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Autore: Caelien    26/01/2014    8 recensioni
Sospesa causa esami! Riprenderò appena possibile!
*Petrichor: l'odore della pioggia sulla terra umida. [Inglese]
"Dentro la tasca non portava solo il suo nastro celeste. Dentro quella tasca c'era la verità, taciuta da tempo".
Maria è partita per Londra; scossa dagli avvenimenti di Moonacre, decide di recarsi altrove, per qualche tempo. Nonostante i solleciti di suo zio, non farà ritorno alla valle prima di aver compiuto i diciotto anni. Quattro anni lontana da magia e mistero, ma soprattutto, quattro anni distante da lui.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Maria Merryweather, Robin De Noir
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Se fossero passate ore o minuti, nè Maria nè Robin potevano saperlo.
L'aria fresca dell'autunno e il profumo di legna arsa entravano dalla piccola finestra, aperta per metà. Il silenzio era rotto solo dai loro respiri, profondi e lenti e 
dal gracchiare dei corvi.
Robin e Maria erano uno di fronte all'altra distesi sul letto di lei. Non riuscivano nemmeno a parlare, tanto erano stanchi. Stanchi per il troppo tempo passato a 
pensare, a fare congetture errate, a dichiarare guerra al cuore e a schierarsi con la mente, fredda, calcolatrice.
Si guardavano negli occhi, cercando di parlarsi attraverso questi. Perché cosa meglio degli occhi poteva esprimere sentimenti, rivelare cose taciute da tempo. 
L'imbarazzo e la paura si erano dissolti, lasciando il posto a un desiderio irrefrenabile di colmare il vuoto, la voragine, creatasi nelle loro anime. 
Quando Maria si riprese dallo shock di sentire le parole 'ti amo' pronunciate dalla bocca di Robin, quest'ultimo la costrinse a farsi medicare le ferite sui polsi, 
ormai riaperte.
-Da quando sai rimettere i punti?- Gli chiese Maria, mentre stringeva i denti per il dolore. Robin si fermò un'istante, mostrandogli la cicatrice sul dorso della 
mano destra. -Ti ricorda niente? Se vuoi fare il brigante nel bosco, curarti da solo è la prima cosa che devi saper fare.-
Solo dopo la medicazione, Maria si distese sul materasso morbido, esausta. Robin dovette riflettere qualche momento, prima di mandare al diavolo l'istinto di 
tornare indietro. Posò la bombetta sulla scrivania, per poi posarsi lentamente sul letto.
Prima che potesse fare qualsiasi altro movimento, Maria lo trasse a sé, baciandolo sulle labbra. -Resta, per favore.- Gli chiese a fior di labbra. Robin non se lo 
fece ripetere una seconda volta.
Ora il tempo scorreva intorno a loro, lasciandoli in una bolla sospesa nel nulla.
-Sai Robin- Sussurrò Maria, rompendo quell'alienante silenzio. -Ho voluto fingere di essere cambiata, tornata a Moonacre. Ma Londra non ha fatto altro che 
incrementare la tempesta che viveva nella mia mente e nel mio cuore. Ho combattuto per inserirmi, come un lupo nel branco, ed è stato difficile. Terribilmente 
difficile. Le giovani aristocratiche non mi somigliavano, contrariamente a quanto avevo potuto pensare. Guardavano me e i miei vestiti come se fossi stata una 
fuori di senno, una nomade. Mi hanno schernita, evitata, odiata. Tutto perché ero diventata diversa, durante il mio soggiorno qui. Ho avuto il tempo di riflettere, 
durante quelle notti insonni, su quanto io fossi simile a quelle ragazze da bambina. Anche io, arrivata a Moonacre, pensavo foste tutti dei contadinotti ignoranti 
