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Autore: LondonRiver16    27/01/2014    6 recensioni
Adam si voltò verso di lui per poterlo guardare in faccia.
- Da cosa stai scappando, TJ? Noi due ci siamo sempre detti tutto, perché questa volta parlarmi ti risulta così difficile?
Per una manciata di secondi Tommy non fece altro che perdersi negli occhi del suo ragazzo, che quel giorno e con quel sole splendente erano di un irresistibile color acquamarina, quindi li abbandonò per sistemarsi una ciocca di capelli biondi dietro l’orecchio, fissare l’oceano che avevano di fronte e confessare tutto in un mormorio che per un soffio non si perse nel vento.
- Perché stavolta riguarda te.
(Seguito di "I'm gonna make this place your home")
Genere: Angst, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Adam Lambert, Nuovo personaggio, Tommy Joe Ratliff
Note: AU, Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Home'
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Tommy fece del suo meglio per non fare rumore mentre percorreva di soppiatto il vialetto di casa O’Reilly, avvicinandosi alla porta d’ingresso in punta di piedi. Tenne addirittura i denti stretti e le sopracciglia corrugate dal nervosismo mentre infilava la chiave nella serratura e la faceva scattare quattro volte con lentezza, come se tutte quelle attenzioni potessero aiutarlo a passare inosservato nel silenzio campestre che, a notte fonda, era interrotto soltanto dal frinire dei primi grilli di primavera.

Socchiuse l’uscio, s’introdusse in casa e si richiuse il battente alle spalle con tanta premura che per un attimo credette di avercela fatta e sospirò di sollievo, ma quando la luce del corridoio alle sue spalle si accese, proiettandosi anche sull’entrata, si morse le labbra per soffocare un’imprecazione dell’ultimo momento e si voltò, rassegnato, appena in tempo per assistere direttamente alla predica che si era guadagnato.

Rick era già accanto all’interruttore della luce, con addosso un paio di pantofole da casa e una vestaglia blu notte sopra il pigiama a righe, il che sarebbe stato buffo a vedersi se Tommy non avesse sentito premergli addosso tutta la durezza degli occhi azzurri che aveva imparato a conoscere e che ora riflettevano la rabbia di un uomo rimasto in piedi per ore ad aspettare il figlio che avrebbe dovuto tornare alle cinque del pomeriggio, una volta finite le lezioni.

- Spero tanto che tu abbia una spiegazione convincente questa volta – esordì l’uomo, immobile, non staccandogli gli occhi di dosso.

Tommy si sentì mancare l’aria di fronte alla sua delusione e dovette abbassare gli occhi di fronte a quello sguardo impossibile da sostenere. – Io…

- Tommy!

Se il diciassettenne rialzò di scatto la testa fu solo per seguire la corsa di Julie giù per le scale, anche lei evidentemente in ansia e molto più plateale nel manifestare le proprie paure rispetto a Rick. Infatti la donna, anche lei avvolta nella sua vestaglia di cotone e con i capelli in disordine tipici di chi ha tentato invano di prendere sonno, superò il marito e si precipitò ad abbracciare il ragazzo ancora fermo un passo oltre la porta. Lo strinse forte, come per assicurarsi che fosse ancora tutto intero e ignorando il suo disagio dato dal fatto di essere evidentemente nei guai per essere sparito per più di sette ore, quindi si separò da lui e gli strinse le spalle con le mani, gli occhi scuri puntati nei suoi in cerca di risposte.

- Dove sei stato per tutto questo tempo? Non rispondevi al cellulare, ci siamo messi in contatto la scuola e stavamo per chiamare anche la polizia…

Al contrario di Rick sembrava più turbata che adirata, ma ad ogni modo Tommy sentì il bisogno impellente di guardare altrove. Sapeva perché non l’avevano chiamata, la polizia. Probabilmente per evitare la brutta figura fatta le altre due volte.

- Ero con amici – mormorò guardando a terra, appena udibile.

