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Autore: marinrin    02/02/2014    5 recensioni
[Questa Fanfiction partecipa al contest "...And what about crack!pairings?" indetto da Iris e Alle sul forum di EFP]
[LO SO CHE VI SONO MANCATA(?)]
[Crack!Pairing TachiFuyu][Fluff con un tocco di drammatico] [ Pioggia e sentimenti]
Dal testo::
Ma come si può vivere con il peso di non avere più accanto la persona amata?
Era cosciente che sostenere quel colpo non sarebbe stato facile eppure, sprezzante, aveva avuto il coraggio di andare contro quello che era, tristemente, il destino. […]
Spero vi piaccia :3
Kiss
Mary
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Camelia/Fuyuka, Darren/Yuuki
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Autore: : Dark Rose Angel
[Questa Fanfiction partecipa al contest ''...And what about crack!pairings?" indetto da Iris e Alle sul forum di EFP ]
Titolo:: 雨 Ame ~ Pioggia
Eventuale sottotitolo:: Lacrime del cielo-
Paring: Fuyuka x Tachimukai (Yeeeeeeeeh)
Numero parole: 2116 (Word)
Frase assegnata: n* 1 – “Una parte di me si fa beffa dell’altra”—
Note: Ringrazio millanta(?) volte Iris e Alle per avermi fatto partecipare al contest.
ODDEI NON SO CHE DIRE.
A mio parere non credo sia OOC. I personaggi, in realtà, hanno lati di personalità da cui prendiamo ispirazione. Ho pensato ad una Fuyuka disperata perché, in fondo, il suo carattere dolce nasconde tanto dolore.
E beh Tachimukai è puccioso come Endou ma, forse ancor più dolce. E… Il resto alla fine nell’angoletto! ^o^ //viene uccisa da Iris e Alle

 
 
 

 
Pioggia ~

Lacrime del cielo.

 
 

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Pioveva.
Gocce di pioggia, dalle svariate dimensioni, picchiettavano sulle strade dove, quasi con continuità, lo stridore delle vetture si fondeva all’inflessibile scroscio fastidioso delle gomme.
L’asfalto, da poco rifatto, emanava un maleodorante odore che, al viso, sembrava quasi caldo, infrangendo, inevitabilmente, l’umidità della serata autunnale.
Le foglie, dalle particolari forme, rendevano l’atmosfera ancor più cupa poiché, nonostante i colori brillanti, venivano piegate alla volontà della notte diventando scure e, ovviamente, facendo acquisire al tutto un tocco di fosco grazie alla collaborazione dei tronchi, straziati e curvi, degli alberi lungo il viale.
Tuttavia, quel gocciolare fastidioso continuò imperterrito diventando, a mano a mano, decisamente più veloce e rumoroso giacché veniva amplificato dal fogliame della vegetazione, rigogliosa e lussureggiante, della città.
La melodia assordante dei clacson delle macchine sembrò lacerarle i timpani e, di scatto, come per istinto, si coprì le orecchie con i palmi, arrossati e  a dir poco ghiacciati, delle mani rabbrividendo, o meglio raggelando, a quell’incauto contatto.
Una sensazione di torpore tranquillizzò quello spirito inquieto che, in fondo, ora era finalmente emerso dalla foschia che si celava nel suo cuore distrutto.
Continuò a correre, come fosse implacabile, incurante della tempesta che si stava per scatenare di lì a poco.
Le scarpe, color panna, avevano da tempo indecifrabile perso il loro tacco e, ora, sembravano distruggere i piedi, relativamente delicati, della giovane donna mentre il rumore della città stava, inesorabilmente, svanendo.
I passi svelti della gente tra i vicoli, le urla e i sorrisi dei bambini che ritornavano a casa contro la propria volontà, la disattenzione dei passanti, la frettolosità degli automobilisti…
 
 
Tutto indietro…
Per dimenticare…
 
 
Per essere dimenticata.
 
 
 
Non si fermò, andò avanti, finché l’erba vermiglia, sotto alle suole,  non la fece rantolare a terra con un tonfo a dir poco assordante.  
Sapeva che comportarsi in quel modo era sbagliato.
La ragazzina d’un tempo aveva lasciato il posto, oramai, ad una donna…
Eppure, il dolore che stava provando, dimostrava il contrario.
Sentì i suoi arti intorpidirsi ma, ugualmente, come una statua rimase lì, ferma dov’era
 Unica macchia bianca in quella marea di prato, color verde acceso, punteggiato da piccole violette autunnali.
Alzò gli occhi al cielo notturno iniziando, inesplicabilmente, a contemplare l’oscurità, vagamente percepibile, dietro alle grandi nubi, grigiastre e scure, che lo coprivano come un’enorme materasso di zucchero filato.
La pioggia, invece, continuava a scendere come se, misteriosamente, solo il firmamento avesse pietà per lei.
 
