"Crazy head"







Karin parlava velocemente, accompagnando a ogni parole dei gesti delle mani, a enfatizzare ogni singolo concetto.
"Sto dicendo che se sono qui è perchè ti amo stupido imbecille. Mi piacerebbe dire che, no, non è vero, che ti odio e allora riprendere a litigare. Con i giusti escamotage potremmo anche finire a letto assieme a fare del sesso, per sfogare, beh sai "la tensione sessuale" e tutti quei "bla bla bla" da psicologi. Ma non è questo punto perchè, dannazione!, mi andrebbe bene anche del semplice sesso ma vedi per me non sarebbe sesso. A ogni "scopata" io mi innamorerei di più e mi rincretinirei di più. Sai che non è bello rincretinirsi? Figurarsi per uno come te, poi! Ma io lo farei! E non cambierebbe un merito cazzo se tu mi trattassi male o come un vero bastardo! Perchè probabilmente svilupperei la sindrome di Stoccolma da quanto sono rincretinita per te e sai perchè?"
Chiese in fine, fermando il suo agitarsi e prendendo un profondo respiro, sfiancata dal discorso fatto quasi tutto d'un fiato.
Suigetsu la guardò con gli occhi vagamente sbarrati e la bocca aperta, onestamente sconvolto da quella scena e dal monologo che aveva appena ascoltato.
Era entrata di prepotenza, dopo aver bussato incessantemente per un quarto d'ora, si era fiondata in salotto urlandogli di seguirla e quando l'aveva raggiunta lei gli aveva ordinato di sedersi con un modo di fare così perentorio che per assurdo era riuscita davvero a imporsi sul suo cervello mezzo addormentato.
Il punto era che l'Hozuki doveva ancora riprendersi da quell'arrivo goliardico, figurarsi che era riuscito a seguire tutta quella pappardella.
"Erh, emh...perchè sei rincretinita?" domandò, onestamente incerto.
Aveva parlato accompagnando a quelle parole un gesto vago del capo su cui, poi, era dipinta smorfia che tradiva il suo spiazzamento. Il tutto sotto lo sguardo severo della rossa che lo monitorava ferma, a cinque passi da lui, a gambe divaricate e mani puntate sui fianchi.
"Esatto!" sbraitò lei con un'insolita enfasi che fece trasalire il ragazzo, ancora incapace di comprendere se la rossa volesse ammazzarlo o chissà cosa "Perchè ti amo." aggiunse ancora, abbassando repentinamente il tono di voce, che tradiva sempre una certa rabbia ma anche imbarazzo.
Suigetsu sbattè le palpebre a più riprese.
Ok stava ufficialmente sognando. O magari era strafatto di qualcosa. O ancora ubriaco dalla sera prima, poteva essere.
Tutto sarebbe stato più credibile e accettabile di quanto aveva appena visto e, soprattutto, ascoltato.
"Ehm...sicura?" chiese, cercando di ricordarsi quanto aveva bevuto la sera prima.
Lei lo guardò male e prendendo uno dei cuscini della poltrona, che era alla sua destra, glielo lanciò contro.
"Idiota" ringhiò in replica, con un leggero rossore sulle guance prima di dirigersi a lunghe falcate verso la porta, per poi richiuderla con forza dopo il suo passaggio.
Suigetsu, allibito, si tolse di dosso il cuscino e guardò il punto in cui prima stava piantonata Karin, incapace di credere alla scena appena svoltasi.
Ci vollero diversi minuti prima che il suo cervello, messo a dura prova dall'ora mattutiniera e dall'alcol ingurgitato la sera prima, metabolizzasse tutto quanto e quando accadde scoppiò a ridere battendosi una mano sopra gli occhi.
L'impossibile era accaduto, la fine del mondo era davvero vicina.
E la cosa più assurda era che quella sclerotica dai capelli rossi a lui, pure, piaceva.
Eh, sì. Pareva proprio che il mondo stesse finendo.