Fanfic su artisti musicali > Backstreet Boys
Ricorda la storia  |      
Autore: mamogirl    05/02/2014    2 recensioni
Non si era mai comportato in quel modo. Non era mai stato così impulsivo, non aveva mai fatto qualcosa senza aver prima preso in considerazione quali conseguenze potesse avere quell’azione sulle persone che lo circondavano. Anche partire a nemmeno diciotto anni era stata una decisione ponderata, quasi lasciata da parte perché la borsa di studio e un lavoro quasi sicuro erano decisamente più stabili di un sogno, per quanto affascinante e attraente come quello di diventare famosi.
Quella? Quella era una follia, quella era qualcosa che accadeva solamente nei film e terminava sempre in malo modo. Ma per quanto folle e pazza potesse essere quell’idea, era la più giusta che Brian avesse mai fatto: problemi, divorzi, insulti e discussioni li avrebbero comunque aspettati al loro ritorno quindi che cosa c’era di male a vivere in uno scorcio di illusione per qualche giorno?
Genere: Angst, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Brian Littrell, Nick Carter
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

* Runaway *

 

 

 

 

 

 

 

 

 

I knew when I held you
I wasn't letting go

 

 

 

 

 

Nonostante fossero solamente le sei di mattina, l’aeroporto già si distingueva dal mondo esterno per la frenetica vita al suo interno, fatta di gente che andava correndo verso il check in e del rumore delle valigie trascinate misto ai messaggi annunciati da una voce metallica. La sala d’attesa non disponeva più di sedie libere e qualche passeggero si vedeva costretto a sedersi per terra, la schiena appoggiata contro il muro e le cuffie dell’Ipod nelle orecchie, con il volume alto abbastanza per non farsi distrarre dal chiacchiericcio delle persone ma non per non perdere l’annuncio del proprio volo.
Brian si passò una mano sul collo, massaggiandolo per cercare di allentare la tensione che quella posizione aveva inevitabilmente creato durante quelle ore di attesa; l’altro mano, invece, accarezzava inconsapevolmente i capelli di Nick, accoccolato contro di lui in una posizione che poteva essere scomoda solo a vederla ma sembrava che a lui non desse particolarmente fastidio, visto che continuava a dormire come se niente stesse accadendo. Come se lui e Brian stessero partendo per raggiungere gli altri nella città del prossimo tour e non, invece, scappando come due amanti. Lo erano, sia amanti sia fuggitivi.
Non si era mai comportato in quel modo. Non era mai stato così impulsivo, non aveva mai fatto qualcosa senza aver prima preso in considerazione quali conseguenze potesse avere quell’azione sulle persone che lo circondavano. Anche partire a nemmeno diciotto anni era stata una decisione ponderata, quasi lasciata da parte perché la borsa di studio e un lavoro quasi sicuro erano decisamente più stabili di un sogno, per quanto affascinante e attraente come quello di diventare famosi.
Quella? Quella era una follia, quella era qualcosa che accadeva solamente nei film e terminava sempre in malo modo. Ma per quanto folle e pazza potesse essere quell’idea, era la più giusta che Brian avesse mai fatto: problemi, divorzi, insulti e discussioni li avrebbero comunque aspettati al loro ritorno quindi che cosa c’era di male a vivere in uno scorcio di illusione per qualche giorno?
Non sarebbero mai scomparsi per sempre. Per quanto Nick fosse più impulsivo di lui, era maturato tanto da quegli anni in cui semplicemente evitava di pensare e riflettere prima di fare qualcosa e sapeva che avevano entrambi responsabilità a cui non potevano venir meno. Il gruppo, primo pensiero fra tutti. Baylee, il suo primo pensiero ancor prima del gruppo. 
E avrebbe lottato. 
Oh, di quello Brian ne era sicuro più di qualsiasi altra cosa. Avrebbe lottato fino all’ultima lacrima e all’ultima goccia di sangue, non importava il prezzo: per una volta, avrebbe pensato prima a se stesso e a quel suo desiderio, quel sogno di una famiglia forse un po’ atipica ma pur sempre fatta d’amore.

