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Autore: Lady R Of Rage    01/02/2014    3 recensioni
Da quando era stato scacciato, di Randall Boggs non si parlava più.
Il suo ricordo era svanito dalle menti di tutti come lui stesso aveva sempre fatto, seppellito sotto mucchi di novità e cambiamenti, e dopo solo una settimana dalla sua sparizione la vita aveva ripreso a scorrere.
[...]
Mike non sapeva per via di quale incantesimo il suo dolce, timido, solitario compagno di camera si fosse trasformato in un possibile assassino. Non osava chiederselo, semplicemente. Chissà, magari avrebbe potuto fare qualcosa per impedirlo, se solo se ne fosse reso conto prima.
Fu con un po’ di amaro in bocca che pensò che avrebbe desiderato tanto, ma tanto, poter assaggiare almeno uno dei suoi cupcake.
[...]
Era cambiato, Randall. Aveva fatto cose inimmaginabili senza il minimo scrupolo, ma in quel preciso momento avrebbe dato qualunque cosa per poter tornare indietro, cancellare quel mucchio di errori e riscrivere la sua storia con un lieto fine.

[Post-movie | Dedicata interamente a Makochan]
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Mike Wazowski, Randall Boggs
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Something Sweet – Passato, presente e futuro
 
Da quando era stato scacciato, di Randall Boggs non si parlava più.
Il suo ricordo era svanito dalle menti di tutti come lui stesso aveva sempre fatto, seppellito sotto mucchi di novità e cambiamenti, e dopo solo una settimana dalla sua sparizione la vita aveva ripreso a scorrere.
Non una domanda, non un pensiero fu rivolto a quel mostro così insopportabile. Persino quelli che lo conoscevano solo di vista concordavano sul fatto che era assai antipatico, e che era meglio per tutti se non era più tra di loro.
A un anno dal giorno dell’esilio, soltanto Mike Wazowski ogni tanto osava andare a frugare nei meandri della sua memoria, e si ritrovava chissà come a ripensare a quello che, chissà, sarebbe potuto essere suo amico, se solo il destino avesse deciso in modo diverso.
Erano pensieri sporadici, isolati, e nemmeno lui sapeva da dove venissero. I ricordi più recenti erano soltanto un cocktail sfocato di paura, odio, insulti, amarezze di ogni genere; ma a scavare più in fondo lo scenario cambiava, e chissà come, giungeva anche un po’ di nostalgia.
Mike non sapeva per via di quale incantesimo il suo dolce, timido, solitario compagno di camera si fosse trasformato in un possibile assassino. Non osava chiederselo, semplicemente. Chissà, magari avrebbe potuto fare qualcosa per impedirlo, se solo se ne fosse reso conto prima.
Fu con un po’ di amaro in bocca che pensò che avrebbe desiderato tanto, ma tanto, poter assaggiare almeno uno dei suoi cupcake.
Del resto, ormai era via da un anno, e non sapeva nemmeno se fosse vivo o no. E ad ogni modo, non si sarebbe potuto fare nulla per cambiare le cose.
O sì?
 
Anche Randall ci pensava, a volte, al passato. Era l’unica cosa che potesse fare, da solo in un mondo che non era il suo. Sempre più spesso da quando era stato scacciato si costringeva quasi a rinvangare ciò che era stato, col capo tra le mani e lo sguardo perso nel vuoto.
Nei primi tempi, l’unica cosa che gli aveva permesso di non impazzire era il pensiero della vendetta. Come un incubo ricorrente la possibilità di ritornare indietro e infliggere tormenti inimmaginabili a Sullivan, a Wazowzki, a chiunque si trovasse nel raggio di un metro di distanza si materializzava davanti ai suoi occhi, e lo manteneva focalizzato sull’obbiettivo.
Ora non sapeva bene che cosa volesse. Dopo il decimo mese senza trovare nemmeno una porta si era arreso, semplicemente. Aveva smesso di cercare, di opporsi al suo iniquo destino, e si era rassegnato a una vita da animale braccato. Mentre prima aveva tentato di bloccarli, ora permetteva ai ricordi di tornare a galla, e distruggere il poco del suo mondo che le amarezze che aveva subito avevano lasciato intatto.
Aveva sopportato ogni cosa, dopo essere sfuggito per miracolo alla violenza di quella strana donna umana. Aveva sperimentato il freddo, la fame, la solitudine; aveva conosciuto il sapore amaro delle lacrime e quello ancora più amaro della disperazione, ma nulla era equiparabile all’odio che gli riempiva l’anima e la mente.
Odio non verso Sullivan, o Wazowski, o chiunque altro, ma odio viscerale verso sé stesso per aver permesso di farsi rubare la vita.
E per cosa, poi? Per dei numeri su un tabellone.
 
