La
notte della svolta:
La
fine.
Robert guardò il suo riflesso nello specchio…
avrebbe dovuto compiere sessantacinque anni quel giorno, ma il suo volto non me
mostrava più di una trentina. Lo sguardo cadde sulle mani: troppo candide per
un assassino.
Sì, perché non era nient’altro che un assassino! In
quei trent’anni aveva messo fine a così tante vite. Il conto lo aveva perso da
un pezzo. Non ricordava nemmeno i loro volti. O meglio ne ricordava solo due,
quello di Emily e Jessica. Le uniche due vittime importanti.
Il loro pensiero non lo aveva abbandonato nemmeno un’istante in quegli
anni.
Era stanco… stanco della vita che conduceva, stanco
di viaggiare continuamente. Stanco di vivere! Aveva provato in molti modi a
porre fine alla proprie esistenza, ma nulla sembrava funzionare.
Gli restava un’ultima cosa da tentare… Decise di far
ritorno al parco dove tutto ebbe inizio.
Tornare nella sua città natale gli provocò non poche
emozioni, tra cui il timore che qualcuno potesse riconoscerlo malgrado il tempo
trascorso. Era fuggito senza dire nulla a nessuno. In fondo, poi, quale
giustificazione avrebbe mai potuto inventare?
Si ritrovò a camminare per quelle strade, così
familiari, eppure così diverse. Il suo sguardo guizzava da un capo all’altro
della strada, in cerca di nemmeno lui sapeva cosa.
Dopo poco si bloccò. Vide un volto familiare… un
giovane, non doveva avere più di una ventina d’anni, pensò. Lo vide avvicinarsi
ad un uomo anziano voltato di spalle. Non appena si voltò, il cuore di Robert
mancò un battito.
Non era possibile… non poteva essere lui, ma
malgrado il volto segnato dall’età non poteva non riconoscerlo. Si trattava
proprio di lui…
-Steve… -sussurrò. Suo fratello maggiore… ormai
avrebbe dovuto avere una settantina d’anni. Vide il ragazzo mettere una mano
sulla spalla del fratello, e insieme allontanarsi. Gli parve di sentirlo
chiamare “papà”.
Li fisso finché non furono più nel suo campo visivo.
Il suo cuore gli urlava di non stare fermo lì, di raggiungere il fratello ad
abbracciarlo. Sapeva, però, che avrebbe solo allarmato un povero vecchio e suo
figlio.
Riprese a camminare e pensò che Steve aveva
realizzato il suo sogno: quello di avere una famiglia. Aveva avuto quello che
un giorno avrebbe voluto avere lui. Aumentò il passo e si diresse verso il
parco.
Lo spettacolo che si ritrovò davanti lo fece
rabbrividire: il parco, un tempo mantenuto pulito e in ordine, ora non era
null’altro che una discarica. Il cancello, mezzo sradicato, vi permetteva
l’accesso a qualunque ora; vi erano piccoli fuochi accesi all’interno di alcuni
barili, e intorno ad essi dei senza tetto intenti a riscaldarsi.
Si sedette su quella che doveva essere stata una panchina,
ed attese il calare della notte. Forse sarebbe stata un’attesa inutile, oppure
no, ma quel che sapeva era che non doveva andarsene.
Quella notte sarebbe stata di luna nuova, per cui la
trasformazione non sarebbe avvenuta. Alzò lo sguardo al cielo, orami era buio.
Poi i suoi occhi furono attratti da una luce proveniente dal piccolo gruppo di
alberi presenti in fondo al parco.
Senza riflettere si alzò e la raggiunse. Vide di
fronte a sé una donna con un lungo abito grigio che lo fissava con sguardo malinconico. Gli si avvicinò lentamente. Robert ebbe
l’impulso di indietreggiare, ma cercò di trattenersi.
-Chi sei? – le chiese, ma non ottenne risposta. La
donna si limitò ad allungare il braccio e tendere la sua mano al viso
dell’uomo.
-Robert… - sussurrò la donna.
-Tu chi sei! – Era un ordine.
