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Autore: Laja    18/01/2014    2 recensioni
Un ragazzo universitario ed una piccola liceale si incontrano per caso. Sarà l'inizio di un gioco... ogni anno per un pomeriggio si incontreranno. Ma il tempo passa e entrambi crescendo cambieranno... che strada prenderanno alla fine?
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Estate 2000

Il ragazzo seduto al tavolino del bar del parco la colpì subito, sin dal primo sguardo. Un po' più grande di lei, forse già universitario, con la mascella squadrata, gli occhi marroni ed i capelli castani. Sembrava proprio quell'attore famoso. Quello che aveva fatto innamorare migliaia di adolescenti come lei.
«Salve, lei è Ben Affleck vero?» esordì Caterina sedendosi di fronte a lui «e se non è lei, mi può fare lo stesso un autografo, tanto la mia amica non lo sa...»
Il ragazzo sorrise, le fece un autografo finto su un tovagliolo di carta.
«Se io sono Ben, tu sei Penelope Cruz...»
«Magari! Quella si che è una bellissima donna...»
«Io trovo invece, che tu le assomigli parecchio, sei solo un tantino più giovane.»
«Affare fatto!» Caterina gli porse la mano «Piacere di consocerti Ben, io sono Penelope, ma puoi chiamarmi anche Penny, se preferisci.»
«Il piacere è tutto mio Penny...» le sorrise di rimando.
Iniziarono a parlare, raccontandosi le loro vite, i loro sogni e aspettative, fino alle luci del tramonto, quando il cameriere iniziò a sparecchiare tutti i tavoli accanto a loro.
«Mi dispiace dirlo Penny, ma credo sia arrivato il momento di salutarci, che ne diresti di scambiarci il numero di cellulare per vederci di tanto in tanto?»
Caterina, sembrò pensarci su a lungo, ed infine si decise.
«Questo pomeriggio è stato perfetto Ben, come non mi è mai capitato con un ragazzo, figurarsi se appena incontrato. Se non ti dispiace, ti propongo un gioco... ci rivediamo l'anno prossimo, stesso giorno, stessa ora a questo tavolo... » 
Era un appuntamento strano, ma perchè no! Un gioco come un altro, dove nessuno si sarebbe fatto male.

Un semplice incontro nel bar del parco, strano senza dubbio, ma semplice senza malizia o cattiveria, si era trasformato nella storia di una vita.

 

Estate 2001

«Allora, vieni con me in piscina oggi pomeriggio?»
Non ascoltava la voce all'altro capo del telefono, la sua mente era molto lontana. Oggi era il giorno dell'appuntamento. Il gioco aveva davvero inizio, chissà se lui ci sarebbe stato. Chissà come sarebbe diventato dopo un anno.
«Cate ci sei?» riprese la voce al telefono.
«Scusami Ele, ma oggi pomeriggio proprio non posso... mi vedo con Ben Affleck.»
«Stai scherzando vero?» guardandosi allo specchio la giovane non rispose. No, non scherzava.
«Dal tuo silenzio immagino parli seriamente. Secondo te un ragazzo come quello sarà lì ad aspettarti quest'anno? Devi essere solo matta. Avresti dovuto prendere il numero di telefono quando ne avevi l'occasione!»
Eleonora non le aveva mai perdonato quell'occasione persa, ma non riusciva proprio a rimpiangere la scelta fatta. Non sarebbe stato Ben l'uomo della sua vita, e, se il destino avesse deciso diversamente nessuno impediva di interrompere il gioco no?
«Ci sarà, e il gioco continuerà! Ora fammi scappare, altrimenti arriverò in ritardo!»
Chiuse velocemente la telefonata e si preparò al meglio.

