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Autore: sunflowers_in_summer    03/02/2014    3 recensioni
|Elisa e Will si guardavano negli occhi con astio, marrone scuro contro verdemare.
- Avete litigato? - chiesi cercando di celare la speranza e la gelosia.
- No - rispose fredda Elisa – Vuole che lo perdoni per ciò che ha fatto - Will abbassò lo sguardo, evidentemente soggetto ai poteri di Elisa – Non capisce che sono arrabbiata per ciò che non ha fatto.|
Nati dall'unione di un dio e un semidio, gli Oratori sono incantatori di folle, con poteri simili a quelli di un dio più di quanto si immagini. E sono decisamente pericolosi.
Storia ambientata una decina di anni dopo l'impresa dei Sette.
Genere: Avventura, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gli Dèi, Nico di Angelo, Nuova generazione di Semidei, Nuovo personaggio, Rachel Elizabeth Dare
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
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L'Oratrice
CAPITOLO 1 - Dove il passato ritorna

ELISA

Era probabilmente l’essere umano più bello che avessi mai visto.
Tutto, a partire dagli occhi al modo in cui si passava distrattamente una mano tra i riccioli biondicci, emanava una luce intensa, sebbene fuori dalle ampie finestre del corridoio il cielo fosse cupo e la giornata fosse uggiosa, tipicamente novembrina.
Elio, nuovo compagno di classe. Ecco come la mia cara amica mortale Cecily mi aveva presentato il bellissimo ragazzo.
Elio era la novità dell’anno: si era presentato a scuola a settembre, quando non ero ancora tornata dal Campo e, al mio ritorno, ero rimasta letteralmente folgorata da lui.
Il ragazzo non era di certo un dongiovanni, ma c’era qualcosa in lui di troppo naturalmente bello e splendente. I suoi occhi caldi e color nocciola, la pelle perfetta e le labbra pallide.
Con il senno di poi, avrei dovuto capire che tutto ciò era troppo straordinariamente divino da essere normale. Avrei dovuto intuirlo almeno io, che di normale non ho niente.
Il mio nome è Elisa e sono una figlia di Atena.
Se avessi saputo cosa stava per succedere, sarei fuggita dalla scuola non senza prima sbattere un libro in testa a Cecily, la quale era con me in corridoio e non la smetteva di flirtare con uno della squadra di rugby.
Elio mi lanciò un sorrisetto di quelli che tolgono il fiato prima di chinarsi sul telefono a mandare messaggi. Arrossii leggermente trascinando Cecilia nel cortile esterno prima che iniziassi a straparlare, come sempre quando sono nervosa. Avevo un brutto presentimento, un peso che mi bloccava lo stomaco.
- Eli, c’è qualcosa che non va? - chiese Cecily preoccupata.
Le lanciai uno sguardo esplicativo, freddo e distaccato che metteva in chiaro tutto.
Avevo questo strano potere, quello di comunicare anche solo con gli sguardi, che con gli anni avevo imparato a controllare. Era un potere molto raro persino tra i semidei, era uno dei simboli di una specie di eroi davvero particolare.
Anche Elio uscì nel cortile, vuoto per via del fatto che era orario di lezione. Stavo per correre via per evitare lo stato di soggezione in cui cadevo quando c’era lui nei paraggi, quando un luccichio bronzeo catturò la mia attenzione.
Fu questione di un secondo prima che i miei riflessi mi portassero a stringere in una mano il ciondolo a forma di gufo che portavo al collo (un regalino della mia mammina divina) per trasformarlo in qualcosa.
Sì, perché il potere del mio amuleto è particolare: può trasformarsi in qualunque cosa io abbia bisogno, non necessariamente, però, in qualcosa che desideri.
In quel momento la collana si trasformo in un pugnale, ma questo cadde dalle mie mani non appena il volto del mio avversario entrò nella mia visuale.
Davanti a me, infatti, si erigeva in tutto il suo splendore William, figlio di Poseidone. Il mio migliore amico,  prima che lui e suo fratello Alex partissero per un’impresa l’estate prima e…
Alex! quanto mi mancava…
Gli occhi verdi di William mi scrutavano beffardi e intensi, ma, dall’ultima volta che lo avevo visto, nel suo viso si era fatta strada una tristezza acuta, identica alla mia.
- Elisa - disse con il suo accento californiano – quanto tempo…
- Mai troppo, William - risposi freddamente raccogliendo il pugnale curandomi di non abbassare la guardia.
- Oh, andiamo - sussurrò quello abbassando la spada – pensi davvero che possa colpirti, io, che ti conosco da una vita?
Allentai la presa troppo forte sul pugnale persuasa dalle sue parole e notai con disappunto Cecily fissava Will trasognante e Elio lo squadrava visibilmente sconvolto.
Lanciai al bel ragazzo uno sguardo di scusa e presentai la mia amica a Will pregando gli dei che lei non si prendesse una cotta per il bel semidio.
- Bello, l’anello - dichiarò Cecily indicando la mano di Will il quale mi lanciò uno sguardo complice: significava che la Foschia stava manipolando la mente di Cecily trasformando la spada nell’aspetto che assumeva per i mortali, ossia un anello bronzeo.
