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Autore: smak978    24/01/2014    10 recensioni
"Succorbentis?" Chiese Malfoy con un filo di voce, coprendo subito il volto con quell'insopportabile maschera. "Hai la Succorbentis?" Silenzio. "Lo sai che è una malattia incredibilmente rara, vero? ...E lo sai che è incurabile, vero?" Silenzio. "Non c'è da stupirsi che ti rifiuti di accettarlo." Ron/Hermione/Grifondoro OOC
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter | Coppie: Draco/Harry
Note: OOC, Traduzione, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate | Contesto: Da Epilogo alternativo
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Buongiorno gente! Qui mi chiamano malpensante (ho un account da qualche parte, ma non riesco a mettere il link nelle note dell'autore - ci riproverò quando il computer funziona decentemente)
Questa è la prima fanfiction che traduco, ed è presa dalla fantastica, fantasmagorica autrice smak978 su fanfiction.net: andatela a trovare e lasciatele una recensione se masticate un po' di inglese! Altrimenti se volete posso tradurre o contattarla io ;)
Per me The List è un bijou, spero che piaccia anche a voi quanto piace a me, io la amo e per questo ho deciso di tradurla.
Prima di cominciare, un po' di formalità:
Quest'autore è straniero e a gestire questo account è chi lo traduce. (cioè me medesima, potete contattarmi quando volete :D )
Inoltre, questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di J.K.Rowling; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro. (seeee, se i fan guadagnassero dieci centesimi per ogni parola che scrivono in una fanfic saremmo ricchi sfondati!)
Fine comunicazioni di servizio :)
Comunque, ditemi cosa ne pensate, e se vedete che ho fatto errori grammaticali o trovate una frase pesante ditemelo subito, la pondererò (pfff che paroloni che uso) e modificherò la frase se lo ritengo opportuno.
Sappiate però che pubblicherò sporadicamente, faccio la seconda liceo classico, quindi la quarta, e non sono proprio liberissima.
Lasciatemi una recensione, non basta tanto, solo poche parole :)
Spero vi piaccia,
malpensante
P.S. pubblicherò i link originali di smak978 e The List sulle NdA non appena potrò.
P.P.S. E attenti al linguaggio pesante, lei non si è trattenuta e neanche io ^^"
 
E ora, on with the story!
 

 

 

 

Capitolo  Uno – Non doveva cambiare niente

Madama Chips amava il suo lavoro. Amava rimettere in sesto gli studenti, mandarli via felici e comandare l’infermeria con una sola occhiata. Dopo la guerra aveva deciso di usare il suo tempo per rendere gli alunni di nuovo felici, curare quelli depressi e assicurarsi che ogni singolo studente si diplomasse nel perfetto ritratto della salute. Era una donna in missione. Avrebbe tollerato anche i Serpeverde, pensò accigliata, e avrebbe curato ogni ferita che si fossero procurati; ma che fosse dannata prima di sorridergli. Era un oltraggio anche solo che avessero avuto il permesso di tornare a scuola e Madama Chips aveva fermamente espresso i suoi dubbi alla preside, ma ormai erano tornati per rimanere. Beh, lei avrebbe dedicato il suo tempo agli studenti e li avrebbe fatti sorridere di nuovo; dopo la guerra, avevano bisogno di festeggiare e sorridere il più possibile.

Mentre tutti erano al banchetto nella Sala Grande a festeggiare l’inizio di un nuovo anno, Madama Chips era occupata a pulire l’infermeria, ricontrollando le pozioni e soppesando anche un rinnovamento delle pareti. Magari giallo, il colore della felicità? Nonostante sapesse di essere considerata una donna austera, poteva ancora sorprendere gli studenti. Si prospettava un bell’anno.

Il suono della porta che si chiudeva le disse di non essere più sola. Sorprendentemente, o anche no, per quanto la riguardava, Harry Potter era in piedi davanti alla porta, esitando impacciato prima di attraversare la stanza. C’era qualcosa di diverso in lui, ma Madama Chips scacciò il pensiero. Harry sarebbe stato il più forte quest’anno, il più spensierato, senza la minaccia costante di Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato sopra la testa. Semmai, si meritava più gioia di chiunque altro qui, studente o insegnante.

Lui sorrise, ma la felicità non raggiungeva gli occhi. Qualcosa non andava.