Quando arrivò al bar, lui era già lì. Se era teso o in ansia lo mascherava bene, e questo le piacque. Erano in due a giocare!
«Ciao Ben! Come va?» lo salutò con i classici bacetti sulle guance, proprio come due vecchi amici.
«Penny, ti vedo cresciuta...» le sorrise di rimando «allora... da dove cominciamo? Cosa ti è successo quest'anno?»
«Ho appena finito gli esami di stato... e fra qualche mese sarò un'universitaria, e tu?»
«E io fra qualche mese sarò nel mondo del lavoro, si spera. Mi laureo nella sessione di ottobre.»
«Meglio così.» Caterina fece un'alzata di spalle «Non rischieremo di incontrarci per caso all'università allora... »
«Per quel che ne so, potresti studiare Agraria o Veterinaria e finire nel campus fuori città... non ci saremmo incontrati ugualmente.»
«Ti sembro una tipa da piante o animali?» incalzò la ragazza.«No, in effetti no...» le sorrise il giovane
«Sei molto sicura di te, competitiva e ambiziosa no?»
«Esatto!» Caterina si spallò un po' contro lo schienale della sedia, accavallando le gambe «E ti assicuro che fra qualche anno si parlerà di me, il mio nome sarà in prima pagina su molti giornali. Puoi giurarci!»
«Ma il tuo nome è già su molti tabloid, o no... Penelope?»

Un anno era passato e ancora non si erano detti i propri nomi. Erano ancora Ben e Penelope.
«E io che tipo ti sembro? » le domandò interrompendo il silenzio fra loro.
Caterina si sporse in avanti per guardarlo meglio.
«Mi sembri un figlio di papà... ma non travisare, non perchè tu sia viziato o che, ma solo figlio di un papà abbastanza importante, forse qualche magnate industriale o qualche grande economo, e probabilmente per piacere o per dovere, stai seguendo le sue orme... » Ben l'ascoltava compiaciuto. Quella ragazza aveva centrato in pieno. «Ma, diventerai qualcuno senza il suo nome e la sua scrivania. Ho la sensazione che fra qualche anno sarà proprio tuo padre a temere la tua fama. Potrebbe oscurare la sua.»
Anche Ben si sporse in avanti, avvicinandosi a lei.
«Mi piaci Penny... mi piaci sul serio...» mormorò piano.
Le labbra dei due si sfiorarono appena.
«Questo vuol dire che l'anno prossimo sarai di nuovo qui...» concluse Caterina, dirigendo il gioco.

Il pomeriggio era ormai terminato, prese la sua borsa e se ne andò.
Mancavano solo trecentosessantacinque giorni al prossimo incontro.

 

Estate 2005

«Cate si può sapere cosa devi fare? Ogni anno hai sempre un appuntamento, ma cavolo potevi spostarlo almeno in questa occasione, o no? Quando ci ricapiterà di avere la casa al mare libera per il weekend?»
«Te l'ho già detto, vedo un amico di infanzia, viene in città solo una settimana ogni anno, e abbiamo questa tradizione!»
«E non puoi spostare? Lo chiami e gli chiedi di anticipare in mattinata?»
«No, Ale... ti raggiungo in serata alla villa dei tuoi, non ti preoccupare. Ora fammi scappare, sono davvero in ritardo.»
«Ok, a dopo, ti amo!»
Caterina chiuse la chiamata. Gli anni passavano, molte cose cambiavano ma all'appuntamento estivo con Ben non aveva mai rinunciato, e non lo avrebbe fatto per Ale. Era innamorata del suo ragazzo, ma non poteva pensare di rinunciare a quel pomeriggio con Ben. Erano solo amici infondo. Non tradiva nessuno con quel gioco. Chissà se anche Ben era fidanzato e lasciava la ragazza per venire da lei? Forse glielo avrebbe chiesto. O forse no.
Questa volta il loro tavolino era vuoto. Lui non c'era...
Si sedette e nell'attesa accese il portatile e si mise a lavoro. Non aveva tempo da perdere. Aveva una tesi da finire di scrivere e correggere. A breve, anche lei, sarebbe uscita dal mondo universitario per entrare nel mondo lavorativo.
«Penny... non ti facevo così stacanovista!» la voce di lui la distolse dal suo lavoro. Sollevò lo sguardo dallo schermo e gli sorrise.
«Buon pomeriggio Ben!» salvò tutto, spense il portatile ripondendolo nella borsa «A ottobre mi laureo, ma il mondo del lavoro non aspetta me. Ahimè mio padre non mi ha lasciato nessuna orma da percorrere...»
«E con questo? Non credo che sia un motivo valido a fermarti... o no?»
«Assolutamente no. Ho già un po' di contatti, e dopo un po' di lavoro duro, sono sicura che riuscirò a realizzare il mio sogno.»
«Peccato che io non riuscirò a vederlo... non conoscendo il tuo nome, sarà difficile riconoscerlo sui giornali o no?»
«Ahaha, insisti ancora?» Caterina allungò la mano per accarezzargli la guancia dolcemente «Quando sarà il momento ti svelerò il mio nome... non temere, per ora Penny non ti va bene?»
«Penny non ti rende più giustizia... » commentò lui sottovoce.