 
 
In pochi attimi il suo esule corpo si ritrovò completamente bagnato.
Il vestito, ovviamente, totalmente fradicio.
 
 

 
Socchiuse le sue iridi, color azzurro, sentendo la  pelle irrigidirsi.
Eppure, sentì un alone leggero di calore pervaderle lo spirito.
Tacque.
I capelli color lavanda le si erano appiccicati al viso da cui, ora, erano visibili due guance color del fuoco per il troppo freddo.
Le girò la testa ma, esule, non si azzardò neanche a spostarsi per ripararsi.
Era la punizione che si era data.
Ma ne valeva davvero la pena ridursi in quello stato?
Un lato della sua personalità, forse quello che avrebbe dovuto ascoltare fin dall’inizio, le ripeteva di andarsene, di mettersi al sicuro, di riprendersi…
Di vivere.
Ma, come si può vivere con il peso di non avere più accanto la persona amata?
Era cosciente che sostenere quel colpo non sarebbe stato facile eppure, sprezzante, aveva avuto il coraggio di andare contro quello che era, tristemente, il destino.
La speranza aveva un significato, l’utopia un’altro.
Questo era sempre stato imprescindibile.
Aveva scherzato col fuoco del fato e, ora, si era bruciata.
 
Piangeva.
Non poteva far altro.

 

 
Le lacrime erano calde, brucianti e raggelanti allo stesso tempo, sottili, consistenti, quasi salate.
Le rigavano il viso con grazia, al pari delle ballerine più esperte, per poi mischiarsi, inevitabilmente, con la pioggia.
Ma, dopotutto, cos’erano in fondo le lacrime se non piccole gocce di luce cariche di speranze e desideri?
Urlò, singhiozzò, si sentì morire.
La vita cambiava idea, modificava le intenzioni, i sentimenti...
Si soffermò a lungo, riflettendo intensamente, bramando il sapere come se fosse l’unica cosa che, in quel momento, sarebbe stata in grado di distoglierla da ciò che provava.
Stava tentando di  ingannare se stessa e, ironicamente, ne era consapevole.
 
Rise.
Forse aveva perso il lume della ragione.
 

 
Già, perché lo sapeva che una porzione della sua anima stava sghignazzando.
Sogghignava meschina di fronte al suo illudersi, al suo “mettersi in mostra”.
Si auto-derideva come un pagliaccio che, piangente, sorrideva per se stesso, per sentirsi male…
Come se il dolore fosse la sua unica possibilità per scappare dall’evidenza.

 

 
Una parte di me si fa beffa dell’altra
Pensò tra sé mentre un vento, a dir poco glaciale, le percosse le ossa irrigidendola.
Si alzò, inzuppata d’acqua, continuando a piangere.
 Le sembrava una di quelle telenovelas che guardava in tv.
Aveva freddo e, restando in quello stato,  avrebbe rischiato una broncopolmonite con i fiocchi.
Continuò a riflettere, beffarda, su quella frase che, ora, le donava una rabbia incontrollabile.
Aveva sempre saputo di non essere “quella giusta”. Eppure continuava ad ingannarsi nei piccoli gesti quotidiani, desiderosa di essere notata, privata della sua stessa dignità.
Perché lei era la dolce Fuyuka, quella sempre calma, gentile, seria, tranquilla…
 Una maschera  che aveva sempre ingannato tutti…
Era solo diventata una banale e malfatta ” imitazione” di se stessa.
 
Eppure le importava poco.
 

 
***
 
La pioggia stessa, come un ticchettio d’orologio in fermento, scandiva sonoramente il tempo odioso e malevolo che sembrava, ora, distruggerla psicologicamente…

 
***
 
 
 
Cadde in ginocchio, sporcandosi gli indumenti di terra, maledicendo se stessa,  il suo amore per Endou e iniziando, disperatamente, ad  urlarne il nome.
Patetica” Tutto ciò che si ripeteva…

 
 
 
Ma il gocciolio non terminava…
Che gli angeli della volta celeste piangessero per lei?