Le porse una lettera, rifiutandosi di incrociare lo sguardo.

Il sigillo aveva una bacchetta e un osso incrociati, il simbolo di San Mungo.

Madama Chips odiava il suo lavoro. Specialmente quando si doveva occupare di un paziente senza speranza.

.

.

.

“Che c’è, Harry? Lo so, c’è Pozioni come prima lezione dell’anno ma… oh Merlino… è molto deprimente, vero?” La voce si affievolì, il ghigno improvvisamente vacillante. Harry fece un sorrisetto a Ron, sapendo che non raggiungeva gli occhi ma provando lo stesso. Non sorrideva più veramente, sembrava più una smorfia o un sorrisino incerto. Mai un sorriso.

“Grazie per l’incoraggiamento, Ron. Mi fa sentire molto meglio.”

“Quando vuoi, amico… Pozioni. È più di un anno che non faccio una pozione! Farò schifo! È ridicolo… Come si aspettano che recuperiamo? Sono a malapena al livello del sesto anno!”

Harry sospirò tra sé e sé, osservando come Ron si facesse venire un attacco di nervi. Stava andando in panico per Pozioni. Pozioni. Come se essere bocciato in quella classe fosse la fine del mondo, come se quell’unica materia potesse realizzare ogni sogno e tenere il futuro su un vassoio d’argento. Come poteva consolare il suo amico quando voleva solo sbuffargli in faccia? Harry quest’anno quasi non vedeva l’ora di fare schifo in Pozioni; poteva anche far esplodere di proposito un paio di calderoni, giusto per tormentare tutti gli altri. Seriamente, preoccuparsi per Pozioni. Harry riuscì a malapena a non alzare gli occhi al cielo.

Harry sapeva che non era colpa di Ron. Sapeva che probabilmente avrebbe dovuto dire a Ron e Hermione appena l’aveva scoperto che qualcosa non andava le settimane dopo la battaglia. Avrebbe dovuto smettere di far finta di essere felice, dir loro di piantarla di parlare di Pozioni, e dire ad alta voce ‘Hey ragazzi, volete chiedermi dove sono scomparso dopo la guerra, o no? Perché vorrei parlarvi di questa cosa che sta prendendo controllo del mio corpo, della mia magia e della mia vita…’. Ma non lo fece. Non poteva. Ed ora era troppo tardi per dirglielo. Si sentiva solo strano, sapeva bene che gli avrebbero fatto la ramanzina, e avrebbero pianto, e lui si sarebbe sentito una merda per settimane. No, non poteva dirglielo. E come dovevi introdurre l’argomento? A cena? O forse durante una partita a scacchi? ‘Hey Ron, raccontami cosa è successo in estate! Davvero, tu ed Hermione vi siete messi assieme? Cavolo, congratulazioni! Io? Nah, non posso più uscire con nessuno; salta fuori che sto morendo…’. Non suonava bene neppure nella testa di Harry, eloquente com’era.

Ne aveva abbastanza di girarsi e vedere che tutti lo guardavano con reverenza, che quasi si inchinavano quando passava. Ne aveva abbastanza di guardare la Gazzetta del Profeta la mattina e vedere la propria faccia stampata su pagine con i titoli più irritanti possibili. Il ragazzo che è sopravvissuto scomparso? Harry Potter, nuovo Signore Oscuro? Un ragazzo con più di una cicatrice? Merlino, era insopportabile. Spiritoso, mentre era in ospedale. La storia di come era scappato con un vampiro con un’evidente ossessione per il collo lo aveva interessato. Quella di come era diventato un eremita con i capelli lunghi e selvaggi e le unghie gialle e così lunghe che si arricciavano lo aveva divertito.

Il divertimento però era terminato quando era salito in treno. Le persone gli lanciavano occhiate al collo, o sussurravano tra loro e sospiravano davanti alle sue unghie normali. Il bisbiglio alle sue spalle, gli immediati ssh! quando guardava dalla loro parte… Era come se non lo avessero mai visto prima, come se non avesse mai camminato per i corridoi a scuola. La venerazione che avevano, e spesso la paura, gli facevano saltare i nervi. Non appena qualcuno a scuola avrebbe sentito di essa, la notizia di sarebbe diffusa in un lampo. Poteva immaginarsi già i titoloni. Il ragazzo che non può più vivere. Salvatore del mondo magico, un Magonò. Come reagirà Harry il Babbano?

