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Autore: xX__Eli_Sev__Xx    16/01/2014    2 recensioni
Quando tutto sembra andare per il meglio, si sa, le difficoltà arrivano, prima o poi.
Io, Lena Taylor, lo so bene. Ho perso i miei genitori e mio fratello e ho scoperto che colui che credevo mio zio era in realtà mio padre. Adesso vivo a New York, ho un ragazzo che mi ama e vado al college. Ma qui nella Grande Mela i problemi sono sempre dietro l'angolo, pronti a venir fuori per sconvolgere le nostre vite e far crollare le nostre certezze...
Seguito di "Little pieces of my life".
Genere: Azione, Drammatico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Don Flack, Mac Taylor, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Like a Phoenix'
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Always and forever
 
CAPITOLO 23
 
POV Lena
 
La macchina frena bruscamente destandomi dal mio dormiveglia.
«Scendi.» ordina Louis a mio zio. Lui obbedisce, con le mani alzate. «Prendila.» conclude e indica me.
Cal apre la portiera dal mio lato. «Forza, Lena. Ti tengo io.» mi dice.
Non riesco a parlare. Riesco appena a muovermi e ad avvolgere il suo collo con le braccia. Mi stringo a lui, anche se sono molto debole. Lui mi solleva e io appoggio la testa nell’incavo del suo collo. Sento il suo calore invadermi. È un sollievo, dato che ho freddo da due giorni.
«Andrà tutto bene, tesoro.» mi rassicura.
Louis ci guida all’interno di una casa. Siamo fuori New York, ormai. È una villetta insospettabile, dipinta di bianco, a due piani. La porta è di legno e quando entriamo il profumo del legno ci colpisce. È molto accogliete.
Louis dice a mio zio di farmi sdraiare sul letto nella camera di sopra. Vedo alcune foto di Louis con gli amici e i genitori, lungo le scale. Abita qui, quindi.
Entriamo in quella che doveva essere la sua stanza e Cal mi fa sdraiare sul letto, poi mi sfiora la fronte con le labbra.
«Resisti, tesoro.» mi dice. Non ho la forza di annuire, né di scuotere la testa. L’unica cosa che faccio, e credo che sia un riflesso involontario, è tenere le mani premute sui fori di proiettile. Fa così male. Non so se resisterò ancora a lungo.
Louis entra, sempre con la pistola alzata.
«Tra poco arriverà un medico. È un mio amico, perciò se vi viene in mente di scappare, vi ucciderà. Chiaro?» Cal annuisce.
E chi può scappare? Non riesco nemmeno a muovermi.
 
Il medico entra nella stanza e saluta Louis con un abbraccio. Sorridono entrambi. Poi il medico si avvicina al letto insieme all’amico.
«Le ho sparato. Ho bisogno che si rimetta presto. Deve fare una cosa per me.» dice il nostro rapitore.
Il medico annuisce e mi studia. «Farò del mio meglio.» fa una pausa «Certo, è ridotta proprio male.»
Comincia a tastarmi all’altezza dello stomaco.
Gemo dal dolore. Fa male, ancora più di prima. Quei maledetti proiettili mi uccideranno.
«Dobbiamo rimuovere i proiettili.» dice ad un tratto «Ho bisogno di aiuto.» Comincia a frugare nella sua valigetta.
Cal si avvicina a me e anche Louis: ha paura che lui tenti di scappare, ma non sa che non mi lascerebbe mai qui. Non è codardo come lui.
«Avrei bisogno di qualcosa di caldo. Per cauterizzare.» dice il medico.
«Tipo?» domanda Cal.
«Non lo so… Qualcosa da utilizzare per i fori dei proiettili.»
«Un arricciacapelli può andare?» chiede Louis.
Il dottore ci pensa per un momento. «Sì. Va bene. Prendi dell’alcool e disinfettalo. Lavalo bene.» si raccomanda.
Mio zio mi stringe la mano per rassicurarmi mentre Louis si allontana. Sa che non possiamo scappare. Non prima che mi abbia estratto i proiettili, almeno.
Il medico continua ad osservarmi. Devo essere messa male. Molto male.
Sto sudando freddo. Ho anche delle leggere convulsioni, probabilmente causate dalla febbre.
Quando il nostro rapitore torna, in mano ha un arricciacapelli portatile. Credo che avesse una sorella. A meno che utilizzi un arricciacapelli per lui, ma non credo: i suoi sono lisci.
«Perfetto.» dice il medico «Allora. Potrebbe fare un po’ male.» mi avverte, anche se non credo che gli importi davvero.
Sono pronta. Non sarà così terribile in confronto a ciò che mi aspetta con Louis. Me la farà pagare per essere scappata. Non so come ma ho già i brividi, che si aggiungono a quelli per la febbre.
Quando comincia a “operarmi” non mi accorgo di nulla, anche perché dopo qualche secondo, perdo i sensi.
 
