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Autore: Betty    29/11/2004    1 recensioni
Un incontro casuale tra l’affascinante Benjamin Price e Nicole, ragazza timida e ahimè con qualche chilo di troppo. Non hanno niente in comune, ma il destino li ha già fatti incontrare e chissà che non possa farli innamorare…
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Genzo Wakabayashi/Benji
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAPITOLO 2

CAPITOLO 2

Nicole rilesse per l’ultima volta il preventivo, non voleva che contenesse errori, alla fine lo fece verificare a Hans.

"Perfetto, spediscilo pure" disse l’uomo.

Nicole allora prese il biglietto da visita e mandò il fax, si chiese se Benji sarebbe venuto di persona a riferire la sua decisione o avrebbe chiamato, sapeva che era da stupidi pensare ad un uomo così impossibile per lei, ma non poteva farne a meno. Dopotutto l’unica cosa che aveva erano i suoi sogni e sognare non costava niente!

Come sempre però la realtà tornò prepotente e il lavoro le assorbì tutta la mattina, quando tornò a casa per pranzo trovò i genitori già a tavola, mai una volta che l’aspettassero.

"Ciao"

"Ciao! Tutto bene?" chiese la madre.

"Come sempre" rispose la ragazza, la madre iniziò a parlare del più e del meno, come sempre Nicole appena finito di mangiare si trasferiva in salotto per guardare la sua soap-opera preferita senza essere disturbata, ormai era una routine, mangiare, guardare la tele, mettere a posto la camera che sembrava sempre un campo di battaglia e poi ancora al lavoro.

Quando arrivò in ufficio però l’attendeva un sorpresa, entrò in ufficio tutto imbacuccata canticchiando l’ultima canzone che aveva sentito alla radio e si trovò davanti l’oggetto dei suoi pensieri delle ultime ore.

"Ciao!" gli disse Benji.

"Ciao, come mai da queste parti?" gli chiese Nicole mentre si toglieva il giubbetto, era già arrossita, come al solito.

"Sono qui per il preventivo, mi hanno detto che Hans è andato via ma dovrebbe tornare a momenti, così ho deciso di aspettarlo."

"Posso offrirti qualcosa? La nostra macchina del caffè è molto fornita"

"Ho appena preso un caffè al bar, non ti preoccupare." Rispose Benji.

Nicole si sentiva in imbarazzo, sapeva che non sarebbe riuscita a lavorare con lo sguardo dell’uomo addosso, sicuramente stava pensando a come fosse grassa, lo sguardo degli uomini le dava sempre quell’impressione.

"E’ da tanto che lavori qui?" chiese l’uomo.

"Tre anni e mezzo." Rispose Nicole.

"Sono circa quattro anni che non venivo qui, una delle ultime volte abbiamo scattato questa foto" disse solo in quel momento si accorse che l’uomo aveva in mano una cornice, Nicole la riconobbe subito, Hans si vantava con tutti per il fatto che conoscesse un certo SGGK.

"Che stupida, non ci avevo fatto caso, tu sei il SGGK!"

"Ero, ormai la mia vita e il calcio hanno preso direzioni diverse" disse Benji, la ragazza lesse nei suoi occhi tristezza e rimpianto. "Brava Nicole come sempre parli troppo!" pensò la ragazza.

"Benji, è un evento vederti qui due volte in un paio di giorni!" l’arrivo di Hans ruppe quello sensazione di imbarazzo che stava provando Nicole.

"Visto che non mi sono fatto vivo per tanto tempo ho deciso di recuperare." Rispose Benji, appoggiando la cornice.

"Hai visto il preventivo? Cosa ne pensi?"

"Pensavo di peggio, ripariamola, per la gioia di mia madre. Mi affido a te"

"Non ne rimarrai deluso" rispose Hans.

"Adesso vado, il lavoro mi aspetta, ciao." Disse Benji rivolto all’uomo e a Nicole.

"Ciao" rispose a mezza voce la ragazza, il suo sogno se ne stava andando.