-E’ ufficiale, Sulley. Domani lo andiamo a riprendere.-
-Sei impazzito, spero. Ha tentato di uccidermi.-
-Non lo rifarà.-
-Come lo sai?-
-Lo conosco meglio di chiunque altro. E che tu ci creda o no, anche lui ha un cuore.-

 
Quella notte Randall aveva difficoltà a prendere sonno. L’erba brinata gli pungeva la pelle come un tappeto di aghi, e la bocca aveva un sapore amaro e disgustoso.
Rannicchiato su sé stesso, guardava con aria annoiata il suo fiato che si condensava in impalpabili nuvolette bianche, completamente immobile nel suo mimetismo. Sentiva il peso del mondo sulle spalle, e si chiedeva quando, e se, avrebbe riavuto indietro un’esistenza almeno accettabile.
Era passato un anno intero, ma una parte di lui non si era ancora convinta che fosse tutto finito. Aveva sopportato tante, troppe amarezze, e desiderava ardentemente qualcosa di dolce.
Era cambiato, Randall. Aveva fatto cose inimmaginabili senza il minimo scrupolo, ma in quel preciso momento avrebbe dato qualunque cosa per poter tornare indietro, cancellare quel mucchio di errori e riscrivere la sua storia con un lieto fine. Lui che per lunghi anni non aveva aperto la bocca che per imprecare, minacciare o lanciare insulti, ora desiderava con tutto sé stesso un interlocutore. Aveva dovuto pagare, sì, ma per quanto ancora a lungo?
Era talmente disgustato da sé stesso da non poter nemmeno guardare la propria immagine riflessa n qualche specchio d’acqua senza sentire il bisogno di schiaffeggiarla, castigarla ancora per il solo fatto di esistere. Si era comportato in modo ignobile, è vero, ma erano passati tanti, troppi mesi, e le lacrime avevano lavato via ogni impurità e ogni rancore.
Immerso in un limbo ghiacciato, desiderò di poter scomparire per davvero, e per sempre.
Non si era accorto dei passi alle sue spalle. Non ancora.
 
Quella notte la luna era più luminosa del normale.
Mike sentiva una sensazione di benessere, come di un taglio che si fosse ricucito. Dietro di lui, Sullivan avanzava con lentezza, con mille domande nella mente che condividevano la stessa risposta.
E Randall sorrideva di beatitudine nel sonno, mentre tra le braccia calde di Sullivan assaporava la dolcezza squisita di un nuovo inizio.
 

Angolo Della Cuin.
Okay, che sto facendo? Che cavolo lesso sto facendo?
Non so nemmeno PERCHE’ ho deciso, di punto in bianco, di scrivere un’ALTRA ff su Monsters Inc. E’ che mi andava, ecco. Con quella di prima mi sembrava di aver lasciato troppe cose in sospeso nella mia testolina schizzoide. Non che non ne vada fiera, ci mancherebbe, ho l’ego che mi esce dalle orecchie.
Innanzitutto tendo a spiegare che io stimo, ammiro e apprezzo sommamente Randall Boggs. Ecco, l’ho detto. Lo ammiro un casino. Sono io, praticamente. Non è che so diventare invisibile, peccato, ma io e lui siamo praticamente la stessa persona quando si tratta di classifiche. Vorrei stare a spiegarvi il mio problema personale con le classifiche musicali, e come pensi che ci vorrebbero meno One Direction e più Chiunque Altro, ma ci staremmo le ore, meglio di no. E poi anche IO ho l’abitudine di dire quando sono frustrata “Shh, la senti? C’è aria di… cambiamenti”. Enniente, questa frase è ME. È il mio Mantra per la vita. E NO, non potrei MAI tentare di uccidere Louis o Liam. Non sono così cattiva. Traaaanquilli.
Inoltre, questa storia è dedicata alla mia adorata Makochan, colei che con i suoi messaggi salva le mie giornate. Grazie mille Makoto per esistere, e farmi felice quando chattiamo. Lo so che odi Mike, ma senza di lui non potrebbe esserci questa storia.
Piccole esplicazioni: per quanto ADORI il film, ODIO il suo finale. Insomma, Randall viene preso a botte, sloggiato dal mondo dei mostri ILLEGALMENTE (e ripeto ILLEGALMENTE) e poi preso di nuovo a botte. Ma che è? E poi sembra che NESSUNO si chieda che fine ha fatto, nemmeno quella specie di assistente. Quanto odio Fungo! È inutile, e tratta Randall come se non gliene fregasse nulla. Che odio. Insomma, qui mi sono permessa di ipotizzare che possa tornare indietro, sia pure dopo un anno, e ricominciare daccapo. Spero che anche la Pixar decida così, perché non posso credere che l’ultima volta che Randall si vede (apparte gli errori, che non contano) è quando la donna pazza lo prende a badilate.
Avrete notato spero il ripetersi dei concetti di “dolce” e “amaro”. Bene, la storia si fonda almeno in parte su questo, sulla contrapposizione tra dolce e amaro, e su qualunque cosa possano significare ai fini della trama.
Grazie per essere arrivato fin qui.
Ciao
Mitica
  
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