Teatro e Musical > Mozart L'Opèra Rock
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Autore: Salieri    23/01/2014    3 recensioni
Salieri, dopo la morte di Mozart, non riesce a placare quell'inquietudine che nell'animo gli è naturale, ed il silente drappo stellato del cielo notturno non è tra i suoi migliori alleati.
Genere: Angst, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Erano ormai quasi primavera, cinque mesi erano passati da quando, quella notte del 5 dicembre, il “più grande musicista del secolo” aveva lasciato il mondo dei mortali per poter raggiungere la sua amata famiglia che lo attendeva nei cieli ricoperti di gelide stelle e di candide nuvole bianche.
Era un'anonima notte, priva di nuvole, piacevolmente fresca, una notte che i sognatori ed i pensatori non sprecherebbero a dormire ma a rimirare le stelle che sorridevano dietro quella coltre di velluto nero. Era talmente profonda e simil-vera che se si allungava la mano da dietro la finestra, ecco che si aveva l'impressione di toccare quei piccoli punti di luce e di poter raggiungere la realtà celata dietro quel pesante tendaggio.

Una silenziosa e statica notte di primavera, la quale portava con sé solo errori del passato, rimpianto e solitudine.

Un uomo seduto ad una grande finestra, fissava quella serena notte stellata con nostalgia, allungando di tanto in tanto la mano per tentare di prendere quelle stelle che un momento brillavano e poi sparivano, quasi come volessero comunicare con lui stesso.
-E' solo la stanchezza-
Pensò, socchiudendo i propri malinconici occhi castani, coprendoli poi con le mani e scuotendo la testa, quasi nella speranza che quelle movenze lo facessero risvegliare da quello stato di trance in cui era caduto ormai da quel dicembre.
Sospirò pesantemente, scendendo da quella grande balaustra e ritornando nei meandri del suo oscuro e confusionario ufficio. Tutto quel caos non era adatto a lui, lo faceva sentire estremamente a disagio, quasi come se fosse un'opera in costruzione ma che mai arrivasse a ricercare quella che era la sua piena completezza.


On se reverra..”
“On se reverra.”



Quella promessa sussurrata risuonava ancora nelle sue orecchie, quasi come fosse l'eco di un ricordo che nemmeno gli apparteneva. Non si sentiva più alcuna completezza, nessuna soddisfazione da quando quello stravagante, insolente ed indolente artista era passato oltre quella coltre di nero velluto che sembrava dominare su Vienna quella notte. Il dolore non si attenuava davanti a quella verità, anzi si acuiva sempre più, quasi come se portasse il cuore stesso ad implodere.
La solitudine lo avvolgeva anche se la gente parlava e si intratteneva con lui.
Ma in realtà, chi era quella gente?
Solo anonimi burattini, ignari della bellezza che quelle note da loro disprezzate in realtà portassero una pace interiore che solo gli angeli ora possono sognare di udire. Loro sconoscevano la bellezza di quelle note intrecciate in opere profane, ignare anch'esse di tanta bellezza. Loro non avrebbero mai potuto capire il dolore che provava da quel giorno Antonio Salieri.
Tra le varie carte sparse per l'ufficio, giacevano solitari gli spartiti della Lacrymosa, parte del Requiem da lui stesso commissionato a Mozart, quasi nella vana speranza che quell'instabile vita di corte gli facessero perdere i lampi della sua genialità e della sua abilità. Lesse e rilesse più volte quello spartito, quasi nella speranza di trovare un falso accordo, una dissonanza, una nota scritta erroneamente, ma nulla. Quel pentagramma risultava perfetto, così come era quel pallido corpo gettato in una anonima fossa comune ai bordi delle strade dell'imponente ed arrogante città.
Ennesimo sospiro, unico rumore che riempiva quella silenziosa notte illuminata solo dalle fredde stelle del cielo.
Quei malinconici occhi castani, si rifissarono sulla finestra, notando ancora una volta quel gioco che le stelle avevano ingaggiato per prendersi gioco di lui, per sbeffeggiarlo e deriderlo di aver compiuto una vita immeritata, rispetto a colui che ora riposa tra di loro.
-Vi prego, smettetela.-
Pensò scuotendo nuovamente il capo e portandosi le mani alle orecchie stavolta, mentre una calda sensazione iniziava a fargli bruciare gli occhi. Voci che lo deridevano riempirono la stanza, lo iniziarono a far soffocare ed indietreggiare verso il muro, quasi a volergli dimostrare che per lui non vi era speranza di vita né di salvezza.
Scivolò a terra, rannicchiandosi con le ginocchia al petto, mentre le labbra si schiudevano e si muovevano lentamente, mentre scandivano una preghiera di perdono nei confronti di quelle voci e di colui che le aveva scatenate per primo.
-Perdonami.-
Ma ormai era tardi, lui era già passato oltre la coltre di velluto nero.
-Perdonami.-
Nelle lievi scosse che il corpo avvertiva, avvertì accanto a sé un pugnale di argento, lo stesso che lo aveva accompagnato in tutte le sue cadute, compagno di ferite non mortali. Ferite che gli avrebbero sempre dovuto ricordare che almeno viveva.
-Perdonami.-
Ma non aveva più senso vivere.
Le voci iniziarono ad incitarlo a prendere quel coltello e a morire in onore di quel Requiem sporco del sangue e delle ultime lacrime di dolore di quel genio da lui tanto amato. Con mano tremante raggiunse l'impugnatura e l'afferrò con non poca difficoltà.
-Perdonami.-
Ecco che quella calda sensazione iniziò a pervadere il viso, facendolo bagnare di salate lacrime amare.
-Perdonami.-

Ma nel momento in cui l'ingiusto colpo stava per essere castato sul suo petto, ecco che un gelido vento entrò dalla finestra spalancata, facendo volare via tutti quei fogli sparpagliati in mezzo alla stanza. Una fredda sensazione lo afferrò per il collo e per il polso di quella mano che teneva la crudele arma di morte. Salieri fu costretto a lasciarla, mentre quel gelo iniziò a soffocarlo lentamente.

“Io ti ho già perdonato, sciocco.”

Gli sussurrò una voce gaudente all'orecchio, mentre la sensazione di freddo e di soffocamento lentamente diminuì. Ebbe il tempo di voltare appena la testa e di ri-immergersi in quegli occhi castani, che essi scomparvero assieme alle voci.
Solo un ultimo eco di quella voce riecheggiò in quella buia e monotona notte.

“On se reverra, mon ami.”

   
 
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