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Autore: Shainareth    23/01/2014    8 recensioni
Ottava storia, in ordine cronologico, della saga Amnesia.
Quella domanda ne fece formulare un’altra nella mente di Garu: perché Pucca doveva sempre esporre curiosità tanto imbarazzanti mentre erano davanti agli altri?
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Abyo, Ching, Garu, Pucca, Tobe
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Amnesia'
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AMNESIA - INCIDENTI DI PERCORSO




«Perché evitavi i miei baci?»
   Quella domanda ne fece formulare un’altra nella mente di Garu: perché Pucca doveva sempre esporre curiosità tanto imbarazzanti mentre erano davanti agli altri? Il giovane fu sul punto di borbottarle che ormai, dopo tanti anni, non aveva più importanza e, soprattutto, che di certe cose era meglio discuterne in privato.
   Non riuscì a farlo, tuttavia, perché lei lo precedette, indiscreta come sempre. «Baciavo così male?» chiese, quasi mortificata. Dopotutto, se Garu le aveva confidato che, con tutta probabilità, era sempre stato innamorato di lei fin da bambino, perché mai allora aveva continuato a rifiutarla per tanto tempo?
   A causa dell’imbarazzo, le orecchie di Garu cominciarono ad assumere una buffa tonalità rossa. Il ninja aprì la bocca per zittirla una buona volta, ma, di nuovo, qualcuno coprì la sua voce. «Mah, no, non direi.»
   Garu si batté una mano sul volto con fare sconsolato, mentre Pucca strabuzzava gli occhi a mandorla e fissava Abyo con fare interdetto. «E tu che ne sai?»
   Il ragazzo scrollò le spalle e sorrise con fare divertito. «Mi sei saltata al collo, in un paio di occasioni.»
   Un urlo strozzato uscì dalla gola della poveretta che, inorridita, volse lo sguardo verso Ching, come se cercasse aiuto o conferma. Anche l’amica si limitò a fare spallucce, precisando però: «Tranquilla, è sempre capitato per caso.» E notando che l’espressione sbigottita, contrita e confusa di Pucca, che non ricordava un accidenti di questi incresciosi episodi a causa della propria amnesia, aggiunse ridendo con tenerezza: «Non me la sono mai presa, davvero.» Sottolineò anche la cosa con un gesto spiccio della mano, come a volerla rassicurare ulteriormente. E poiché Abyo continuava a ridacchiare con fare malizioso per stuzzicare giocosamente la povera smemorata, usò quella stessa mano per schiaffeggiargli un braccio e farlo tacere.
   Seppur in parte rincuorata dalle parole dell’amica, Pucca non riusciva a fare a meno di avvertire uno spasmo allo stomaco. Alzò timidamente gli occhi scuri su Garu con aria colpevole, pronta a chiedergli scusa, ma questa volta fu lui a precederla. «Colpa mia», le assicurò, stupendola. «Evitando i tuoi... attacchi sbaciucchiosi a sorpresa, finivo col farti inciampare o farti cadere addosso ad altra gente.»
   Indispettita, la ragazza s’accigliò e incrociò le braccia al petto. «Vergognati.»
   «Cercavo di evitare lo stupro e dovrei pure vergognarmi?» la prese in giro il giovane, cercando di rabbonirla con una carezza. Pucca si scostò, decidendo di rendergli pan per focaccia, sia pure a distanza di diversi anni, e suscitando l’ilarità degli altri, di Garu per primo.
   Ma sì, pensò quest’ultimo. Dopotutto, nonostante l’imbarazzo in cui spesso riusciva a trascinarlo, adorava il fatto che lei volesse rievocare determinate situazioni del passato, magari nella speranza di ricordare qualcosa di più. Forse in quei momenti tornava a galla la spiacevole consapevolezza che nella memoria della fanciulla ci fossero ancora diverse lacune; tuttavia, era anche un modo per riempirle e cercare di credere che prima o poi tutto sarebbe tornato come un tempo. Anzi, che sarebbe stato anche meglio di prima.