-Sono la risposta alla tua domanda…- Robert la
guardò scettico. –Tu vuoi sapere come porre fine alla tua maledizione, giusto? –
Deglutì –Come fai a saperlo? –
-Perché anch’io ero come te… la notte in cui ti sei
trasformato io ero lì con te… -
Robert la fissò più intensamente negli occhi. C’era
qualcosa di molto familiare in quello sguardo… -Chi sei? – ripeté nuovamente.
La donna gli passò una mano sulla gole, dove vi era
la ferita provocatagli trent’anni prima in quello stesso luogo. –Per fortuna la
cicatrice non è molti visibile… i medici hanno fatto un buon lavoro. –
Un lampo gli attraversò la mente, che fosse… - Tu
sei il lupo che mi attaccò trent’anni fa… -
-Lo ero… almeno fino a quando non ti ho trasmesso la
maledizione… -
-Quindi dopo tu sei… -
-Morta. Esatto. – vi fu un momento di silenzio,
rotto dalla donna. –Ora sai quello che devi fare per rompere il maleficio… -
-Dovrei condannare un’altra persona a tutto questo?!
– chiese, tra la rabbia e l’incredulità. Dopo tutto il dolore che aveva
sopportato… come avrebbe mai potuto essere così egoista da far passare quell’inferno
ad un altro?
-La scelta spetta a te… tu continuerai a vivere fino
a quando non passerai la maledizione. –
-Ma come…- si voltò per vedere la donna, ma quella
era scomparsa.
Tornò a casa, più confuso che mai. Avrebbe avuto
quattro settimane per riflettere sul da farsi. Poi la luna piena sarebbe
tornata.
I giorni passavano, e l’indecisione si faceva sempre
più flebile. Era stanco di vivere in quel modo. Dopotutto, pensò, quello doveva
essere il destino dei lupi.
La prima notte in cui ci fu la luna piena si diresse
nello stesso vicolo in cui aveva mietuto la sua prima vittima. Non ricordava
bene come fosse, ma il luogo lo ricordava benissimo.
Si trasformò in fretta. Ormai lo faceva da così
tanto tempo che il dolore era completamente sparito.
Si aggirò nella penombra per alcune ore, in cerca
della preda adatta.
D’un tratto vide il giovane di poche settimane
prima, il figlio di suo fratello. Stava camminando solo lungo il viale. Dal
passo sembrava ubriaco.
Senza pensare a ciò che stava facendo lo seguì. La sua
parte razionale li implorava di allontanarsi, ma la bestia che era in lui non
aveva alcuna intenzione di demordere.
Il ragazzo si arrestò dietro una panchina e si
accovacciò per vomitare. In quel momento il lupo gli balzò addosso.
Il giovane cercò di scacciarlo, ma la mole di Robert
era ben maggiore della sua. Si voltò per vedere il volto dell’aggressore. Non riuscì
s trattenere un urlo quando vide la bestia dagli occhi iniettati di sangue.
Quello di voltarsi fu un errore fatale per il
giovane. Robert, con una zampata precisa e netta, gli recise parte della gola.
Gli occhi del ragazzo
si sbarrarono e si lasciò cadere del tutto a terra. Immediatamente Robert
iniziò sentire le forze venirgli meno, sorrise tra sé. Quello doveva essere il
segnale che la maledizione era stata trasmessa.
Più veloce che poté
corse lontano dal ragazzo. Mai avrebbe voluto fare un simile torto a suo
nipote, ma quell’istinto che lo aveva guidato ad attaccarlo doveva essere lo
stesso che lo portò anni prima in quel parco.
Il passo si fece sempre
meno veloce, fino a quando il lupo si arrestò, stanco. Si coricò e chiuse gli
occhi sereno.
Quella notte, mentre un
lupo moriva un altro nasceva…
N.d.A.:
(tira fuori la testa, sperando non le tirino addosso dei pomodori) Ehm… salve a
tutti/e! Ecco il terzo, ed ultimo, sequel delle avventure di Robert Turner… La
trama non è molto sensata, lo so ‘-.-, ma spero che un
po’ vi sia piaciuta!^^ Fatemi sapere e non abbiate paura ad essere sinceri, le
critiche sono sempre bene accette^^
A
presto. SoGi