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Autore: Pawtal    04/02/2014    19 recensioni
Textfic AU in cui John invia per errore un messaggio al numero sbagliato. Non sa che la persona a cui ha appena inviato l'sms trasformerà la sua vita più di quanto possa immaginare.
[Johnlock, teenlock]
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Lestrade, Molly Hooper, Mycroft Holmes, Sherlock Holmes
Note: AU, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Nota tradotta dell'Autrice: Wow, okay. Annuncio importante (ma DAVVERO importante) che ricorderò anche alla fine perché so che salterete (sì, proprio VOI) questa parte per andare diritti all’epilogo.
Questa piccola fan fiction sciocca sta per diventare una WEB SERIES a episodi su YouTube. Sì, sarete in grado davvero di VEDERLA, per davvero. O qualcosa del genere. Veri attori, vere telecamere e una vera creatrice davvero davvero fantastica. In ogni caso, idee incredibili come questa non possono semplicemente realizzarsi. È stata lanciata una raccolta fondi Kickstarter, che vi permette di donare a questo progetto anche qualcosa di piccolo come un dollaro. Qualsiasi cosa possiate donare significherebbe davvero, davvero tanto. Il nostro obiettivo è 10mila dollari. Se racimoliamo anche solo 9,999 dollari entro i prossimi 59 giorni, perderemo TUTTO. Funziona così, ed è per questo che il vostro supporto è così importante. Se non potete donare nulla ma pensate comunque che l’idea di un fan film sia fantastica, aiutateci a diffondere la notizia! Guardate il teaser trailer su YouTube clickando qui.

(Nota di WibblyWobbly: come noterete dal link di Kickstarter i 10mila dollari sono stati già raggiunti. Ciò non vuol dire che non possiate donare qualcosa qualora voleste partecipare ^^ )

 



 
6 anni dopo




Caro Sherlock,
capisco che al giorno d’oggi le lettere scritte a mano abbiano un qualcosa di vintage, ma in effetti avevo detto che ti avrei scritto. In più, in qualche modo, in questo momento sms ed email non mi sembrano abbastanza personali. Ma non preoccuparti, non dovrai subire una cosa tipo Le Pagine Della Nostra Vita (chiedi a Molly). Sento che sedermi a scriverti cose ogni tanto, è ciò che mi terrà sano di mente durante tutto questo. Ma non è proprio una sorpresa, vero? In ogni caso, fammi sapere quando dovrò cambiare l’indirizzo, non vedo l’ora di vedere l’appartamento quando finalmente ne avrò la possibilità. Da come l’hai descritto sembra essere perfetto per te. O per noi. Quando sarà. Adesso posso dirti che Londra mi manca già ed è passata solo una settimana! Dopo arriverò a quanto è terribile il cibo, adesso devo raccontarti di qualcuno che ho conosciuto il mio primo giorno, si chiama Todd Daniels, assolutamente esilarante…

 



Caro Sherlock,
ho raccontato a Todd tutto di te. Ci siamo seduti di notte e abbiamo parlato delle persone che abbiamo a casa. Lui ne ha tante. Fa parte di una di quelle famiglie felici davvero grandi, che va d’accordo e non litiga per le patate bruciate a Natale. Ho pensato che io e te l’avremmo trovato strano. Ti immaginavo al mio fianco e sapevo esattamente quale sguardo avresti avuto mentre lui si scatenava a raccontare dei suoi fratelli. Non riesco nemmeno a immaginarti parlare di Mycroft in questo modo, il pensiero è così strano che è quasi divertente. Ad ogni modo, Todd mi stava raccontando di dov’è cresciuto e di come ha dovuto dividere un bagno con altre otto persone…





Todd Daniels.




Caro Sherlock,
questa volta dovrò essere breve, ma ti spiegherò tutto nella lettera della settimana prossima. Ho solo il tempo per dirti QUANTO È PICCOLO IL MIO UCCELLO… uh, questo l’ha scritto Todd. Quel piccolo stronzo ficcanaso ha bisogno di tenere le mani a posto e imparare che HO UN UCCELLO PIC…





Quel fottuto Todd Daniels.