 

 


 

 

 

 

∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞

 

 

 

 

 

 

 

 

Il braccio si allungò inconsciamente verso l’altro lato del letto, lì dove avrebbe dovuto incontrare il corpo e la pelle del suo compagno. Invece, ad accogliere le sue dita fu solamente il lenzuolo, ancora caldo però. Quell’assenza, quella mancanza, fu sufficiente a destare da Nick dal suo sonno e sbattere le palpebre per cancellare ogni traccia di esso. Ancora sdraiato, lo sguardo cercò e trovò immediatamente quell’indizio che lo aveva portato via dai suoi sogni: il cuscino vuoto, la coperta scalciata verso il fondo e quel lenzuolo bianco che solo qualche momento prima aveva accolto il suo compagno. Sì alzò seduto, tenendosi appoggiato sul gomito, mentre incominciava a guardarsi in giro per capire dove lui potesse essere andato. C’era una paura che lo stava attanagliando, quel pensiero che viveva a stretto contatto con la sua anima e che non sembrava mai indebolirsi o tacere. Come poteva, del resto, quando a lui venivano sempre ritagliati pochi scampoli di tempo e sempre relegati nella protezione dell’oscurità? Così quella paura si annidava e cresceva e, in momenti come quelli, faceva la sua apparizione sul palco decantando, come una velenosa poesia, come fosse stato lasciato solo mentre lui se n’era andato, era ritornato nella luce e nella tranquillità di quell’altra famiglia conosciuta in tutto il mondo.
No, si ripeté Nick come un mantra, non era quello che era successo. Non se ne sarebbe mai andato via in quel modo, come un ladro che fuggiva via nel buio dopo aver fatto bottino del suo cuore e della sua anima. Non lo avrebbe mai fatto, di quello ne era sicuro tanto quanto del sentimento che li legava a doppio filo l’uno con l’altro. A nessuno di loro piaceva quella situazione, a nessuno di loro due piaceva doversi nascondere come se stessero commettendo il peggiore dei crimini quando, in realtà, volevano solo stare insieme senza dare nell’occhio o nell’attenzione.
Amarsi, però, era complicato.
Con un gesto frustato, Nick tirò indietro anche la sua parte di coperta, appoggiando i piedi sul parquet ormai freddo per la notte. Una mano cercò di rimettere in ordine i capelli scompigliati durante dal sonno ma questi, imperterriti, ritornarono a dargli fastidio davanti agli occhi. Una semplice occhiata alla sveglia digitale lo informò che mancava poco all’alba, ancora poche ore gli rimanevano da trascorrere insieme al suo compagno e non voleva di certo trascorrerle lasciandosi prendere prigioniero dalle ansie mentre lo cercava ovunque in quella stanza d’albergo.
Risoluto, prese dal pavimento la sua maglietta e incominciò a pensare a dove lui si potesse essere cacciato. La porta del bagno, la prima sulla quale il suo sguardo si posò immediatamente, era leggermente socchiusa e il buio che proveniva da quell’angolo lasciava ben intendere che nessuno lo stesse usando. Aspettò qualche secondo in silenzio, pronto a captare qualsiasi suono: succedeva, molto spesso, che lui andasse in bagno senza accendere la luce per paura di svegliarlo. Ma quando solo il silenzio continuò a girare attorno a lui, Nick comprese che quell’opzione era da scartare senza rimpianti.
