Anime & Manga > One Piece/All'arrembaggio!
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Autore: Tadako    25/01/2014    5 recensioni
One Piece. Anime/manga ispirato all'avventura, libertà e sogni da realizzare.
Detective Conan. Anime/manga giallo con delitti e misteri sempre in agguato.
Cosa succederebbe se questi due universi si incontrassero in una straordinaria avventura?
Chiedetelo ai nostri mugiwara, convolti in un omicidio.
A Conan, che catapultato in questa fantastica vicenda cerca comunque di mantenere nascosto il suo segreto...
Genere: Avventura, Commedia, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mugiwara | Coppie: Rufy/Nami
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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-Conan…- bisbigliò una voce nel buio. Il ragazzino la udì lontana e ovattata, quasi fosse da un’altra parte; si sentì strattonare più volte, distaccandosi sempre di più dall’incoscienza. Infine gli occhi si dischiusero, ed il viso preoccupato di Robin riempì il suo sguardo.
Tossì, sputando i granelli di polvere che si erano accumulati in bocca. La donna, dopo un sospiro di sollievo, lo aiutò ad alzare la schiena per poi appoggiarlo contro il muro.
-Robin… c-come mi hai trovato?-
-Ora non c’è tempo per spiegare, abbiamo poco tempo e dobbiamo uscire di qui.-
Gli occhi blu si distaccarono dal pavimento, insediandosi in quelli della donna. Faticava a credere che in quel corpo da diciassettenne c’era intrappolato un bambino di appena dieci anni, realizzando che quello sguardo sicuro e quella smorfia seria sembravano appartenere più all’attuale volto che a quello originale…
-E a che scopo? Non abbiamo alcuna speranza contro di loro…-
-Questo è quello che pensi tu.- sorrise l’archeologa, riempiendo la mente delle mille situazioni senza possibilità di salvezza in cui lei e i suoi compagni si erano cacciati, e le altrettante volte in cui ne erano usciti sani e salvi.
-Tu non gli hai visti combattere… hanno una velocità e potenza terribili, non sembrano nemmeno umani…-
 L’archeologa stette qualche secondo in silenzio.
-Hai mai visto Rufy combattere?-
-Si che l’ho visto, lo ha battuto la stessa guardia che mi ha rinchiuso qui dentro.-
-Sai qual è la sua arma più potente? Non è la forza, ma la speranza. So che è stato sconfitto, avvelenato e che le possibilità che si salvi sono praticamente nulle; tuttavia, io sono sicura che in questo momento sarà da qualche parte nella prigione, magari con qualche ferita in più, ma comunque pronto per la sua rivincita.-
A quelle parole il ragazzino si alzò in piedi di scatto, stufo di ascoltare e colmo di rabbia e frustrazione.
-Questo non ha senso! Nulla di questa storia ha senso! Frutti magici, caverne segrete, fumi viola, pirati… Rufy è stato avvelenato, non può essere vivo! Ran è stata rapita… perché, perché è dovuto accadere proprio a noi?! Tutta la logica che fino ad ora ha sempre caratterizzato il mio mondo, tutte le mie certezze, sono sparite nel nulla, come mai esistite. Io non sono forte, non sono in grado di affrontare questo mondo che fino a pochi giorni fa neanche conoscevo.-
Strinse i pugni, cercando di trattenere la collera impadronitasi ormai del suo corpo. Robin gli mise le mali sulle spalle, calma.
-Tu non sei un bambino… vero?-
Silenzio.
-Chi sei veramente?-
In quel momento comparve sull’uscio una terza persona, che si avvicinò ai due con sguardo frettoloso.
-Robin, non c’è più tempo… l’orario del terzo e quarto generale sta per terminare e non ci vorrà molto prima che raggiungano il corridoio.-
-Ascolta Conan, o qualunque sia il tuo nome, tu ci tieni veramente a quella ragazza?-
-Farei qualsiasi cosa per portare via Ran da questo posto.-
-Allora vieni con noi. Non ti sto dicendo che sicuramente riusciremo a salvarla, ti sto semplicemente offrendo la possibilità di riprovarci.-
Il ragazzino rimase qualche secondo a riflettere. Pensò agli occhi azzurri della donna, al suo sorriso raggiante, alla frangetta castana che le incorniciava il viso; alle sue movenze dolci, alle sue mani delicate, alla sua espressione rassicurante…
Poi pensò all’ultima volta che l’aveva vista. Al suo sguardo spaurito e alle sue urla d’aiuto.  Ran, la sua Ran aveva bisogno di aiuto, e lui stava lì fermo a far nulla per aiutarla.
No, non avrebbe lasciato che quella maledetta grotta gli portasse via l’ultima certezza che gli era rimasta. Lui che aveva rischiato più volte la vita, che si era preso un colpo di pistola per salvare colei che amava, che conduceva una vita fatta di pericoli e bugie pur di proteggere le persone a cui teneva, non si sarebbe fatto sopraffare dalla paura di morire.
Afferrò con sicurezza la mano tesa di Robin, pronto per la rivincita, aggrappato a quell’ultimo granello di luce chiamato speranza.
 
