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Autore: lady_cocca    29/01/2014    4 recensioni
[Intelligence (US)]
E proprio in quel momento, mentre se ne sta lì immobile con due cartoni della pizza tra le mani, la colpisce il pensiero di aver sempre sbagliato a formulare la domanda. Ciò a cui dovrebbe trovare una risposta non è se Gabriel sia solo un lavoro per lei, ma quando abbia smesso di esserlo.
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Bond.

Il movimento con cui si para davanti a lui è tanto rapido e istintivo che nemmeno è sicura di aver pensato, prima di compierlo.
“Potrebbe essere pericoloso”, lo mette in guardia, ma lui si è già spostato di lato per superarla.
“Non sarai mica preoccupata per me, Neal”, la punzecchia, scavalcando il muretto con un balzo e ritrovandosi nel giardino sul retro dell’abitazione che avevano scoperto essere la residenza di un agente della CIA sospettato di corruzione.
Raggiuntolo, lo afferra per un braccio. “Nel caso te ne fossi dimenticato, salvarti la vita è il mio lavoro, Vaughn”, gli rammenta calcando la voce sul suo cognome, ma mantenendola bassa per evitare che qualcuno dall’interno li possa sentire.
Gabriel la fissa dritto negli occhi corrugando la fronte, come se stesse cercando di cogliere qualcosa nel suo sguardo. Sorride. “Ora ho capito! Il tuo piano è quello di ridurmi sul lastrico, a furia di venti dollari o più di cui ti sono debitore al termine di ogni missione. Ammettilo”, sussurra in tono cospiratorio, con tutta l’aria di chi si sta divertendo un mondo.
In tutta risposta, Riley alza le mani in segno di resa. “Mi hai scoperta”, confessa. “D’altronde, non mi pagano abbastanza per avere a che fare tutto il giorno con il tuo carattere infantile e insopportabile”, aggiunge tagliente.
Gabriel si porta una mano al petto e finge un’espressione ferita. “Come puoi avere una così bassa opinione di me? Mi ritieni addirittura infantile?”, si lamenta con risentimento.
Riley alza gli occhi al cielo e gli allunga un astuccio nero. “Hai intenzione di continuare ancora per molto a fare il bambino o vuoi mettere in pratica ciò che ti ho insegnato e scassinare questa porta?”
Non ha ancora terminato la domanda che Gabriel le ha praticamente strappato dalle mani gli arnesi da scasso e ha iniziato ad armeggiare con la serratura.
Riley lo osserva concentrarsi sui suoi gesti e quando sente scattare i meccanismi, reprime un sorriso orgoglioso prima che lui possa accorgersene e pavoneggiarsi a riguardo per il resto del mese.
“Rimani dietro di me”, gli ordina in tono perentorio.
Gabriel sembra deluso. “Non mi fai i complimenti?”
Riley lo ignora e si piazza davanti a lui per ostacolargli l’entrata nella casa. “Senti, lo so che per te è difficile, ma, per una volta, potresti ascoltarmi?”, lo supplica, sistemando la pistola nella fondina sotto la giacca.
“Ti sbagli, boss”, la contraddice. “Io ti ascolto sempre”, asserisce, mostrandosi offeso dal fatto che lei abbia potuto insinuare il contrario. “Però non è detto che io faccia ciò che dici”, soggiunge, aggirandola con un movimento fluido e veloce e precipitandosi all’interno prima che lei abbia il tempo di bloccarlo.
“Gabriel!”, lo richiama. “Torna qui”.