Un rumore lo fece, però girare di scatto verso la finestra. Una folata improvvisa di vento aveva fatto muovere con più forza le tende, facendolo sbattere contro il vetro e, allo stesso tempo, rivelando la posizione del suo compagno: con il tessuto bianco che si gonfiava a seconda dei buffi del vento, Nick riuscì a  mettere a fuoco il profilo inconfondibile del suo amante: gli voltava le spalle, i gomiti appoggiati sulla ringhiera, la schiena inarcata dalla posizione e quei riccioli che venivano presi come compagni di giochi dalle sbuffate di un’aria che preannunciava un temporale quella mattina che stava arrivando. D’istinto, prima di raggiungerlo, Nick prese la coperta che giaceva solitaria per terra. Solo quando stringeva fra le dita quel tessuto, si decise a uscire anche lui sul terrazzo, lì dove Brian osservava le luci di New York come se gli stessero tenendo segreto la soluzione a tutti i loro problemi.
Non serviva chiedere per sapere che cosa avesse spinto l’uomo in quel luogo, Nick poteva vedere ciascun peso visibile sulle sue spalle e, ancora una volta, avrebbe voluto dirgli che non importava. Già, la parte più altruista della sua anima continuava a sopportare quella situazione, continuava a dividere con finta allegria la parte migliore di se stesso con una donna che, a malapena, riusciva a sopportare. E poi le fans si domandavano perché loro due non andavano d’accordo: come poteva provare simpatia per colei che possedeva ciò che più Nick avrebbe voluto? La odiava per ogni sorriso che faceva nascere, inconsapevolmente, sul volto di Brian; la odiava per ogni carezza che gli veniva negata e per ogni abbraccio che avrebbe dovuto essere lui a ricevere; la odiava perché c’era potuta sempre essere per Brian, in tutte quelle visite e in tutti quei momenti in cui l’uomo aveva avuto bisogno di essere confortato e spinto a prendere possesso di quella forza inesauribile. La odiava, soprattutto, perché aveva dato a Brian l’unica cosa che lui non avrebbe mai potuto dargli.
Eppure... eppure Nick lo leggeva negli occhi di Brian quante volte lui avrebbe voluto abbandonare tutto. Non lui, no. Quella famiglia che a volte lo soffocava, quell’immagine che aveva dato al mondo e di cui si era sempre sentito orgogliosa ma che, ora, era l’arma più tagliente che inesorabilmente scendeva fin dentro il petto, senza far uscire nemmeno una goccia di sangue. Eppure Nick, molto spesso, si ritrovava a dover asciugare le lacrime di Brian mentre lui gli chiedeva perdono per essere così debole e vigliacco, parole che si trasformavano in insulti ogni volta che giungevano alle sue orecchie. Eppure era proprio per quel motivo che Nick non avrebbe mai potuto odiare Brian per averlo rilegato a essere una sorta di segreto da nascondere: bastava l’odio che Brian provava contro se stesso a cancellare ogni recriminazione sorta dentro di lui e a fargli presente quanto grande, invece, fosse l’amore verso di lui. Eppure, alla fine, eccoli lì, entrambi con quel conto alla rovescia che li avrebbe separati non appena sarebbe sorto il sole. Entrambi con il cuore spezzato alla sola idea di dividersi.
Nick scosse la testa, allontanando via quei pensieri. Avevano poco tempo a disposizione e non voleva avvelenarlo con quelle immagini: avrebbe riportato Brian dentro in camera e, qualsiasi fosse il motivo che lo aveva spinto fuori da quello, Nick lo avrebbe scacciato via con baci e carezze.
Almeno per quelle poche ore che rimanevano.

