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Autore: slanif    03/02/2014    3 recensioni
HanaRu
“Kitsuneee!”.
Kaede Rukawa sentì i timpani perforati.
Cosa diavolo urli, deficiente?
“Kitsune, guarda che spettacolo! Nemmeno tu fai schiacciate come quelle! Sono un genio! Un mostro del basket!”.
Al massimo un idiota…
“Mphf”, sbuffò Kaede.
“Non fare quell’aria saccente… Kitsuneee!”. La voce di Hanamichi Sakuragi era la cosa più vicina a un perforatore automatico che Kaede avesse mai sentito.
Genere: Comico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Hanamichi Sakuragi, Kaede Rukawa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La Partita Da Vincere
di slanif

**

“KITSUNEEE(*01)!”.
Kaede Rukawa sentì i timpani perforati.
Cosa diavolo urli, deficiente?
“Kitsune, guarda che spettacolo! Nemmeno tu fai schiacciate come quelle! Sono un genio! Un mostro del basket!”.
Al massimo un idiota…
“Mphf”, sbuffò Kaede.
“Non fare quell’aria saccente… KITSUNEEE!”. La voce di Hanamichi Sakuragi era la cosa più vicina a un perforatore automatico che Kaede avesse mai sentito. Era irritante e assordante.
Era insopportabile, come tutto il suo essere.
Kaede sentiva di non sopportare Hanamichi Sakuragi. Non che fosse antipatico, anzi… doveva ammettere che qualche sua scemenza lo facevano persino ridere (una volta a casa, da solo, lontano da occhi indiscreti. In palestra rimaneva ovviamente impassibile), ma era un così completo idiota che Kaede non sapeva capacitarsi che non lo facesse apposta.
Perché Sakuragi non lo faceva apposta ad essere così, di questo Rukawa ne era certo…
Sakuragi era così: un completo Do’ahu(*02)!
D’altronde lui non dava mai soprannomi a caso… con quelle poche volte che usava le corde vocali, non poteva di certo dire stupidate, no? Ne bastava uno in squadra che sparava scemenze a raffica senza pensare…
“Kitsune! Ma mi senti o no?”, domandò Hanamichi rivolto alla fonte dei suoi strepiti.
“Come faccio a non sentirti, con tutto il casino che fai?” domandò Kaede, sbuffando esasperato.
Stupido Do’ahu…
“Oh, bene, perché continuavi a non rispondere! Mi stavo domandando se avessi preso ad essere sordo, Kitsune!” disse Sakuragi, con tono lamentoso ma al tempo stesso con tutta l’intenzione di prendere in giro il compagno di squadra.
“No, volevo solo ignorarti volutamente”. Un’occhiata gelida da parte di Rukawa.
“Sei sempre così loquace solo quando devi essere un bastardo, eh?” domandò Hanamichi, grugnando.
Kaede lo fissò, gelido.
Cosa diavolo vuoi, razza di ameba?
“Facciamo un one-on-one, Kitsune! Il Tensai(*03) deve dimostrarti quanto è forte!”. Il proclamo di Sakuragi fu il preludio di una risata sguaiata e rumorosa.
“Nh”.
Illuso…
“Allora, ci stai?”.
“Che domande…”. Kaede pensò che Sakuragi era ancora più idiota di quel che aveva sempre pensato se dubitava che avesse voglia di fare una partita a basket!

La partita iniziò senza tanti fronzoli e in men che non si dica, Rukawa stracciò Hanamichi miseramente.
Erano sudati fradici a fissarsi in cagnesco, quando Sakuragi se ne uscì con la più stramba frase che Rukawa avesse mai sentito uscire dalla sua bocca spara-idiozie: “Beh, Rukawa, stavolta hai vinto tu, ma la partita più importante tra me e te la vincerò io!”.
Cheee?
Lo sguardo interrogativo e basito di Rukawa fu sufficiente a far capire ad Hanamichi che le sue parole non erano state chiare.
“Tra noi, Kitsune…” uno sbuffo “Beh, non ti anticipo niente! Capirai e basta!”. E senza aggiungere altro, se ne andò.
Kaede Rukawa si sentì davvero molto irritato dall’uscita del compagno di squadra, nonché sua nemesi, nonché il più gigantesco rompiscatole che avesse mai incontrato, perché non portava a niente se non a un mare di dubbi che non poteva risolvere!
Cosa diavolo intendeva il Do’ahu con quell’uscita?
Come minimo si è inventato qualche coro scemo da cantarmi mentre mi alleno… stupido idiota!
E decidendo che non gliene importava un bel niente delle scemenze di quella testa rossa, se ne andò dritto a casa, senza nemmeno farsi la doccia, intenzionato ad allenarsi nel campetto poco distante dalla scuola fino a tardi.

