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Autore: michaelgosling    01/02/2014    0 recensioni
1935. Una bambina olandese di nome Henny viene mandata a vivere in America perchè in pericolo: sebbene non sia qualcosa a cui Hitler è contrario rischia molto per via di qualcosa di segreto che riguarda il padre.
1947. Henny si ritrova ad essere testimone di una serie di omicidi: è l'inizio di una catena di eventi riconducibili a quel segreto a lei nascosto per anni e che la porteranno ad essere nuovamente in pericolo.
Si svelerà mai questo segreto? E perché qualcuno la vuole morta?
Genere: Mistero, Romantico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate
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67 CAPITOLO 33. PARKUS SQUARE, 452

Donald Crimball era uno dei giudici più temuti e più famosi della città.
Da quando condannò a morte un ragazzino il cui unico reato era l'aver rubato un pezzo di pane perchè non aveva soldi e aveva fame, persino gli avvocati avevano paura di lui.
Era vecchio, e guardava chiunque dall'alto in basso, come se una prima impressione bastasse per lui per assolvere o condannare qualcuno, che fosse l'imputato, un avvocato o un inidividuo presente al processo per chissà quale ragione.
Colton e Carson lo conoscevano bene.
Conoscevano bene quegli occhi vitrei che si nascondevano in quel volto sottile, colmo di rughe dovute un po' alla vecchiaia e un po' alla mancanza di bontà dell'uomo.
Era uno dei tanti elementi marci della "giustizia" di quella città, ma per una volta furono contenti di conoscerlo: sapevano esattamente le sue abitudini e a che ora tornava a casa, così avrebbero avuto tutto il tempo del mondo per frugare nella sua squallida, sebbene meravigliosa, abitazione al numero 452 di Parkus Square.
Colton, Carson, Harvey e Doug entrarono in punta di piedi, anche se erano certi che non avrebbero trovato nessuno... o almeno.. così speravano.
In fondo, quell'indirizzo, data la sua importanza, poteva contenere di tutto, ma a loro interessava solo una cosa: scoprire la verità e chiudere quella maledetta storia una volta per tutte.
Entrarono da zone diverse, fino a quando non si incontrarono nel centro della casa, il soggiorno.
"Beh.. direi che non c'è nessuno. Possiamo procedere."
Accesero le luci e ognuno di loro andò da qualche parte.
Sebbene fossero soli, o almeno così sembrava, tenevano tutti e quattro la pistola tra le mani, pronti per qualunque evenienza a sparare.
Colton camminava lentamente guardando ovunque, come se si aspettasse l'arrivo improvviso di qualcuno.
Era rigido, e sebbene si sforzasse di restare lucido e di pensare a trovare qualcosa, qualunque cosa che potesse aiutarli, non riusciva a fare a meno di vedere la sua vita davanti a sé.
La sua mente era piena di domande che si stava ponendo.
Avrebbe trovato qualcosa?
E se sì, cosa avrebbe trovato?
Cosa là dentro riguardava la sua Henny?
Una parte di lui, quella che aveva preso il sopravvento in quei giorni, era convinta che avrebbe trovato una verità giusta su quella ragazza.
Un'altra parte, quella razionale e tenebrosa che copriva la sua anima da anni, lo portava a valutare anche le cose peggiori.
E se non fosse stata sincera?
Se la volessero morta perchè in tempo faceva parte del loro gruppo e ora li aveva lasciati per il senso di colpa?
Cos'era lei?
Figlia di un mafioso, un criminale?
Era la spiegazione più ovvia razionalmente, anche perchè altrimenti, che interesse avrebbero quei pezzi grossi della società a vederla sotto terra?
Ma no.. non poteva essere così.
Colton ormai si fidava ciecamente di lei, e si rifiutava di credere ad una cosa del genere.
Lei.. così buona e gentile... no.
Non può essere così.
Deve esserci un'altra spiegazione.
Scacciando quei pensieri che gli affollavano la mente, Colton non riuscì a fare a meno di notare una scrivania.
Iniziò a frugare frettolosamente non perchè aveva fretta di andarsene per paura di essere scoperto, ma perchè aveva bisogno di conoscere la verità.
Subito.
Nel secondo cassetto a destra trovò vari fascicoli.
Li prese e gli diede un'occhiata.
Erano troppi, non riusciva a leggerli del tutto sul momento, ma c'era qualcosa che non poteva non notare.
Il nome di Henny, scritto ovunque.
La sua descrizione fisica, l'età, il luogo in cui lavorava.
Sembrava una grande carta d'identità.
E poi ancora.
Una mappa con segnati alcuni punti, come ad esempio la libreria distrutta.
Colton non poteva leggere tutto e sebbene non avesse ancora capito cosa volessero da loro, la sua ansia poteva aspettare: iniziò a sentire dei rumori che non gli piacevano granché, e il suo istinto gli suggerì di darsi una mossa.
Prese quei documenti e si diresse in soggiorno dove vide Carson spaccare quadri e mobili come un bambino arrabbiato con i genitori.
"Che diavolo fai?"
"Andiamo, Colton. So che anche tu hai sempre desiderato farlo. Sai anche tu quanti innocenti ha mandato al patibolo e quanti colpevoli ha liberato questo bastardo!"
"Certo che lo so, ma ci sentiranno!"
"Ma chi? L'abitazione più vicina è a due isolati da qui!"
"Sarà meglio andarcene. Dove sono gli altri?"
"Hai trovato qualcosa?"
"Sì, ma adesso andiamo, ti prego. Qualcosa mi dice che restare qui non ci aiuterà. Abbiamo quello che ci serve!"
"Non così in fretta, signori!"
I due detective si voltarono.
Donald Crimball li fissava dal piano di sopra, tenendo stretto Naher e puntandogli una pistola alla tempia.
"Lasciate i documenti e andatevene, se non volete che uccida il vostro amico!"
"Andate via. Mi ucciderà comunque!" urlò Naher.
"Ma Har.."
"Siete degli idioti! Sapete che quei documenti sono la chiave di tutto! Non mandate tutto all'aria per un necrofilo che a quest'ora avrebbe già dovuto essere morto!" mormorò Naher.
Colton abbassò lo sguardo in cerca di un aiuto, e lo trovò.
Vide uno specchio, che gli permise di vedere ciò che stava dietro di lui, nascosto nel buio.
Sorrise.
"Sei finito Crimball! A momenti la polizia sarà qui e ti arresteranno per corruzione! Di prove ce ne sono abbastanza!" sbottò Colton.
"Ma di che diavolo stai parlando?"
"Se tu ti girassi, vedresti che le macchine della polizia sono entrate nel tuo giardino. Questione di secondi e saranno qua dentro."
Crimball iniziò ad agitarsi.
Non si voltò completamente, ma il suo sguardo si spostò a destra.
Bastò.
Un proiettile lo colpì al cuore, facendolo cadere a terra, morto.
Dall'oscurità uscì Doug, che festeggiò accendendo un sigaro.
"Cavolo Doug, avrei voluto ucciderlo io!" sbottò Carson.
"Non piangere, ragazzino. Ti rifarai la prossima volta. Tutto bene, Harvey?" mormorò Doug.
"Meglio di così si muore!"
"Adesso andiamocene, prima che arrivi DAVVERO qualcuno."

ALLORAAAAAA :D ECCO UN CAPITOLO CON UN PO' DI SUSPENCE, CHE SPERO DI AVERVI TRASMESSO U.U
FATEMI SAPERE CHE NE PENSATE, SAPETE CHE APPREZZO LE VOSTRE RECENSIONI! CIAO :D



  
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