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Autore: Stella cadente    04/02/2014    5 recensioni
"Li avrei visti dal vivo, per la seconda volta, al loro primo vero concerto.
Esultai di nuovo, mentre un sorriso che andava da un orecchio all’altro mi si stampava in faccia.
Ancora non lo sapevo, ma anche se in quel momento ero soltanto una normale ragazzina felicissima per l’arrivo dei suoi idoli, questa storia avrebbe preso una piega del tutto inaspettata."
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Samantha Chase ha diciassette anni, vive a New York e stravede per i One Direction, la band più alla moda del momento.
Sognatrice e sensibile, ha sempre desiderato incontrarli, dire loro quanto siano importanti per lei, parlarci.
Non sa che un concerto e delle circostanze particolari potrebbero cambiare le cose, catapultandola in una situazione del tutto nuova...
Genere: Romantico, Sentimentale, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 20.
Come neve in settembre
 
Zayn
 
 

Aeroporto di New York, 5 settembre 2012
 
 
Tu sei un cantante famoso, e io solo una fan qualunque.
I suoi occhi avevano trattenuto a stento le lacrime, quando aveva detto queste parole. Si era sforzata di essere lucida, di vedere tutto in maniera razionale, come suo solito. Sam cercava sempre di fare la cosa giusta, di dire la cosa giusta, anche se significava andare contro quello che provava lei. Nel profondo, tutto quello che voleva era soltanto un abbraccio. Ed invece, ciò che ero riuscito a fare era stato prendermela con lei e andarmene.
Davvero brillante, Zayn. Complimenti, sul serio.
Mi passai stancamente una mano sulla faccia, sospirando. Lasciai il mio sguardo a vagare lontano, tra le persone che affollavano l’aeroporto; chissà dove andavano, chissà quali storie si celavano dietro a quei volti sconosciuti. 
Guardavo i turisti, le famiglie, le coppie, e in ogni angolo speravo di vedere quel lampo di capelli neri, lisci, sempre puliti e ordinati. Quegli occhi chiarissimi, verdi o celesti a seconda della luce, grandi, dolci. Gli occhi che avevo esplorato più volte e che lo stesso mi erano sembrati sempre misteriosi, gli stessi occhi che esprimevano dolcezza, la ritrosia di una ragazza timida e introversa. Quelle labbra rosse, fini, una sottile curva che spiccava sulla pelle bianca.
Tutto questo, ora, mi sarebbe stato negato per sempre. Lo sapevo, eppure non volevo accettarlo. Ed ora avevo anche il rimpianto di non averle dimostrato pienamente quello che provavo per lei – di non averglielo mai dimostrato abbastanza, e tutto per colpa del mio stramaledettissimo nome.
Zayn Malik, cantante dei One Direction.
Ora ero lì, e piangevo come un idiota in mezzo a quel continuo andirivieni di persone e valigie.
Io che piango?
Non mi era mai sembrata una cosa possibile. Eppure avevo gli occhi lucidi, li sentivo bruciare per lo sforzo di trattenermi dal lasciar cadere lacrime. Lacrime che sarebbero state amare, che mi avrebbero corroso la pelle. E non volevo.
Non avevo mai pianto per questo genere di cose. Non avevo mai pianto per gli addii. Forse non avevo mai pianto in generale.
– Zayn – la voce di Liam mi richiamò, la sua mano appoggiata sulla mia spalla. – Tutto okay?
Risi di una risata amara, appena accennata. Sentii Liam allontanarsi leggermente alle mie spalle.
– Sono un cretino – dissi, senza voltarmi.
Lui si fermò. – Perché dici così? – la sua voce era trattenuta, come se stesse scegliendo con cura le parole.
Mi voltai. – Perché ho lasciato quella ragazza di punto in bianco. L’ho trattata da schifo, Liam – mi limitai a sussurrare, come a non volerlo confessare neanche a me stesso. – E mentre voleva solo un abbraccio, o anche solo un ciao, io mi sono arrabbiato e l’ho lasciata lì, solo perché mi aveva sbattuto la verità in faccia. Perché forse ci tengo troppo! – alzai un po’ la voce, la rabbia che si contorceva nel mio cervello. – E lo sapevo che sarebbe andata così, ma ho comunque continuato con questa storia, senza avere il minimo rispetto anche per quello che lei avrebbe potuto provare!
– Ehi, ehi! – mi fermò Liam, trattenendomi per un braccio. – Calmati, d’accordo? Tutti noi volevamo bene a quelle ragazze. Nessuno è felice di andare via da qui, capito? Guarda tu stesso.
Si fece da parte, indicando il resto dei ragazzi con un cenno della testa: i nostri amici erano seduti su una panchina poco lontano da noi, le facce serie, gli occhi tristi. Nessuno di loro sembrava essere particolarmente entusiasta di partire per Camden. Una ragazzina li riconobbe e andò a chiedere un autografo, ma persino Louis sembrò firmarlo malvolentieri.
– Li vedi? – la voce familiare di Liam mi riscosse. – Lo vedi come stiamo, tutti quanti?
– Dovrebbe farmi sentire meglio? – replicai freddo.
– Non ho detto questo... Era solo per farti capire, amico, che hai tutta la nostra comprensione. Davvero.
– Liam, come posso fare, per riparare a quello che ho fatto?
Il mio amico tacque, impensierito. – Forse non puoi risolvere adesso – disse serio. – Ma puoi sempre sperare.
In quel momento desiderai con tutto me stesso che le sue parole fossero vere.
Non era neanche venuta all’aeroporto per vedermi un’ultima volta, come poco prima avevano fatto Corey e Shelby.
Avevo detto addio alle ragazze con malinconia. Dopo averci salutati tutti, Corey si era stretta forte ad Harry, e Shelby aveva abbracciato Niall con lo stesso trasporto.
Lei non c’era. Non era lì. E come darle torto, del resto? Mi ero comportato malissimo; era perfettamente normale che non mi volesse più vedere.
Tirai un sospiro di frustrazione; era mai possibile che, in soli due mesi, mi fossi affezionato così tanto?
Non ero mai stato il tipo, a dirla tutta. Non mi legavo facilmente alle persone, eppure con lei era sembrato tutto così facile, così spontaneo, che la situazione mi sorprendeva e mi stordiva contemporaneamente.
Partenza aereo per Camden tra un’ora circa.
La voce metallica proveniente dall’altoparlante mi costrinse a riscuotermi dai miei pensieri. Mi trascinai con riluttanza vicino ai ragazzi, portandomi svogliatamente dietro la valigia. Niall ed Harry tenevano lo sguardo basso, mentre Louis aveva un’aria assente.
– Ragazzi, per favore, andiamo – disse Liam. – Dobbiamo fare il check-in. E cercare di non rendere la cosa più straziante del dovuto.
Lo seguimmo di malavoglia; non era questo che volevamo.
Nessuno di noi lo voleva.
 