Il mattino seguente, come di norma, Kaede saltò la lezione di matematica rifugiandosi in terrazzo.
Dormì sdraiato a terra per un bel pezzo ed era intenzionato a farlo ancora molto a lungo se non fosse stato per il grosso vociare che sentiva provenire da tutte le finestre della scuola, in un ronzio davvero fastidioso che nemmeno lui, che aveva un sonno profondo come quello di un ghiro, poteva ignorare.
Perciò decise di alzarsi e di sporgersi dalla balaustra, per adocchiare cosa scatenasse tanto rumore…
Spostò gli occhi svogliati sulle finestre che riusciva a vedere e notò che tutti (ma proprio tutti!) guardavano in basso, verso il grande cortile centrale dell’istituto Shohoku.
A quel punto, persino la Kitsune spostò gli occhi in quel punto e quello che vide…
Gli gelò il sangue!
Ma che cazzo…?, si domandò, con voce stridula nella sua testa.
A terra, gigante come un campo da calcio, campeggiava la scritta:

愛してる 狐! ♥(*04)

Con tanto di cuoricino finale!
Il ragazzo strabuzzò gli occhi.
Non ci poteva credere…
Ma era davvero successo?
Cioè…
Sul serio c’era quella scritta sul pavimento polveroso del cortile o erano i suoi occhi che gli rimandavano allucinazioni a causa del sonno interrotto?
Non può essere…
Solo una persona lo chiamava Kitsune…
Oltretutto che quell’orrenda scrittura a zampe di gallina sapeva appartenere a…
A…
A…
“KITSUNEEE!”.
La voce felice di Sakuragi fece girare di scatto Kaede Rukawa che seppe solo indicarlo con un dito tremante e dire: “TU!”.
Il rossino scoppiò fragorosamente a ridere: “Hai visto, Kitsune? Te l’avevo detto ieri! La partita più importante tra di noi l’avrei vinta io!”.
Rukawa sentì la testa girare.
“Quella scritta idiota… cancellala!” sibilò il moro.
Sakuragi rise di nuovo rumorosamente: “Non è una scritta idiota, volpino! E’ quello che io sento per te!”.
“Cancellala immediatamente lo stesso!” si irritò Kaede.
“Non se ne parla!” scosse la testa il Tensai.
Il sopracciglio di Kaede si alzò pericolosamente minaccioso: “Come, prego?”.
“Prima devi promettermi che uscirai con me, poi cancellerò il messaggio!” disse Sakuragi, con faccia furba, avvicinandosi con le mani affondate nelle tasche dei pantaloni blu notte della divisa, mettendo il proprio viso a pochi centimetri da quello della sua nemesi.
“Non ci penso proprio!” disse Rukawa, deciso.
Sakuragi ridacchiò.
Quel sorriso idiota, a pochi centimetri dalla sua faccia, fece girare vorticosamente la testa della Kitsune umana.
Quell’idiota di Sakuragi aveva fatto tutte quelle allusioni, ieri sera, ma lui non aveva voluto dargli peso…
Che importanza poteva avere l’ennesima sparata megalomane di quell’idiota?
Nessuna.
Eppure…
Eppure…
Eccolo lì, quell’imbecille, che si era inventato quell’assurdità!
Per cosa, poi?
Per vincere una partita contro di lui!
Maledetto imbecille…
“Tu… non hai vinto proprio niente!” disse Rukawa, seguendo il filo dei propri pensieri.
“Non ancora, Kitsune, ma ho imparato ad essere paziente…”.
Il sorriso sornione del rosso fece passare un brivido freddo lungo tutta la schiena di Rukawa.
“Ti attacchi a queste stronzate perché sai che in campo non puoi battermi?” sibilò il moro.
“Neanche per idea! In campo posso batterti eccome! Ma il Tensai è troppo generoso e innamorato della sua volpetta spelacchiata per farlo soffrire infliggendogli una così bruciante sconfitta!” disse Sakuragi, ridendo sguaiatamente.
“Razza di defmmpfh!”.
Qualunque offesa il moro stesse per dire, Sakuragi la chiuse con la sua bocca, stampandogli un bacio, a schiocco.
Quando si separarono con un rumore sorso, Hanamichi continuò a sorridere: “Allora ci vediamo domani pomeriggio! Il Tensai ti porterà a cena fuori e poi al cinema!” esclamò trionfante, sempre le mani in tasca, avviandosi verso la porta della terrazza.
Rukawa era basito.
Sconcertato.
Avrebbe voluto ammazzarlo!
“Neanche per idea!”.
Uscire? Io e te? Non esiste!
“Sì, sì, Kitsune… a domani!” disse il rossino, agitando distrattamente una mano, avviandosi verso le scale.
Kaede lo vide andare via, e un istinto omicida si impadronì di lui.
Domani sarà il giorno della tua morte, maledetto idiota!
Si toccò le labbra  e subito ricordò il calore.
Sentì un brivido.
O forse no?

**FINE**

(*01) Kitsune: Volpe in giapponese
(*02) Do’ahu: Idiota  
(*03) Tensai: Genio in giapponese
(*04) Tale scritta giapponese significa: Aishiteru Kitsune! , ovvero Ti amo Volpe!
   
 
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