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Autore: Clara_Oswin    18/01/2014    2 recensioni
Dal capitolo 1
“Di quel che successe dopo, ricordavo molto poco… dopo aver svelato ad Eric la mia vera identità non è cambiato nulla. Ha deciso di sposare ugualmente lei . Mi tuffai in mare e ritornai dalla mia famiglia, le mie sorelle, mio padre, Sebastian Flounder… Rimasi nella mia stanza a piangere credo per settimane. Ma poi capii che anche nel profondo del mare, arriva un raggio di sole..”
Se le cose non fossero andate come noi sappiamo, ma in maniera diversa? se Eric avesse scelto Vanessa e non Ariel? Cosa potrebbe succedere?
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ariel, Eric, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Cap 12

-“tutto quello che stiamo compiendo,” – iniziò il re –“ lo facciamo per il bene di Atlantica e di tutto il popolo del mare.” –

Un coro di voci e armi risuonò nell’acqua.

-“Riportiamo quella strega, tra gli abissi dell’inferno…”-

****
Erano passati dei giorni dallo spiacevole incidente che aveva colpito Ariel e coinvolto Arren, ma fortunatamente adesso tutto andava per il meglio. A breve si sarebbero celebrate le nozze dei due giovani, nell’aria c’era un fermento di gioia ma anche uno strano presentimento; il re aveva convocato il consiglio dei 45, consiglio che era stato interpellato l’ultima volta qualche decennio prima. Quando si parlava di consiglio dei 45 non c’era da aspettarsi mai nulla di buono, a far aumentare i dubbi del popolo e della famiglia reale ci si mettevano anche le visite sempre più frequenti che il re riceveva da strateghi e comandanti dell’esercito.

Tutto faceva presagire ad una guerra.

-“abbiamo sperimentato la forza del mare già una volta, è in grado di garantirci la sopravvivenza?” – Parlava una voce.

-“già, secoli fa fu una strage!”- protestò un’altra voce dal fondo della sala.

I tritoni erano radunati in una delle stanze più antiche del palazzo reale, una sala che si trovava nei piani bassi del palazzo e che era sorvegliata giorno e notte da diverse guardie reali. La stanza aveva le pareti adornate con antichi dipinti che raffiguravano la storia della nascita del popolo del mare; al centro della sala vi era un tavolo molto grande che aveva inciso sulla sua superficie le coordinate di tutti gli oceani.

45 tritoni stavano discutendo animatamente da giorni.

Nessuno sarebbe uscito di la senza un verdetto finale.

-“Secoli fa, non si avevano le conoscenze e lo studio che si ha oggi, io garantisco che sotto il mio oceano nessuno rischierà la vita.”

-“io sono d’accordo con voi maestà, una punizione che sarà esemplare per la feccia umana.”- un membrò si alzò dal tavolo.

-“qui si incolpano  i crimini di una strega, crimini per cui l’esilio non va più bene, crimini per aver messo a repentaglio la nostra vita e quelle delle nostre famiglie!” – diceva un tritone dalla lunga barba bianca.

-“Cari membri, ci vuole l’approvazione all’unanimità di tutti voi 45, tritoni saggi, padri di famiglia, giovani e non, vi chiedo di giudicare la situazione e di prendere una decisione a riguardo.” – disse in tono solerte Re Tritone alzandosi anche lui. Li osservò uno ad uno, volto dopo volto, mano dopo mano, alzarsi in favore della sua mozione.

L’unanimità era stata raggiunta, la battaglia avrebbe avuto luogo.

-“Bene, raduniamo le truppe.”

 

Quando Ariel seppe cosa suo padre aveva intenzione di fare, tentò in tutti i modi di dissuaderlo. –“ Padre, voi state condannando centinaia di persone innocenti, umani, per lo sbaglio di pochi!”-

-“Ariel, sono stato io ad insegnarti la via del perdono ma bisogna anche sapere fino a dove si può arrivare a perdonare.” –

Il re l’aveva guardata con aria ingenua ed estremamente dolce, le alzò il viso con una mano –“quando sarai genitore, lo capirai anche tu.” –

Ariel stava per protestare cercando di non fare andare suo padre a scatenare quell’inutile strage.

-“Arren, non farle compiere qualche sciocchezza, adesso l’affido a te.” – l’aveva guardato solennemente e con la sua armatura e il suo tridente, Tritone era salito in superficie.

 

****

-“Riportiamo quella strega, tra gli abissi dell’inferno…”-

L’esercito di uomini pesce era schierato davanti alla scogliera, lì si ergeva maestoso il castello del re Eric e della sua consorte , o almeno, ancora per poco.

