver ingoiato l’ultimo boccone.
- Prendiamogli la biografia di Guccini e
quella di de André. Andranno più che bene- asserisce ella.
Mi trovo
d’accordo. Ci alziamo e cominciamo a marciare per le vie, diretti verso la
libreria dove, il giorno prima, avevamo visto i suddetti libri.
***
Neanche quella sera dormo bene. Più decido di non
pensarla, più il suo viso riaffiora nella mia mente, dai ricordi. Ad un’ora
indefinita, crollo in un sonno senza sogni. Per mia fortuna.
La sveglia
suona, puntuale come sempre. Sei-zero-cinque. Mi costringo ad alzarmi e a
prepararmi, per poi andare a bere il tanto agognato caffè mattutino. Senza
saremmo perduti, mi dico.
Mentre bevo, mangiucchiando qualche biscotto, mi
faccio un riassunto mentale della giornata. Colazione, scuola, pomeriggio, festa
di Jack. Sospiro, mentre esco fuori della porta. Ancora pochi giorni e poi
sarebbero finalmente arrivate le vacanze Natalizie.
- Kyle, Jess!-.
- Buongiorno Dean- dico. Ci
avviciniamo al ragazzo moro che ci ha salutato. Accanto a lui sta Amy, un’altra
nostra amica. Salutiamo anche lei e ci incamminiamo verso il bar della scuola,
per il cornetto mattutino.
Mentre mangiamo, parliamo di un po’ di tutto.
Entrambi notano che porto i segni di un paio di notti passate per lo più
sveglio. Sorrido e dico loro di non sapere a che cosa possa esser dovuta,
quell’insonnia. Non è il momento di parlarne. Casomai, più tardi.
Suona la
campanella. Finiamo di mangiare e attraversiamo i corridoi, per arrivare in
classe.
Una volta là, facciamo i nostri auguri a Jack, che ci fa sapere ora e
luogo, per quella sera. Jess riesce nel suo intento di tirare la coda a Jack,
nell’ilarità generale.
Arriva, dopo qualche minuto, la professoressa
d’inglese, che continua il suo giro d’interrogazioni. È una fortuna avere un
buon voto in inglese: la prof, solitamente, interroga prima quelli che sa essere
bravi, togliendoci, in tal modo, il pensiero da subito.
Vengo riportato alla
realtà da Jess, che mi dà un colpo sull’avambraccio. La guardo, non capendo.
Ella m’indica un foglio.
L’hai sognata anche stanotte?
Geniale,
sorella mia. Afferro la matita e rispondo.
No. Ma non riuscivo a
levarmela dalla mente.
Come mai?
Che razza di domanda? Non
lo so. Non posso essere innamorato di un sogno.
Non lo so.
Ella
sospira.
Spero non finisca come con Liv.
Liv. È seduta pochi
posti più in là, concentrata sui suoi affari. Anch’ella, come me, è stata
interrogata tra le prime.
Prima di dichiararmi avevo perso un anno, incerto
se dirglielo o meno. Poi, dopo il suo rifiuto, era passato un altro anno, prima
che mi riprendessi. E in quell’anno c’erano momenti decisamente pessimi, in cui
la tristezza prendeva il sopravvento.
Le lancio un’occhiata veloce e poi
guardo il foglio.
Ma no, tranquilla. Non è come con lei.
Jessica
scuote la testa, poco convinta.
Non so neanche come si chiami,
aggiungo.
Non sono convinta. Basta che non ti rattristi troppo. Lo sai che ci
sto male, a vederti soffrire.
Lo so. E sai che provo lo stesso per
te.
Mi sorride.
Il resto delle due ore passa tranquillo, mentre noi
continuiamo a parlare scrivendo. Ottimo modo per non disturbare la lezione.
Durante la pausa, altre nostre amiche seguono l’esempio
di Jess, facendo gli auguri a Jack nello stesso modo. Dopo essersi sottoposto
alle torture, mi scrocca una sigaretta.
- Allora, otto e mezza al Giglio,
giusto?- domando.
Egli conferma. Poi ci fa notare che offrirà solo da bere,
quindi non la cena.
- Tirchio come sempre- dice Dean.
Jack sorride, tira
una boccata e soffia il fumo in faccia all’amico.
L’intervallo finisce,
mentre noi spegniamo i mozziconi sulla colonna che tiene su il portico.
E così è concluso anche il secondo. la festa s'avvicina...
Un grandissimo ringraziamento alla solitaria recensitrice, vedrai vedrai che cosa accadrà...