Mi sveglio e accanto a me c’è Cal. Sono ancora in questa maledetta casa.
Sto decisamente meglio. Quanto tento di alzarmi, un dolore lancinante al fianco mi costringe a rimettermi sdraiata.
«Cal?» dico in un sussurro. Lui, che stava dormendo su una poltroncina, si sveglia.
«Lena. Come ti senti?» chiede avvicinandosi.
«Meglio. Grazie.» dico, poi prendo fiato e continuo. Non riesco più a trattenerlo, devo dirglielo «Mi dispiace di averti messo in questo casino. Se avessi saputo che Louis mi avrebbe ritrovata non ti avrei chiamato.» mi scuso.
«Non importa.» mi assicura. «Vuoi misurarti la glicemia?» 
Annuisco. «Grazie.» Mi passa l’apparecchio e io comincio.
È molto bassa. Dovevo immaginarlo con tutto il sangue che ho perso. Spero solo che ci porti del cibo al più presto. Osservo l’insulina rimasta. Sta per finire. Mi basterà per un altro giorno al massimo. Il panico mi assale. Senza insulina sono morta. I primi giorni di prigionia con Louis sono stati orribili senza insulina. Senti l’energia e tutto le tue forze abbandonarti lentamente. Senti che la vita se ne va.
«Louis ne ha portata dell’altra. Non preoccuparti.» mi rassicura mio zio. Annuisco e mi guardo intorno. Non è molto grande come stanza. La mia è più grande nonostante casa mia sia molto più piccola.
«Hai ancora qualche linea di febbre, ma passerà.» conclude Cal.
«Louis è in casa?» chiedo dopo qualche secondo di silenzio.
«Sì.»
Sospiro. Avremmo potuto tentare di andarcene se fosse uscito. Non saremmo andati lontano ma almeno avremmo potuto nasconderci.
«Scappare non è una buona idea, comunque.» mi fa notare, ha capito a cosa stavo pensando. Lo osservo, lo pensa davvero? Pensa che dovremmo rassegnarci?
«Meglio che rimanere qui a far niente.»
Annuisce. «Spero ci trovino.» è preoccupato. Cal Lightman è preoccupato.
«Non credo ci metteranno molto.» dico. Lui mi guarda con aria interrogativa.
«Cosa te lo fa pensare?»
«Diciamo che ho lasciato loro un piccolo aiuto.» Poi gli spiego la storia del cellulare e del messaggio. «Per quanto ne so, se i cellulari sono collegati, con quello di Jesse possono risalire a quello di Louis.» concludo.
Cal annuisce sollevato. «Ma chissà quanto ci metteranno!» mi fa notare.
«Tu non conosci Adam.» dico. Lui è bravissimo con la tecnologia, potrebbe averci già rintracciati. Niente di ciò che è elettronico ha segreti per lui.
Sorride. «Ti ho mai detto che sei molto intelligente?» si complimenta dandomi un buffetto sulla guancia. Sorrido e abbasso lo sguardo. Spero che quello che ho fatto serva a liberarci. Dovrebbe facilitare il lavoro di ricerca. Se ci trovassero presto, potrebbero anche sventare il traffico di droga.
Rimaniamo in silenzio per un po’.
Poi ho un flash. Due anni fa mi aveva confessato che era innamorato di una sua collega. Forse se parliamo di qualcos’altro, riuscirò a distrarmi. 
«Come va tra te e la tua collega?» chiedo, rompendo il silenzio che ormai era diventato assordante.
«Chi?»
«Gillian.» credo si chiamasse così. Sono passati due anni, non mi ricordo molto bene.
«Ah.» si schiarisce la voce e poi fa una pausa.
«Non glielo hai detto.» lo anticipo.
«Non ne ho avuto l’occasione.» si giustifica.
«E in questi due anni cos’hai fatto?»
«Il mio lavoro.»
«E non potevi dirle che ti piace?»
«Ma tu e Emily vi siete messe d’accordo?» chiede di rimando, divertito.
Sorrido. «Forse.» anche se non è così. Ma anche lei pensa che dovrebbe confessare tutto a Gillian. Anche se lui non vuole ammetterlo è più simile a mio padre di quanto voglia credere: anche lui faceva così con Jo.
 
