Ecco qui il
quarto capitolo! Innanzitutto un GRAZIE a caratteri cubitali a Eliatheas e a Valevigi1995 per aver inserito la fic tra
i preferiti, e a Chefame93 per
avermi inserito tra i suoi autori preferiti!! ^^ Sono
commossa!! E poi, grazie ovviamente a Selhin, Juju210 e PikkolaGrandefan
per le recensioni: eh, che volete farci, Lizzie è
davvero un po’ troppo tonta e Gordo è
davvero troppo timido… Ah, rispondo a PikkolaGrandefan,
per quanto riguarda Miranda: in effetti lei per un po’
sarà totalmente assente!! ^^
Ora vi
avviso: in questo capitolo Lizzie è
fissatissima con Ethan… Personalmente la cosa
non mi piace affatto, a volte arrivo perfino ad odiare Ethan
a morte; ma tutto questo mi serviva come spunto per gli avvenimenti futuri tra Lizzie e Gordo, come potrete
capire già alla fine del capitolo… Perciò vi prego, non
siate troppo dure!! ^^
Buona
lettura a tutti!
“IL MIO MIGLIORE AMICO”
4. Un bacio mancato
Sabato pomeriggio.
L’occasione della mia vita. Più o meno.
Mi guardo allo specchio. Ho
indosso la stessa maglietta nera consigliatami da Gordo più di una
settimana fa, insieme ai jeans bianchi che metto solo nelle occasioni
importanti. Stringo il portatile così forte che ho perso la
sensibilità delle dita.
«Ho un po’ paura
di ciò che sto per fare», confesso nel ricevitore.
Il sospiro di Gordo mi arriva
direttamente nell’orecchio.
«Lizzie, adesso stammi
a sentire. Non so più nemmeno io da quanto tempo hai pianificato questa
cosa. Ormai conosci le abitudini di Ethan Craft a memoria, meglio delle tue.
Andrà tutto bene. Non c’è motivo perché tu debba
aver paura… Vedrai che non potrà resisterti. Sarebbe un idiota se
ti resistesse.»
Cade un silenzio imbarazzato
da entrambe le parti.
«Beh, però in
fin dei conti Ethan Craft è un
idiota», aggiunge subito dopo, stemperando la tensione.
Non sei d’aiuto, Gordo.
Come al solito.
«Senti»,
prosegue, senza aspettare una mia risposta. «Non pensarci troppo, va
bene? Adesso esci di casa e vai in quell’accidenti di parco. In fretta,
prima che io cambi idea e…»
«E…?»,
esalo, abbastanza spaventata.
«… E ti dica che
quell’idiota non merita il tuo interessamento», borbotta lui con
voce bassissima.
Sono ancora davanti allo
specchio, perciò non ho difficoltà nel vedere il calore
incendiarmi il viso. Il cuore mi batte tanto forte da echeggiare nel telefono. Per fortuna siamo al telefono… Per
fortuna non può vedermi.
Mi schiarisco la gola improvvisamente
secca.
«Ah…
Gordo…»
«Lascia perdere»,
mi interrompe lui. «Sono tuo amico, ed è giusto che tu sappia come
la penso. Ma con questo non voglio assolutamente intromettermi, lo sai.»
Sospira di nuovo, come per buttar fuori l’imbarazzo. «Forza, ora
cammina.»
«D’accordo.»
Esito, attorcigliandomi una ciocca di capelli intorno all’indice.
«Ci… Ci sentiamo stasera?»
«Vuoi farmi il
resoconto come nelle soap-opera?», scherza Gordo, ma nel suo sarcasmo
c’è un velo di amarezza.
«No», ribatto,
forse con troppo zelo. «Mi va semplicemente di sentirti, va bene?»
Per un istante resta in
silenzio. Poi si schiarisce la voce a sua volta.
«Va bene. Scusami, non
volevo farti arrabbiare.»
«Non sono
arrabbiata.»
«Sicura?»