Con l’aiuto di ogni singolo tritone, il Re recitò l’incantesimo.

oh tu mare profondo, accogli la nostra richiesta,

scatena la tua furia trasformata in tempesta

 

Abbatti su questi umani l’acqua che per noi è vita,

Rendi al popolo del mare un vittoria che tanto è ambita,

Mare Cielo e Terra uniti devono essere,

Non va infranto un equilibrio che porta il benessere,

un’onda tanto copiosa quanto la tua grandezza

per spazzare via una tale nefandezza.”

 

Dette queste parole dall’orizzonte nacque una piccola onda, man mano che si avvicinava triplicava la sua grandezza, cresceva e diventava sempre più grande, 15, 30, 45 metri. L’esercito s’immerse sott’acqua e andò dietro l’onda, la guardavano crescere in attesa della fatale colluttazione.

-“Ariel, non dovresti stare qui!! Perché non mi ascolti mai!”-

-“Arren, non voglio che mio padre compi qualcosa per cui in seguito porterà il peso del rimorso.”- Ariel era su uno scoglio, sulla riva, che osservava Arren, spingendolo con le mani a rimanere sott’acqua.

Arren afferrò Ariel prepotentemente per la vita tirandola via dalla spiaggia.

-“ ma che fai! Dove stiamo andando!” – Ariel si dimenava confusa. Arren la trascinò  a miglia di distanza il più velocemente possibile, dopodiché le permise di risalire in superficie, in mezzo al mare, ormai al sicuro. Ariel si portò una mano sulla bocca per non gridare quando l’onda si schiantò sul castello, distruggendolo; poco davanti a loro una seconda e una terza onda si formavano ingigantendosi. Ariel assistette impotente a quello spettacolo. Il castello andava in mille pezzi, la rocca si sgretolava rapidamente, l’acqua aveva sommerso le case, i palazzi, le strade, le piazze in cui lei era stata, in cui aveva ballato per la prima volta con Arren. Le persone che gridavano, i corpi che mano  a mano si vedevano galleggiare nell’acqua, inermi, privi di vita, quante vittime innocenti per la stupidità di pochi. Si voltò sconvolta, con negli occhi tanto terrore. Si aggrappò disperatamente alla sola cosa concreta di quell’esistenza, il ragazzo dagli occhi smeraldo che aveva di fronte. L’unica cosa che la tratteneva dal fare follie, la sua motivazione valida per continuare a vivere. Si strinse forte a lui, tutta quella distruzione lei la sentiva dentro se; quasi come sentisse i suoi pensieri, il giovane la strinse di più, sempre più forte su di se, chinò il viso sui capelli bagnati della sua Ariel, chiudendo gli occhi davanti a tanta disperazione.

-“guardate ogni corpo fino a che non trovate lei.”- Esortò i suoi soldati il re stringendo in una morsa il volto di quell’uomo.  Sarebbe dovuto morire quella notte, durante la tempesta la nave naufragò e lui doveva morire, doveva la sua vita ad una figlia del mare che ingenuamente aveva visto del buono in lui. Sua figlia aveva infranto tutte le regole, i suoi divieti, le punizioni; lo aveva salvato, aveva avuto dei contatti con lui, si era sporcata le squame diventando un umana.

Ma purchè i figli siano felici si è disposti a passare sopra a tutto.

O forse no.

Guardava quel ragazzo con ribrezzo, il volto cianotico e gli occhi spalancati , morto annegato, avrebbe voluto tirargli il collo personalmente, sperimentare su di lui le più cruente torture, e invece tutto sommato gli aveva fatto fare una fine dignitosa.

-“Vostra maestà, è lei. Era gravida…?” –

-“Sembra di si, ma non sembra umano…” –

-“Che potesse essere…?”-

-“no, non importa, ormai è morta, fatela sezionare e distruggere ogni parte del suo corpo”- ordinò il re. – “Evitiamo di ritrovarcela fra un secolo o due resuscitata da qualche incantesimo.”-

Le guardie avvolsero il corpo nelle foglie d’alghe immergendosi nell’acqua, il mare si stava acquietando, le onde che s’infrangevano iniziavano a divenire sempre più piccole, in lontananza il re scorse i rossi capelli di sua figlia e una macchia bionda; sul suo viso comparve un flebile sorriso .

Aveva messo fine una volta per tutte a quell’enorme sbaglio che non sarebbe mai dovuto accadere, adesso però le cose erano ritornate per il verso giusto…

-“e dopo il funerale ci sarà un matrimonio da organizzare.” –

****
-“Ariel!! Sveglia!” – Ariel aprì gli occhi stropicciandoseli vivacemente.

-“Alina…?” – non fece in tempo a chiamarla che tutte le altre sorelle la sovrastarono.

-“Forza Ariel! Giù dal letto! Non vorrai arrivare in ritardo proprio oggi!?” – le diceva Acquata scuotendola. Ariel per tutta risposta tirò su le coperte e si girò dall’altra parte per rimettersi a dormire.

