Ho bisogno di strane cose nella mia mente
Per cullarmi tra il nevischio e il cielo ingrigito
Come un vecchio ubriaco marcio ai lati fangosi della strada
Ho bisogno di piccoli spettri dispettosi
E di ratti curiosi
Che mi solleticano e mi mordono la pelle
Ho bisogno di cose evanescenti nell’ombra di angoli curvi
Nell’occhio della bestia e nel piangere dell’oceano
Soltanto per svanire evoco scheletri, quattr’ossa messe in croce
E in cerchio riecheggiano torturando la nuca, massaggiandone la punta
Scendendo per la spina dorsale, strappando perversi spasmi
Dal fallo del maledetto
Ho bisogno di lasciare trasportare questa quieta evanescenza
Al di là del sonno
Per cullarmi tra il nevischio e il cielo ingrigito
Come un vecchio ubriaco marcio ai lati fangosi della strada
Evanescenza.
Di fogli bianchi.
Di pagine strappate e vomitate. Cadono da sopra, da là in alto.
Evanescenza.
E sbiadisce. Tutto.