Loki avanzò nel tunnel in penombra, osservò i frammenti di terra sparpagliati nella galleria; la fiamma di una delle torce si rifletteva sulla lama di un'ascia in terra illuminando un bracciale dorato largo un pugno. Piegò il capo in avanti, intravide l'occhio di Jörmungandr dalla fessura alla fine del cunicolo e socchiuse gli occhi.
“Avevi detto di averli” sussurrò, il tono mellifluo e dolce.
Il serpente tirò indietro la testa, fino a far vedere completamente il suo capo verde fosforescente; che piegò in avanti poggiando la mandibola chiusa sul terreno.
“Dalle profondità di Midgard non posso raggiungerli, padre” rispose.
Loki avanzò, allungò la mano dalle dita lunghe sfiorando a lato della narice del serpente, grossa tre volte i suoi pugni. Lo carezzò sentendo la pelle del serpente liscia e umida sotto le dita, Jörmungandr socchiuse gli occhi aprendo appena le fauci; da cui s'intravedeva la lingua posata tra le fauci rosate, i denti appuntiti stillavano veleno. Loki affondò le unghie nella pelle del figlio, che sibilò tirando di scatto indietro la testa. Loki ritirò la mano, la abbassò e se la passò sulla pelliccia bianca attorno alle spalle.
“E che vadano pure, allora” sibilò.
Osservò il serpente riavvicinare il muso all'apertura del tunnel, quattro righe di un rosso chiaro gli scendevano a lato del naso. Loki sorrise, si avvicinò e allungò il braccio passando la mano sulla ferita; sporcandosi le dita con il sangue.
“Fino alla mia strega”.