ed ingenui, vi trattavo come stracci. Sono arrivata alla conclusione che, nonostante mi abbiano rovinato i capelli intingendomeli nell'inchiostro, nonostante mi 
abbiano bruciato tutti i vestiti nel camino e obbligatami a sbrigare i loro compiti, ero contenta della mia diversità. Oh Robin, se solo tu sapessi quanto male c'è 
fuori da questa valle. E poi ho riflettuto su di un'altra cosa; se il destino mi avesse voluta a Londra, probabilmente, le cose sarebbero andate diversamente. Ho 
interpretato tutto l'inferno che ho dovuto sopportare come la giusta punizione per quello che ho fatto. Tornata a Moonacre ho finito di espiare le mie colpe. I 
miei polsi ne sono la testimonianza. Quindi Robin, ti prego, ti supplico di perdonarmi. Ciò che ho fatto è stata una barbaria nei tuoi confronti, e non c'è giorno 
che io non mi danni e non mi incolpi per questo.-
Le lacrime sgorgarono calde dalle guance di entrambe. Robin la strinse a sé, baciandole i capelli ramati, ora sciolti sul cuscino di seta.
-Maria, ti ho perdonata nel momento in cui ho incrociato di nuovo i tuoi occhi, guardato le tue labbra pronunciare di nuovo il mio nome e visto i tuoi capelli 
ondeggiare nel vento. Nella mia stanza non esisteva più un oggetto integro; la rabbia mi aveva costretto a disintegrare ogni cosa, avrei voluto distruggere il 
mondo, tanto odiavo la mia vita in quel momento. Mio padre freddo e distaccato per l'umiliazione di fronte alla tua famiglia, tu lontana da me e nessuno a cui 
potermi affiancare, a cui poter confidare i miei pensieri.- Maria lo interruppe per un istante. -Ma Rue...- -Rue è stata un errore madornale.- Robin pronunciò il 
nome della ragazza con infinito disgusto. -Era una brava ragazza, sai? È stato il mio odio a tramutarla in una macchina per uccidere, fredda e senza pietà. 
Dovevo accorgermi di questo, dovevo comprendere che stavo trasmettendo a lei la mia rabbia. È stato istinto di auto conservazione, per rimanere il Robin De 
Noir che tu mi avevi aiutato a diventare. Avvertivo una sensazione di disagio, di angoscia, solo come un sussurro, o l'ombra di un sussurro. Ma quando mi sono 
accorto di ciò che avevo creato, di che mostro avesse partorito la mia mente, è stato troppo tardi.- Finì il suo discorso prendendo fra le mani un polso di Maria, 
passando le dita sopra la benda.
-Mi hai ferito Maria, sì. Ma non puoi dire che ciò che ti è accaduto per mano di Rue possa in qualche modo essere giusto. Ho rischiato di vederti morire fra le 
mie braccia. E dopo averti vista morire già una volta, nessun dio, nessun destino avrebbe potuto strapparti via da me di nuovo. Sei la mia Maria, mia soltanto, e 
non ti voglio più lasciare.-
Maria lo guardava, incredula davanti alla fragilità del De Noir. Si sentiva lusingata, ma pur sempre in colpa. Si rifiutava di pensare a ciò che Robin sosteneva, 
non poteva capacitarsi che fosse stato lui, seppur indirettamente, a cercare di ucciderla. Formulando questi pensieri, cominciò a passare la mano destra tra i riccioli 
castani di Robin; percorreva le strade dei suoi capelli come un esploratore in una foresta oscura, ma accogliente. Non aveva mai avuto l'occasione di 
accarezzargli il capo in passato, ed ora era certa che non esistesse al mondo qualcosa di così morbido e profumato.
-Ti amo Robin.- Disse d'un tratto. -E non me ne andrò da nessuna parte a meno che non sia tu a chiedermelo.- 
Quasi automaticamente, le loro labbra si avvicinarono e schiusero, incontrandosi in un bacio che aveva mille cose ancora da dire. 