   Il portone del ristorante si aprì, lasciando entrare Tobe. Qualcuno lo salutò educatamente, qualcun altro, anche a distanza di tanti anni, lo scrutò con sospetto. Quanto ad Abyo e Ching, invece, lo accolsero al loro stesso tavolo con un sorriso allegro; Garu aveva raccontato anche a loro ogni cosa riguardo a quanto era accaduto in passato ai loro genitori, spiegando che ormai né lui né Tobe avevano più intenzioni ostili – e questo già dall’incidente capitato a Pucca, otto anni prima.
   «Che mi sono perso?» domandò l’ultimo arrivato, notando l’espressione corrucciata della cameriera del Goh-Rong, al momento in pausa pranzo con il proprio innamorato e i loro amici.
   «Oh, niente di che…» glissò Ching, per delicatezza.
   La stessa di cui difettava ampiamente il suo fidanzato. «Stavamo ricordando a Pucca dei baci che distribuiva a destra e a manca quando Garu la evitava come la peste.»
   «Abyo!» lo riprese quest’ultimo, battendo un pugno sulla tovaglia e facendo tintinnare fra loro il contenitore con le bacchette di legno e il vaso con i fiori posto al centro del tavolo.
   «Che c’è?» fece il finto tonto l’altro, guadagnandosi un altro schiaffo sulla spalla da parte di Ching.
   «Oh, non ricordatemi certe brutte esperienze», fu invece l’inaspettato commento di Tobe che, il menù fra le mani, era intento a scegliere cosa mangiare per pranzo. Inutile dire che tutti ammutolirono a quelle parole. «Fortuna che avevo il cappuccio a coprirmi la faccia, quella volta.»
   Pucca si sentì morire dentro: aveva baciato anche Tobe? Diamine.
   «È acqua passata, non pensarci», provò a tranquillizzarla Garu, passandole delle carezze affettuose dietro la schiena.
   Lei lo fissò con due occhi spiritati. «Come faccio a non pensarci?!» pretese di sapere, la voce stridula per l’isteria che cominciava a divorarla. «Ero una specie di ninfomane e nessuno mi ha detto niente!»
   Abyo scoppiò a ridere, mentre Tobe, con fare più signorile, si limitò a sollevare le folte sopracciglia scure con aria alquanto stupita. «Nessuno lo ha mai pensato!» si precipitò invece a smentire Garu, troppo preso dal calmare la propria innamorata per avere il tempo di fulminare con lo sguardo il loro migliore amico.
   «Anche perché hai avuto occhi sempre e solo per Garu, lo sapevamo tutti», intervenne Ching, prendendo affettuosamente la mano di Pucca per stringerla nella propria.
   «Toglimi una curiosità…» Gli occhi di tutti si puntarono su Abyo che, del tutto indifferente allo stato d’animo della poveretta, si stava rivolgendo ora a Tobe. «Per un quindicenne, è più mortificante il fatto di essere baciato da una bambina di dieci anni o dalla ragazza del proprio fratello?»
   Ruggendo di rabbia, Pucca provò a rovesciargli il tavolo addosso, ma Garu fece in tempo a placcarla e a sollevarla di peso per trascinarla in cucina, nella speranza che così lei riuscisse a calmarsi, nonostante continuasse a scalciare per aria e a ringhiare improperi a tutto spiano, contro tutti e nessuno.
   «Ma che le prende?» cercò di capire Abyo, sorpreso da quella reazione che ai suoi occhi appariva spropositata.
   «A volte, credimi, mi domando perché sto con te», ci tenne a fargli sapere Ching, dandogli l’ennesimo ceffone.
   «È perché sono fico, no?» scosse le spalle l’altro, con noncuranza, dando anche lui uno sguardo al menù e facendo sbuffare la ragazza con esasperazione.
   Dal canto suo, invece, Tobe osservò prima i due che erano rimasti al tavolo con lui e poi Garu e Pucca che, in lontananza, erano ancora alle prese con una sorta di lotta corpo a corpo che aveva poco di erotico e molto di ridicolo. Quindi, scuotendo il capo e tornando a concentrarsi su cosa mangiare per pranzo, ribadì ancora una volta a se stesso che non si sarebbe mai fatto mettere il guinzaglio da una donna, neanche se fosse stata l’ultima rimasta sulla faccia del pianeta.












Secondo me, quelle di Tobe sono le ultime parole famose, ma sorvoliamo. XD
Buona giornata a tutti! :*
Shainareth





  
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