POV Mac
 
«Adam!» lo chiamo dal corridoio facendolo sobbalzare.
«Capo?» la sua risposta tipica. Entro nella piccola stanza di informatica.
«Rintracciato il segnale?» chiedo.
«Non ancora. Non ha ancora chiamato nessuno.» dice.
Ma perché non chiama? Ha capito che vogliamo rintracciarlo?
«D’accordo. Quando chiama qualcuno, fammelo sapere.»
Lo saluto ed esco dalla stanzetta. Ho il tempo di svoltare l’angolo che lo sento gridare.
«Mac!»
Torno indietro e mi affaccio alla porta.
«Cosa c’è?» chiedo.
«Sta chiamando.»
Entro e mi avvicino allo schermo dove sta lavorando.
«Rintraccia la cella a cui si è allacciato.»
Dopo qualche secondo di silenzio, parla.
«Non è a New York.» annuncia.
«Allarga la ricerca anche fuori dalla città.»
Silenzio. L’unico rumore udibile è quello della tastiera sotto le sue dita.
«Trovato!» esclama.
«Bravo, Adam. Dov’è?» chiedo dandogli una pacca sulla spalla.
«In un autogrill appena fuori New York.» senza perdere tempo lo saluto, corro da Jo e poi chiamo Flack.
«L’abbiamo rintracciato.» dico quando lo vedo. Senza aggiungere altro partiamo in macchina.
Stiamo arrivando Lena.
 