La stanza era colorata di verde da strane torce con fiammelle del medesimo colore, in completo contrasto col resto della grotta. Il pavimento non era in pietra, o almeno non interamente, ma ricoperto di piastrelle bianche e lucide così pulite che se si avesse abbassato lo sguardo ci si sarebbe potuti specchiare. Le pareti non erano meno sfarzose; color verde scuro e piene di gemme e fregi, portavano impressa la scritta “Gran Sala”. Il soffitto invece era di un bianco neutro, pieno di rune. Come un grosso foglio bianco, su cui erano impresse frasi scritte in antichi caratteri.
Al centro troneggiava un ripiano in agalmatolite, alto e interamente coperto da un’invisibile barriera elettrica. Sopra c’era posizionata una piccola pietra marroncina su cui erano inserite sette piccole gemme che sembravano risplendere di luce propria, ognuna di un colore diverso: giallo, arancione, verde, azzurra, blu, viola e nera.
Intorno al ripiano, sette troni neri si presentavano perfetti e ordinari come pilastri, i quali portavano mille venature che si diramavano per tutto il mobilio e variavano di colore di poltrona in poltrona, in corrispondenza con i colori dell’amuleto.
Sullo sfondo due tizi incappucciati, di cui uno decisamente più grosso dell’altro, parlavano a tono basso per non rompere il silenzio del luogo considerato quasi sacro.
Il più minuto aveva un tono di voce da sottoposto, tale che non osava alzare nemmeno lo sguardo.
-L’abbiamo trovato…-
-Siete sicuri sia proprio ciò che cerchiamo?-
-E’ stato testato dal settimo generale in persona, non c’è alcun dubbio.-
La seconda guardia sorrise soddisfatta, di un sorriso brillante e quasi malvagio, da quant’è che aspettava quel momento… finalmente ogni suo sforzo avrebbe dato i suoi frutti, ed il grande sogno della setta si sarebbe finalmente realizzato.
-Bene, questo significa che l’eletta è la ragazza che portava questo gioiello ed è una delle nostre prigioniere… intensificate la selezione e iniziate una ricerca sul proprietario di questo oggetto; dovete trovarla ad ogni costo.-
-E come dobbiamo comportarci con gli evasi?-
-Mandate  tre dei generali. Forse è un po’ troppo eccessivo, ma qualcosa mi dice di non sottovalutarli… tutto ciò che la profezia narra si sta avverando.-  furono gli ordini del capitano Zero, tra le mani teneva un semplice braccialetto dorato impreziosito da ciondoli arancioni.
L’uomo si congedò con un inchino, uscendo da una delle tante porte e lasciandolo solo con i suoi pensieri.
 