Caro Sherlock,
oggi ho ricucito un braccio. Sebbene non fosse un braccio vero, era comunque un braccio e l’ho salvato. Non c’è di che, braccio. Todd ha combinato un casino col suo. È una cosa che odio, ma mi fa sentire meglio. Ho trovato qualcosa per la quale penso di poter essere davvero bravo. Forse anche il migliore, se riesco a continuare così. Vedremo come andrò…





John scrive di quel tizio, Todd, così calorosamente e con affetto che Sherlock inizia addirittura a sospirare ogni volta che vede il suo nome abbozzato dalla calligrafia nera e illeggibile di John. Le lettere che formano il nome di Todd sono messe sulla pagina con più attenzione, meno freneticamente rispetto al resto di ciò che scrive. Come se il solo scrivere il nome di Todd sia così importante da doverlo fare perfettamente. Sherlock avverte la gelosia farsi strada, ma la spinge via.

John ha trovato una persona a cui tenere, con cui può davvero stabilire un contatto, che lo fa sentire meglio. Qualcuno che può davvero vedere e… toccare. Un amico reale. Ma è Sherlock quello che sa dei suoi panini notturni, dei suoi orribili lavori a maglia e dell’alcolismo della sorella e che mangiato pancake il primo e l’ultimo giorno di college, bensì sia, in ogni caso, più un tipo da dolce…

Sherlock pensa a John raccontare tutte queste cose a Todd e realizza troppo tardi di aver serrato i pugni attorno alla lettera. La mette giù velocemente e qualcosa dentro di lui si spezza alla vista della carta spiegazzata.

Maledizione, John.

Tristemente, Sherlock liscia il foglio con le dita, lo ripiega con cura e lo mette da parte.
Dopo essersi passato le mani tra i capelli un paio di volte, prende la lettera successiva.

Sherlock,
questa mattina Todd ha fatto la cosa più esilarante, sono così fortunato ad…


Sherlock ripone anche questa lettera e passa avanti.

Nella successiva mezz’ora nota un cambiamento nelle lettere di John. Non solo nelle parole che John ha scritto, ma anche nel modo in cui, Sherlock può dirlo, ha tenuto la penna.
Le lettere sulla pagina sono diventate più rotonde, meno trasandate. Scrive le sue T con una linea ferma e netta, al contrario di quella veloce e rapida, che qualche volta finiva per allungarsi su buona parte della parola, a cui Sherlock si era così abituato durante i primi tempi della carriera militare di John. Come se quel frivolo desiderio di annotare tutte le cose interessanti prima di dimenticarle avesse cominciato a scomparire.

Un’ora più tardi a Sherlock resta l’ultima lettera; avverte un dolore cupo nel petto quando legge le ultime parole e strofina un pollice sulla firma finale e disordinata di John. Poggia le carte sulla scrivania, che lettera dopo lettera e frase dopo frase è adesso in preda a un gran disordine; per un momento le righe nere iniziano tutte ad alterarsi e a confondersi l’una nell’altra e sicuramente non può star piang-

Sherlock si massaggia gli occhi, poi l’intero viso.

Stanco. È solo stanco. E si sente come se una parte del John Watson a lui familiare, fosse andata persa.

Guarda le pagine sparpagliate.

John è maturato, ovviamente. Non sarebbe mai rimasto il ragazzo che affannava per le risate alla vista di un macaron con baffi di carta. I piedi che domattina calpesteranno la fredda banchina della stazione, lo faranno in modo deciso. I suoi occhi non si animeranno con entusiasmo alla vista di Sherlock. Quest’ultimo incontrerà la solennità rassicurante e tranquilla di un uomo che ha visto troppo, ma che non può fare a meno di vederne ancora. Camminerà verso Sherlock, anche se nella sua mente correrà, gli avvolgerà le braccia intorno ancora una volta, respirando quel qualcosa di familiare.

Nel periodo dopo l’addestramento, John aveva sperimentato com’è davvero essere un soldato. Sia lui che Todd, annoiati dallo starsene seduti senza far niente nell’ambulatorio medico, curando mal di testa e raffreddori comuni, erano stati attratti dal pericolo e si erano uniti ai ranghi.
Hanno sparato e gli hanno sparato contro, e quasi alla fine del loro quinto anno insieme, Todd è rimasto ucciso. Colpito al petto, non ha avuto molto, John non scenderà troppo nei dettagli. Deve esserci passato, deve averlo visto accadere, deve averlo guardato morire.

Sherlock ancora non sa cosa provare a proposito, quindi decide di non provare nulla. Ripone la lettera e passa avanti velocemente.