Ecco perché non poteva dirlo a Ron o Hermione. Non che non voleva, ma fisicamente non poteva.

Ron all’inizio si sarebbe arrabbiato perché non gliel’aveva detto subito. L’avrebbe ignorato, si sarebbe agitato e avrebbe detto le cose sbagliate nei momenti sbagliati. Hermione sarebbe stata peggio, piangendo, abbracciandolo, e poi dritta in libreria a cercare una cura o a inventarne una. Harry sapeva della sua genialità, e Ron era ancora il suo migliore amico, ma a volte, avevi bisogno di combattere qualcosa da solo. Dio, l’aveva fatto già abbastanza volte per sapere come fare.

Così, finse di sorridere a Ron, scambiò un’occhiata d’intesa con Hermione, e spinse il cibo per il piatto, dato che non era così affamato. Dopo aver fatto sapere di essa a Madama Chips la sera prima, la singhiozzante infermiera lo aveva accompagnato dalla Preside, e anche lei aveva versato una lacrima prima di fingere che non fosse mai scesa sulla guancia anziana. Pretesero di sapere tutto, che Harry disse malvolentieri, e giurarono di non dirlo a nessuno studente. Gli insegnanti sarebbero stati informati, ma tutto lì. Era tutto a discrezione di Harry. Grazie al cielo.

Poi continuarono a parlare.

Harry non aveva più il permesso di usare magia in modo eccessivo, solo il minimo indispensabile. Harry aveva obiettato, dicendo che sarebbe stato evidente che qualcosa non andava se non usava per niente la magia. Era tornato per una vita di normalità, e sarebbe stata normale.

Harry doveva presentarsi in Infermeria. Quotidianamente. Solo per assicurarsi che prendesse le pozioni come stabilito. Dopo tutto, in questi casi, di solito il paziente smetteva di prendere le medicine o iniziava ad avere… domande sulla mortalità. Harry si sforzò di sorridere, scuotendo la testa. Non aveva intenzione di togliersi la vita, non quando era finalmente a casa.

I suoi compagni di casa dovevano essere informati, per la sua sicurezza e benessere. Qui, Harry aveva piantato i piedi, smettendo di sorridere ed essere gentile. Era la sua vita, e lui voleva normalità. Nessuno, a parte gli insegnanti, avrebbe saputo di questo, e se fosse successo, lui si sarebbe ritirato dalla scuola immediatamente. Non sarebbe stato più l’oggetto di sussurri e pettegolezzi e occhiate preoccupate. Ora era maggiorenne. Ora prendeva le proprie decisione, e non c’era niente che potessero fare.

Harry doveva andare a letto. Doveva essere esausto.

Sì, non sapevano neanche quanto.

Harry sospirò di nuovo, affermando finalmente di essere pieno e seguendo gli amici nei sotterranei. Aveva vissuto della sottile speranza che una volta tornato ad Hogwarts sarebbe stato tutto a posto. Era la ragione per cui non era impazzito tutta l’estate, attraverso gli esami e le medicine. Ora, qui con i suoi amici e la sua casa, tutto ciò a cui riusciva a pensare era a quanto voleva essere solo. Sembravano tutti così felici e riuscivano a ridere come se non fosse niente. E nessuno aveva neanche chiesto ad Harry della sua smorfia falsa. Non la vedevano, o semplicemente non se ne importavano? Qual era la risposta peggiore?

I Grifondoro si allinearono fuori dalla classe, le voci scese a bruschi mormorii dopo che improvvisamente ebbero squadrato trucemente gli altri occupanti. Anche Harry alzò gli occhi, sorpreso per la prima volta. Solo metà dei Serpeverde avevano deciso di tornare quest’anno. Sapere che sarebbero stati ostracizzati e odiati aveva impedito alla maggior parte di loro anche solo di considerare un eventuale ritorno a Hogwarts. Che deprimente, rifletté Harry. Hogwarts era la sua casa. Poteva essere anche la loro, e i pettegolezzi avevano impedito loro di rientrare. Un motivo in più per tenere il segreto per sé; non poteva più affrontare le chiacchiere, e francamente non voleva.