- Anello? - chiese sconvolto Elio – Io vedo solo una spada!
In quel momento, mentre Will mi lanciava sguardi allarmati, la mia mente fece un breve calcolo di tutte le stranezze di Elio giungendo a una terribile conclusione.
- Sei dislessico, vero? - chiesi sottovoce, spaventata dalla risposta.
- Sì - affermò il ragazzo - ma come…
- Elio tu sei…
Non riuscii nemmeno a finire la frase che una zampa nera ed enorme fornita di lunghi artigli quasi mi sfiorò, se non fosse stato per i miei riflessi da battaglia.
- Attenti - urlai, come se servisse a qualcosa, dato che più o meno tutti si erano accorti che un segugio infernale ci stava attaccando.
Trascinai Cecily, la quale continuava a dichiarare quanto fosse carino il “cagnolino”, dietro un’angolo dell’edificio seguita da Elio e Will che ci copriva le spalle brandendo con abilità la spada e borbottando contro l'olfattto dei mostri tale da captare una concentrazione di semidei da milioni di chilometri.
- Cosa facciamo? - chiese il figlio di Poseidone menando fendenti.
Sono o non sono la figlia della dea della strategia militare? So come muovermi in questi casi.
- Schema teta - urlai con la consapevolezza che Will sapesse di cosa stavo parlando. Ci eravamo allenati insieme per anni.
Con una scivolata, Will passò sotto il ventre del mostro attaccandolo da dietro mentre io lo distraevo sul davanti. Un passo falso, però, mi fece inciampare sul marciapiede e mi ritrovai immobilizzata dalla zampa anteriore del segugio e disarmata.
Chiusi gli occhi e pregai che la mia fine giungesse velocemente, quando il segugio guaì di dolore. Ma non era stato Will, il quale era immobile come una statua di Medusa, a colpire il mostro.
Quando riaprii gli occhi, Elio brandiva il mio coltello contro il muso del mostro e ogni pugnalata corrispondeva a un guaito più forte, finché Will non si riprese dallo choc e colpì il segugio sul fianco facendolo esplodere in polvere dorata.
Mi rialzai tremante  da terra mentre Elio fissava incredulo il mio coltello nelle sue mani.
- Elio - sussurrai posandogli una mano sulla spalla – c’è una cosa che devi sapere.
- Non c’è tempo! - esclamò Will venendomi incontro - Il motivo per cui sono qui è perché devi venire con me.
Non volevo andare da nessuna parte con quel semidio e glielo comunicai con uno sguardo sprezzante.
- E’ importante - dichiarò quello con un tono che non ammetteva repliche – Chirone dice che ha un messaggio per te.
Può sembrare strano, ma William non è capace di mentire. Perciò non potevo fare a meno di fidarmi di lui.
- Allora Elio verrà con noi - dissi fermamente. Nemmeno io ammettevo repliche.
- Aspettate, venire dove? - chiese Elio chiaramente confuso. Tra me e Will, non doveva aver capito niente di quanto stava succedendo.
- Elio, ha a che fare con la tua identità - dissi accompagnando le mie parole con uno sguardo deciso – Ti prometto che non è niente di pericoloso.
Mentivo, lo so. Ma Elio doveva venire al Campo: avevo la terribile certezza che fosse anche lui un semidio.
Sorridendo soddisfatto, Will schioccò le dita e due magnifici pegasi dalle criniere intrecciate con alghe  atterrarono al suolo con grazia. Per poco non scoppiai a piangere quando riconobbi Alias, il pegaso bianco di Alex. Quante volte avevamo volato insieme, nel corso degli anni? Avevo perso il conto.
Will montò sul suo Wind e mi tese la mano.
Osservai Elio che titubante montava Alias. A quanto pare lui e Will non sarebbero andati molto d’accordo, dato che non volevano dividersi il pegaso. Raccomandai a Cecily di tornare in classe e quella obbedì come se niente fosse, probabilmente pensando che stessi partendo per un’allegra gita, sebbene fosse tutto il contrario. Poi i miei occhi incrociarono quelli speranzosi di Will che tendeva ancora la mano.
- Solo perché mi devi spiegare cosa sta succedendo - dissi afferrando la sua mano e issandomi su Wind.
Partimmo nella notte gelida alla volta del Campo Mezzosangue.
 
Helià :D
No, niente, è una giornata triste, uggiosa e piovosa, non avevo niente da fare e ho deciso di deliziarvi annoiarvi con la mia storia.
Non volevo metterla su EFP, lo giuro, ma la tentazione era grande, troppo grande :'(
Vi prego solo di essere clementi perchè è la mia prima storia ambientata nel contesto di PJ e di considerare che sono ferma al Figlio di Nettuno.
Ah, teta è una lettera greca che corrisponde al suono th (non so nemmeno perchè lo sto dicendo, lol)
Mi ero preparata tutto un discorso ma non ricordo niente perchè sono una frana.
Se vi è piaciuto questo capitolo potreste farmelo sapere? Ci terrei molto... anche in cambio di un pasticcino blu :3
Ah, prima che lo dimentichi, posterò la domenica, l'unico giorno in cui la mia sanità mentale si riprende.
Ok, ciao. No, davvero non so cosa dire. Vi voglio bene,
Ella.
  
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