- Tesoro – lo chiamò la donna, posandogli una mano sulla guancia per fargli alzare il viso, e quando il ragazzo gli offrì di nuovo quei mesti occhi nocciola lei quasi ebbe timore di parlare: - Hai bevuto di nuovo?

A quel punto, sentendosi più vulnerabile che mai, Tommy si svincolò dalla sua presa gentile e andò ad appoggiarsi alla parete per levarsi le scarpe, conscio di avere gli occhi di entrambi i genitori adottivi puntati addosso e stremato per quel continuo controllo esercitato su ciò che faceva.

- Solo un paio di birre – confessò con leggerezza, per poi mentire spudoratamente: - Non capisco perché vi preoccupiate tanto.

- Non lo capisci? – intervenne a quel punto Rick, il tono di voce tanto indignato da attirare l’attenzione del ragazzo. - Non avevamo idea di dove fossi, Thomas! Non ci avverti, non rispondi a nessuna delle nostre chiamate, stai fuori fino a tardi senza permesso, bevi e torni a mezzanotte e dici che non dovremmo preoccuparci? Poteva esserti successo di tutto, siamo morti dalla preoccupazione!

Anche se quelle parole gli costarono una fitta di dolore allo stomaco, Tommy reagì facendo spallucce.

- Sono solo uscito a svagarmi un po’ – si giustificò, tornando dritto sulla schiena. - Non volevo creare problemi.

Ma per quanto sincere fossero le sue parole, quella sera gli occhi di Rick parlavano chiaro. Per quel poco che Tommy poteva dire di aver capito di quell’uomo durante i diversi mesi di convivenza, in quello sguardo severo poteva vedere che quella volta aveva oltrepassato la soglia del perdono facile e privo di conseguenze e che scusarsi come un bravo bambino non sarebbe stato sufficiente per elemosinare un po’ di permessivismo.

- Ne sono sicuro – ribatté infatti l’uomo, asciutto e deciso. - Ma siccome ho la sensazione che tu e io diamo un significato diverso alla parola “problemi” e questa è già la terza volta in un mese che ci fai questo scherzo, abbiamo deciso che resterai in punizione per due settimane.

Tommy fece spaziare lo sguardo su Julie, confuso, ma lo sguardo dispiaciuto di lei non fece una piega. Quindi il ragazzo tornò a posare la propria attenzione sul padre adottivo, inarcando un sopracciglio.

- Che cosa intendi con “punizione”?

- Uscirai solo per andare a scuola e tornerai a casa subito dopo le lezioni, ecco cosa intendo – chiarì Rick senza scomporsi. Era evidente che lui e la moglie avevano avuto il tempo di discuterne mentre aspettavano il suo ritorno e che proprio per quel motivo non ci sarebbe stato modo di fargli cambiare idea. - Niente uscite con Adam, Kevin o Alison e soprattutto niente uscite con questi amici di cui non sappiamo niente.

Al solo pensiero di trascorrere due settimane chiuso in casa qualcosa si ribellò in Tommy e il diciassettenne fece un passo avanti per tentare il tutto per tutto.

- Ma non è per niente giusto, io…

- Niente ma, stavolta non c’è proprio niente da discutere– lo interruppe subito Rick, alzando una mano e chiudendo gli occhi un attimo per rendere noto che non intendeva starlo a sentire. - Voglio che tu ti prenda il tempo di pensare a quanto ci hai fatto stare in pena e a quanto sia opportuno che tu ti dia una regolata a riguardo – concluse, per poi accennare col capo alle scale che portavano al piano di sopra, alla sua sinistra. - E ora fila a letto. Domani hai scuola.

Anche in quel frangente l’uomo appariva così misurato grazie alla sua capacità di tenere a bada lo sdegno dietro una maschera quasi imperturbabile che Tommy si sorprese a serbare ancora più rancore proprio per quel motivo. Mordendosi la lingua per trattenersi dal rispondere a tono, emise un grugnito frustrato e superò sia Julie che Rick a capo chino, obbedendo e salendo le scale di corsa fino alla sua camera.