I Serpeverde erano in piedi, quasi completamente in silenzio.

Parkinson stava palesemente evitando gli sguardi di tutti, con gli occhi a terra mentre si mordeva preoccupata il labbro. Di solito, l’irritabile ragazza si sarebbe pavoneggiata davanti agli altri, ma ora era silenziosa. Allo stesso modo Goyle si rifiutava di guardare nessuno, ma invece con gli occhi trapanava buchi nella parete. Sembrava squilibrato, come se si stesse a mala pena trattenendo al di sotto dell’apparenza. Come se avesse sentito il suo sguardo, Goyle si girò improvvisamente a fissare Harry, subito con le sopracciglia a coprire gli occhi cattivi. Latrò, letteralmente, e serrò i pugni prima di girarsi, dando completamente le spalle a Harry. L’ostilità era da aspettarsi, ma non fino a questo punto. Harry batté le palpebre e i suoi occhi guizzarono verso gli altri Serpeverde. Zabini stava sussurrando a Nott e gli occhi dei due scintillarono quando incontrarono quelli sorpresi di Harry, prima di parlare di nuovo. Fantastico. Era iniziato.

Sospirando, Harry lanciò un’occhiata all’ultimo Serpeverde nella classe, battendo le palpebre quando incrociò immediatamente gli occhi grigi.

Malfoy era impeccabile come sempre, ovviamente. A testa alta, considerò pigramente i Grifondoro prima di girarsi con gli occhi al cielo. Niente irritava Malfoy, era al di sotto di lui. Almeno alcune cose non cambiavano mai.

Harry sentì il labbro contrarsi, sorprendentemente, e lo morse per impedirgli di allargarsi. Non un sorriso, e Malfoy era quello che gli faceva perdere l’abitudine? Forse stava impazzendo. Beh, più del solito.

Sentì ancora degli occhi su di lui ma tenne lo sguardo sul pavimento, ignorandoli a bella posta. Non aveva intenzione di abboccare all’esca, non quest’anno. Aveva altre cose di cui preoccuparsi. D’altra parte, voleva normalità, giusto?

La porta si aprì prima che potesse raccogliere le idee, e Harry riluttante entrò per ultimo in classe.

Fece per andare al solito posto, ma si fermò di botto quando si rese conto che non c’era posto. La classe, di solito, era sistemata con tre sedie attorno ad un calderone… quest’anno, ce n’erano solo due. Che si stavano riempiendo in modo straordinariamente veloce.

Ron si sedette affianco ad Hermione, naturalmente, facendole un sorriso a trentadue denti mentre le chiedeva se il calderone era libero in quella che considerava sicuramente una voce sensuale. Da quando si erano baciati nella guerra, erano diventati inseparabili, e quasi insopportabili. Portavano ‘baciarsi’ a nuovi estremi, e Harry era sorpreso che Hermione non chiamasse già Ron ‘RonRon’. Non gli dispiaceva che si sedessero assieme, se l’era aspettato, ma ciò non impedì al dolore di lampeggiare sul suo viso.

Non lo considerarono nemmeno, non pensarono a lui neanche un secondo di tempo. E non era tutto. Dean e Seamus erano assieme, naturalmente, e Harry come al solito puntò a Neville, ma la sedia vicino a lui era ugualmente occupata… niente meno che da Calì Patil. Calì a malapena pensava a Neville una volta al giorno, e di sicuro sapeva della sua reputazione in pozioni, e tuttavia, eccola là seduta a sbuffare e tirare fuori i libri.

Okay, poteva capirla. Di solito si sedeva vicino a Lavanda. Di solito, l’amica le avrebbe sorriso e fatto gesti, disperata perché non vedeva l’ora di rivelare l’ultimo gossip. Ora non più.

Harry rimase lì in piedi, esterrefatto. Lui, per la prima volta, non aveva qualcuno con cui sedersi in Pozioni, perché non avevano neanche pensato a lui. Il primo giorno, e nessuno dei suoi amici voleva sedersi con lui? Non una parola tutte le vacanze, e ora questo a Pozioni? Ma vaffanculo.

“Hmm, Harry, caro ragazzo! Prego, siediti.” Lumacorno attese che Harry si sedesse, attirando l’attenzione della classe su di lui. D’improvviso, tutti i suoi amici capirono.

