Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: Mina_Von_Ess    31/01/2014    0 recensioni
“Non siamo mai stati assieme. Cioè, per un po’… Forse. Sta di fatto che sono stato innamorato di lei per anni. Perdutamente innamorato per giunta… Almeno, credo.”
“Beh, vorrei ben dire, caro Giulio. L’hai ritratta mezza nuda. Oppure mentre faceva le cose più normali, più futili, e questo faceva ufficialmente di te un innamorato. Hai scritto la data sui disegni… Sedici anni fa, eh? Fammi indovinare… Lei non ricambiava?”
Sposto il mio peso da una gamba all’altra, appoggiando la guancia sulla testa di mio figlio; anche lui sembra guardarmi con aria interrogativa. Beata infanzia, beata innocenza, beata ignoranza.
“E’ una storia lunga e complicata. Ha ricambiato all’ultimo, due settimane prima che io partissi per l’Inghilterra. Ma non è stata la distanza a dividerci… Ci eravamo promessi di trovare una soluzione, di aspettare l’l’uno l’altro… Di restare assieme.”
Jane finalmente alza lo sguardo verso di me. Il sorriso malizioso è scomparso dalle sue sottili labbra… Ha capito.
“E allora cos’è stato?”
Deglutisco, baciando delicatamente la manina di mio figlio- di sfuggita, come per trovare un’ultima distrazione al dolore che provo in questo momento.
“Lei morì.”
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Non ho praticamente mai scritto una fanfiction originale, perciò critiche e commenti saranno decisamente ben accetti.
Non ho grosse pretese mentre scrivo questa storia; direi che è semplicemente uno sfogo, la descrizione di alcuni momenti, di alcune esperienze che io stessa ho sperimentato, il desiderio di affrontare alcune tematiche tramite la scrittura.
 
Buona lettura, e spero che continuerete a seguirmi!
 
 

Prologo


 
Hong Kong.
 
“Ti diverti proprio a frugare tra le mie vecchie cose, eh?”

“Sì. Oggi piove, quindi ho il diritto di frugare per casa quanto mi pare e piace.” Jane non distoglie lo sguardo dai vecchi fogli; a volte –molto spesso, a dire la verità- sa confondere l’interlocutore, restando esattamente sull’insidioso confine tra serietà e sarcasmo, tra serietà e ironia, senza scegliere nè l’uno nè l’altro. Ma no, ora non è così: vedo bene il sorriso malizioso che tenta di nascondermi.
“Ah, beh, il tuo sillogismo non fa una piega”, ribatto, andando a scovare Dennis dietro il bancone della cucina. Esagero un’espressione sorpresa mentre mio figlio alza le braccia verso di me, battendo i piccoli palmi. Fare espressioni e versi idioti quando si è genitori è una delizia.

“Sei anni assieme, quattro di matrimonio e non so niente dei tuoi anni passati in Europa”, finge di lamentarsi Jane.
“Hai una vita davanti per scoprire tutto quello che vuoi su di me, tesoro.” Sbuffo mentre prendo Dennis fra le braccia. Sono contento di poterlo vedere ogni giorno; se così non fosse, mi spaventerei della velocità con cui cresce. Ha già un anno e mezzo.
Sento Jane borbottare qualcosa mentre mi siedo sul divano con Dennis sulle mie ginocchia, guardando fuori dalla finestra.

L’Europa, l’Europa. Mi chiedono tutti dell’Europa, anche se sanno che non ci vado da quando ho incontrato Jane. Curioso, come un piccolo, al giorno d’oggi relativamente insignificante continente susciti il fascino e la curiosità di tutti, qui; non mi sembra che gli europei mostrassero lo stesso interesse per l’Asia, quando sentivano che ero nato a Hong Kong da padre italiano e madre vietnamita.

“In ogni caso, non c’è granchè da sapere.” Alzo la voce per farmi sentire da mia moglie, che è in camera da letto. Dopo un attimo di esitazione, mi volto e allungo il collo per osservare la scena.
Jane è seduta ai piedi del letto, con una gamba piegata e l’altra distesa di fronte a sè. Dai pantaloni corti sbucano le sue gambe bianche; vedo come sgranchisce le dita dei piedi nudi, come gratta il dorso di un piede con il tallone dell’altro.
Sorrido leggermente, guardandola mentre sfioro con le labbra i capelli neri di Dennis. Jane è sempre stata così informale, così tranquilla, così spontanea; per la maggior parte delle persone ciò è collegato all’essere anomali e trasandati. Ma mia moglie nella sua nonchalance riesce a sprizzare eleganza femminile e un tipo di bellezza naturale da tutti i pori.

Torno a guardare fuori dalla finestra, attendendo che la ripetitività della pioggia mi faccia cadere in una leggera trance; ma in verità non riesco ad adagiarmi del tutto, sapendo che Jane è concetrata nell’analizzare tutto quello che troverà nei miei vecchi scatoloni. E Dio sa cosa ci sia là dentro. Niente segreti imbarazzanti, niente che vorrei veramente nascondere; ma quelle poesie, quegli spartiti, quei disegni, quelle foto, le fotocopie dei miei vecchi esami scritti e chissà cos’altro mi apriranno ai suoi occhi più di quanto in verità vorrei. E grazie a Dio non sono una persona riservata.