 
Rufy si svegliò di scatto, come colto alla sprovvista dalla realtà. Dei pochi momenti di coscienza passati nel dolore più lacerante aveva ricordi annebbiati e senza un senso logico, come tante immagini ammucchiate in disordine. La prima cosa che pensò fu Nami; alle sue lacrime di sofferenza mentre gli somministrava la cura e alle sue labbra rovinate dai morsi che si dava per resistere alla frustrazione.
Subito alzò la schiena, scrutando ogni angolo di quella stanza buia. Alcune ragazze nascoste nell’ombra lo fissavano silenziose; volevano dire qualcosa, chiedere spiegazioni, ma gli occhi preoccupati del capitano fecero intendere che quello non era il momento più adatto.
-Nami!- la chiamò, ma nessuna risposta giunse all’orecchio. Riuscì barcollante a mettersi in piedi; non si guardò neanche intorno per capire in che posto era finito, tutto ciò che gli interessava era sapere dov’era la sua compagna.
-Rufy!- esclamò Ran, accorgendosi del capitano.
-Dov’è Nami?-
La ragazza non rispose. Il mezzo sorriso che le si era creato nel vedere il compagno salvo morì improvvisamente, lasciando posto ad una smorfia amara ed uno sguardo intento ad osservare il pavimento.
-L’hanno portata via…- rispose per lei Nana. Si avvicinarono piano anche il resto delle prigioniere, preoccupate per la reazione del capitano a quelle parole.
-… Dove?-
-Non lo sappiamo per l’esattezza, l’hanno portata oltre quella porta infondo.-
Il ragazzo non disse nulla. Con movimenti silenziosi prese il cappello giallo ancora a terra dandogli qualche pacca per pulirlo dalla polvere. Poi lo adagiò sul capo.
-Allora andiamo a prenderla.- disse infine, con una semplicità tale da lasciar tutti senza parole.
-Nami, vengo a salvarti!- una voce lontana ma potente, che risuonava tra corridoi e celle altrimenti silenziose, ruppe la barriera di tensione che si era formata nella stanza.
-Se continui così ci scopriranno, né!- urlò un'altra con tono non meno potente.
-Ma la volete piantare?!- disse una terza.
Ogni prigioniera di ogni cella si alzò in piedi per vedere cosa stesse succedendo, tanto sorprese quanto agitate nel notare tre figure incappucciate come delle guardie correre per il labirinto di strade e gridarsi addosso a vicenda. Entrambi i pirati erano finalmente tornati nelle loro sembianze maschili, un altro degli effetti di quella pozione che Robin gli aveva convinti a bere. Mery era in groppa a Zoro, mezza stordita; quella tuta blu la divorava dall’interno, togliendole il fiato. Da quando erano riusciti ad evadere, il tessuto aveva cominciato a stringerla fino a farle formicolare tutto il corpo: un'altra ingegnosa invenzione della setta. Sanji, una volta costatato il problema della ragazza, si era prontamente offerto volontario per portarla in braccio; purtroppo per lui, non fece neanche in tempo a finire la sua galante proposta che Mery si era già avventata sul collo di Zoro. Lo spadaccino, anche se un po’ stizzito per il movimento così brusco, aveva deciso di lasciar correre mettendo al primo posto la salvezza del suo capitano e facendo quindi ricadere Sanji nella depressione più totale… non solo il suo meraviglioso seno era svanito, ma ora si ritrovava a dover fare con una ragazza che neanche lo considerava.
-Ragazzi!- esclamò Rufy, cominciando ad urlare i nomi dei suoi compagni per attirare l’attenzione. Maldestramente appoggiò una mano sulle sbarre, venendo immediatamente investito da una potente scarica elettrica.
-Rufy stai bene?!- chiese Ran avvicinandosi immediatamente all’amico. Fece una smorfia di sorpresa quando costatò che il ragazzo si era semplicemente infiacchito, come se tutte le energie gli fossero per qualche istante venute meno.
-Tranquilla Ran, io sono fatto di gomma.- rispose con un sorriso, allungando a dismisura la guancia.
L’azione suscitò scalpore soltanto a lei, che naturalmente era l’unica ad ignorare l’esistenza dei frutti del mare.
-Ran, sono contento di rivederti!- disse Sanji finalmente raggiunta la cella, gli occhi a forma di cuore e le dita incrociate accanto alla guancia.
-Siete tornati normali.- affermò Rufy, felice di rivedere i compagni.
-Già, non ricordarmelo… dov’è Nami?-
-L’hanno portata in quella stanza, sapete come aprire queste sbarre?- rispose il ragazzo indicando la grande porta alla fine del corridoio.
Zoro fece scendere in malo modo Mery, tirando fuori la chiave che la guardia gli aveva dato e facendo scattare la serratura. Appena aperta, la ragazza si fiondò nella cella, in modo che la tuta riprendesse una larghezza normale.
-Ah, bevi questo…- disse lo spadaccino lanciando la fiala trasparente al capitano.
-Cos’è?-
-Rende immuni agli attacchi velenosi delle guardie, brucia il vantaggio che hanno su di voi. Inoltre annulla la lo scambio dei sessi.- rispose Mery prendendo fiato.
-Bevilo anche tu Ran, non si sa mai.- parlò Sanji levando dalla bocca di Rufy il contenitore.
-Io non sento nulla di diverso…-
-Devi aspettare un po’ prima che faccia effetto.-
-Io vengo con voi.- disse la ragazza con voce sicura, fissando  il capitano dritto negli occhi.
-Umm… no, saresti solo d’intralcio.- rispose questo.
-Ha ragione, queste tute sono state progettate per restringersi appena fuori dalle celle, non resisteresti per più di mezz’ora.- l’appoggiò Mery.
-Vuoi dire che non possiamo uscire?!-  chiese Nana.
-No, tutte coloro che hanno la tuta non possono evadere.-
-Quindi tocca a noi…- disse Zoro accarezzando il manico della spada.
-Tre pirati contro un’intera setta.- continuò Sanji aspirando fumo dalla sigaretta.
-Che stiamo aspettando?- finì Rufy battendo il pugno destro contro il palmo della mano sinistra.
 
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Holaaaa!
E dopo una settimana passata a riscriverlo, eccolo qui! Il capitolo che mi ha fatto impazzire...
Va beh, l'importante è che sia riuscita a finirlo ^.^ come farò a continuarlo? non ci voglio pensare, sarà un problema di domani v.v
La prima cosa che non mi piace è quella di dover allontanare subito Nami da Rufy... ma ho pensato che così quando si incontreranno sarà molto più commuovente   :3
Poi mi dispiace aver lasciato in disparte tutte le ragazze in disparte... però anche li il "moster trio" non poteva avere altre persone in mezzo... non preoccupatevi ragazze, tornerete in scena in un modo o nell'altro! 
e poi boh... ti metti a parlare con i tuoi personaggi. .-.
Poi vediamo... il bracialetto vi ricorda qualcosa? Proprio mentre scrivevo questo capitolo mi è venuto in mente il finale perfetto, il gran colpo di scena che concluderà questa storia, e non vedo l'ora di scriverlo *w* non immaginatevi qualcosa come: Rufy, io sono tuo padre!.
E dopo questa mi eclisso...
un saluto a tutti e alla prossima!


TK:3  
  
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