“Oh… oh! Scusa Harry, non pensavo…”

“È tutto a posto.” Scattò Harry, non importandosi se il tono era un po’ troppo brusco. Perché non l’avevano ancora notato? Perché non si accorgevano che non sorrideva? Invece si girò verso l’altro lato della stanza, quasi gemendo. Malfoy e Zabini erano assieme, entrambi con le sopracciglia alzate quando gli occhi di Harry si fermarono sul loro tavolo per un secondo in più del necessario. Parkinson era stravaccata sulla sedia con Nott come partner… il che lasciava un Goyle incupito tutto da solo. Trattenendo un sospiro, Harry raggiunse il calderone di Goyle e si sedette con cautela, sentendosi in un nido di vipere. Davanti a loro, Malfoy e Zabini. Dietro, Nott e Parkinson. Goyle era a destra, più vicino alla porta. Era circondato da Serpeverde, e poté subito sentire ogni sguardo su di sé. Ron condivideva i suoi pensieri. Più o meno.

“Signore, non può fare sedere Harry lì! È pericoloso sedersi con un branco di…”

“Signor Weasley, posso consigliare cautela prima di parlare della mia Casa.”

“… Andiamo, è Harry! Dovrebbe essere l’ultima persona a sedersi con loro!”

“Beh, non mi hai dato molta scelta.” Harry sbottò, vedendo l’espressione assente di Ron prima di guardare il tavolo. “Lascia stare.”

Calò un profondo silenzio, prima che Lumacorno iniziasse di nuovo a parlare in tono concitato ed eccitato. “Bene, ho pensato che prima di iniziare il quadrimestre dovremmo riprendere le ultime pozioni che abbiamo fatto, giusto? Quindi, dovete scegliere una pozione, una qualunque del libro, e avete un’ora e mezza per prepararla. Buona fortuna, il vincitore guadagna trenta punti per la propria Casa. Via, via! Non perdete tempo!”

Harry sospirò e si girò verso Goyle, che lo fissava accigliato. Non lo aveva mai visto così da vicino prima, a parte le scaramucce per i corridoi. I piccoli occhietti porcini gli ricordavano quelli di Dudley, e Goyle sovrastava Harry, senza perdersi niente di quel che faceva mentre lo fissava con rabbia. Aprì il libro, senza neanche controllare la pagina, e guardò Harry in cagnesco.

“Facciamo questa. Non parlarmi, non toccarmi. Hai delle cazzo di domande?” Goyle latrò e lo osservò furioso quando lui annuì semplicemente e non ribatté affatto. Si alzò e scrutò Harry ancora per un momento, prima di prendere d’assalto l’armadio degli ingredienti.

Harry, ricordandosi di respirare, dovette impedirsi di sorridere ancora. Era ridicolo. Aveva ucciso il mago più forte di tutti i tempi… e nonostante ciò, aveva paura di un compagno che gli aveva detto a malapena due parole prima di oggi? Era assurdo. Cercando di non sorridere, si sentì degli occhi addosso e si irrigidì leggermente. Iniziò a far bollire il calderone, e diede una scorsa agli ingredienti con sorpresa. Beh, aveva già fatto questa pozione una volta. Farla una seconda volta non sarebbe stato così difficile. Dopo tutto, aveva avuto un ottimo insegnante.

Harry sentì ancora che qualcuno lo fissava, e finalmente, alzò lo sguardo su occhi grigi. Malfoy alzò le sopracciglia, come se fosse stato lui a guardare per primo, e fece un sorrisetto. “Sai, Weasel ha ragione. Non è sicuro per te sedersi qui.”

Harry non batté ciglio. “ E a me dovrebbe interessare… perché?” Chiese, guardando Malfoy fare di nuovo un sorrisino e girarsi verso la parte anteriore della classe mentre Goyle tornava. Quello scaricò gli ingredienti sul banco e tirò fuori un coltello, iniziando a tagliare l’assenzio come se avesse in mano un’accetta. Harry sospirò, raccolse le radici di valeriana e iniziò ad affettarla finemente, tenendo d’occhio Malfoy che ancora sogghignava. Perché gli aveva lasciato l’ultima parola? Cosa stava progettando?

Il lato Serpeverde della stanza lavorava in silenzio.

