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Autore: SweetJuls    28/01/2014    0 recensioni
Una notte a Milano. Una festa universitaria. Una compagnia piuttosto allegra. Uno splendore di ragazzo che non può mai mancare. E al mattino un blackout della sera precedente che condisce il tutto.
Emma, la protagonista, intenta a ultimare la sua tesi per l'imminente laurea, verrà totalmente distratta da un'amore da poco scoperto, ma nato da molto più tempo.
«Sì…insomma, non è successo niente tra noi quella sera…niente più di un bacio»
Stavo per chiedergli se avesse perso il cervello per strada ma mi trattenni, come al solito.
«Non so a che tipo di baci sei abituato, ma di certo non stiamo parlando solo di un bacio.»
Si morse il labbro inferiore, indeciso se tenere i suoi pensieri per sé o rendermene partecipe.
«Quindi, ti ricordi?»
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Universitario
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Un saluto a tutti gli amanti di fanfiction,
vi ringrazio per aver dato una chance a questa storia, e a coloro che vorranno lasciare un proprio commento.
Spero gradiate il prologo, (continuo della storia già creato), e ciò che verrà in seguito.
Questo è giusto un assaggio.


Buona lettura! :)
 


Prologo




Guardavo il soffitto distesa sul mio letto, mentre diversi pensieri vorticavano nella mia testa, sfiancandomi più di quanto già lo fossi.
Rimasi per qualche secondo sdraiata, per poi dirigermi verso il bagno e farmi una doccia rigenerante, ne sentivo davvero il bisogno.
Una volta uscita e indossato abiti puliti, andai verso la sala dove trovai la mia coinquilina intenta a lavorare sulla sua tesi di laurea, ricordandomi che avrei dovuto farlo anch’io.
«Ho ordinato la pizza!» si volse verso di me guardandomi con un sorriso «Spero non avessi voglia d’altro.»
«No, affatto. Anzi, ho proprio voglia di pizza.» le sorrisi di rimando, raccogliendomi i capelli con un codino trovato sul tavolo. «Allora come procede?» mi avvicinai a lei, e mi sedetti sul divano al suo fianco.
«Quasi finito, e ne sono davvero soddisfatta.»
Non ne avevo dubbi. Arlene era straordinaria e precisa in tutto ciò che faceva, dalle pulizie allo shopping, dalla cucina a... qualsiasi cosa!
«Appena concludo, mi piacerebbe che tu la leggessi.»
La guardai stralunata «Sai vero che sono duecento pagine che parlano di noiosissime leggi?»
Annuisce senza togliere gli occhi dallo schermo del computer «Almeno la metà.»
Sbuffai sapendo che altrimenti mi avrebbe costretta a leggerlo interamente «Andata.» mi alzai a prendere una birra dal frigorifero, e sentii il citofono suonare.
«Chi è? …sì, primo piano.»
«Una pausa mi ci vuole.» disse Arlene, facendo sparire il suo portatile dal tavolo e dirigendosi in cucina a prendere bicchieri e posate.
Aprii la porta in attesa del fattorino «Ciao. Ecco a te.» dissi porgendogli i soldi «Tieni il resto.» dopo aver ottenuto un ringraziamento in cambio, presi le pizze e chiusi la porta.
«Nuovo fattorino!» mi fece notare, con un luccichio negli occhi.
«Quel tuo sguardo non porta nulla di buono.»
«Oh! Ma sta’ zitta…lo scorso fattorino era un’oscenità, ora che Dio ci da un segnale, perché non coglierlo?»
Il suo collegamento a Dio mi fece scoppiare a ridere.
«Ti ricordo che ora sei fidanzata.»
In risposta Arlene sbuffò fintamente dispiaciuta.  
«Beh, anche questa pizza è un dono…non proprio gratis, e se non ci sbrighiamo a mangiarla si raffredda» mi guardò per un attimo «Sono certa che tu non lo voglia!» sghignazzò, prendendomi in giro.
Il mio problema con le pizze Da Carlo non era tanto il sapore, che era squisito, quanto l’impasto che se non mangiavi subito si faceva duro e mi ritrovavo a fine pizza con la mandibola dolorante.
Le feci il verso di sbeffeggio, e mi sedetti al suo fianco con le nostre pizze ancora calde, nonostante il tragitto, e ci affrettammo a mangiarle.
«Ah! Quasi dimenticavo…mentre eri fuori ha chiamato il Professor Miller, viene dopo pranzo per discutere con te della tua tesi…»
Per poco non mi strozzai con la birra che stavo bevendo. Arlene mi guardò negli occhi con sguardo indagatore.
«C’è qualcuno qui che ha accettato volentieri un segnale Divino…non è vero?»
“Oh, oh”.
 

DUE SETTIMANE PRIMA 
 
«Emma non riesco a trovare le mie scarpe nere!» mi urlò Arlene dalla sua camera da letto.
«Quali?»
«Quelle con il cinturino borchiato!»
Guardai tra la mia roba, ricordai di averle usate il weekend precedente per un concerto.
«Trovate!» presi le scarpe, e le portai di corsa ad Arlene, per poi tornare nella mia stanza e finire di prepararmi per la festa.
Quella mattina venimmo a sapere da un ragazzo del nostro stesso corso che si sarebbe tenuta una festa universitaria in una villa di…non ricordo chi esattamente, ma io e Arlene prendemmo al volo l’occasione.
Cercai di entrare in un paio di jeans strappati sul ginocchio, che mi pareva averli indossati l’ultima volta un paio d’anni prima, e chissà perché non ricordavo di averli fino a quella sera. Nonostante avessi messo su qualche chilo, mi andavano ancora, più aderenti, quindi molto meglio. Misi sopra una maglia larga beige, che mi lasciava una spalla scoperta, e le mie decolleté nere.
I capelli non sapevo mai come acconciarmeli, essendo molto lunghi le più delle volte li lasciavo sciolti, altre raccolti…optai per la prima. Mi truccai leggermente, usando solo un blush e il mascara e poi mi intrufolai nella camera della mia coinquilina per vedere a che punto era.
La vidi armeggiare con spazzola ed elastico, e una volta che la coda era fatta c’era sempre qualcosa che non le andava a genio, così toglieva il codino e cominciava da capo. Nel frattempo mi spruzzai un po’ del suo profumo che teneva sul comodino; le promettevo sempre che l’avrei comprato, ma poi avendolo sempre lì a mia disposizione rimandavo ancora, e ancora…finché Arlene mi permise di utilizzarlo ogni qualvolta volevo.
«Pronta» sbuffò con aria soddisfatta guardandosi allo specchio «Andiamo?» si volse verso la porta e sfilò fuori.
Io le andai dietro, prendendo la mia borsetta a tracolla nera, e seguendo Arlene fuori dalla porta.
 
   
 
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