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Autore: Chaosreborn_the_Sad    02/06/2008    2 recensioni
Dopo un incontro per caso, accade l'impensabile. Per leggere questa storia è necessario aver letto "Untitled" (http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=133469&i=1), sezione Originali-Nonsense, in quanto fa da prologo per "Without Inspiration". Non ci capireste molto, altrimenti.
Genere: Romantico, Commedia, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Without Inpsiration Cap II

Nota d'autore: Contento di vedere che la fiction è stata apprezzata =)

A voi il secondo capitolo... e RECENSITE!

 

Cap II

- Allora, trovato nulla d’interessante?-.
- Nah. Non so quanto possa interessargli il libro dei “Mille modi per cucinare i capuzzi garbi”- dico, mostrandole un tomo sulla cui copertina campeggia un cavolo.
- Conoscendolo, potrebbe anche andare. Aggiungiamolo alla lista dei forse- asserisce Jess.
È la quarta libreria che frughiamo sistematicamente. Il centro pare essere un po’ spoglio, in questo periodo. Malediciamo entrambi le persone che si mettono a comprare i regali di Natale al primo di dicembre.
- Io direi di chiudere qui, pensarci stanotte e decidere domattina. Così passiamo domani pomeriggio a comprare e ci togliamo il pensiero- dico.
Cominciamo a camminare verso Piazza Unità. Mio padre ci avrebbe dato un passaggio fino a casa, essendo di strada.

***

Quella sera è ancora peggio. La sogno.
Non fa nulla d’importante, rilevante o strano. No. Ma la sogno.
Mi sveglio, verso le tre del mattino. Vedo i suoi occhi, il suo sorriso, i suoi capelli, nel buio della mia camera. Scuoto la testa. Sono sempre capace di innamorarmi di un sogno impossibile.
Mi ero già fatto riconoscere per aver speso due anni ad essere innamorato di Liv, una mia compagna di classe.
“Non sarà un’avventura”, cantava Battisti. Ha colto perfettamente nel segno. Sono una persona che, a meno di non provare qualcosa di veramente profondo, non si fa avanti. E prende anche un sacco di tempo per rassegnarsi all’impossibile.
Liv, la mora che ha avuto il mio cuore per due lunghi anni, avrà sempre un posto là. Ma è tempo di guardare avanti. E così, questa misteriosa fanciulla dall’aurea chioma sta entrando nel mio cuore.
È impossibile, mi dico. È impossibile innamorarsi di due occhi, per quanto possano essere ammalianti.
O forse no?
Non trovo risposta al mio quesito. Posso solo rimembrare la sua risata. Non so neanche come si chiami.
Mi alzo e vado sul balcone. La fresca aria notturna mi lambisce il viso. Accendo una sigaretta, tentando di rischiararmi le idee. Senza alcun risultato apparente.
Tento di convincermi che è solo un sogno, ma è inutile.
Rimango sveglio a rimuginare fino alle cinque. È strano come il tempo passi velocemente, quando invece servirebbe a palate. Non ho modo di recuperare il sonno perso, perché la sveglia comincia a suonare nel momento in cui comincio a cadere nuovamente nelle braccia di Morfeo.
A malavoglia, imprecando contro non so bene quale divinità, mi alzo. Dopo essermi vestito, osservo la mia stanza.
Il caos regna sovrano ed incontrastato. Pile di libri sono sul pavimento, invece che essere riposti nella libreria; una chitarra è appoggiata alla buona al muro. Sull’armadio campeggia un poster di un action movie risalente a qualche anno prima, circondato da varie cartoline e dalla mappa di Gävle, una cittadina svedese, che avevo visitato pochi mesi prima.
La scrivania è in condizioni anche peggiori. Il computer portatile ha il suo posto d’onore, al centro del tavolo, mentre intorno stanno altri mucchi di libri e fogli sparsi.
Riesco a recuperare i libri concernenti Orazio e Ariosto, che mi sarebbero serviti quel giorno, e dopo mi avvio al piano terra.

***

- Non è che ti stai innamorando?-.
- Potrebbe anche essere. Ma significherebbe che l’amore a prima vista esiste- rispondo.
Ho raccontato a Jessica del mio sogno e di come ho trascorso il resto della notte.
Nel mentre, la professoressa sta spiegando i vari significati di “Nunc est bibendum”. Un carmen che sicuramente ricorderemo, da bravi etilisti quali siamo.
L’ora di latino termina, lasciandoci liberi d’andare. L’ultima ora la perdiamo perché la professoressa di chimica ha ben pensato di farsi il week-end lungo.
Salutiamo il resto degli amici e scendiamo lungo la via, diretti alla fermata.
- Che ne dici se andiamo a prenderci un kebab, prima di andare a comprare il regalo?- propongo.
- Mh. Non penso di potere. Mancanza di fondi- mi dice Jessica, mesta.
- Ma dai, ti offro io-.
Mi dice che non dovrei e sorride.
Mentre attendiamo che arrivi il nostro mezzo di trasporto, ella mi caccia in mano un auricolare del suo lettore mp3. Ascolto il riff di chitarra, accompagnato dalla batteria, finché non riconosco la voce del suo amico Francesco cantare in inglese.
- I Roses stanno diventando veramente bravi- affermo, riferendomi al nome della band.
Jess mi dice che Francesco le farà visita a Trieste, verso Carnevale.
Intanto abbiamo raggiunto Piazza Goldoni. Scendiamo dalla corriera ed entriamo nel piccolo take-away turco.
Dopo aver pagato, usciamo con i nostri Doner in mano e ci sediamo su una panchina poco lontana.
- Allora, hai deciso che libro prendergli? Io continuo a proporre quello dei cavoli, altrimenti- le dico, dopo aver ingoiato l’ultimo boccone.
- Prendiamogli la biografia di Guccini e quella di de André. Andranno più che bene- asserisce ella.
Mi trovo d’accordo. Ci alziamo e cominciamo a marciare per le vie, diretti verso la libreria dove, il giorno prima, avevamo visto i suddetti libri.