 

 

 


 

 

 

∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞

 

 

 

 

 

 

 

 

L’anello, quella notte, pesava più di quanto non fosse in realtà. Brian lo aveva sfilato dall’anulare e lo teneva fra le dita della mano destra, osservando distrattamente mentre la sua mente viaggiava alla velocità della luce.
Nick dormiva pacificamente dietro di lui, ancora avvolta nella sicura coperta del sonno. Presto avrebbe dovuto svegliarlo, presto avrebbe dovuto dirgli addio senza la sicurezza di quando si sarebbero potuti rivedere. Non come amanti, almeno. Purtroppo.
A volte, si tormentava con la prima decisione che aveva preso e che li aveva portati a questo punto, costretti ad incontrarsi come dei moderni Romeo e Giulietta. Perché si era sposato? Oh, la risposta non tardava mai ad apparire, beffarda e crudele mentre gli ripeteva ogni singolo avvenimento: la sua paura, la paura verso Nick e come sarebbero stati visti e accettati dal mondo intero; la preoccupazione per il futuro del gruppo; il giudizio dei suoi genitori. Così era giunta la conclusione, l’unica vera possibilità per proteggere se stesso e la parte più importante del suo essere. Si era detto che sarebbe passata, che era solamente una cotta e che presto avrebbe dimenticato quei sogni e desideri che avevano come unico protagonista il suo migliore amico. Si era sposato, quindi, cercando di annullare quei pensieri che così tanto contrastavano con tutto ciò che gli era stato insegnato negli anni di catechismo. Si era sposato, certo, ma quei sentimenti e quella sorta di gravità che lo attiravano verso Nick non era mai diminuita: anzi, era aumentata, diventando così potente da costringerlo ad alzare le mani e arrendersi a qualcosa su cui non avrebbe mai vinto. Era stata la sconfitta e arresa più dolce mai esistita, era stato come finalmente aver trovato il posto in cui tutto assumeva chiarezza e contorni nitidi. Fosse stato semplice poter lasciare quelle ragnatele che lo tenevano prigioniero e andare finalmente lì dove il suo cuore batteva sempre la parola “casa”.
Ma niente, nella sua vita, era stato semplice e facile. Divorziare non era qualcosa che poteva fare su due piedi e il rischio di perdere suo figlio era quella spada di Damocle che lo faceva sempre tentennare e, poi, mestamente ritornare con la coda fra le gambe. Lo scandalo sarebbe stato di proporzioni devastanti e non poteva condannare i suoi amici, quelle persone che erano diventati dei fratelli, solamente perché lui in passato era stato tanto codardo e vigliacco.
E lo era ancora.
Lo era ogni volta che lui e Nick si trovavano in qualche hotel anonimo, poche ore che sarebbero dovuto essere abbastanza per chissà quanti giorni lontani l’uno dall’altro. Lo era ogni volta che rimaneva sveglio ad osservare Nick dormire, pregando che il mattino non arrivasse mai in modo da poter sempre rimanere insieme. Lo era ogni volta che si aggrappava a quelle spalle e a quelle braccia, implorandolo di perdonarlo perché ancora obbligava entrambi a quella vita segreta invece di poter stare insieme come una vera e propria famiglia.
Ecco perché quella notte si trovava lì, vittima consapevole del vento freddo, conscio che niente avrebbe potuto eguagliare il gelo che sentiva dentro di sé: in tutta quella tempesta che era stata la sua vita in quegli ultimi anni, tutti quei dubbi sulla sua voce e quell’idea, sempre accarezzata e mai gettata via, di abbandonare tutto e costruire una vita normale insieme a Nick.
Perché Nick non diceva basta?
Perché continuava ad accettare tutti quei compromessi, tutta quella sofferenza senza mai dirgli di no, senza mai ammettere che, in quella situazione, l’unica vera vittima era lui? Con tutte le persone che esistevano in quel mondo, perché Nick continuava ad accettare di essere l’amante di una persona troppo codarda e debole per dire al mondo che lo amava? Nick avrebbe potuto avere chiunque, chiunque sarebbe stata una persona migliore di lui, qualcuno che lo avrebbe amato come Nick meritava. 

“Bri, smettila. – Lo aveva ripreso Nick un giorno quando, ancora stretti l’uno nell’abbraccio dell’altro, Brian gli aveva confidato quei suoi dubbi. – Sai che faccio sempre di testa mia. Se non fosse questo ciò che vorrei, non rimarrei in questa relazione. Ma ti amo e non voglio nessun altro. Smettila di torturarti.” 

