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Autore: Fear    05/02/2014    4 recensioni
[Malinconico, missing moments, H/C; sentimentale ― Kagari!centric, explicit!Kagari/Yomi]
Cit/: Kagari non aveva mai amato oggetti di scarso valore, brutti e vecchi, quelli li avrebbe conservati per poi darli a Mato Kuroi, una delle tante e miserabili intruse nella sua vita e quella di Yomi. Avrebbe voluto volentieri ingozzare quella sua boccaccia con tutti i colori della disperazione dei suoi macaron.
«Marrone come la terra di cui si sporcheranno i tuoi abiti bianchi, blu come il colore del caos che regnerà supremo un giorno, grigio come l'asfalto su cui cadrai e ti ferirai così da colorare il mio macaron, rosso come il caldo sangue che sgorgherà dal tuo fragile corpo» sussurrò; quello rosa l'avrebbe dato a Yomi, così angelico e dolce.
[...]
• {scritta perché per Kagari una favola era un tocco di mani; 860 parole}
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shoujo-ai | Personaggi: Kagari Izuriha
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Dimenticala ~
{ raccontami una storia d'amore }





Il piccolo uccellino che non avrebbe imparato a volare sarebbe morto, ma Kagari non l'aveva ancora capito. Restava sempre della sua idea; c'era una storia, una graziosa favola che Yomi le aveva raccontato una volta, un giorno come tanti, dove Kagari la teneva stretta a sé senza dolcezza. Essa raccontava di un piccolo uccellino che per qualche ragione alla fine moriva... contaminato dagli sporchi colori dell'illusione.
La stanza grondava di rossa luce proveniente da un sole quasi impaurito di vedere ciò che stava succedendo al suo interno. Kagari aprì la porta della camera di Yomi e vi entrò senza esitazione, facendo strisciare lentamente le ruote della sua sedia a rotelle.
Scrutando la stanza, Kagari vide tetri ritratti osservarla da sotto i vari strati di polvere e desolazione. Yomi era lì, seduta sul suo letto con il suo candido viso sprofondato nelle ginocchia, portate al petto, quasi fosse in cerca di protezione; quel suo vetro invisibile che ogni volta costruiva faticosamente intorno a sé. Ombre create da un innocente gioco del sole, o semplicemente di fantasmi bruciati tra i ricordi di un'infanzia infelice, si trascinavano dietro Kagari e lei si voltò inquieta; eppure non si sarebbe dovuta spaventare, lei era così simile a loro. Il corridoio era buio e silenzioso, ma non c'era nessuno. «Girati, peccatrice macchiata da un ricordo di follia» le dicevano gli spettri, ma ingoiando una minima quantità di saliva continuò ad avanzare verso la sua Yomi. Perché lei era sua, sua e solamente sua, proprio come Mary, la sua fidata bambola di porcellana che teneva sempre con sé. Lei era la più bella della collezione, dopotutto Kagari non aveva mai amato oggetti di scarso valore, brutti e vecchi, quelli li avrebbe conservati per poi darli a Mato Kuroi, una delle tante e miserabili intruse nella sua vita e quella di Yomi. Avrebbe voluto volentieri ingozzare quella sua boccaccia con tutti i colori della disperazione dei suoi macaron. «Marrone come la terra di cui si sporcheranno i tuoi abiti bianchi, blu come il colore del caos che regnerà supremo un giorno, grigio come l'asfalto su cui cadrai e ti ferirai così da colorare il mio macaron, rosso come il caldo sangue che sgorgherà dal tuo fragile corpo» sussurrò; quello rosa l'avrebbe dato a Yomi, così angelico e dolce.
L'autunno picchiettava al vetro della grande finestra, cercando disperatamente di cancellare l'estate e tutte le sue memorie. A Kagari piaceva l'autunno, pensava assomigliasse a Yomi: passeggero, avrebbe osato dire addirittura invisibile, ma lei lo amava ed era l'unica; nessuno avrebbe mai amato l'autunno quanto lei, Kagari avrebbe raccolto tutte le morte foglie sul cemento ghiacciato e le avrebbe conservate tra le pagine del suo libro preferito, in modo da non dimenticare l'indissolubile legame tra Yomi, che era l'autunno, e lei, che credeva fosse l'estate, colorata, nonostante fosse l'inverno puro.
Cercò inevitabilmente l'interruttore della luce, ma non lo trovò e raggiunse delicatamente il corpo di Yomi, che sicuramente aveva già udito i suoi respiri. Ella si mosse lentamente e alzò il viso, mentre Kagari non poté fare altro che sorridere: gli occhi erano rossi dal pianto, gonfi e lucidi dalle mille lacrime che aveva versato per quella sua sciocca amica. I suoi capelli neri come il carbone erano disordinati e gli occhiali erano messi malamente sul naso. Kagari si avvicinò maggiormente al letto e afferrò le coperte a pochi centimetri da Yomi, provò ad issare il suo corpo senza l'aiuto di nessuno, ma – come perfettamente sapeva – Yomi non glielo permise, e preoccupata l'aiutò.
«Kagari...».
Kagari abbandonò Mary sulla sedia e prese la mano diafana di Yomi, stringendola tra le sue, fredde come il marmo. I suoi occhi che sembravano avere l'oro incastonato al loro interno osservarono l'anima di Yomi mentre lei ricominciava involontariamente a piangere. Yomi aveva sempre considerato Kagari come malata, ossessiva, l'aveva protetta, ma non l'aveva mai veramente rispettata. Quando aveva saputo che i dottori non le avevano riscontato nulla di anomalo nelle sue gambe si arrabbiò, si infuriò come non mai, ma non lo disse a Kagari. L'aveva iniziata ad odiare lentamente, sempre di più, come quella volta in cui Mato era venuta a trovarla e lei l'aveva ferita, minacciandola più volte. Era un essere spaventoso, eppure... in quel momento le sembrò più umana di lei. Probabilmente Yomi non sapeva che Kagari voleva restare sulla sedia a rotelle solamente per rimanere per sempre con lei.
«Smettila di piangere, Yomi. Non mi piace vederti così», Yomi sussultò e Kagari sospirò con un sorriso. Si ricordò della favola che le aveva raccontato, quella dell'uccellino che tanto amava... era così triste. Kagari si appoggiò alle ginocchia di Yomi e si avvicinò ai suoi lineamenti marcati, come quelli di una donna, certo, una ragazza obbligata a diventare adulta precocemente. I suoi occhi così verdi, non le era mai piaciuto quel colore, ma a Yomi donava, erano malinconici, proprio come lei. E Kagari avrebbe fatto di tutto per colorarli del colore della felicità.
«Yomi, ti ricordi la storia del piccolo uccellino?», la ragazza annuì incerta. «Dimenticala. Dimenticala tutta. E raccontami la favola di una principessa e delle sue imprese, del suo incontro con il principe dei suoi sogni. Yomi, raccontami una storia d'amore».