Il commento le arrivò come una doccia fredda. Non era solo amici... ma non era ancora il momento per cambiare la loro strada. Lei aveva Ale, e lui chissà.
Ale era il ragazzo perfetto. Abbastanza impegnato da non pretendere di condividere con lei troppo tempo o troppi sogni. Si vedevano la sera, avevano una buona intimità che soddisfaceva entrambi e niente più. Ora non voleva nessun altro nella sua vita, il suo obbiettivo era un altro. La sua carriera. Sarebbe diventata qualcuno di importante. Avrebbe dimostrato a tutti, alla sua famiglia, ai conoscenti invidiosi, a tutti quelli che le avevano detto “perchè non fai la maestra?” come se non avesse potuto ottenere di più da se stessa, chi era veramente. Non si era risparmiata un attimo nella sua carriera universitaria, lavorando pomeriggio e notte come free lance, corretrice di bozze, traduttrice e a volte anche ghost writer pur di iniziare a mettere il primo passo nella giusta direzione. Aveva già preso il tesserino da publicista, e dopo la laurea, avrebbe fatto richiesta di iscriversi all'ordine dei Giornalisti.

«Ti va se andiamo a fare un giro? C'è una mostra d'arte contemporanea qui vicino che mi piacerebbe vedere...»
Ben annuì... Penny aveva trovato un altro modo per sviare il discorso, non era ancora arrivato il momento.
Qualche giorno più tardi, nella sezione arte e cultura di una nota testata giornalistica, Ben avrebbe letto un articolo molto bello sulla mostra di arte contemporanea firmato Caterina Barone, ma per una serie di coincidenza non associò mai alla giornalista la giovane Penelope.

 

 

Estate 2010

Era tardissimo. Il giornale doveva andare in stampa, era arrivata una news dell'ultimo momento, talmente importante da costringerla a cambiare completamente la prima pagina. Doveva risistemare tutta l'impaginazione e scrivere il nuovo editoriale. I minuti erano davvero contati.
Da quando era entrata a far parte della redazione, aveva annullato completamente la sua vita. Alessandro o chi per lui erano stati abbandonati nel dimenticatoio. Esisteva solo lei e la sua carriera, e per una volta all'anno c'era Ben. L'unico che riuscisse a farla distendere, rilassare e sentirsi come una giovane spensierata.
Guardò l'orologio. Era dannatamente tardi. Era arrivato il momento di scegliere... il giornale o Ben. Purtroppo non era una vera scelta, poteva fare solo una cosa.
Scostò dalla scrivania tutte le carte, scelse un cartoncino, fece un lungo respiro e iniziò a scrivere.
Al termine, inserì il biglietto in una busta e chiamò con l'interfono la segretaria.
«Miriam, per favore, porta questo biglietto a questo indirizzo.» le scrisse l'indirizzo su un post it a parte «poggialo sul secondo tavolino di destra e accertati che l'uomo che si siederà lì lo veda.»
La segretaria la guardò incerta.
«Un uomo? Un uomo qualsiasi o uno in particolare?»
Catrina sorrise debolmente. No, Ben non era un uomo qualsiasi.
«Un bel uomo.»
«e ha un nome questo bel uomo?»
Caterina scosse la testa.
«No, ma chiamalo Ben, digli che ti manda Penny e capirà.»
Miriam fece un'alzata di spalle, con Caterina ne aveva fatte di cose strane. Lavorare per lei le piaceva, una giornata non era mai uguale all'altra, ma quello che le chiedeva ora era proprio assurdo.


Qualche mese più tardi Miriam sfogliando un tabloid di gossip riconobbe la foto del fantomatico Ben in compagnia di una donna minuta con l'abito bianco. Cercò di farla vedere a Caterina, orgogliosa di aver finalmente dato un nome all'uomo misterioso, ma per un motivo o per l'altro il momento della rivelazione fu sempre rimandato.