                                                                                                                      *
Quando il cielo passò dal grigio al nero della sera, i due si erano ormai addormentati uno nelle braccia dell'altra.
Fu un sonno senza sogni, poiché il vero sogno, adesso, era la realtà stessa. 
Durante quel pomeriggio nessuno entrò in camera di Maria; se fosse stato un fortuito caso o il pianto di lei a tenere lontani gli zii e Miss Heliotrope, non lo 
avrebbero mai saputo.
Il rumore della pioggia battente e il freddo del pomeriggio inoltrato svegliarono Maria; aprì prima un occhio poi l'altro e controllò immediatamente se Robin 
fosse ancora al suo fianco. Fu la mano di lui, stratta attorno al suo punto vita, a rassicurarla.
Sentiva il suo respiro caldo sul collo, accarezzarla dolcemente: forse, solo la carezza di una madre avrebbe potuto mimare la dolcezza di quel gesto. 
Improvvisamente, un accesso di tosse costrinse Maria a mettersi seduta e quindi a svegliare il ragazzo.
-Stai bene?!- Chiese Robin immediatamente. -Sì... Perdonami, ti ho svegliato.- Disse Maria, tra un colpo di tosse e l'altro. Il ragazzo si accorse della finestra 
ancora aperta; pensando fosse stato il freddo a provocarle la tosse, si alzò per chiuderla. Fissò qualche istante il paesaggio circostante; dovevano essere le cinque 
del pomeriggio, e sarebbe stato meglio tornare verso la fortezza De Noire prima di sera. -Robin...- Maria lo richiamò con un filo di voce, terribilmente in 
apprensione. Il ragazzo si voltò di scatto: Maria teneva in mano il suo fazzoletto di cotone sporco di sangue. -Oh mio dio. Maria potresti avere qualcosa di 
grave! Dobbiamo avvisare tuo zio.- Robin fece per prendere la bombetta sulla scrivania, ma venne bloccato da Maria. -No, Robin, non andare tu! Se sapesse che 
sei qui senza il suo permesso, non te lo perdonerebbe mai. È troppo protettivo.- -Ma... Al diavolo, andrò a cercare qualcosa per un infuso.- -Ma Robin, sta 
piovendo incessantemente! Sarai tu ad ammalarti!- Protestò Maria, ricominciando a tossire. -Non preoccuparti per me, so cavarmela da solo. Tu va ad avvisare 
quanto meno Loveday. Sarò di ritorno tra poco.- Mari annuì. Guardò Robin aprire il passaggio attraverso il camino e prima che potesse sparire, lo abbracciò 
stretto. -Fai attenzione.- 
Il profumo di Robin le aveva impregnato le vesti ed il cuore e rimase con lei nonostante lui fosse ora lontano.