Note dell'autrice; ed eccomi ad invadere un altro fandom dopo una lunga riflessione su questo anime. Black Rock Shooter l'ho guardato l'anno scorso, all'inizio dell'autunno se non ricordo male, ed in due sere ero giunta alla fine. Sono andata a dormire con una strana sensazione addosso. Non posso dire piacevole, ma strana, avevo i brividi. Secondo me questo anime insegna più di quanto penso; con i suoi misteri, con il dolore e la sofferenza, la giustizia e l'amore, tutto guidato e sfumato dalla storia di un piccolo uccellino dal cuore troppo grande. Non ho scritto questa one-shot sulla protagonista, Mato aka Black Rock Shooter, ma è invece incentrata su Kagari Izuriha, un personaggio a mio parere assolutamente fantastico. Non direi yandere, nonostante il suo amore ossessivo verso Yomi sia evidente, ma insano. Malato. Lo adoro: è fantastica, pazza e tremendamente incompresa. Fa la parte della cattiva per niente, certamente non è innocente come si crede lei, ma credo che dopotutto sia stata proprio lei quella che ha sofferto di più, rileggendo la sua storia. Non posso certamente dire di capirla, ma vedo e continuo a vedere Kagari come un personaggio speciale, trattato quel poco che poteva essere trattato in otto episodi di una serie che meritava comunque di più. Alla fine però sono rimasta felice per lei, perché cambia, si fa delle amiche ed inizia a vivere in quel mondo di cui per tanti anni ha avuto paura. Questa one-shot potrebbe essere un missing moment, un cambiamento di una scena già successa, che tratta di una Kagari ossessionata, ma comprensiva e con delle buone intenzioni che Yomi può solo apprezzare.
Spero vi sia piaciuta; troppe poche storie in questo bel fandom, è un peccato, spero di leggerne di più (inoltre ringrazio Feel Good Inc, perché la grafica della pagina – che d'ora in avanti userò più spesso – l'ho presa in parte dalle sue fantastiche storie che adoro e ammiro particolarmente). Miku.
   
 
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