«Sì.»
Certo che sono sicura. Non
sono arrabbiata. Sono solo… così confusa.
«Beh, allora a
stasera.»
«A stasera,
Lizzie… In bocca al lupo.»
«Crepi.»
Riaggancio, ritrovando
improvvisamente l’uso delle dita. Fisso il portatile come se potesse
darmi una soluzione ai mille dubbi che sento dentro, poi riporto lo sguardo al
mio riflesso.
Basta. Ha ragione Gordo. Non
devo pensarci troppo.
Il colore delle mie guance
torna pian piano al solito rosa carne.
Spero solo che lui abbia
ragione.
***
Cammino lentamente nel parco.
Oggi è sabato, e Ethan sarà qui col suo skate-board fedele. La
volta buona per fingere di incontrarlo per
caso lontano da sguardi estranei. La volta buona per passare alla tappa
decisiva.
Sono emozionata, non vedo
l’ora di vederlo. Però…
Perché continuo a
pensare all’ultima conversazione con Gordo?
Perché sono
così confusa?
Accidenti a Kate Sanders.
Ancora una volta è tutta colpa sua. Non aveva altro da fare, quella
sera, che venire a dirmi che il mio migliore amico ha una cotta per me?
Sono ancora immersa in questi
inquietanti pensieri quando arrivo in vista del laghetto al centro del parco.
Mi fermo di botto. Ethan
è seduto su una panchina, chino sul suo skate, ed è intento ad
oliare le ruote. Indossa una t-shirt azzurra insieme ai soliti jeans scuri
pieni di griffe. Stagliato contro il laghetto luccicante dei riflessi del sole,
sembra quasi un dio…
All’istante mi
dimentico di tutto e di tutti.
La consapevolezza di essere
qui sola con lui mi coglie quasi impreparata. L’adrenalina salta a mille,
mentre mi dirigo lentamente verso la panchina. Ci siamo.
Finalmente Ethan alza gli
occhi e mi vede.
«Ci si rivede,
Lizzie», mi sorride, sorpreso ma allegro.
Ricambio il suo sorriso,
fermandomi a pochi passi da lui.
«Ciao, Ethan.» Il
solo pronunciare il suo nome mi manda in estasi. Decido di andare subito al punto.
«Ehi, che ne dici, prendiamo qualcosa al chiosco?»
Sorride ancor più
ampiamente, saltando in piedi.
«Certo! Andiamo, ho
proprio voglia di una granita.»
Con lo skate-board sotto il
braccio, si incammina al mio fianco, verso il chioschetto delle bevande. Adoro la sua vicinanza e il suo profumo.
Ad un tratto si porta la mano libera alle tasche dei jeans.
«Ehm, però mi sa
che non ho…»
«Lascia stare, offro
io», lo interrompo, felice di poter fare qualcosa, qualsiasi cosa, per lui.
Mi guarda con il solito sorriso.
«Grazie, Lizzie, sei
veramente una forza!»
Una forza. Beh, è un complimento. Uao!
Per un solo vago istante mi
risuonano nelle orecchie le parole di Gordo, quel pomeriggio al Digital Bean.
“Ah, ho visto sì. Ho visto Ethan Craft scroccarti mezzo frullato
con un solo, lungo risucchio.”
Oh, accidenti. Sto di nuovo
pensando a lui. Ma che mi prende? Sono qui sola con il ragazzo che sogno da una
vita e mi metto a rimuginare su Gordo?
Devo proprio darmi una scrollata.
Arriviamo al chiosco e io
prendo due granite. Ne porgo una a Ethan, con mano tremante; poi andiamo a
sederci insieme ad un tavolino rotondo.
Cerco di chiacchierare del
più e del meno, sforzandomi di sembrare naturale, ma Ethan sembra
concentrato solo sulla granita. Del resto, anche in condizioni normali non
è che si possa avere questa gran conversazione con lui.
Finita la sua granita, Ethan
poggia il mento su una mano e mi guarda tranquillo.