- Buonanotte – aggiunse Rick con tono perentorio mentre il diciassettenne gli sfrecciava accanto senza disturbarsi a rispondere se non con un brontolio indistinto che avrebbe potuto significare di tutto. Quando il ragazzo era ormai quasi arrivato, la voce del padre gli corse appresso: - Signorino, sarà meglio per te che non ti senta sbattere quella benedetta port-…

SBAM!

Troppo tardi.

 

Non appena si fu chiuso la porta della stanza alle spalle con il botto che aveva voluto nel vano tentativo di far pagare a Rick almeno un briciolo della sua inflessibilità, Tommy corse a gettarsi sul letto per affondare il viso nel cuscino. Fu in quel momento che, senza un motivo valido, ricordi risalenti ad alcuni mesi prima gli invasero la mente, togliendogli il fiato per la loro bellezza, per tutto ciò che nascondevano e per quanto in quel momento la persona a cui teneva di più al mondo gli mancava.

Ricordava i primi giorni nella nuova scuola, a settembre, pochi giorni dopo aver festeggiato il superamento degli esami di riparazione di matematica, chimica e francese. Nonostante faticasse ancora a farsi degli amici, alle sue compagne del corso di letteratura inglese erano bastate qualche ora e un paio di occhiatine sapienti per mettersi a spettegolare allegramente su di lui e a ridacchiare ogni volta che lo guardavano e il ragazzo si voltava verso di loro, disorientato da quel comportamento.

D’altra parte avevano fatto lo stesso con Adam quando il ventunenne era andato a prendere Tommy all’uscita in auto. Le liceali se lo erano letteralmente mangiato con gli occhi quando il moro era uscito dal suo macinino e in occhiali da sole, jeans attillati e camicia blu si era diretto verso l’altro con un gran sorriso stampato in volto.

Ma poi tutte erano ammutolite quando avevano visto Adam non limitarsi ad abbracciare Tommy come avrebbe fatto un amico o un fratello particolarmente affezionato, ma appoggiargli le mani sui fianchi e baciarlo con trasporto sulle labbra.

- Con tanto di lingua! – aveva mormorato qualcuna fra le più impressionate.

Da quel giorno la maggior parte delle ragazze avevano smesso di guardare Tommy come inguaribili affamate di ormoni e, perfettamente conscia della situazione, qualcuna di loro si era anche avvicinata al diciassettenne e aveva instaurato una bella amicizia. Poi erano arrivati i maschi, ma quella era un’altra storia.

Riportando alla mente quanto fosse stato bello, esaltante, eccitante fare coming-out di fronte all’intera scuola grazie a uno degli irresistibili baci con cui Adam lo assaliva ogni volta che trascorrevano qualche giorno lontani, con le sue mani addosso in segno di possessività, il suo sapore in bocca e inondato dal suo profumo di spezie, Tommy si sentì morire dalla nostalgia.

Non poteva credere che non avrebbero potuto vedersi per due settimane per colpa di quello stupidissimo coprifuoco.

Dopo quelle che gli parvero ore sentì un lieve bussare alla porta della camera e Julie chiamarlo a voce bassa, ma invece di rispondere seppellì il volto nel cuscino con più forza e cominciò a singhiozzare.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

ZAAALVE

Bè, che ne dite? Uno schifino? Qualcosa di più? Qualcosa di meno? Fatevi sentire!

Cosa devo dirvi, io ormai lontana da questi due più di una settimana non ci so proprio stare! Per cui, ecco, stavo rimuginando su un possibile seguito di “Home” e ne è uscita questa ideuccia di qualcosa di breve (una manciata di capitoli, non so dire con precisione quanti al momento).

Ma ovviamente tutto dipende da voi, sappiatemi dire se la cosa può interessarvi o meno, ho bisogno di opinioni! *^*

Intanto vi abbraccio forte e alla prossima!

 

a.



   
 
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