Non erano bastate quelle parole a calmare Brian. Quei dubbi erano rimasti, quelle parole affilate come pugnali avevano continuato ad affondare la loro punta dentro il suo cuore perché ancora non riusciva a comprendere come Nick potesse davvero desiderare lui e soltanto lui.
Immerso com’era nei suoi pensieri, Brian si accorse della presenza di Nick dietro di lui solo quando sentì una coperta appoggiarsi sopra le sue spalle e avvolgerlo in un caldo abbraccio. Il calore, però, non proveniva solamente da quel tessuto ma, soprattutto, dalle braccia che rimanevano strette attorno alle sue spalle o quel respiro che faceva alzare e scendere le punte dei capelli a contatto con il collo. Era in quel luogo, in quell’abbraccio, che Brian dimenticava ogni ansia: non c’era niente di differente in quell’abbraccio, non c’era niente di diverso da quello che un uomo e una donna condividevano in momenti come quelli. Lì, fra quelle braccia, Brian sapeva che non importavano più tutte quelle obiezioni con cui la sua mente cercava sempre di allontanarlo da Nick; lì importava solamente che era in compagnia di Nick che si sentiva completo, senza paure che tenevano prigioniere ogni sua emozione e debolezza.
“Torna a letto.” La voce di Nick accarezzò dolcemente l’orecchio e Brian non poté evitare di stringersi ancora di più contro di lui mentre le dita ancora giocherellavano con la fede.
“Non volevo svegliarti. Dormivi così profondamente...”
“Il letto era troppo freddo senza di te.”
Un debole sorriso illuminò per qualche secondo il viso di Brian, prima che la sua mente gli ricordasse che così era stato il letto di Nick in tutte quelle notti trascorse l’uno lontano dall’altro. Come se avesse potuto vedere quell’ombra apparsa nei suoi occhi, Nick lasciò scivolare le sue labbra dall’orecchio fino all’inizio della spalla, lasciando lì un bacio che sapeva di carezza.
“Non voglio... – Un singhiozzo cercò di salire per la gola ma Brian lo rimandò là dov’era nato. - ... non voglio tornare ad Atlanta.”
Le stretta delle mani di Nick si fece più intensa, più disperata. “Nemmeno io voglio tornare a casa.”
Trascorsero alcuni minuti di silenzio, mascherati da secondi, prima che Brian si voltasse nell’abbraccio, alzando il viso e incrociando gli occhi con quelli di Nick. “Andiamocene via. Io e te. Lontano da tutti.”
All’inizio, preso su due piedi, Nick pensò che Brian non stesse parlando sul serio. Il responsabile Brian che gli chiedeva di lasciare tutto e andarsene? Frasi di quel genere le poteva solo sentire nei suoi sogni, quei desideri che mai aveva pronunciato di fronte a Brian.
“Non è una cattiva idea.” Commentò quindi, ritornando ad accarezzare il collo di Brian con le sue labbra. Ma lui non glielo permise, prendendogli il viso tra le mani ed alzandoglielo in modo che potesse guardarlo negli occhi. 
“Sono serio, Nick. Andiamocene.”
C’era solo verità nei suoi occhi. C’era solo quell’onestà a sottolineare quanto convinto Brian fosse di quell’affermazione. E Nick si ritrovò completamente messo alle strette, insicuro su come doveva agire: i ruoli si erano rivoltati come se una marea li avesse travolti e scambiati di vestiti, non era mai successo che lui dovesse fare da razionale mentre Brian agiva impulsivamente. “Bri...”
“No. Nick, no. Sono stanco di nascondermi, sono stanco di comportarmi da vigliacco e sai bene che ogni mia intenzione cadrà non appena tornerò in quella casa. Scappiamo. - E, per dimostrare quanto serio fosse, Brian fece cadere per terra l’anello. Il tintinnio vibrò ed echeggiò per qualche secondo fino a quando non si adagiò per terra, arresa da quella determinazione e decisione che poche volte aveva sentito il suo proprietario avere con così grande intensità. – Io e te, lontani. Io e te, insieme. Non è questo che vuoi?”
“Certo. Certo che è quello che voglio, Bri! – Si affrettò Nick a rispondere, sottolineando quella sua affermazione con un bacio sull’angolo della bocca. – Ma è quello che vuoi? Fra qualche giorno, fra una settimana, sarai ancora dell’idea di stare con me?” Nick non aveva voluto lasciare uscire quella paura, più che altro perché sapeva che sarebbe stata un’arma a doppio taglio contro di lui e, soprattutto, contro Brian. Quella paura, quella paranoia di non essere abbastanza per meritare una vita insieme ma solamente scampoli fatti di sesso e coccole, senza mai la pressione dei problemi quotidiani. Poteva biasimare Brian? No, in passato già lo aveva abbandonato, in passato già aveva preferito darsi a feste piuttosto che prendere in mano il telefono e domandargli come stava.
“Non dire stronzate.”