***

Contrariamente a quanto aveva immaginato dopo il loro primo incontro, lavorare al fianco di Gabriel si è rivelato, sin dalla prima missione, più semplice e spontaneo del previsto. Anche se, nonostante quella mattina abbia esagerato quando l’ha accusato di essere insopportabile, e nonostante non creda seriamente che sia infantile, tuttavia non può nemmeno mentire affermando che Gabriel sia tra le persone più trattabili con cui abbia avuto a che fare. In ogni caso, è soddisfatta di come siano riusciti, per il momento, a comportarsi civilmente l’uno con l’altra e a collaborare - ad andare d’accordo, oserebbe quasi dire.
Eppure è da settimane che una domanda continua a ripresentarsi alla sua mente. Riley continua a ripetere a Gabriel, agli altri e a se stessa che prendersi cura di lui e assicurarsi la sua incolumità è l’incarico affidatole da Lillian e, in fondo, è così; ma proteggere Gabriel è davvero solo un lavoro?
Il più delle volte riesce ad ignorare questi pensieri e a nasconderli sotto altri pensieri e altre preoccupazioni, ma ci sono dei momenti in cui si fanno più rumorosi e insistenti, così che le risulta impossibile allontanarli. In compenso,  qualunque risposta abbia tentato di darsi è suonata come una bugia o, in alternativa, le è sembrata troppo spaventosa per accettare che fosse vera.
E proprio in quel momento, mentre se ne sta lì immobile con due cartoni della pizza tra le mani, la colpisce il pensiero di aver sempre sbagliato a formulare la domanda. Ciò a cui dovrebbe trovare una risposta non è se Gabriel sia solo un lavoro per lei, ma quando abbia smesso di esserlo.
“Hai intenzione di suonare o devo continuare a fingere di non sapere che sei lì fuori?” La voce di Gabriel la fa sobbalzare.
Sospira e preme il pulsante del campanello. Quando le apre, Gabriel indossa solo i pantaloni e si sta asciugando con una salvietta il sudore che gli cola lungo il collo.
“Ma che sorpresa, boss. Non avevo la minima idea che fossi tu”, la prende in giro ridendo.
“Non potresti farti trovare vestito, ogni tanto?”, fa lei acida.
“Non sono io quello che si presenta senza invito a casa altrui”, ribatte. “E ti va bene che non fossi nudo”.
Riley spalanca gli occhi e storce la bocca in una smorfia di disgusto. “Ti prego, no, non ci tengo particolarmente a vederti nudo. Dalla prossima volta ti avviserò in anticipo, lo prometto”.
“Ehi!”, esclama lui, indispettito. “Guarda che io sono uno spettacolo per gli occhi, soprattutto se tutti i tuoi ex sono come Griffin”.
Riley è tentata di ritirare tutto ciò che ha pensato poco prima e riconoscere che Gabriel sia davvero insopportabile e infantile come aveva tenuto a ricordargli ben più di una volta.
“Senti, ma Lillian non ti dà mai la serata libera? È sabato sera: non dovresti cenare con degli amici e magari guardare un film insieme a loro o, non so, andare in giro per locali tutta la notte?”
Riley poggia i cartoni delle pizze sul bancone della cucina e apre il frigo alla ricerca di due birre.
“Infatti è esattamente quello che sto facendo”.
Gabriel vorrebbe farle notare che si è appena tradita ammettendo di considerarlo un amico, ma preferisce tacere. “A quale parte ti riferisci? A quella del cibo e del film o a quella dei locali?”
Riley inclina la testa e si porta una mano sul fianco. “Tu cosa dici?”
“Io dico che spero sia la prima, perché non sono il tipo da andare in giro a far baldoria”, scherza.
“Che film e cena siano, allora!”
All’improvviso, però, Gabriel si fa serio. “Dico davvero, Riley. Me la sono cavato da solo per molto tempo e penso di poter sopravvivere una notte intera senza bisogno che tu mi faccia da babysitter”.
Lei lo guarda di traverso. “Vuoi proprio farmelo dire, non è così?”
Gabriel annuisce sorridendo compiaciuto. “Già”.
Riley lo colpisce con un pugno sulla spalla. “Strano modo per confessare che vuoi essere qui, ma apprezzo lo sforzo. Anche tu mi piaci, comunque, e sono contento che tu sia venuta”.
E poi, ecco, ci sono quei momenti in cui Gabriel sembra capire esattamente ciò che sta pensando ed esprime ad alta voce ciò che lei vorrebbe trovare il coraggio di dire; e allora Riley non può fare a meno di rimanere sorpresa per quel lato così sincero e disinvolto del suo carattere.
“Cosa hanno appena sentito le mie orecchie?”, chiede incredula.
Gabriel si guarda intorno. “Cosa? Io non ho sentito niente”
“Idiota!”, commenta ridendo.
I loro sguardi si incontrano e non si lasciano per diversi secondi, e nella luce divertita degli occhi dell’altro leggono la consapevolezza del legame crescente che li sta unendo e che, Riley ne è certa, non ha niente a che fare con il rapporto tra colleghi di lavoro.
“E sappi che prima di iniziare a guardare il film dovrai andare a farti una doccia, perché puzzi”.
“Agli ordini, boss”.
   
 
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