«Scusami, Lizzie, stavi
dicendo?»
Come volevasi
dimostrare… Ma in fondo, chi se ne importa? Mio Dio, quant’è
carino!
«Niente di
importante», sorrido. Ingoio l’ultimo sorso di granita.
«Ehm…» Lo guardo negli occhi. È il momento di passare
all’azione diretta. «Andiamo a farci un giro?»
«Certo.»
Si alza. Per un attimo ho il
terrore che salga sullo skate e mi pianti in asso a piedi; ma mi si affianca di
nuovo, e ci incamminiamo insieme sul sentiero di ghiaia del parco. È
più sensibile di quanto mi aspettassi, allora…
Adesso è lui a
parlare, inoltrandosi in un argomento che per fortuna è accessibile a
entrambi: deve incontrare suo cugino al Candy
Records, il negozio di dischi, perciò inizia a spiegarmi il genere
di musica che gli piace. Ovviamente sono più che interessata
all’argomento, ma mi sono prefissa di compiere oggi, qui e adesso, il
primo passo, quindi alla prima occasione dovrò darmi da fare…
E l’occasione si
presenta quando inavvertitamente, preso dal discorso, Ethan si ferma. Lo imito,
respirando profondamente: so benissimo cosa fare, ho fatto le prove per tutta
la mattina.
«Ahi!», grido,
chiudendo gli occhi e coprendoli con le mani.
«Cosa
c’è?», domanda lui, vagamente preoccupato.
«Ahi… Mi è
entrato un moscerino nell’occhio», mento con convinzione,
intensificando i lamenti. «Cavolo, fa malissimo!»
«Aspetta, non
stropicciarti gli occhi così… Fammi vedere, dai…»
Proprio quello che speravo.
In fondo la prevedibilità di Ethan può giocare a mio favore.
Abbasso le mani,
permettendogli di avvicinarsi al mio viso. Il cuore inizia a sussultarmi nel
petto, mi sento arrossire, ma non indietreggio di un millimetro.
«Lizzie, a me sembra
tutto a posto…», mormora confuso.
Il suo respiro che sa di
menta è quasi un tutt’uno col mio. Siamo vicinissimi.
«Da…
Davvero?», ribatto in un soffio. «Forse… mi sono
sbagliata?»
«Forse», mormora
ancora lui, guardandomi fisso.
Bene, Ethan, che aspetti? Sto
facendo di tutto per agevolarti il compito… Perché non mi baci,
accidenti?
Ma, purtroppo, il piano
fallisce.
Ethan si tira di nuovo
indietro e guarda l’orologio. Io sospiro, delusa.
«Cavolo, si è
fatto tardi!» Lui mette a terra lo skate-board e ci sale sopra.
«Scusami, Lizzie, ma devo proprio andare. Ci si vede in giro!»
Un cenno della mano, poi si
allontana e sparisce.
Per un istante resto immobile
a fissare il punto in cui, fino a un minuto fa, vedevo i suoi occhi fissi nei
miei. C’eravamo quasi. Avevo tanto sperato che, dandogliene
l’occasione, gli fosse venuta voglia di baciarmi. E invece…
Sospiro di nuovo. Niente da
fare, evidentemente non c’è verso che io possa piacergli. Forse
è vero, forse è solo Kate la ragazza che gli interessa. Io sono
un’amica, e anche cambiando per lui non posso sperare di più.
Proprio come mi ha già fatto capire. Ma avevo tanto sperato che le cose
potessero cambiare.
Mi volto lentamente per
tornare a casa e crogiolarmi nella sconfitta con un bel pianto. Ma poi qualcosa
mi fa immobilizzare sul posto.
Dall’altro lato del
vialetto, a qualche metro da me, immobile come me, c’è Gordo.
Per un secondo mi fissa senza
alcuna reazione. Poi mi fa un sorriso, tirato, strano, quasi triste. E di colpo
mi volta le spalle e si allontana.