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Autore: Izumi Midoriko    26/01/2014    1 recensioni
Dicono che non ti accorgi di amare qualcuno finché non l’hai perso. Allora forse è così che si sentiva...
[Ichi/Hime] [Goodbye Halcyon Days]
Genere: Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Arisawa Tatsuki, Inoue Orihime, Kurosaki Ichigo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nota dell’Autrice.

Salve a tutti dalla vostra Izumi-san!
Ho riletto di recente il volume 27 di Bleach e mi sono resa conto che proprio non sopporto vedere Ichigo ridotto in quello stato, così triste e depresso.
Lo leggevo con le lacrime agli occhi e così d’istinto è nata questa Fic, spero di non rattristarvi.
Buona lettura!
Izumi Midoriko


The ONE I Love
 


Ogni parola che il Comandante Generale Yamamoto pronunciava era come un coltello infilzato nel cuore per Ichigo.
Non poteva essere vero, era impossibile che Inoue li avesse traditi, una persona buona come lei non era capace di un gesto tanto vile.
Eppure non era lì con loro, l’unico motivo poteva essere il rapimento.
Era certamente così, senza dubbio.
Sarebbe andato a riprenderla, ma nessuno degli shinigami presenti gliel’avrebbe permesso.
Si sentì sprofondare.

Il giorno seguente tornò a scuola con malavoglia, si prese una strigliata dalla prof per la sua lunga assenza, Mizuiro e Keigo erano i soliti casinisti di sempre. Ma era diverso, il banco di Inoue era vuoto, lei ovviamente non c’era e lui non aveva idea di quando l’avrebbe rivista.
Trascorse la giornata come se niente fosse, ma gli riusciva impossibile.
Pensava a come avrebbe fatto a salvarla da solo, quella notte sarebbe andato da Urahara, lui avrebbe trovato un modo per andare all’Hueco Mundo.
Poi la voce di Tatsuki lo raggiunse in corridoio. Voltandosi le rispose con la stessa freddezza con cui aveva agito per tutta la mattina.
Gridando, in volto uno sguardo preoccupato, gli chiese dov’era Orihime.
Eccola, l’ennesima coltellata al cuore. Nessuno ne aveva parlato, perché glielo chiedeva.
"Ichigo, tu lo sai vero? Dov’è andata Orihime?”
Incassando il colpo si voltò di lato per non guardarla negli occhi e le rispose di nuovo freddamente, cercando ancora di far finta di niente. Lei per tutta risposta lo prese dal colletto e gli gridò in faccia con rabbia, gli disse che sapeva tutto, lo vedeva nei panni di shinigami, sapeva delle battaglie e voleva spiegazioni. Ora il suo sguardo era colmo di tristezza mista a rabbia.
“Non sono fatti tuoi.”
Ed ecco il colpo, un pungo di quelli forti che tirava lei, lo scaraventò contro la finestra rompendola e facendogli sanguinare il volto. Keigo a stento la tratteneva mentre lei infuriata continuava a gridargli contro.
“Che cosa sono io per te?! Non sono un’amica?! Non sono una tua compagna?!”
Dalla foga con cui disse quelle parole sembrava che le trattenesse da tempo.
Anche Ichigo avrebbe voluto gridare, ma continuò a mantenere il suo atteggiamento freddo.
Voltò loro le spalle dicendogli di dimenticarlo.

Odiava tutto questo. Odiava sentirsi così.
Sentiva la rabbia e la tristezza mescolarsi, creavano un gorgo che risucchiava il suo cuore.
Mentre tornava a casa iniziò a fare buio. Un tratto di strada lo faceva sempre insieme ad Inoue.
Gli venne in mente quella volta che si era scontrato con suo fratello divenuto hollow, sembrava passata un’eternità.
Sentiva quel gorgo di emozioni insopportabili allargarsi nel petto, non ce la faceva.
Alzò il volto e gridò al cielo. Per sfogarsi, per svuotarsi di quella sensazione.
Dicono che non ti accorgi di amare una persona finché non l’hai persa, allora forse era così che si sentiva.
Era quello il motivo per cui si sentiva malissimo. Perché lei non c’era più.
L’aveva persa, lei che era sempre con lui. Lei che a scuola aveva l’abilità di capire i suoi stati d’animo solo con uno sguardo.
Si guardò la mano che fino alla sera prima era ferita.
Ichigo l’aveva sentita, era stata lei a guarirlo, come aveva sempre fatto.
Avrebbe solo voluto essere cosciente in quel momento, l’avrebbe potuta fermare. Gli sarebbe bastato allungare la mano e stringerla intorno a quella di lei e non lasciarla andare.
Una lacrima solitaria cadde sul palmo della mano di Ichigo prima che la stringesse a pugno.
Non gli importava che il Comandante Generale Yamamoto gli avesse proibito di andare all’Hueco Mundo, non gli importava se doveva fronteggiare dieci, cento o anche mille arrancar. Sarebbe andato da lei a salvarla, a qualunque costo.
Ed ora aveva capito perché.
Lei non era solo un’amica o una compagna.
Era la persona che lui amava.
   
 
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