Dopo la morte di Todd, Sherlock nota dalle date che le lettere di John sono diventate meno frequenti. Mancano anche del loro vecchio fascino, quel sentimento da studente entusiasta. Come se avesse lasciato andare l’aquilone. Gli è scappato dalle dita in modo improvviso, non programmato, come tutto il resto. Oppure il vento è diventato troppo forte da impedirgli di rimanere ancorato all’ultimo pezzo di se stesso. Non è più John Watson: studente che riesce ad elencare ogni cattivo di James Bond. È John Watson: soldato stanco e internamente ferito, col filo rotto di un aquilone ai suoi piedi, e dopo sei lunghi anni, sta tornando a casa.

Lentamente Sherlock ripone tutte le lettere nel loro scatola, la porta in camera sua e la spinge sotto il letto.

Non dorme.

 



4 anni dopo


Sono le 23:15. Sherlock sente la busta della Tesco prima di vederla. John sembra stia facendo deliberatamente abbastanza rumore da svegliare l’intera strada mentre sale le scale che portano al 221b.

La busta piomba sul tavolo della cucina, accanto al microscopio di Sherlock, con un tonfo sconfitto. Sherlock da un’occhiata, per poi tornare a far scorrere qualcosa tra i vetri delle piastrine, evitando lo sguardo di John. È arrabbiato per qualcosa. Lo puoi percepire finanche nei suoi passi.

Entrambi sembrano aspettare che sia l’altro a parlare.

La mente di Sherlock inizia a turbinare: fegato, rene, pollici, testa- no, la testa è stata l’ultima goccia, è stata gettata la settimana scorsa, il frigorifero è sgombro, quindi non si tratta di questo. Ho dimenticano di nuovo il latte? Per qualche ragione, questo di solito fa arrabbiare John. E spiegherebbe anche la busta della Tesco, ma ne abbiamo preso un cartone nuovo proprio ieri. È per il caso? Non può essere, il caso è la cosa più importante. Ci stiamo lavorando da due, tre giorni, quindi oggi è il 19 ott-

Oh.

Alla fine Sherlock alza lo sguardo, scoprendo che John non è per niente arrabbiato. È ferito.

Adesso che ci presta attenzione, Sherlock può vedere, attraverso la plastica leggera della busta, una parte del logo dei Pot Noodle. Chiude gli occhi ed espira attraverso il naso. Non è da lui dimenticare questo genere di cose.

“Hai 31 anni adesso, John, ha davvero senso per noi portare avanti questa tradizione quando abbiamo un caso così import-”

“Oh, che cazzo.” John lo interrompe ed è fuori dalla stanza prim’ancora che Sherlock abbia riaperto completamente gli occhi.

Cosa sbagliata da dire. Cosa sbagliata da dire.

Lo sguardo di Sherlock torna su ciò che ha davanti, corrucciandosi. Come se quanto accaduto fosse tutta colpa del suo microscopio. Velocemente si fa indietro con la sedia e inizia a rovistare nella busta della Tesco in modo che pochi minuti più tardi, è in piedi sotto l’uscio della porta della camera da letto, tenendo un Pot Noodle aperto in una mano e una forchetta nell’altra. Guarda John, seduto con la schiena contro la spalliera del letto, lo sguardo rivolto ai suoi piedi.

Quando Sherlock si schiarisce la gola, gli occhi di John cadono sul contenitore di plastica nelle sue mani e s’incupisce per poi passarsi le mani sugli occhi.

“Forse è una tradizione stupida. Forse io sono stupido. Cazzo, i Noodle sono del tutto stupidi, vero? Perché non potevamo fare i normali e andare semplicemente a cena?” Sospira, ma toglie le mani dal viso per poi guardare in alto, dispiaciuto. “Siamo entrambi troppo cresciuti per queste cose, non è vero?”

Senza rispondere, Sherlock lo raggiunge sul letto, inginocchiandosi accanto a lui.

“Comunque a te non sono mai piaciuti i Noodles,” borbotta John.

“Vero. Ma pensavo che fosse semplicemente il modo in cui funzionassero le relazioni.”

John lo prende in giro. “Cosa, forzarsi l’un l’altro a mangiare freddi Noodles su un tetto equivale a una relazione che funziona?”

Sherlock inclina leggermente la testa, pensieroso. “No, faccio le cose non perché mi piacciono, ma perché a piacermi sei tu. Non penso a quel tempo come sprecato perché,” esita, aggiustandosi, “come ho già detto, sai quanto male andavano le cose, e in questo momento sarei perso senza le cose folli che mi messaggiavi quando eravamo ragazzi. Sarei perso senza di te.” Guarda ciò che ha tra le mani e aggiunge, “e mentre nutro ancora forti dubbi sulle scelte in fatto di cibo della tua versione ventunenne, non importa. Ricordo quella prima notte chiaramente come se fosse stata ieri. Noodle scadenti o meno.”