***

Neanche quella sera dormo bene. Più decido di non pensarla, più il suo viso riaffiora nella mia mente, dai ricordi. Ad un’ora indefinita, crollo in un sonno senza sogni. Per mia fortuna.
La sveglia suona, puntuale come sempre. Sei-zero-cinque. Mi costringo ad alzarmi e a prepararmi, per poi andare a bere il tanto agognato caffè mattutino. Senza saremmo perduti, mi dico.
Mentre bevo, mangiucchiando qualche biscotto, mi faccio un riassunto mentale della giornata. Colazione, scuola, pomeriggio, festa di Jack. Sospiro, mentre esco fuori della porta. Ancora pochi giorni e poi sarebbero finalmente arrivate le vacanze Natalizie.

- Kyle, Jess!-.
- Buongiorno Dean- dico. Ci avviciniamo al ragazzo moro che ci ha salutato. Accanto a lui sta Amy, un’altra nostra amica. Salutiamo anche lei e ci incamminiamo verso il bar della scuola, per il cornetto mattutino.
Mentre mangiamo, parliamo di un po’ di tutto. Entrambi notano che porto i segni di un paio di notti passate per lo più sveglio. Sorrido e dico loro di non sapere a che cosa possa esser dovuta, quell’insonnia. Non è il momento di parlarne. Casomai, più tardi.
Suona la campanella. Finiamo di mangiare e attraversiamo i corridoi, per arrivare in classe.
Una volta là, facciamo i nostri auguri a Jack, che ci fa sapere ora e luogo, per quella sera. Jess riesce nel suo intento di tirare la coda a Jack, nell’ilarità generale.
Arriva, dopo qualche minuto, la professoressa d’inglese, che continua il suo giro d’interrogazioni. È una fortuna avere un buon voto in inglese: la prof, solitamente, interroga prima quelli che sa essere bravi, togliendoci, in tal modo, il pensiero da subito.
Vengo riportato alla realtà da Jess, che mi dà un colpo sull’avambraccio. La guardo, non capendo. Ella m’indica un foglio.
L’hai sognata anche stanotte?
Geniale, sorella mia. Afferro la matita e rispondo.
No. Ma non riuscivo a levarmela dalla mente.
Come mai?
Che razza di domanda? Non lo so. Non posso essere innamorato di un sogno.
Non lo so.
Ella sospira.
Spero non finisca come con Liv.
Liv. È seduta pochi posti più in là, concentrata sui suoi affari. Anch’ella, come me, è stata interrogata tra le prime.
Prima di dichiararmi avevo perso un anno, incerto se dirglielo o meno. Poi, dopo il suo rifiuto, era passato un altro anno, prima che mi riprendessi. E in quell’anno c’erano momenti decisamente pessimi, in cui la tristezza prendeva il sopravvento.
Le lancio un’occhiata veloce e poi guardo il foglio.
Ma no, tranquilla. Non è come con lei.
Jessica scuote la testa, poco convinta.
Non so neanche come si chiami, aggiungo.
Non sono convinta. Basta che non ti rattristi troppo. Lo sai che ci sto male, a vederti soffrire.
Lo so. E sai che provo lo stesso per te.
Mi sorride.
Il resto delle due ore passa tranquillo, mentre noi continuiamo a parlare scrivendo. Ottimo modo per non disturbare la lezione.

Durante la pausa, altre nostre amiche seguono l’esempio di Jess, facendo gli auguri a Jack nello stesso modo. Dopo essersi sottoposto alle torture, mi scrocca una sigaretta.
- Allora, otto e mezza al Giglio, giusto?- domando.
Egli conferma. Poi ci fa notare che offrirà solo da bere, quindi non la cena.
- Tirchio come sempre- dice Dean.
Jack sorride, tira una boccata e soffia il fumo in faccia all’amico.
L’intervallo finisce, mentre noi spegniamo i mozziconi sulla colonna che tiene su il portico.

 

E così è concluso anche il secondo. la festa s'avvicina...

Un grandissimo ringraziamento alla solitaria recensitrice, vedrai vedrai che cosa accadrà...

  
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