 

Estate 2011

Si era messa in ferie. Si, lei Caterina Barone, che per anni aveva lavorato soltanto, si era messa in ferie. I trecentosessantacinque giorni appena passati le erano pesati più di quanto avesse potuto immaginare. Le era mancato Ben, le era mancato il loro appuntamento, ma sopratutto si era resa conto di dipendere più di quanto credesse da un uomo: Ben.
Aveva avuto bisogno di più di dieci anni per capirlo.
Era un uomo perfetto, avevano feeling. I pomeriggi trascorsi insieme erano davvero unici, e lei aveva commesso l'errore di rinunciare a lui per troppo tempo.
Si era messa in ferie per non rischiare di perdere nuovamente l'appuntamento. Si sarebbero presentati con i loro nomi, e si sarebbero scambiati i numeri.

Il gioco era finito, ma la vita iniziava.

«Temevo che anche quest'anno mi dessi buca...» la accolse Ben.
Le sembrò di guardarlo per la prima volta, gli pareva estramemente bello e affascinante. Come aveva fatto a resistergli per tanti anni?
«Devi scusarmi, ma l'appuntamento dell'anno scorso è capitato in un momento infernale...»
«Me lo ha spiegato la tua segretaria...» Ben le accennò un lieve sorriso «ma non è stata la stessa cosa, l'anno scorso avevo davvero bisogno di parlarti... ne sono successe di cose...ma iniziamo da te, cosa ti ha impegnato tanto? E' legato al tuo sogno?»
«Si.» Caterina annuì fiera «L'ho realizzato... il mio nome ora è davvero in prima pagina, tutti i giorni... tu invece, come sei messo a “orme”?»
«Le ho abbandonate da parecchio. Sono nel consiglio d'amministrazione dell'azienda concorrente di mio padre. Quando mi hanno offerto il posto e le quote azionarie ho dovuto fare una scelta. Ho scelto il lavoro, la carriera e l'essere conosciuto per quello che sono e non per il nome e l'azienda di mio padre... ma ho perso mio padre. Non parliamo più d'allora.»
«Cavolo, Ben, mi dispiace...» Caterina allungò la mano sul tavolino appoggiandola su quella di lui.
«Non ti preoccupare, si va avanti, e le soddisfazioni che sto avendo senza l'ombra di mio padre non hanno prezzo. Capirà anche lui prima o poi la mia scelta, e io capirò se i miei figli faranno lo stesso.»

Fra i due calò il silenzio. Era il momento giusto.
Caterina si sporse al di sopra del tavolo, chiuse gli occhi sfiorandogli appena le labbra con le proprie.
«No, Penny... non posso.» quelle parole le raggelarono il sangue.
«Io credevo che...»
«Mi sono sposato qualche mese fa.» Ben scosse la testa «L'anno scorso, dannazione, perchè non sei venuta proprio l'anno scorso? Avevo bisogno di te, avremmo parlato, ti avrei costretto a chiudere questo maledetto gioco. Ma tu mi hai mandato quel biglietto... “il gioco continua” mi hai scritto. Non sapevo cosa pensare. Ero arrabbiato con te, e la mia ragazza insisteva perchè stabilissimo le nozze, e ho ceduto...Mi ero stancato di giocare. »
Caterina lo ascoltava paralizzata.
«Baciami adesso Ben... e non sarà più un gioco.» insistè lei. «Potresti scoprire che non sono poi un granchè, e che abbiamo costruito solo castelli in aria.»
«Non capisci proprio? Io so come sei tu... e ho sempre desiderato qualcosa di più... baciarti significherebbe smettere di giocare, e cazzo, io mi sono appena sposato, non posso smettere di giocare adesso e iniziare a tradire mia moglie con la donna che ho desiderato per oltre dieci anni.»

Le prime luci del tramonto iniziavano a colorare il parco. Il cameriere, come ogni anno, aveva sparecchiato e riordinato i tavoli vicini.
Caterina prese la borsa e si alzò in piedi. Ben le prese la mano bloccandola.
«Cosa succederà adesso?» domandò quasi balbettando.
Caterina si sforzò di sorridere, gli strinse la mano con affetto e rispose:
«Niente, continuamo a giocare. A l'anno prossimo Ben!» sciolta la stretta si allontanò da lui.

Ma qualcosa era cambiato. Sul tavolino c'era un biglietto da visita. Penny aveva finalmente un nome “Caterina Barone”.





Ho scritto questa breve storia per un concorso alcuni anni fa, oggi girovagando nel mio pc l'ho ritrovata e ho desiderato condividerla su questo portale.
Spero vi sia piaciuta! 


*Laja*


 

   
 
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