Fu il tono, oltre a quell’imprecazione così inusuale per Brian, a strappare via Nick da quell’autostrada di brutti ricordi e tensioni. Paure che Brian continuava e aveva sempre visto negli occhi di Nick, ansie che lui stesso aveva aiutato a fortificarsi perché non gli aveva mai chiesto aiuto, non come un partner avrebbe dovuto fare con l’altro. Si alzò in punta di piedi, una mano risalì dal fianco fino a raggiungere la guancia e accarezzare quella pelle mentre le labbra si prendevano cura della bocca: non fu un bacio dolce e amaro di addii ma fu, invece, la prova di ciò che Brian sentiva ogni volta che Nick era lì l suo fianco, vulnerabile e con le difese abbassate e l’unico modo che si ritrovava Brian per poterlo consolare era quello, la pura dimostrazione del suo amore. Infuse tutto ciò che sentiva in quel bacio, tutti quei complicati strati di una coperta che era sempre stata avvolta attorno al suo cuore, quattro lettere incise che nessun altro, nemmeno il più bravo fra i chirurghi, avrebbe potuto cancellare: il suo cuore batteva per Nick, lo aveva sempre fatto e non era un caso se aveva incominciato a ingrandirsi quando si erano conosciuti, incapace quasi di contenere tutti quei sentimenti che quei capelli biondi e occhi azzurri causavano al primo sguardo.
“Ti amo. – Mormorò Brian non appena si staccarono, anche se ancora solamente pochi centimetri li dividevano. – Ti amo e sono stanco di non poter stare insieme a te anche alla luce del sole. Voglio svegliarmi al tuo fianco senza la premura di dover sparire prima che qualcuno ci scopra; voglio poter averti al mio fianco, voltare il viso e sapere di poterti vedere senza dover nascondere ciò che combini dentro di me anche con un sorriso. Voglio potermi addormentare fra le tue braccia senza domandarmi quando potrò rifarlo di nuovo. Ti amo da voler costruire la nostra famiglia, non importa quale sarà il prezzo da pagare per avere le due persone più importanti della mia vita insieme sotto un unico tetto. E se per avere questo dobbiamo andarcene via, usare nuovi nomi o altro, allora lo farò. Perché ti amo.”
Un altro bacio, un altro suggellamento di quelle parole che già da sole valevano come un eterno giuramento. La mano continuava a rimanere appoggiata sulla guancia, gli occhi continuavano a essere fermi su quelli di Nick, con quella luce che nasceva ogni volta che quelle due tonalità azzurre si incontravano e si immergevano una nell’altra.
“Ho sbagliato anni fa. Ho lasciato che altri guidassero le mie decisioni e ho preso la più sbagliata fra tutte. Ora, qui, l’unica cosa che sto cercando di fare è porvi rimedio. Non sarà facile ma... più di qualsiasi altro momento, ho bisogno di averti al mio fianco. Ho bisogno di sapere che ci sarai anche se... anche se dovessi perdere tutto. Compresa la mia voce.”
Nick non fece attendere la sua risposta. Fu la stessa di Brian, furono labbra e bacio a trasmettere ciò che la sua stessa voce non riusciva a formulare. Perché, come sempre, Brian lo aveva lasciato senza parole. Erano bastate quelle frasi per scacciare via ogni dubbio, ogni pensiero di quel ragazzino che aveva sognato di poter essere per una volta l’eroe e, invece, si svegliava sempre senza superpoteri.
“Idiota.” Si lasciò sfuggire prima di riprendere possesso delle labbra di Brian. Come avrebbe potuto lasciarlo? Gli stava donando tutto, gli stava dando in mano le chiavi della sua felicità e nessuna nuvola poteva spaventarlo più di tutti quei mesi, anni, trascorsi a chiedersi se ne valeva la pena o se era solamente una soddisfazione passeggera.
“Sì, sono stato un idiota a lasciare passare tutto questo tempo e a farti credere di non essere importante.”
“Smettila o sarò costretto a silenziarti con baci.” Scherzò Nick, dopo aver accarezzato la bocca di Brian con un altro bacio.
“E dovrei lamentarmi?” Ribattè Brian con il primo vero sorriso di quella notte.
“Allora scappiamo?”
Entrambi sembravano danzare su di un ritmo che non aveva melodia, non almeno udibile con orecchie e per tutti. Erano piccoli passi, era un leggero movimento fatto di carezze mentre le immagini del loro futuro, insieme, danzavano davanti ai loro occhi.
Un’avventura, ecco quello che sembrava.
“No. – Rispose Brian. – Incominciamo la nostra vita.”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

******************************

*Titolo e citazione tratti da "Runaway",The Killers. 

Il mio hard disk sembra la borsa di Mary Poppins. XD 
Stavo facendo pulizia fra i mille documenti e mi sono ritrovata questa storia che aspettava solamente una controllata e un titolo. 
Così, eccola qui! Non so da dove sia nata l'ispirazione ma c'è sempre quella punta di angst che non mi manca mai! lol

 

   
 
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Backstreet Boys / Vai alla pagina dell'autore: mamogirl