 
 
 
Un vento gelido le percosse il corpo.
Il torpore prese presto il sopravvento riportando alla luce, finalmente, la ragione della giovane.
Alzò le sue grandi iridi verso l’alto per poi, sospirando, portare le mani agli occhi, vergognandosi di se stessa e, inesorabilmente, iniziando a singhiozzare, strenuamente, fino a farsi mancare il fiato.
Si era persa, non riusciva a distinguere il paesaggio, e , inoltre,  aveva freddo.
Fissò le fronde cupe degli alberi in cerca di conforto, o meglio di risposte, rimirando il fogliame denso dagli svariati colori caldi.
Le ricordava tanto una scena già vista, magari d’un pittore...
Ne osservò i tratti, iniziando a giocare con una fogliolina lì per terra, scrutandone ogni minimo particolare e sfumatura.
Per alcuni istanti, quasi interminabili, iniziò a credere che sarebbe morta lì quella sera finché, come se fosse un segno della provvidenza,  un ombrello, color dell’oro, la riparò dalla pioggia.
 

 
 « Riparati o rischierai di prenderti una bronchite. »
 
 
 

Una voce dolce, soave, familiare.
Alzò lo sguardo verso il suo interlocutore scoprendo due magnifiche iridi acquamarina e dei capelli dello stesso colore del sole.
Aveva un viso limpido, curato, lucente, con un sorriso a dir poco dolcissimo.
« T-Tachimukai… Non d-dovresti essere qui. » Aggiunse la diciannovenne, esitante, scostandosi una ciocca di capelli color lavanda e abbozzando, alla meglio, un risolino ironico.
Iniziò a oscillare leggermente perdendo, poi, definitivamente l'equilibrio.
Il corpo non rispondeva ai comandi, sentì la vista offuscarsi, non riusciva ad udire le parole di Yuuki, il suo volto sembrò raggelare.
Tentò di aggrapparsi al ragazzo, come un naufrago ad una vela di salvezza, ma le sfuggì il controllo mentre la testa iniziò a girarle.
Cadde a terra con un tonfo frastornante ed i capelli le finirono sul viso, come l’acqua piovana del resto.
Cercò di parlare, urlò nel silenzio un “aiuto”, ma, dalla sua bocca, non uscì che un sospiro  leggero, coperto dal boato imponente d’un fulmine.
La voce del ragazzo sembrava farsi sempre più lontana mentre, pungente, un odore fastidioso di camomilla le perforò le narici.
Si portò una mano al cuore, dando un ultimo sguardo, sorridente, al suo interlocutore.
Una sensazione di vuoto le persuase l’animo e le tenebre si impossessarono della sue esule vita.
 
Svenne.
 
***
 
 
Sollevò lentamente le palpebre rivelando le sue iridi color azzurro cielo per poi, repentinamente, alzarsi.
Osservò la stanza biancastra dell’ospedale da cui spiccavano, radiosi, dei meravigliosi girasoli che, eleganti, donavano alla sala un tocco di vitalità e colore. Si girò verso sinistra,  rimirando i macchinari di fianco a lei e, ovviamente, notò subito una figura maschile seduta su una sedia accanto al suo letto d’ospedale, con il volto rivolto sulle sue coperte grigiastre..
Tachimukai si era addormentato.
Sussultò, perdendo un battito, mentre il macchinario scandiva un sonoro “bip”.
Per quanto amasse il suo lavoro da infermiera, quei “cosi” li odiava.
Sul volto della Kudou si distese un sorriso dolcissimo mentre osservava, attenta, il lineamenti delicati e l’espressione serena del giovane.
Con leggerezza, ed innata delicatezza, scostò una ciocca di capelli, beandosi del sorriso del ventenne per qualche minuto.
Era davvero carino quando riposava…
Avvampò, dandosi una leggera botta in testa.
 Insomma, ma che razza di pensieri erano quelli?! Dopotutto si era appena ripresa -o almeno così tentava di far credere a se stessa- dal dolore che, poche ore prima le aveva letteralmente consumato le forze...
Che quello fosse il suo modo di agire per dimenticare? O meglio, per curare il suo cuore ferito?
Doveva accettare l'evidenza.
Sapeva benissimo che avrebbe dovuto iniziare a vivere di nuovo... Ma, ci sarebbe riuscita?
Sospirò. Troppe domande e nessuna risposta.
Intanto, il biondo, iniziò a stiracchiarsi aprendo di scatto gli occhi mentre, compiaciuto, notò che l’amica si era svegliata.
« B-buongiorno. » Disse lei iniziando a giocherellare, nervosamente, con una ciocca dei suoi capelli.
« Buongiorno Fuyuka, è da tanto che sei sveglia? » Domandò lui mentre si sistemava, sedendosi in modo composto.
« No… Mi sono svegliata pochi secondi prima di te. » Mentì la Kudou rivolgendo, istintivamente, il volto verso la finestrella semi-aperta.
L’altro sghignazzò, intuendo che quella non era la verità ma, ridendo, decise di passarci sopra.
Fuyuka, intanto, si imbronciò capendo l’ironia dell’amico.
« Ieri... Ehm… Hai ascoltato t-tutto? » Aggiunse poi, prendendo coraggio.
« Già. » Rispose secco Yuuki.
Cadde, irrimediabilmente, un innato silenzio rotto solamente dal rumore del venticello autunnale contro la finestra e dall’acuto del ‘misura pressione’ di fianco ai due.
 