Harry prese il fagiolo sopoforoso, lo schiacciò con il retro della lama e fece per aggiungerlo, ma Goyle accoltellò il tagliere. Harry tirò via la mano di scatto e si girò arrabbiato. “Che problema hai?

“Tu, tu feccia mezzosangue.” Lui gli ringhiò contro, digrignando i denti. “Segui le istruzioni.”

Lo sto facendo.

“Col cazzo. La prossima volta, il coltello ti prende la mano.” Ringhiò, liberando la lama con uno strattone e fissando trucemente Harry. Poteva sentire gli occhi degli altri occupanti della stanza che lo sfidavano a farlo. Poteva sentire il calore salirgli alla faccia, e Harry strinse i denti con ira. Poi, in una mossa audace, prese il tagliere e fece scorrere nella pozione il succo del fagiolo schiacciato.

Silenzio.

Harry riappoggiò il tagliere e raccolse il mestolo, iniziando a girare la pozione in senso antiorario e contando sotto voce. Lanciò un’occhiata a Goyle, mentre ancora contava, e lo vide stringere il coltello in una mano, la bacchetta nell’altra. Harry arrivò a sette, deglutì, e mescolò in senso orario. La pozione divenne più chiara. E lui fu spinto giù dalla sedia quando lo sgabello scomparve.

Harry sbatté sulle piastrelle, sentì gli occhiali spaccarsi e ringhiò, alzandosi in piedi e pulendosi la mano sbucciata sull’abito. Si levò gli occhiali, mettendoli in tasca. Non poteva ripararli in modo giusto, non qui. Stese il braccio, riprendendo il mestolo, e ricominciò a mescolare. Sette volte. Una oraria.

Non riusciva a vedere cosa succedeva, invece dovette strizzare gli occhi verso Goyle che sembrava più vicino rispetto a un secondo fa.

“Goyle, se lo maledici avremo ogni fottuto Grifondoro sul collo a lanciarci fatture. Metti via quella dannata bacchetta.” Malfoy parlò lentamente, anche lui più vicino di quanto Harry ricordasse. Harry deglutì, sedendosi di nuovo sullo sgabello, con la mano che indugiava sul mestolo.

“Beh, Potty, hai la nostra attenzione. Procedi.” Malfoy strascicò le parole, Harry era sicuro che stesse facendo ancora il sorrisino. Harry sbatté le palpebre, deglutendo leggermente. Era una specie di test? Come diavolo si era arrivati a questo?

Deglutì ancora, e cominciò a mescolare la pozione, contando nella testa. Quando arrivò a sette, si fermò, e fece un giro orario. Si sentì respirare sul collo e si girò, stringendo gli occhi per cercare di distinguere chi era, inutilmente. Tutti i Serpeverde si erano sporti sui loro banchi, standogli addosso, cercando di vedere cosa stava facendo. Era snervante che nessuno di loro parlava, guardava e basta. Goyle stava ringhiando e borbottando da qualche parte alla sua destra e così Harry, anche solo per infastidirlo, continuò a girare la pozione. Sette antiorarie, una oraria.

“Hmm, immagino che sia così che ci hai battuti l’anno scorso.” Harry alzò gli occhi su Malfoy, aggrottando le sopracciglia. Lui sembrò notare l’errore e sbuffò, “Intendevo due anni fa. In Pozioni.”

La situazione era ancora più strana. Harry continuò a mescolare, notando finalmente che la pozione era diventata trasparente come acqua. Il perfetto Distillato della Morte Vivente.

Mise via il mestolo, picchiettandolo con le dita e innervosito dall’attenzione e da come non gli davano spazio.

“Ma se sei terribile in Pozioni.” Parkinson fu la prima a parlare ad alta voce, e apparentemente era quella che gli respirava sul collo. Harry sobbalzò alla voce, strizzando gli occhi mentre rispondeva.

“Questa è l’unica pozione che so preparare.”

“Dovresti seguire le istruzioni.”

“Perché i Serpeverde sono così bravi a seguire le regole, vero?” Sentì una risatina, girandosi a provare a vedere chi era. Aveva appena… scherzato con un Serpeverde?

