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Autore: Abby_da_Edoras    03/02/2014    0 recensioni
Autrice: Lady Arien. Trama: la mia fanfic si ispira al libro e, di conseguenza, al film "Il Cacciatore di aquiloni" che ho amato molto. Nella mia versione, però, avviene qualcosa di molto imprevisto per cui il piccolo hassan non sarà cacciato da Kabul e avrà un'esistenza diversa da quella avuta nel libro. Non scrivo a scopo di lucro e personaggi e situazioni della mia ff appartengono a Khaled Hosseini e ai registi e produttori del film tratto dal libro.
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Alternate Universe (AU), What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Amir passò una notte molto agitata e al mattino era ancora più stanco e confuso della sera precedente

Amir passò una notte molto agitata e al mattino era ancora più stanco e confuso della sera precedente. Si recò svogliatamente a fare colazione. Ricordava ancora quando la colazione era uno dei momenti più allegri della sua giornata: mentre lui mangiava, Hassan gli frullava intorno servendolo, mettendo a posto le cose che non servivano, preparandogli libri e quaderni nella cartella, appuntandogli le matite e chiacchierando e ridendo con lui. Adesso invece le sue colazioni erano tristi e solitarie. Ali si limitava a servirlo e poi se ne andava senza una parola; suo padre era solito fare colazione prima di lui e a quell’ora era già uscito o chiuso nel suo studio.

Quella mattina, però, le abitudini del padre avevano subito un brusco cambiamento: infatti Amir se lo ritrovò seduto al tavolo della colazione, di fronte a lui, che lo aspettava. Il suo sguardo torvo non prometteva nulla di buono. Ali servì la colazione ad entrambi e poi si affrettò a lasciarli soli.

“Ieri sera mi è giunta una telefonata che mi ha causato moltissima vergogna, Amir. Immagino che tu sappia benissimo di che cosa si tratta” esordì l’uomo in tono glaciale.

Il ragazzino annuì, tenendo gli occhi fissi sul piatto.

“Assef mi ha raccontato come ti sei comportato a casa sua e si è dimostrato molto stupito non solo per la tua maleducazione, ma anche per il fatto che sei stato profondamente sgarbato con Hassan” continuò. “Io non so davvero più che cosa fare con te.”

Amir continuò a non rispondere. Sbocconcellò svogliatamente la colazione e bevve un sorso di tè senza mai alzare lo sguardo.

“Spero che anche tu ti renda conto della vergogna che ho dovuto subire per colpa tua. Non sarebbe male se provassi almeno un po’ di rimorso.

Il bambino annuì, poco convinto.

“Ero davvero felice che tu fossi andato a casa di Assef, non solo perché da anni spero in una tua amicizia con lui, ma soprattutto perché mi auguravo che tu ed Hassan finalmente vi chiariste. Ed invece…”

Farò tardi a scuola” mormorò Amir, facendo per alzarsi da tavola. Ma il padre si infuriò ancora di più.

“La scuola può attendere. Non morirà nessuno se perdi un giorno, mentre è molto più importante che tu impari a capire come funzionano le cose della vita” esclamò, sbattendo il pugno sul tavolo. Mortificato, Amir si sedette di nuovo.

Scusami, Baba…”

“Non è a me che devi chiedere scusa, bensì ad Assef e ad Hassan. Sì, anche ad Hassan, perché per me non è un semplice hazara, un servo, come forse lo consideri tu, ma è il figlio del mio migliore amico, dell’uomo con cui sono cresciuto!” sbottò Baba. “Mi sono accordato con Assef e lui ed Hassan verranno qui oggi pomeriggio alle cinque. Tu sarai presente e ti scuserai espressamente con loro.

“Lo farò, Baba” rispose Amir, più per terminare quella conversazione che per reale convinzione. Prese la cartella. Andare a scuola per lui era sempre stata una fatica immensa, ma in quel momento anche quel luogo odioso e tetro gli sembrava un paradiso rispetto a quel colloquio con il padre.

Amir stava per uscire dalla sala da pranzo quando un ultimo discorso di Baba lo raggelò.

“So che in passato hai avuto diversi contrasti con Assef, che è stato un ragazzino prepotente e così via. Adesso però è cambiato e vorrei che anche tu lo riconoscessi. Ma non è tanto questo che mi addolora, quanto il tuo improvviso astio per Hassan, che è cresciuto con te e che credevo tu considerassi un fratello” disse l’uomo. “Mi viene da pensare che tu in realtà sia invidioso di lui perché è tanto superiore a te in tutto: è più leale, coraggioso, generoso, buono e obbediente. Ho notato che i problemi fra voi sono venuti fuori dopo la tua vittoria al torneo degli aquiloni. Non sarà per caso che ti sei reso conto che, senza il suo aiuto, tu non avresti mai conquistato quella vittoria? Questo è un sentimento molto meschino, vorrei che tu ci riflettessi bene.