Alla fine gli occhi di John si addolciscono, le spalle si rilassano mentre guarda Sherlock introdurre la forchetta nel contenitore di plastica per avvolgere gli spaghetti. È stata la combinazione più strana di parole romantiche che sia mai uscita dalla bocca di Sherlock e John cerca di non mostrare quanto l’abbiano commosso.

“Però e sempre una merda che tu l’abbia dimenticato,” dice John, ma è indulgente e  giocoso.

“Quanto straordinariamente ignorante, da parte mia,” replica Sherlock in modo burbero, ottenendo un sorriso da John al ricordo.

Offre la forchetta a John, che semplicemente inarca un sopracciglio indifferente in direzione del cibo penzolante.

“Avanti, o te lo rovescerò,” indica con un cenno del capo il contenitore di plastica dei Noodles, “sul cavallo dei pantaloni.” John inarca l’altro sopracciglio.

Sherlock emette un sospiro esasperato. “Volevi Noodles stasera, quindi mangerai i Noodles.” Prova ancora, portando la forchettata alla bocca di John, riesce a strappare solo una risata quando la forchetta urta contro le labbra chiuse. “Che testardo piccolo-”

Con una mano sulla nuca dell’altro, John avvicina la testa di Sherlock a se, mettendolo a tacere con un bacio e travolgendolo. Dimenticano i Noodles fino a quando poco dopo il gomito di uno dei due atterra su qualcosa di freddo e scivoloso.

Quello che resta nel contenitore di plastica, finisce, senza tante cerimonie (nonostante le proteste di John), fuori dalla finestra.






 
Nota tradotta dell'Autrice: Questa fan fiction sta per essere trasformata in una web series a episodi su YouTube!! Ricordate, per le donazioni qui e per il teaser trailer qui. Adesso, passiamo al mio essere strana e sentimentale.

*si schiarisce la voce*

398 giorni. Sembra un po’ ridicolo, ma è così. È quanto mi ci è voluto per raccontare questa storia piena di incertezza e punzecchiature. Non mentirò, è stato davvero fottutamente fantastico… farvi piangere. È vero quello che dicono gli scrittori sul non sentirsi in colpa. Completamente. Quando aggiornavo ogni settimana, leggere le vostre reazioni all’ultimo capitolo postato era il momento saliente della mia settimana. Soprattutto perché molte di voi sono pazze e reagivano lanciando salatini o creando delle AU a tema dessert per Piecroft (qui Tortcroft, ndt) e Lestrudel. Scrivere questa storia sciocca, infantile e piena di errori di battitura mi ha dato così tanto. Ho conosciuto alcune persone davvero incredibili. Kat, mia partner in crime, spero davvero di poter vedere un cameo tuo e di Eliza nella web series. E non solo perché voglio vederti stupefatta, ma perché fin dalla prima volta che mi raccontasti delle tue idee improbabili per le storie, sei diventata ai miei occhi una persona davvero importante. A Ingrid, Naomi e letteralmente ogni altro amico, fanartist e lettore che ho incontrato durante la scrittura di questa storia, dirvi “grazie” non è abbastanza.


Nota della traduttrice (Ancora??!). Oh mio Dio, siamo arrivati alla fine. Mi dispiace davvero tanto dire addio a questa storia, forse anche per questo ho aspettato così tanto a pubblicare. Ok, in realtà anche la vitavera e l’università hanno collaborato a distrarmi e vi chiedo scusa per il ritardo.
Non c’è davvero null’altro da aggiungere a questo epilogo, solo un GRAZIE ENORME a tutti voi che mi avete accompagnato in quest’avventura. Mi avete dato consigli impareggiabili e mi avete fatto crescere (e divertire) con le vostre recensioni e i vostri commenti; avete perfino sopportato con stoicità ammirevole le mie millemila note! GRAZIE di cuore, piano piano risponderò a tutte le recensioni e ai messaggi!

Avete visto che FIGATA ASSURDA la webseries??? *___________*

Ps. Grazie in particolare a watsonfire per avermi sopportato in queste settimane XD
Pps. Mi sto occupando di una nuova traduzione sempre per il fandom di Sherlock, tema sempre (ovviamente!) Johnlock. Ci rivediamo presto!


WibblyWobbly
xx
   
 
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