Dopo quella piacevole visita il pomeriggio non passava più, quando finalmente uscì e arrivò a casa, trovò i suoi che litigavano per l'ennesima volta, si pentì di non essere rimasta al lavoro ancora per un po’.

Come sempre litigavano per delle cavolate, specialmente quando il padre beveva un po’ troppo, cosa che negli ultimi tempi accadeva spesso, non ne poteva più di quella vita, avrebbe voluto scappare lontano e fregarsene di tutto, alcuni si giorni si chiedeva perché fosse venuta al mondo per poi pentirsi subito di quel pensiero. Gli si era anche chiuso lo stomaco, dal nervoso, così saltò la cena, non che la madre cucinasse un granché bene, si chiuse in camera accese la stereo ma non riusciva ad ignorare le urla dei genitori, si cambiò velocemente e uscì dalla camera, non riusciva a restare in casa a sentirli litigare.

"Dove vai?" le chiese la madre.

"Esco, non ce la faccio a rimanere qui a sentirvi litigare." Rispose la ragazza.

"Tu non vai da nessuna parte!" esclamò il padre.

"Non sono più una bambina, non puoi comandarmi!" rispose Nicole poi uscì.

Passò la serata a spasso per il centro, si fermò da McDonalds a mangiare un hamburger, poi verso e undici rientrò, erano in sere come quelle che si sentiva ancora più sola e purtroppo negli ultimi tempi di sere così ce n’erano state tante; sospirò e cercò di dormire, ma con poco successo.

Il giorno dopo Nicole osservandosi allo specchio constatò che aveva le solite orrende occhiaie che anche con un casino di fondotinta si vedevano lo stesso, al lavoro la giornata passò lentamente, la ragazza sperava di poter vedere ancora Benji ma al tempo stesso pensava che era meglio così, perché se l’avesse vista si sarebbe spaventato.

Fino al fine settimana la storia si ripeté tutti i giorni, i suoi non facevano altro che litigare e lei la sera usciva a vagare per il centro per non sentirli e poi la notte insonne, quando finalmente arrivò il sabato Nicole avrebbe voluto restare a dormire un po’, era sfinita, le voci concitate dei suoi però la svegliarono. Si alzò di scattò a li raggiunse in cucina.

"Basta! Non ne posso più!" urlò la ragazza.

"Non sono affari tuoi!" le urlò il padre.

"Sì che sono affari miei, visto che non riesco più a vivere in questa casa!" disse Nicole poi girò le spalle e dopo essersi vestita uscì, prese la macchina e vagò un po’ fino a quando arrivò al parco della città, parcheggiò e cominciò a passeggiare, non riusciva a smettere di pensare alla situazione che stava vivendo, non riusciva più a sopportare i suoi che litigavano per qualsiasi cavolata, la stavano facendo diventare matta. Trovò una panchina libera proprio di fronte al laghetto, si sedette e guardò l’ora, le sette e mezza "Figurarsi se oggi riuscivo a dormire" pensò la ragazza poi all’improvviso una lacrima silenziosa iniziò a solcare il suo viso, non la fermò non ne aveva voglia, a lei se ne unirono altre, se solo fosse servito a qualcosa piangere; era sola in quel grande parco, era forse l’unico posto dove poteva sfogarsi e così si lasciò finalmente andare.

"Nicole!" una voce irruppe nei suoi pensieri. "Tutto bene?"

La ragazza alzò lo sguardo e si trovò accanto un uomo, vestito con una tuta e con un capellino rosso sul capo.

"Benji!" esclamò poi cercò di asciugarsi le lacrime, l’uomo le si sedette accanto come se si conoscessero da sempre.

"Ti do fastidio?" chiese dolcemente Benji.

"No, anzi." Riuscì a dire con fatica la ragazza.

"Tieni, è pulito"

Nicole osservò la sua mano che le porgeva un candido fazzoletto bianco, lo afferrò con mano tremante e si asciugò il viso e poi soffiò, poco elegantemente, il naso; non sapeva cosa dire così non parlò e Benji fece altrettanto restarono lì in silenzio ad osservare il parco popolarsi.

