E' il caso di questa OS senza senso, ma ho pensato comunque di butterla giù e di pubblicarla.
Nonostante, come ho già detto, sia senza senso, spero possa, in qualche modo, piacervi.
E, oh, mi piacerebbe sapere cosa ne pensate, attraverso qualche recesione, positiva o negativa; per me sarebbe davvero importante.
Besos, :*
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Non
possiamo
Osservo
distrattamente la
pioggia scendere giù forte e la sento battere sui vetri,
rigandoli e
macchiandoli.
Rimango
stesa sul corpo
marmoreo di Tom, stretta da
entrambe
le sue braccia, in una morsa sicura e ferrea; come se avesse paura di
lasciarmi
andare.
Cerco,
comunque, di muovermi
per potermi spostare, ma l’abbraccio si intensifica,
trattenendomi li, al
caldo.
«Rimani
qui» lo sento
sussurrare subito dopo, con voce dolce, roca e soprattutto
stanca.
Percepisco
la mano di Tom
tra i miei capelli e farmi i grattini che tanto amo; e
lui ne è a conoscenza.
Accarezza
dolcemente la mia
cute con una mano, e sento l’altra correre leggere su e
giù per la mia schiena
nuda.
Alzo
la testa e sfioro il
suo collo con le labbra, donandogli un bacio leggero.
Ci
uniamo in un bacio dolce
subito dopo, come se fosse l’ultimo o come se non ce ne
fossimo mai scambiato
uno.
«Come mai sei tornata da me dopo tutto questo tempo?»
mi chiede
subito dopo, senza riprendere fiato, e nemmeno senza mollarmi.
Nei
suoi occhi non noto
nessun sentimento, niente; sono
scuri
e non riesco a leggerci niente dentro.
È
come se avesse deciso di
lasciarmi fuori dalle sue emozioni e dal suo mondo.
«Credo
che una volta nella
mia vita abbia deciso di seguire ciò che diceva il mio cuore
e non la mia testa»
mormoro in risposta, scivolando via dal suo abbraccio e stendendomi al
suo
fianco, con lo sguardo rivolto al soffitto pallido del suo appartamento.
«Anche
dopo tutto quello che
ti ho fatto? Il modo in cui ti ho
trattata?»
sussurra quasi sconvolto, voltandosi nella mia
direzione.
Sorrido
tristemente nel
buio, ricordando tutto, momento per momento.
«Non
lo so, Tom, penso di
essermi pentita di averti fatto altrettanto male»
mormoro. «O
forse perché sono troppo stupida,
o follemente innamorata, non lo so»
sbotto poi, mordendomi la lingua e maledicendomi.
Lo
sento ridacchiare appena.
«Non
potevo darti niente di
più prima, pensi sia cambiato
qualcosa?»
soffia al mio orecchio, posandomi un bacio sulla tempia.
Mi
volto verso di lui e,
nella poca luce, riesco ad osservare i suoi occhi sorridere tristemente.
«Sei
felice,
Kaulitz? Sei felice, adesso,
con lei?» chiedo,
e lo vedo vacillare alle mie parole. «Rispondi»
sbotto.
Intreccia
le nostre dita e
mi posa un bacio sul dorso.
«No,
Niko, non sono felice,
ma nemmeno noi due lo eravamo»
mi ricorda con tono malinconico,
facendomi scuotere la testa. «Non
riuscivamo a trovare un punto d’incontro,
non andavamo d’accordo, non facevamo altro che litigare,
urlarci contro
cattiverie di ogni genere, per non parlare di tutto ciò che
ci lanciavamo»
alzo gli occhi al cielo, ricordando che per colpa sua ho rischiato
grosso fin
troppe volte. «L’unica
cosa che ci univa era l’attrazione
fisica e sessuale, nient’altro»
annuisco, completamente d’accordo.
«Non
ci siamo mai impegnati
molto a mettere su una relazione stabile, è vero, ma
potremmo provarci lo
stesso, di nuovo»
abbasso il tono della voce, e subito dopo un
tuono rompe il silenzio, mentre un lampo illumina tutta la stanza.
Ritorna
supino, pensieroso,
e con lo sguardo corrucciato.
«Non
funzionerebbe comunque e
poi dovrei lasciare la mia attuale ragazza»
mi ricorda, facendomi
incazzare ulteriormente.
Mi
siedo al centro del
materasso, cercando di calmarmi, e di trattenere tutte le emozioni che
mi
stanno attraversando in questo preciso momento.
«Però
non ti stai facendo
problemi a tradirla con me!»
sbotto di nuovo. «Non
ti sei fatto problemi a prendermi e sbattermi non appena mi hai aperto!
Perché?»
gli
chiedo e lo vedo fissarmi, ma senza emettere suono. «Perché,
Tom?»
continuo, pregandolo di rispondermi, mentre lacrime salate cominciano a
bagnarmi il volto.