POV Lena
 
«In piedi!» la voce di Louis ci costringe a svegliarci «Il nostro ospite è arrivato.» annuncia. Stando a quanto ci ha detto, io e mio zio dovremmo solo scoprire se mente o no. Non so come faremo, nemmeno lo conosciamo.
Cal si avvicina e mi aiuta ad alzarmi dal letto. Sto meglio, sono passati due giorni e la febbre è scesa. Sono esattamente diciannove giorni di prigionia per me. Sto cominciando a stufarmi, davvero.
Mi reggo a mio zio. Lui mi sorride rassicurante.
Prima di uscire dalla stanza mi parla.
«Quanto ne sai di cinesica?» chiede.
«Ho letto un libro e ti ho osservato. Nient’altro.»
«Può bastare. Lascia parlare me e se noti qualcosa di strano fammelo capire. D’accordo?» annuisco. Credo sia una buona idea.
Scendiamo le scale e raggiungiamo il salotto. Seduto sul divano c’è un uomo sulla trentina. È molto attraente, moro, occhi verdi… non fosse che è un trafficante di droga.
Quando entriamo si volta e ci osserva.
Ci sediamo di fronte a lui e Louis ci presenta.
«Loro sono i miei due collaboratori.» wow. Adesso siamo addirittura “collaboratori”. Quale onore.
«È un piacere.» ribatte lui «Io sono Matt.»
Lo osserviamo. Finora niente di strano.
«Allora, Matt. Vado subito dritto al punto. La droga. Dov’è finita?» chiede Louis.
«Era su un tir diretto a New York.»
«D’accordo. Ma non è mai arrivata.»
«Non ne so nulla.» dice. Lo osservo. Ha deglutito più volte, come se fosse in ansia. Muove le sopracciglia in modo strano. Che stia mentendo?
«Sicuro? Perché l’ultimo che ha visto quella partita sei tu.»
Annuisce.
«Carlos, mi ucciderà se non la trovo, lo sai?» chiede ancora Louis.
«Digli che l’hanno rubata al confine.»
«Certo. E secondo te mi crederà?»
«Dovrai essere convincente.» conclude beffardo. Louis si sta innervosendo. Vedo le nocche delle sue mani diventare bianche.
Ad un tratto tira fuori la pistola e la punto contro Matt. Lui alza le mani e lo implora.
«Sta’ calmo, amico.»
«Stare calmo?» sbotta Louis. Io mi volto verso mio zio. Lui mi rivolge uno sguardo tranquillizzante. Osservo ancora Matt.
Un momento.
È fatto. Pupille dilatate, sudore. È nervoso, ma non credo che sia a causa della pistola che Louis gli sta puntando contro. È abituato ad essere minacciato.
«Sta mentendo.» sussurro a mio zio «L’ha presa lui quella droga.»  
Mi osserva perplesso. «Come lo sai?» chiede.
«È totalmente fatto.»
«Sì, ma potrebbe aver usato dell’altra droga, non necessariamente quella.» ribatte. Effettivamente potrebbe essere così.
«È agitato, ha deglutito molte volte. Credo che stia nascondendo qualcosa.» aggiungo a supporto della mia tesi.
Lui annuisce ammirato.
Adesso, però, il problema è un altro: se dicessimo a Louis che sta mentendo e che quella droga l’ha presa lui, lo ucciderebbe.
«Dov’è quella maledetta droga?» domanda Louis furioso, avvicinandosi sempre più a Matt.
«Non lo so!» grida l’altro. La loro conversazione viene interrotta dalla risata di mio zio. Mi volto di scatto. Vuole farsi sparare?
I due si voltano perplessi. Louis lo fulmina con lo sguardo e Matt spaventato continua a osservare sia lui che Louis.
«Che cos’hai da ridere?» chiede Matt.
«È ovvio che stai mentendo.» ribatte mio zio.
Accidenti, adesso siamo nei guai.
«Come ti permetti?!» grida scattando in piedi.
«Oh, andiamo.» comincia Cal, alzandosi dal divano a sua volta. «Digli dov’è, o ti ucciderà.»
«Non so niente.» insiste.
«Certo. Sei visibilmente agitato. Paura che scopra che ti sei fatto con la sua droga?»
«Louis, non gli permetterai di…?»
Louis guarda Cal e sorride. «Sta’ zitto. Vai avanti dottor Lightman.»
«L’hai rubata tu quella droga, per rivenderla.» continua mio zio.
«Perché avrei dovuto?» chiede Matt, allarmato.
Bingo. Cal ha colto nel segno.
«Perché venderla a lui, che è un esperto, ti avrebbe fatto guadagnare molto meno.» Matt si è zittito. «Se l’avessi venduta ad un compratore meno esperto, non si sarebbe accorto che era tagliata male.» fa una pausa e si volta verso Louis «E si sa che la droga tagliata male, aumenta in volume e quindi vale di più.»
Louis si volta verso Matt. Non riesco a decifrare il suo sguardo.
«Ha ragione? È così che è andata?» chiede furioso.
Matt non sa cosa dire, come giustificarsi. Perché è così, Cal ha ragione, è sicuramente andata così.
«Matt.» dice ancora Louis, forse pensa che l’altro non l’abbia sentito «È andata così?» chiede ancora alzando la voce.
Matt solleva lo sguardo e scuote la testa. «Io… Lui… sta mentendo! Ti fidi di lui e non di me?!» sbotta.
Louis annuisce. «È il più famoso esperto di menzogne in tutto il mondo. Non dovrei fidarmi?»
Matt si zittisce. Sa che cosa lo aspetta. Lo ucciderà.
Dobbiamo fermarlo.
Tiro mio zio per una manica per attirare la sua attenzione. Lui si volta e mi guarda. Gli rivolgo uno sguardo implorante.
Scuote la testa e si avvicina. Non vuole che faccia de male a noi.
Louis rivolge un sguardo carico d’odio e di disgusto al suo ex-amico e poi fa fuoco. Il rumore del colpo fende l’aria. Il corpo di Matt viene sbalzato indietro sul divano, dove si crea una chiazza di sangue enorme.
Cal mi ripara con il suo corpo e io mi stringo a lui.
«Grazie dottor Lightman. Mi sei stato molto utile.» dice Louis.
Cal si scosta e io vedo il corpo di Matt. Abbasso lo sguardo tentando di evitare di avere un conato di vomito.
«Tornate di sopra.» ordina.
Cal mi prende la mano e mi guida al piano di sopra.
Un altro cadavere. Un altro morto. Non è giusto, dovrà pagare per tutto questo.
 
ANGOLO DEL’AUTRICE
Ciao a tutti! Ecco a voi il 23esimo capitolo! Spero tanto che vi piaccia! Come sempre è un capitolo-disgrazia. ;D Sono mooolto prevedibile!
Che altro dire?
Fatemi sapere cosa ne pensate e a Sabato!
Un bacio, Izzy, xX__Eli_Sev__Xx
   
 
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