Amir uscì di casa diretto verso la scuola. Quella conversazione mattutina aveva finito per sfibrarlo ancora di più e le ultime parole di Baba gli bruciavano dentro. Era vero, aveva vinto il torneo solo perché Hassan si era sacrificato per riportargli l’aquilone azzurro e lui, invece, non aveva saputo fare altro che trattarlo male. Non voleva ammettere che Hassan era stato migliore di lui, che un semplice servo hazara… Sì, Baba cominciava a capirlo e si vergognava di lui per questo. Non poteva continuare così. Quel pomeriggio avrebbe fatto ciò che il padre gli chiedeva e poi sperava che quell’agonia avrebbe avuto fine. Forse dopo quell’ennesima umiliazione Assef si sarebbe ritenuto finalmente soddisfatto. 

 

Amir non riuscì a seguire nemmeno un secondo delle ore di lezione, il suo pensiero restava fisso al tremendo pomeriggio che lo attendeva: avrebbe dovuto scusarsi con Assef, con Assef, figurarsi! Come se la colpa di tutto non fosse stata di quel ragazzo malvagio e perverso. Tornò a casa più lentamente che poté, trascinando i piedi nella polvere delle strade di Kabul e cercando così di ritardare almeno un po’ il confronto angoscioso e mortificante che lo attendeva al suo arrivo.

Si chiuse in camera e rimase lì a tormentarsi fino a quando, poco prima delle cinque, sentì suonare alla porta e udì il passo lento e strascicato di Ali che andava ad aprire. Si premette le mani contro le orecchie, illudendosi che in quel modo avrebbe potuto cancellare la realtà della presenza di Assef ed Hassan in casa sua. Ma fu tutto inutile: poco dopo Ali bussò alla sua porta e gli disse che suo padre lo aspettava in salotto. Il ragazzino uscì dalla stanza scansandolo bruscamente. Era ingiusto e lo sapeva, ma in quel momento era infuriato anche con lui perché lo vedeva sorridere per la gioia di aver appena incontrato suo figlio e di essersi accertato che stava bene.

“Eccoti qua, Amir” lo accolse freddamente Baba non appena fece il suo ingresso in salotto. Era già seduto in poltrona e aveva fatto accomodare Assef ed Hassan sul divano.

“Buongiorno, Amir jan” lo salutò il giovane con falsa cortesia, mentre il piccolo hazara gli rivolse un sorriso luminoso che Amir ignorò completamente. Si sedette sull’altra poltrona lentamente e a disagio, come se fosse irta di spine.

“Cominci subito male, Amir. Questa tua maleducazione mi fa sfigurare. Perché non hai salutato Assef e Hassan? È questo il modo in cui ti ho insegnato a trattare gli ospiti?” lo rimproverò il padre.

Arrossendo fino alla radice dei capelli, Amir borbottò un saluto rivolgendosi principalmente al tappeto, poiché era lì che teneva fisso lo sguardo.   

“Adesso vorrei che qualcuno di voi mi raccontasse cos’è successo esattamente ieri pomeriggio a casa di Assef. Magari puoi cominciare tu, Hassan. So che non sei capace di mentire e che tutto ciò che sentirò da te sarà la verità. Assef jan, naturalmente tu potrai intervenire in qualunque momento lo riterrai necessario.

Ma ad Assef andava benissimo che fosse il servetto a descrivere la vicenda del giorno precedente e la sfuriata di Amir. Sarebbe sembrato ancor più verosimile raccontato nel tono candido ed innocente di Hassan.

“Certo, agha sahib. Ieri ero tanto contento perché finalmente avrei rivisto Amir agha e ancora di più perché avrebbe letto le sue storie davanti a tutti. Io gli ho sempre detto che diventerà un grande scrittore, ma il mio parere conta poco visto che sono solo un servo. Invece ieri agha sahib e i suoi amici hanno ascoltato volentieri i racconti e anche loro hanno detto che Amir agha è molto bravo e gli hanno fatto i complimenti usando dei paroloni difficili che non ho capito molto bene. Ero davvero fiero di lui e pensavo che ne sarebbe stato felice” cominciò a spiegare il bambino con entusiasmo. Assef lo guardava compiaciuto, Baba annuiva lentamente col capo e Amir continuava a fissare il tappeto sentendosi morire. Si rendeva perfettamente conto che, vista così, la storia gli si sarebbe ritorta contro. Quello stupido hazara non capiva che lo stava rovinando?