“Ti ha beccato, Pans.” Malfoy ridacchiò girandosi verso la lavagna, e all’improvviso l’incantesimo si ruppe. Tutti i Serpeverde tornarono alle rispettive pozioni, lasciando Harry dannatamente confuso. Toccò gli occhiali, sentendo il vetro rotto con un dito e desiderando di poter vedere. Sapeva che Goyle aveva lasciato la sedia, ma si sentiva più a suo agio quando poteva vederlo. Goyle era cambiato dopo la guerra, e non per il meglio.

Finalmente Lumacorno annunciò Harry e Goyle come vincitori, tra la meraviglia dei Grifondoro e l’indifferenza dei Serpeverde. Malfoy parlò di nuovo, sotto voce anche se fu sentito in tutta l’aula.

“E inoltre, l’ha fatto cieco.”

Harry si voltò verso Malfoy, che stava palesemente guardando da un’altra parte. Era gentile, o era uno scherzo?

Fu un sollievo quando finalmente Lumacorno annunciò la fine della classe, e Harry si affrettò a prendere le sue cose e scivolare fuori, strizzando ancora gli occhi verso tutti. Pensò di vedere dei capelli cespugliosi, e incespicò verso di essi, ma Hermione gli afferrò il braccio, tirandoselo dietro.

“… Cos’è successo agli occhiali?”

“Uh, non mi ricordo il movimento della bacchetta per l’incantesimo…”

Hermione alzò gli occhi al cielo, o Harry immaginò che lo facesse, prima di affondare la bacchetta in avanti per riparare le lenti rotte. Entrambi stavano fissando Harry, con espressioni impazienti.

“… Uh… Che c’è?”

“Che c’è? Che c’è? Harry! Ti abbiamo guardato e stavano pendendo dalle tue labbra, accidenti! Quella vacca della Parkinson sembrava che ti stesse per fare un succhiotto!”

“Beh, non l’ha fatto.” Harry sbottò a disagio, dirigendosi a fare una pausa prima di pranzo. “Niente di tutto questo sarebbe successo comunque, se mi aveste tenuto un posto. Davvero, vi siete dimenticati di me o l’avete fatto apposta?”

“Sì, certo, dai la colpa a noi, Harry. Sul serio, cosa stavi facendo?”

“Niente, ho chiacchierato un po’, mi stavano guardando mentre lavoravo. Era tutto a posto.”

“Oh, davvero, non era niente?” Harry si girò verso Ron, esitando quando vide la faccia del famigerato rosso e un’aria di incredulità negli occhi. Fece una smorfia ad Harry, come se fosse un estraneo. “Forse dovresti andare a sederti con loro a pranzo allora, se ti piace così tanto chiacchierare con loro!”

“Oh, ma vaffanculo!” Harry gridò, girandosi da loro, fregandosene del fatto che erano in un corridoio affollato e ogni sguardo era incollato addosso a loro. “Preferiresti che faccia lo stronzo e mi faccia lanciare maledizioni tutta la lezione, o forse, solo forse, che passi l’anno senza passarmela malissimo come al solito, porca miseria? Non c’erano posti, quindi mi sono seduto là! Oh Merlino, che gran cosa! Crescete! Un! Po’!” Si mise la borsa in spalla e si fece strada nella folla, nonostante i bisbiglii che lo seguivano. Ottimo. Fantastico. Giorno uno, neanche ora di pranzo, ed era già scattato contro i suoi amici.

Harry ignorò le occhiate che riceveva e invece corse attraverso la Sala Grande, attraversando il prato come una furia prima di sistemarsi sotto un albero vicino al lago. Hogwarts non doveva cambiare. I Serpeverde non dovevano interessarsi a lui, dovevano combattere e odiarlo. I Grifondoro non dovevano dimenticarsi di lui, dovevano restargli accanto fino alla fine e scherzare come facevano sempre. La McGranitt non doveva piangere! Lumacorno non doveva lanciargli occhiate compassionevoli per tutta la lezione. L’unico che si stava comportando normalmente era Goyle, e lui era un sadico decerebrato del cazzo!

Harry ringhiò tra sé e sé, asciugandosi frettolosamente gli occhi. Non avrebbe pianto. Non aveva pianto fino ad ora, giusto? Digrignò i denti con rabbia, tirando un pugno per terra prima di sbattere la testa all’indietro contro l’albero.

Hogwarts non doveva cambiare!

…Perché non vedevano che non riusciva a sorridere?

  
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