 
***
 
Troppo tesa.
Era impressionante quell’atmosfera a tal punto che, notatola, l’amica della giovane non volle entrare in stanza e, di nascosto, preferì origliare dietro la porta.
Si, per quanto Haruna amasse gli scoop e le novità, l’idea di ficcare il naso in prima persona non l’attirava per niente. E poi la Kudou sarebbe stata dimessa due giorni dopo… Di tempo ne aveva.
Lungo il corridoio c’era un sorprendente via vai di gente.
 Fu orgogliosa di non lavorare lì immaginando, ovviamente, lo stress di quelle persone.
Così, annoiata, optò per andare a prendere un caffè al bar e, magari, quando la situazione si sarebbe fatta più tranquilla sarebbe andata a salutare  la sua “friend”.

 
***
 
                                                                …
 

 
« Dovresti smetterla di accusarti in questo modo. Se Endou non ti ama, non è colpa tua. »
Riprese lui prendendo, finalmente, parola.
« E tu che ne sai eh? » Urlò istericamente mentre le palpebre iniziavarono a pizzicarle.
« Rischiare di morire così è da stupidi. » Aggiunse Yuuki,con teno deciso, facendo ri-scoppiare in pianto l’azzurra.
« Allora sono una stupida! » Urlò la Kudou, sopraffatta dalla rabbia.
Il biondo si piegò leggermente verso di lei e, con dolcezza, l’abbracciò.
Il cuore della giovane batté all’impazzata mentre un rossore evidente si fece spazio sulle gote.
Sentì il suo corpo tremolare appena, come fosse un sussulto, forse stupita dalla misteriosa azione.
Un calore mai provato, tanto strano da pensare di star sognando di nuovo.
Idilliaca sensazione piena d’affetto che Fuyuka bramava più di qualsiasi cosa al mondo.
Non un tesoro, ma solo un vero abbraccio.
Si lasciò ciondolare, abbandonandosi al benessere meraviglioso che l’avvolgeva in quell’istante, poggiando la sua testa sulla spalla del ragazzo, chiudendo gli occhi, come fosse un’innata ninna nanna.
Lo strinse a se, succube di quel fermento nel suo cuore, dei sentimenti che stavano lentamente affiorando.
Una piccola lacrima che parve d’un color cobalto tant’era felice per quel momento.
Poi si staccò da lei ed una sensazione di vuoto, di nulla, sembrò ammonire il suo ego desideroso d’affetto.
Ne voleva un’altro, un ultimo ancora… Ma, forse, mentiva a se stessa… Non se ne sarebbe mai stai stancata.
Tachimukai accarezzò, poi, il viso della Kudou con una delicatezza tale da farle svanire i suoi stessi pensieri.
Le sorrise.
 
 
« Amare non è da stupidi, è da forti. Proprio per questo non bisogna ridursi in quello stato. »
 
 

 
Durante la convalescenza un angelo, dagli occhi oltremare e dalla capigliatura color del sole, vegliò su di lei.
 