-“3…2…1…” – contarono mentalmente le sorelle.

-“Per tutti i pesci corallo! Mi devo sposare!” – Ariel buttò all’aria le coperte, che iniziarono a fluttuare, tutte le sue sorelle presero a ridere come delle matte.

-“oh… cielo! Sono in ritardo? Che ore sono? Dov è il vestito?! Acquata per i capelli come faccio??” – Ariel era esasperata

-“Ariel,” – iniziò Attina –“ tanto per cominciare respira, adesso pensiamo a tutto noi, stai tranquilla.” –

-“si ma l’abito?” –

-“l’abito è di là, tranquilla, andrà tutto bene!” – cercarono di rassicurarla le sorelle.

-“no che non va bene! Sto per sposarmi!” –

-“Ariel non avrai mica cambiato idea?”-

-“no! Certo che no! Però…”- come svegliata da un lungo sogno, la realtà attraverso i suoi pensieri come un vento gelido

-“Però cosa?”

-“sto per legarmi per sempre ad un'altra persona” – dico dopo un breve esitazione. Non credevo che dirlo a voce alta aumentasse ancora di più le mie paure, sono spaventata, sto per compiere un passo irreversibile, le voci delle mie sorelle diventano lontane. Non mi ero resa conto di nuotare verso la stanza di Arren. Non dovrei, lo sposo non dovrebbe vedere la sposa, ancora non ne ho l’aspetto ma credo valga ugualmente. I corridoi oggi sembrano più vicini, in un battibaleno sono davanti alla sua porta, esito ad aprirla. È davvero questo che voglio? Qualcuno risponde al posto mio, perchè la porta si apre.

-“Ariel ma !” – Arren chiude istintivamente gli occhi. Si stava abbottonando la camicia, sul suo letto intravedo i vestiti che deve mettersi –“non dovresti essere qua!” – mi rimprovera.

-“lo so… ma avevo bisogno di vederti.” – entro e chiudo la porta dietro di me, questo è un discorso privato.

Arren apre gli occhi –“ hai cambiato idea?” – le sue parole rimbombano nella mia testa vuota.

-“ Non ho cambiato idea, non credo… ma  ho fatto un pensiero che mi ha spaventata.” –

-“che pensiero?” – si siede sul letto e mi osserva con quello sguardo preoccupato, non so perché, non so per quale arcano motivo, ma vedendo la sua tranquillità, rivedendo i suoi occhi gentili mi sono rasserenata; non sto sposando uno sconosciuto, sto sposando il mio Arren di sempre. Ci scambieremo le nostre promesse d’amore… ci è già successo, solo che ci saranno molte più persone.

-“Ariel?” – la sua voce mi richiama alla realtà.

-“niente… lascia stare, era una stupidaggine.” – nuotai verso la porta, e lui mi venne incontro, probabilmente per fermarmi. –“pensavo solo, “da oggi la mia vita cambierà…” invece mi sbagliavo.” – Avevo intuito bene, Arren chiude la porta con la sua mano sinistra, non mi lascerà andare finché non gli dirò tutto quello che avevo intenzione di dirgli. –“perché?”- la sua voce è profonda, tipico suo di quando vuole detto qualcosa… ormai lo conosco abbastanza bene.

-“perché la mia vita era già cambiata, solo che non lo sapevo.” –

Mi guarda ancora allentando la presa sulla porta.

-“è cambiata il giorno in cui t’incontrai, quel giorno capii che anche un raggio di sole può arrivare nell’abisso.”-

Arren si avvicinò per darle un bacio, Ariel lo spinse leggermente via, sapeva quanto fosse suscettibile Arren quando si sentiva rifiutato.

Come da lei previsto, fece una faccia stranita e mortificata al tempo stesso,

-“ no amore mio… ancora no.” – gli fece la linguaccia e uscì dalla stanza sorridente, adesso doveva andare a prepararsi, doveva farsi bella per il suo Arren.

****
Tutti gli occhi erano puntati sulla sposa, un candido anemone bianco che entrava dalla navata principale, questo sembrava. Il vestito bianco ondeggiava facendo muovere strati e strati di stoffa diversa, strati di merletti, alcuni semitrasparenti, tulle a non finire e pietre incastonate qua e la. Il corpetto semitrasparente bianco, copriva a malapena la pancia di Ariel con ghirigori bianchi, il seno invece era decorato con gemme incastonate, che terminando con una scollatura a cuore, il velo bianco calato sul volto spiccava egregiamente andando in contrasto con il rosso acceso dei capelli. Il cuore le batteva fortissimo, percorreva la navata da sola, suo padre l’aspettava all’altare per celebrare le nozze, Arren era li, che l’aspettava.