“Prima che se ne andasse mi sono avvicinato ad Amir agha per salutarlo e ringraziarlo perché ero tanto contento di aver finalmente riascoltato le sue storie. Forse però…” Hassan esitò un attimo, ancora incredulo e addolorato per quello che l’amico gli aveva fatto, “ecco, credo di aver detto qualcosa di sbagliato senza accorgermene, perché lui si è arrabbiato con me e mi ha trattato male. Agha sahib è dovuto venire a difendermi e io…”

“Hassan, sai bene che non devi nascondere nulla, non è vero? Hai dimenticato di specificare che Amir ti ha anche schiaffeggiato” precisò malignamente Assef, sapendo benissimo che il bambino aveva omesso volontariamente quel particolare.  

“Bene, questo mi basta” tuonò Baba. Si rivolse ad Amir con uno sguardo infuocato. “Ora tu ti scuserai con Assef per esserti comportato così maleducatamente in casa sua, ma soprattutto con Hassan il cui solo errore è quello di volerti bene!”

Il piccolo hazara si mosse a disagio accanto ad Assef. Avrebbe voluto dire che non era necessario, che non voleva che Amir agha subisse quell’umiliazione per colpa sua, ma sapeva che un semplice servitore non poteva certo intervenire senza permesso.

“Mi… mi dispiace per come mi sono comportato ieri a casa tua, Assef. Ti chiedo… scusa” riuscì a dire il ragazzino con un notevole sforzo. “E mi scuso anche con te, Hassan. Tu volevi solo essere gentile, sono io che…

Assef era soddisfatto. Circondò con un braccio le spalle di Hassan e lo attirò a sé, perché si era accorto di quanto il bambino fosse agitato: sembrava soffrire ancor più di Amir per quella situazione. Ma ora toccava a lui fare la prossima mossa.

“Sei perdonato, Amir jan, non è necessario che tu dica altro. Quando ero venuto qui la volta scorsa mi ero impegnato a fare il possibile per favorire gli incontri tra te ed Hassan, avevo detto che io stesso avrei utilizzato il mio tempo libero per portarvi fuori e farvi stare insieme. Il primo tentativo, purtroppo, è stato un fallimento, anche se non per colpa mia. Ma non intendo arrendermi e continuerò ad occuparmi di voi e ad accompagnarvi al cinema, a giocare a pallavolo, a passeggio e a fare qualunque altra cosa foste abituati a fare insieme. Sono sicuro che presto tornerete gli amici fraterni che eravate prima. Lei cosa ne pensa, Kaka jan?”

Il padre di Amir era entusiasta.

“Sei un ragazzo molto generoso e altruista se davvero hai intenzione di sacrificare il tuo tempo libero per aiutare Amir ed Hassan. Non tutti lo farebbero, specie dopo che mio figlio è stato tanto scortese con te. I tuoi genitori devono essere orgogliosissimi di te e di come ti hanno educato” esclamò felice.

“Le assicuro che lo faccio volentieri e che non mi costa nessun sacrificio. Anzi, visto che è ancora presto potremmo proprio andare al cinema, che ne dici, Amir jan? Il film puoi sceglierlo tu” propose Assef, soddisfatto di essersi conquistato non solo la fiducia di Baba, ma anche quella di Hassan. Infatti il bambino sembrava felice all’idea di andare al cinema con lui ed Amir. 

“Ma certo. Amir, tu hai già terminato i tuoi compiti e puoi uscire con Assef ed Hassan, non è vero?” rispose subito il padre al posto del figlio.

Il ragazzino cercò in fretta una scusa per liberarsi, ma non trovò nulla di abbastanza valido per opporsi alla decisione di Baba. Gli pareva di soffocare, come se le mura del salotto si stessero richiudendo su di lui.

“Sì, Baba” rispose con voce fioca.

Quella giornata era iniziata malissimo e sarebbe proseguita in modo ancora più orribile. Uscire con Assef? Era ancor peggio di un incubo, era una vera e propria tortura. E quell’idiota di un hazara non aveva capito un bel niente e se ne stava lì felice e beato! Era proprio uno sciocco, si era meritato tutte le cose brutte che gli erano accadute, pensò con rabbia Amir, senza accorgersi di quanto fossero ingiuste le sue accuse.

Ma, come al solito, era più facile prendersela con l’innocuo Hassan che mettersi contro Assef o Baba.             

   
 
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