“Questa ragazza ti piaceva parecchio. È l’unica a quanto pare a cui hai dedicato un’intera cartella.”
Mi ci vogliono un paio di istanti per capire a chi si sta riferendo; non appena il mio cervello riesce a fare i dovuti collegamenti, sento le guance andare in fiamme.
Cazzo. Credevo – ero sicuro di aver lasciato quella cartella (una cartella verde scuro con l’elastico rosso) nel vecchio appartamento. C’era un motivo per cui non la volevo qui, accanto a Jane, accanto a Dennis… Accanto a me.
 
Amra.
 
Mi schiarisco la voce prima aprire bocca. “Quale ragazza?”
Mi alzo di scatto con mio figlio ancora fra le braccia, iniziando a camminare su e giù per il piccolo salotto a una velocità troppo innaturale, sospetta. Un po’ di emozione e i miei nervi riescono a assoluto prendere controllo del mio corpo e delle mie azioni, vincono come vincerebbe un esercito di marines su un piccolo gruppo di boscimani.
“Oh, sai bene quale. Biancaneve.”
 
È lei, è lei.
 
Mi arrendo. Con un sospiro, raggiungo la camera da letto, appoggiandomi allo stipite della porta. Dennis tiene quasi l’intero pugno in bocca.
Jane mi guarda accigliata ma ancora sorridente; probabilmente pensa che io sia solo imbarazzato, quando invece ho i sudori freddi e penso di stare per rimettere il pranzo.
Mi rifiuto di guardare ciò che tiene in mano; qualche schizzo, qualche disegno, qualche foto tirati fuori dalla cartella verde che tiene appoggiata sulle ginocchia.
Occhi e capelli scuri, sopracciglia folte e arcuate, pelle chiara. Biancaneve: la chiamavano tutti così. E, come se lo sapesse già, anche Jane ci ha messo solo qualche istante per darle quel soprannome.
 
Amra.
 
“E questa cos’è?”
Oh, no, quella decisamente no.
Mi lancio in avanti per strapparle dalle mani una busta bianca, ormai quasi del tutto ingiallita.
Jane alza le mani con i palmi rivolti verso l’alto, quasi in gesto di resa, mentre io nascondo la busta nella tasca posteriore dei jeans.
Dio, sembro veramente un bambino.
 
 
 
Mio caro, carissimo Giulio,
 
mi sono fatta promettere da Tiberio che avresti aperto e letto questa lettera, nonostante tu abbia probabilmente molta voglia di stracciarla e buttarla tra le fiamme del caminetto. Beh, il caminetto non ce l’avete, ma dava un’immagine più poetica rispetto al solito cestino della spazzatura…
 
 

“Ehi, guarda che se era una tua ex me lo puoi dire. Cristo, per chi mi hai preso?”
Almeno non si è arrabbiata.
Vorrei dirle di rimettere tutto al proprio posto, di chiudere quello scatolone e di non riaprirlo mai più, di lasciar perdere la questione e non farmi più domande. Ma questo porterebbe mia moglie a fare l’esatto contrario, cioè a stuzzicarmi e a interrogarmi sull’argomento, fatto che a sua volta porterebbe me ad alzare la voce ed entrambi a litigare.
Quindi, tanto vale.

“Non siamo mai stati assieme. Cioè, per un po’… Forse. Sta di fatto che sono stato innamorato di lei per anni. Perdutamente innamorato per giunta… Almeno, credo.”
“Beh, vorrei ben dire, caro Giulio. L’hai ritratta mezza nuda. Oppure mentre faceva le cose più normali, più futili, e questo faceva ufficialmente di te un innamorato. Hai scritto la data sui disegni… Sedici anni fa, eh? Fammi indovinare… Lei non ricambiava?”
Sposto il mio peso da una gamba all’altra, appoggiando la guancia sulla testa di mio figlio; anche lui sembra guardarmi con aria interrogativa. Beata infanzia, beata innocenza, beata ignoranza.

“E’ una storia lunga e complicata. Ha ricambiato all’ultimo, due settimane prima che io partissi per l’Inghilterra. Ma non è stata la distanza a dividerci… Ci eravamo promessi di trovare una soluzione, di aspettare l’uno l’altro… Di restare assieme.”
Jane finalmente alza lo sguardo verso di me. Il sorriso malizioso è scomparso dalle sue sottili labbra… Ha capito.
“E allora cos’è stato?”

Deglutisco, baciando delicatamente la manina di mio figlio- di sfuggita, come per trovare un’ultima distrazione al dolore che provo in questo momento.
“Lei morì.”
 
 
Continua…
 
 
 
  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Mina_Von_Ess