 
 ***

« Tachimukai? »
« Dimmi. »

« Secondo te, vale davvero lottare per qualcuno che si ama? »
« Certo, però… »
« Però? »
« Bisogna riconoscere il proprio limite. »
«»
« Si cresce, si cambia, si matura... È inutile cercare di uccidersi per un rifiuto. »
« Già. »
« »
«»
« Fuyuka? »
« Mh? »
« Se ti chiedessi di uscire insieme, cosa risponderesti? »
« Che con te andrei anche in capo al mondo. »

***

 
 
 




 
Angolo della cioccolata calda In vendita presso il fantasy supermercato nella testa di Mary con Tenma Cassiere(?) –Costo un pallon—
 

L’autrice sogghignò attenta sul titolo. Le aveva provate tutte.
Ma proprio TUTTE.
Prendere a pugni un cuscino(?), giocare con il suo pupazzo a forma di pikachu (cosacazz//),ballare musica a palla cosciente di non saper ballare, saltato sul letto come una deficente DOP, lanciato libri a raffica imprecando contro la matematica e guardando, sbavando, immagini di Tenma--
Aveva persino provato a fare Yoga con il modesto risultato di prendere una storta pazzesca (…) e alla fine si era messa persino a testa in giù per provocare l’afflusso di sangue al cervello. Un mal di testa che non si può descrivere, o forse lei non sa farlo…
Alla fine entrò, con  la delicatezza da rinoceronte scalmanato, sua madre e bada bim, a furia di dirle di sistema il disordine della stanza, che Maria definiva “caos volutamente propinquo per lo squilibrio mentale basilare necessario per fic”, le venne l’idea fissando il cielo e il fatto che beh, le idee le arrivavano come fulmini –se si impegnava-.
Scribacchiò i titoli e si decise, imitando la sua posa da “Maria Vittoriosa” pensando che il suo Tenma l’avrebbe di certo premiata(?)-
 

AHEM
 

 
Buonsalve. NO ok non resistevo nel descrivere il tempo che ci ho impiegato a trovare il titolo (tutte le cose elencate sono vere) xD
Oddei, Alle, Iris, spero di non avermi deluse e che, siate sopravvissute al monologo palesemente  idiota(?) che ho scritto. Non ci posso credere che ce l’ho fatta <3
Mi sento esaltata. No, mettete a freno la mia cretinagine cwc
DATEMI UN TENMA.
Ahem-
Alle, distruggimi ma con delicatezza mi raccomando che sennò arriva Gordon Ramsay e ci uccide tutteh.
*l’intero fandom la lincia(?)*

 
 
DIZIONARIO ERRANTE(?)?
Diaccio= Freddo in maniera leggermente più elevata.
Boato: Acuto suono spesso utilizzato per descrivere i fulmini.
Telenovelas: Titolo spagnolo per definire storie romantiche in Tv(?)
Fuyuka Kudou= Camelia Trevis
Tachimukai Yuuki: Darren La chance
 
 
 
Perché FUYUKA x TACHIMUKAI ?
(mi auto faccio domande, dimostrando la mia cretinagine)
La amo e basta. La mia crack paring preferita.
Non ha molto senso, ma sono dolcissimi insieme, non credete?
Tachimukai è puccioso, Fuyuka ancora più dolciosah uwu
Odiatemi, ma beh, mi piace <3
Non prendetela a male, Mi piace anche la HaruTachi e FudoFuyu ma AMO la Fuyutachi.
Ce li vedo bene, ecco.
Non danno fastidio a nessuno, anzi, sono anche tenerosi. NON NEGATELO UVU
E poi beh, ci sono taaaaante ragioni per amarli <3
Sono tanto simili a noi in realtà, pensatici. La classica ragazza timida e il ragazzo premuroso che l’aiuta, simile un po’ al concetto di migliore amico… Ma ora mi devo fermare sennò Iris mi ammazza ewe.
 
STILE
Ho usato uno stile sobrio, ma con l’ inserimento di piccole pause per aiutare lo scorrimento base. (lettere in corsivo, colorate e i 3 puntini vicino alla parte di Haruna)
“È fastidioso quando tutto  è uniforme perché rende la lettura lenta e noiosa”[cit: Destroyer of  Dreams]
Per quanto riguarda la parte di Haruna, ho notato che se non la dividevo rendeva lo stile fastidioso da comprendere perché è un’azione che si svolge “nel mentre” d’una discussione.
Vabbeh, la smetto di ROMPERE le scatoline colorate(?)
 
Spero che l’immagine vi piaccia e che, per tutti voi sia arrivata la nuova coppia, TACHIFUYU <3
*rotola via lanciando ciambelle in braccio a Tenma(?)*
 

 
 

 
   
 
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