                                                                                                                      *

Il fiatone era nulla in confronto all'urgenza di portare una cura a Maria.
Scese le scale con una rapidità tale da fargli dolere le ginocchia, per poi uscire fuori dalla grotta di Loveday alla velocità di un ghepardo.  Aveva bisogno di timo, 
passiflora e camomilla, insieme avrebbero cotituito un ottima cura per i polmoni. Mentre si affannava per le praterie, messo in difficoltà dalla pioggia e dal buio, 
un pensiero gli tornò prepotente alla memoria; ricordò quando, dopo una nottata fuori sotto la pioggia, anche Rue cominciò a tossire sangue. Rivide i suoi occhi 
celesti spaventati a morte supplicarlo di aiutarla e la sua voce stridula urlare angosciata. Sotto questo punto di vista, Rue era sempre stata infinitamente più 
debole di Maria. Se fosse stata al suo posto, qualche anno prima, pensò Robin, Rue non si sarebbe mai condannata a morte per salvare la valle. Era troppo 
egoista, troppo pavida.
Cercando di scacciare questo ricordo, cominciò ad annusare l'aria, alla ricerca delle erbe che gli occorrevano. -Maledizione a questa pioggia, dovrai smettere di 
tormentarmi, prima o poi!- Imprecò ad alta voce.
-I problemi ti tormentano finché non li risolvi.- Una voce alle sue spalle lo fece spaventare a morte. -Chi diavolo sei?!- Urlò, non riuscendo a distinguere la 
sagoma di fronte a sé. -Non mi vedi per qualche giorno e già ti dimentichi di me?- L'insolenza e la prepotenza di quella voce fecero risuonare un campanello 
d'allarme nella sua testa. Si toccò lentamente la fondina dove teneva il coltello, che fortunatamente era ancora al suo posto. Incredulo, pronunciò il suo nome. -
Rue?!- Proprio quando le nuvole si mossero nel cielo, un raggio di Luna le illuminò gli occhi celesti. -In persona.-
Il sangue di Robin divenne gelido e per un istante il cuore gli balzò in gola. -Mi sembrava di essere stato chiaro, dovevi sparire da qui.- Rue rise. -Supponi, per 
un momento, che io non voglia farlo. Cosa pensi mi succederebbe?- Robin strinse i pungi con forza. -Rue, vattene. Dico sul serio, non ti voglio più attorno, 
vattene prima che perda il senno e...- Rue scattò verso di lui, puntandogli un pugnale alla gola. -E?! Cosa, Robin De Noir? Vuoi uccidermi? Pensi davvero di 
poterti liberare così facilmente di me e tornare da quella stupida principessina? Ma guardati, sei un rammollito. Qualche mese fa mi avresti bloccato il braccio in 
un secondo.- Disse Rue, con un tocco di amarezza nella voce. -Dov'è finita la tua rabbia, il tuo odio...- -Sei tu la mia rabbia, sei tu il mio odio.- Disse Robin, 
capovolgendo la situazione. Ora Rue gli dava le spalle, col braccio armato girato verso la schiena e quello di lui stretto attorno alla gola. -Non ti ricordi com'eri 
prima? Eri una ragazza innocente, Rue Lennox, avevi paura del sangue e provavi pietà anche solo nel calpestare le formiche. È colpa mia se adesso sei così 
violenta, così fredda. Ricordati chi sei.- Più che minacciarla, Robin sembrava supplicarla. Era la sua ultima possibilità di scrollarsi di dosso quella pesante 
responsabilità. All'improvviso, la sentì tremare, poi piangere. -Uccidimi, Robin, fallo. Sono orfana, non ho nessuno ad aspettarmi. Avevo te, ma ti ho perduto 
come una sciocca. Se vuoi che io sparisca, uccidimi.Altrimenti tornerò, tornerò sempre.- Il De Noir mollò immediatamente la presa su di lei, scosso da quella 
sua abominevole preghiera. Rue si accasciò a terra piangendo, incurante del fango. Robin le si avvicinò, posandole una mano sulla spalla, ma subito venne 
scaraventato a terra e bloccato dal peso di Rue. -Oltre che rammollito sei diventato uno sciocco sentimentale.- Rise lei, divertita. -Tu... Verme.- Le disse, con 
l'acido in gola. ma non ebbe tempo di dire nient'altro, pioché Rue gli assestò un pugno dritto sull'occhio sinistro. Robin imprecò, per poi scaraventarla 
letteralmente di lato. -Ora ti riconosco!- Urlò lei. Robin non la sentì nemmeno; le corse in contro, sfoderando il pugnale. Quella parte di lui doveva 
abbandonarlo per sempre: non aveva mai ucciso nessuno, ma non avrebbe avuto scrupoli questa volta. Mentre volteggiavano tra l'erba alta e bagnata, Robin 
pensò a quanto velocemente Rue avesse appreso l'arte della lotta. Era scattante e furba, non sarebbe stata un'avversaria facile da battere.
Lei tirava pugni e calci a non finire, obbligandolo tal volta ad abbassare la guardia. In compenso, Robin l'aveva già colpita numerose volte col coltello, 
graffiandole il volto e tagliandole la carne delle braccia. -Stai facendo tutto questo per una ragazzina, te ne rendi conto?- Gli urlava lei. -Io la amo Rue! Non 
potrai mai prendere il suo posto!- Le diceva lui, ferendola più in quel modo che non con mille pugnalate.
Dopo quelle che gli sembrarono ore di combattimento, sfinito ed in pensiero per Maria, si deconcentrò dalla lotta e rovinò a terra, inciampando su di un sasso.
Rue colse l'occasione al volo, mettendosi a cavalcioni su di lui e bloccandogli le braccia al terreno. Robin si dimenò nel tentativo di liberarsi, ma la presa della 
ragazza era realmente sorprendete. -Lascia perdere la Merryweather e torna con me. Giuro che la lascerò in pace.- Disse lei, a pochi centimetri dal volto di Robin.
-Mai.- Disse lui, senza esitazioni. -Non mi lasci altra scelta.- Rue lo guardò con uno sguardo disumano. Si chinò sul suo viso e lo baciò. Rialzandosi, era gelida 
in volto, con le lacrime che si confondevano con le gocce di pioggia. Rue alzò il braccio, col pugnale in mano diretto verso il cuore di Robin.
Successe tutto in un lampo; il nitrito di un cavallo risuonò assordante. Una figura scese velocemente dal suo dorso per poi scagliarsi su Rue, sbalzandola via.
Avvertì delle grida, numerose voci e poi il buio. 


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*Sillage: dal francese, la scia del profumo lasciata da qualcuno che se ne è andato.

Ciao care!
Ecco il nuovo capitolo! Vi chiedo scusa se aggiorno con poca frequenza, ma tra studio e malanni il tempo scarseggia :( Spero che questo capitolo vi piaccia e che non deluda le vostre aspettative! Come avete letto c'è un grande ritorno, non potevo proseguire lasciando che quei due se la vivessero tanto facile muhahaha ;)
Grazie sempre delle vostre recensioni e del vostro sostegno!
Un bacione, 

Crys*

 
   
 
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