L’imbarazzo era sul volto dei giovani, Ariel arrivò da Arren la quale le tolse il velo, specchiandosi nei suoi occhi celesti.

–“ciao” – le sorrise lui.

-“ciao” – si presero per mano e la cerimonia iniziò.

****

“….E vuoi tu prendere Arrene Versiv come tuo legittimo sposo, per amarlo, onorarlo per il resto dell’eternità?”- chiese solennemente il padre.

-“si lo voglio.”- disse Ariel commossa, e dopo il suo giuramento si voltò verso Arren per lo scambio degli anelli e la cerimonia delle code.

-“Adesso intrecciate le code e scambiatevi gli anelli” –

Fu un momento solenne, qualcuno in sala pianse, i due sposi erano molto emozionati, si vedeva chiaramente. –“Adesso vi dichiaro marito e moglie”- disse tritone.

-“Arren, abbi cura della mia bambina…” – disse commosso il re –“Puoi baciare la sposa”-

-“Adesso puoi” – le sorrise Ariel avvicinandosi anche lei per scambiarsi il primo bacio da sposati. 

La festa si spostò nella grande sala centrale dove un banchetto era stato allestito con le pietanze più prelibate, i due novelli sposi erano seduti al capotavola, tutt’intorno invece vi erano gli invitati e ovviamente i familiari , si aprirono le danze e tutti si divertirono molto anche se, i più felici erano Ariel e Arren. Finalmente avevano coronato il loro amore, erano uniti e niente e nessuno avrebbe potuto divederli adesso, l’indomani sarebbero partiti in viaggio di nozze, sarebbero andati nell’oceano indiano, passando a salutare la famiglia di Arren che ancora non aveva potuto conoscere Ariel di persona, purtroppo non avevano potuto partecipare alle nozze, ma avevano comunque fatto le felicitazioni qualche giorno prima con dei messaggeri.

-“mi gira un po’ la testa”- disse Ariel appoggiando il capo sulla spalla di Arren.

-“abbiamo ballato per diverse ore, gira anche a me!” – mise in braccio intorno alla vita della consorte e si avviarono verso la veranda esterna, lasciando la sala stracolma di invitati che danzavano allegramente.

-“e così… adesso siamo sposati …” – iniziò Ariel

-“eh già” – disse allegro Arren mentre le stringeva la vita.

Ariel gli rivolse uno sguardo solenne.

-“Arren, adesso che finalmente siamo sposati…  quanto ancora pensi di tenere in ostaggio il mio pettine?”-

-“ahahAh” – rise di gusto lui.

-“credevi non mi sarei accorta che mancava dalla grotta?”- insistette lei scherzosamente.

Il ragazzo biondo taceva placidamente.

-“avanti confessa!”

-“Ormai è diventato mio… arrenditi.” –

Ariel gli diede due buffetti sul petto.

-“chissà se non mi fossi pettinata i capelli quella sera noi magari non ci saremmo mai conosciuti…”-

-“è stata colpa del destino!”-sospirò lui

La ragazza dai capelli rossi appoggiò il capo sulla sua spalla concentrandosi a guardare il mare che aveva davanti a se; guardando così lontano fino a che le case non si mischiavano al blu oltremare del fondale.

-“adesso ci aspetta l’infinito, sarà nostro per sempre.”- proferì lui

-“la nostra storia è appena iniziata, ed è ancora tutta da scrivere…” – continuò lei.

I due ragazzi si guardarono negli occhi per istanti lunghi minuti interi, una voce li interruppe –“ah eccovi qui, è il momento di tagliare la torta” – Sebastian li richiamò dentro. Tutti erano felici e ognuno si avvicinava a congratularsi con la coppia felice.

-“Arren tutto bene?” – Ariel notò che Arren era distratto e guardava fuori dalla finestra.

-“si, scusa. Credevo di aver visto un’ombra ma sarà stata la mia impressione…” –

Arren le sorrise e continuarono a mangiare la torta.

 

 

Da lontano, dietro una siepe di alghe vi era uno strano movimento.

Due ombre, una piccina e una più grande e scura osservarono torvi tutta la scena.

“me la pagherai” detto ciò sparirono nell’oscurità dell’abisso.

 

Salve a tuuuutiiii

Bene sono in parecchio ritardo di qualche mese… suppongo XDspero che il finale vi sia piaciuto in qualche modo… per le ultime righe, beh ho pensato ad un bel finale aperto! Ho delle idee per una seconda serie ma nel caso non dovessi concretizzare niente, almeno questa l’ho finita. Ringrazio tutti quelli che mi hanno seguita fin qui, lacrimuccia che scende. E beh , non sono tipo da finali lacrimosi quindi,

a presto!

Clara_Oswin

 

 

 

  
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