«Perché
fino a due minuti fa
ci scambiavamo tenerezze come fanno tutti gli innamorati, invece ora
litighiamo
e tu piangi?»
lo fulmino con lo sguardo, asciugandomi le lacrime col
lenzuolo impregnato dei nostri odori mischiati. «Scusa,
odi il fatto
che la gente ti risponda con un’altra domanda»
annuisco. «Credo
che l’attrazione nei tuoi confronti non cesserà mai»
ammette a se stesso e, soprattutto a me.
«Quindi
cosa vorresti fare? Portare
avanti una relazione con quella e
quando non c’è correre da me, dalla tua amante,
come se niente fosse? Non sono un oggetto, ne
una bambola
gonfiabile e nemmeno una puttana!»
gli ricordo con rabbia. «Sono
una persona, ho dei sentimenti
anche
io! E questo non mi va bene!»
singhiozzo di nuovo, prendendolo a
sberle.
Mi
blocca le mani,
stendendosi poi, di nuovo, su di me.
«No,
non sei niente di tutto
ciò»
mi posa un bacio sulle labbra, cercando di calmarmi. «Ma noi
due non siamo in
grado di portare avanti una storia, lo sapevi prima e lo sai adesso»
strofina il suo naso con il mio.
Come
può una persona essere
così stronza e così dolce allo stesso momento?
«Io
non voglio fare la tua
amante, anche io merito di essere felice»
piango.
Mi
libero dalla sua presa e
lo sposto, scivolando giù dal letto.
Velocemente
raccolgo i miei
abiti, inciampando sui suoi, e mi rivesto, continuando a piangere come
una bambina,
sotto il suo sguardo attento e incredulo.
«Dove
vai?»
mi
chiede preoccupato. «Torna
qui, Niko, subito»»
continua, e percepisco quel magone
bloccargli la gola.
Poso
gli occhi su di lui,
sui suoi spalancati e, finalmente, capisco che non posso condurre una
vita del
genere.
«Me
ne vado, Tom»
mormoro e dopo avergli lanciato un bacio al volo, esco da quella
camera,
testimone di molte altre notti di passione, e da quella casa.
Una
volta in strada mi
lascio colpire dalla pioggia violenta, e in mezzo alla strada mi lascio
scivolare, continuando a bagnarmi.
Sento
la sua voce chiamarmi,
cercando di fermarmi, di farmi tornare da lui, in quella stanza.
«Niko,
non andartene, ti
prego!»
mi implora, afferrandomi per un braccio per rimettermi in piedi.
Con
uno strattone mi libero,
e gli do uno spintone, allontanandolo di poco dal mio corpo.
«Lasciami
andare, Tom, è
inutile portare avanti questa pagliacciata! Sono stanca di soffrire e
di
subire!»
sbotto, spingendolo ulteriormente.
Credo
sia un modo per sfogare
la rabbia repressa e si, credo stia funzionando alla perfezione.
Mi
lascia sfogare, in mezzo
alla strada, sotto al temporale, e poi improvvisamente mi abbraccia,
stringendomi così forte da farmi mancare il fiato, mentre
scivoliamo entrambi
giù, sull’asfalto bagnato, tra due auto
parcheggiate.
«Non abbandonarmi, piccola, non farlo» mormora al mio orecchio. «Non di nuovo» continua. «Sono innamorato di te, non volevo dirtelo, ma è così» percepisco la bugia, il mio cuore capisce che sta mentendo, solo per tenermi con lui, per fare di me ciò che vuole.
Mi vengono in mente le copertine dei giornali, i loro titoli, sempre uguali, "Il chitarrista dei Tokio Hotel non è in grado di amare"; quelle stesse parole confessate da lui stesso in un secondo momento; quelle parole che io capisco essere vere, solo ora.
Non ho mai voluto ammetterlo, ma è esattamente così.
«Non
sei in grado di amare,
Tom!» sbotto,
alzandomi, staccandomi nuovamente da quella fonte di calore oramai
zuppa d’acqua.
«L’hai
ammesso tu stesso qualche anno fa, me lo ricordo! Ora non venirmi a
dire stronzate!»
grugnisco
infastidita, facendo qualche passo indietro.
«Non
andare»
leggo il suo labiale, ma il mio cervello prende il comando totale del
mio
corpo, compreso quello del mio cuore, e mi volto.
Comincio
a camminare,
allontanandomi definitivamente da lui, e poco dopo, inizio una corsa
folle.
Mentre
tutto mi torna in
mente, i primi incontri, i primi sguardi,
i primi baci, le prime volte, le delusioni, la rabbia, le litigate, i
tradimenti.
Come
possono due persone
come noi avere una relazione ed essere felici?
Semplicemente,
non possono.
***