Nicole si sentiva protetta dalla sua presenza, mentre Benji sapeva che in certi casi non erano necessarie delle parole, quando l’aveva vista poco prima ci aveva messo un attimo a riconoscerla i capelli sciolti le coprivano il volto e il corpo scosso dai singhiozzi, non sapeva se era giusto avvicinarsi dopotutto non la conosceva ma non se la sentiva di lasciarla lì da sola, sapeva cosa voleva dire essere soli.

Aveva visto i suoi occhi rossi e pieni di sorpresa e quando lo aveva riconosciuto era arrossita, come sempre quando lo vedeva, era così tenera, la osservò ancora, stava guardando il paesaggio, gli occhi ancora lucidi, vi leggeva lo sconforto, chissà cosa le era successo.

"Grazie" la voce di Nicole lo riscosse dai suoi pensieri.

"Non ho fatto niente"

"Invece sì, mi sei stato vicino senza fare domande. Di solito le persone si fanno sempre gli affari tuoi."

"Non è il mio caso"

"Ho notato, ti ho sporcato il fazzoletto" disse Nicole guardando per terra e stropicciando il pezzo di stoffa.

"Sai ne ho altri!" disse l’uomo con un sorriso. Poi sentì lo stomaco della ragazza brontolare.

"Da quanto non mangi?" chiese.

"Da ieri mezzogiorno, a dire la verità non ho mangiato molto." Ammise imbarazzata Nicole.

"Ti offro la colazione, andiamo" disse Benji alzandosi.

"No, te la dovrei offrire io" disse la ragazza poi cercò di afferrare qualcosa accanto a lei, alzò lo sguardo meravigliato verso Benji "Ho lasciato a casa la borsa!" esclamò.

"Quindi devi per forza accettare la mia offerta, conosco un bar qui vicino che ha delle brioche buonissime"

Nicole sentì ancora lo stomaco brontolare "Mi hai convinto, andiamo!" gli disse alzandosi, si affiancò a Benji e si diressero verso il bar.

"Sei qui a piedi?" chiese Benji.

"No, sono venuta in macchina"

"Abiti fuori?"

"Sono a dieci minuti dalla carrozzeria, ma se potessi permettermelo andrei a vivere da sola" disse la ragazza con aria afflitta.

"Problemi con i tuoi? Scusa, non volevo fare l’impiccione.."

"Non c’è problema, c’è poco da dire, la vita con loro è insopportabile, tutto qui. Adesso però non ne voglio parlare, ho solo voglia di una buona brioche."

"Così sia, ecco il bar."

Appena furono dentro il calore li avvolse, ordinarono e quando si trovarono di fronte Nicole osservò gli stupendi occhi di Benji e si ritrovò nuovamente ad arrossire, si diede della stupida come al solito, dopotutto sapeva che il ragazzo si era fermato solo per compassione.

"Allora Nicole dimmi un po’ di te"

"Non c’è niente da raccontare la mia vita è una noia completa, piuttosto tu potresti scrivere un libro su quello che hai fatto fino ad adesso."

"Non esagerare" si schernì l’uomo.

"Parlami di te!" disse Nicole non capiva come aveva fatto a trovare il coraggio di fargli quella proposta. Benji sorrise, poi iniziò a parlare della sua carriera, degli inizi di Holly, Tom, Lenders, parlò come non aveva mai fatto con nessuno e la cosa bella era l’attenzione che gli rivolgeva la ragazza. Solitamente le donne erano interessate al suo aspetto fisico e ai suoi soldi, ma Nicole, lei no. Dal canto suo Nicole ascoltava affascinata le parole di Benji e lo invidiò, la sua vita era così eccitante, piena di cose nuove.

"Sai ti invidio, io non mi sono mai allontanata da Amburgo, non ho mai fatto niente di eclatante.."

"Non è tutto oro quello che luccica, poche persone in questo mondo sono speciali, vedono i soldi e ti vengono dietro ma penso che se perdessi tutti i miei averi pochi si farebbero ancora sentire."

"Quello che dici sarà vero, ma se solo avessi un po’ più di soldi forse non mi troverei alle sette e mezza del mattino e piangere in un parco." Disse Nicole, abbassando lo sguardo.