 
 
****
 
 
 

Salimmo sull’aereo, un mostro di metallo che ci avrebbe portati via da quella città carica di ricordi.
Non appena mi sedetti accanto a Louis, lanciai la borsa ai miei piedi; avevo solo voglia di nascondermi per il rimorso.
– Ehi – mi chiamò Louis. – Ti manca, vero?
Annuii mestamente. – Già.
Fuori dal finestrino, le nuvole bianche increspavano appena un cielo grigio. Era solo settembre, ma sembrava potesse cadere la neve.
Neve in settembre.
Forse perché la neve, il freddo, il gelo, stavano cadendo anche dentro di me.
– Ragazzi – la voce di Niall mi fece voltare la testa. Lo sguardo di tutti si posò sul nostro amico irlandese. – Dovremmo scrivere una canzone su questi mesi passati a New York. Non possiamo lasciar sfuggire il loro ricordo così... Dobbiamo fare in modo che quelle ragazze facciano parte di noi – disse con decisione, malgrado avesse gli occhi lucidi.
Mi trattenni dal ridere amareggiato.
– Forse. O forse no. Servirebbe solo a tenere in vita fantasmi del passato – ribattei, gelido.
Senza aspettare una risposta, mi voltai nuovamente verso il finestrino. Il tour sarebbe andato avanti, i One Direction sarebbero andati avanti. Probabilmente, ero solo io quello che non voleva andare avanti.
Tutto ciò che desideravo era rimanere fermo. Non fare niente, non pensare a niente, non essere niente.
Volevo che Sam ci fosse, malgrado tutto. Volevo che fosse lì con me.
Ma forse, in futuro, le cose sarebbero cambiate. L’avrei rivista, avrei potuto riabbracciarla, sentire di nuovo il suo profumo.
O almeno, era quello che speravo.
Forse, un giorno ci rincontreremo, Samantha Chase. 
Forse.

 
 
 
 
 
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Eccoci alla fine.
Sono emozionatissima, ho concluso la mia prima storia.
Ancora non ci credo.
So che a questo punto voi lettori vorrete uccidermi, ma purtroppo è andata così.
Dispiace anche a me, sapete? Mi ero affezionata a quei due, e farli separare è stato dolorosissimo.
Come avrete ormai capito, nelle note della storia ho messo che è una SongFiction perché si ispira a Summer Love, una canzone dei nostri amati ragazzi che mi ha ispirata e toccata nel profondo.
Vi ringrazio, lettori.
Vi ringrazio per avermi seguita finora, vi ringrazio per incoraggiarmi sempre.
Vi ringrazio per avermi fatto amare un po’ di più questa storia e per avermi fatto credere che sia davvero capace di donare emozioni. È quello che voglio, alla fine. Donare emozioni.
Vi starete chiedendo perché l’ho conclusa così.
Ma vedete, il fatto è che non voglio scrivere favole.  Le cose erano andate anche fin troppo bene, finora. Ripeto, so che mi starete odiando per questo, ma pensateci un secondo: la storia avrebbe avuto un significato, se fosse sempre stata tutta rose e fiori fino alla fine?
Io, per qualche ragione, credo di no.
Spero che anche voi la pensiate in questo modo.
It was only just a dream è stata ed è ancora parte di me, alla fine. La timida e piccola Sam nella grande New York rimarrà sempre nel mio cuore.
Mi auguro che a tutti voi rimanga un bel ricordo di questa storia.
Grazie a tutti di cuore,

Stella cadente
  
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