"Non volevo metterti a disagio." Disse Benji.

"Ma non è colpa tua, è la vita ci sono i poveri e i ricchi, i belli e i brutti…"

"Ti stai deprimendo?"

"Abbastanza." Rispose Nicole.

"Tu non hai niente da invidiare ad altre"

"Davvero, tu usciresti con una come me, mi porteresti ad un galà importante sotto gli occhi di tutti?"

Benji rimase spiazzato da quella domanda. "Visto anche tu hai dei pregiudizi, ma è normale."

"No, non hai capito.." disse Benji dispiaciuto.

Nicole lo interruppe dicendo "Oh Dio Benji scusami, io..io non volevo assillarti con le mie paranoie! È che sto attraversando un brutto periodo."

"Non ti preoccupare. A me capita tutti i giorni di essere scontroso." Gli rispose Benji con un sorriso.

"Scontroso tu? Stai scherzando?"

"No, è la verità, pochi riescono a sopportarmi" ammise l’uomo.

Nicole era incredula poi sorrise "Sai a me mi definiscono troppo seria, dicono che ho la puzza sotto il naso e che mi comporto come se fossi già vecchia. La verità è che io non ho mai fatto niente per cambiare l’opinione dei miei conoscenti. Come conseguenza ho una sola vera amica."

"Forse se sei così e perché certe situazioni ti rendono in quel modo, certe persone però non capiscono cosa voglia dire crescere prima del tempo." Disse Benji ricordando la sua infanzia solitaria.

"Mi hai letto nel pensiero!"

"Sei vuoi oggi hai trovato un nuovo amico." Disse Benji, non sapeva perché l’aveva detto ma desiderava l’amicizia di quella ragazza, in alcuni frangenti era simile a lui.

"E tu hai una nuova amica!" esclamò Nicole raggiante, sapeva che aver ottenuto la sua amicizia era già un grande successo e ne era felice. Finalmente portarono cappuccini e brioche, Nicole e Benji continuarono a parlare amabilmente di vari argomenti senza però svelare molto di più delle loro vite.

Quando uscirono dal locale, il freddo li investì di nuovo, Benji accompagnò la ragazza alla macchina "Ci vediamo!" disse l’uomo.

"Vuoi un passaggio?" chiese Nicole.

"Abito piuttosto fuori" rispose Benji.

"Se venuto fino a qui a piedi?"

"Correndo"

"Cavoli che voglia, comunque adesso per ripagarti della colazione di porto a casa, sali in macchina che si gela qui fuori." Disse la ragazza, Benji sorrise e salì sulla piccola utilitaria, era abituato a auto un po’ più spaziose ma si adattò bene.

"Dove ti porto."

"La conosci Villa Katlin?"

"Sì, quella villa stupenda fuori Amburgo, ha un parco meraviglioso." Disse Nicole estasiata.

"Io abito lì" La ragazza restò a bocca aperta "Chiudi la bocca se non ti entrano le mosche!" le disse Benji.

Nicole arrossì e poi recuperò la sua ironia, avrebbe dovuto immaginarlo che un riccone come lui abitasse in una casa da sogno "Va bene ti accompagnerò al tuo tugurio"

Dopo mezz’ora di auto, la piccola Lancia Y si fermò davanti ai cancelli della villa "Signore, siamo arrivati!"

"Grazie del passaggio"

"Figurati, è il meno che potevo fare per sdebitarmi"

"Ci vediamo" disse Benji.

"Q-quando vuoi, tanto sai dove trovarmi" disse sorpresa la ragazza "Non ci posso credere mi vuole rivedere, ma come amica, si va bene però mi vuole rivedere!" pensò Nicole

"Ciao!" disse l’uomo poi scese.

"Ciao" rispose la ragazza, osservò l’uomo varcare l’enorme cancello, lui la saluto con una mano e lei ricambio poi partì verso casa.

Quella giornata all’improvviso si era illuminata, dal nero totale di quella mattina adesso vedeva degli spiragli di luce.

 

 

 

  
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