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Autore: Yoko Hogawa    13/06/2008    6 recensioni
Lavi, hai mai letto la favola di Peter Pan?
C'era una volta un bambino che aveva deciso di non crescere più...
[LavixAllen]
Genere: Romantico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Coppie: Rabi/Allen
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Peter Pan Theory

Peter Pan Theory

 

 

 

Lavi, hai mai letto la favola di Peter Pan?

C’era una volta un bambino che aveva deciso di non crescere più.

La ricordi?

In qualche andito nascosto della tua mente, in mezzo ad oceani di carta ed inchiostro.

Lo hai sempre disprezzato Peter, vero?

 

A Bookman non serve un cuore.

Lui non disprezza.

 

Riaprì lentamente gli occhi dopo quelli che, per lui, erano sembrati pochi minuti.

Seduto su una delle sedie della biblioteca dell’Ordine, relativamente composto, si era perso per strada mentre rileggeva per la quarta volta un vecchio articolo di chissà quale giornale.

Iniziava, arrivava a metà della pagina…e si risvegliava qualche minuto dopo, guardando altrove, la testa in altre dimensioni.

Uff… si odiava quando faceva così.

Eppure succedeva. Accadeva che la sua mente si perdesse, molto spesso ultimamente, da quando era rientrato dall’Arca.

E sì, doveva ammetterlo… l’esperienza nella dimensione di Road. Era quello che lo disturbava.

Quello… e le miriade di conseguenze che una sbagliata decisione da parte sua poteva portare con sé.

<< Essere o non essere, questo è il problema! >> disse ad alta voce, approfittando del fatto che, essendo sera, le uniche entità presenti in biblioteca erano lui e la polvere sugli scaffali.

Sospirò e, finalmente, decise di alzarsi. Poteva stare su quell’articolo anche per due settimane, non avrebbe superato comunque il quarto capoverso.

Chiuse il libro, un grosso tomo che conteneva alcuni stralci di giornali di quello stesso anno, prendendolo fermamente con le mani e ripercorrendo al contrario la via verso lo scaffale in cui lo aveva preso.

Fortuna che la bibliotecaria lasciava qualche lume accesso per lui. Poteva dire che ormai ci viveva, in biblioteca.

Percorse il corridoio dellaG, testimoniato da una targhetta d’ottone a inizio scaffalatura, ritrovando subito il piccolo spazio che separava altri due grossi volumi, da fuori esattamente uguali l’uno all’altro.

Oh, certo. Riusciva a ricordarsi persino quanti passi separavano il tavolo dallo scaffale e non finiva uno stupidissimo articolo di cronaca. Bravo Junior, bella mossa.

Passò qualche istante fissando le varie copertine, sospirando poi con fare sconsolato.

Era un’idiota.

E, da bravo idiota, si tormentava per una cosa idiota.

Cosa che avrebbe dovuto ignorare. Nemmeno registrare.

Sentimenti che non doveva possedere, provare, sentire. Non avrebbe dovuto farsi tormentare in quel modo da… se stesso!

Se stesso! Era come se un secondo Lavi stesse martellando nel suo cervello dicendo: “ehi, sveglia fanciullo! E’ ora di alzarsi e di rendersi conto che ti faresti Allen Walker su ogni superficie piana disponibile!”

Eppure c’era anche l’altro. L’altro, che non era né Lavi né il suo ego. Era… semplicemente Bookman.

E Bookman diceva: “ignora, dimentica, non è necessario ai fini di cronaca”.

Solo che la differenza era una, ed era cruciale.

“Lavi” era fittizio come il suo nome.

Bookman” dettava legge.

Era in trappola.

 

 

Lavi, hai mai letto la favola di Peter Pan?

C’era una volta un bambino che aveva deciso di non crescere più.

E tu l’hai odiato, anche se non lo puoi ammettere.

Perché lui era libero di volare.

E tu hai delle catene fatte d’inchiostro e memoria.

 

Ai fini di tale cronaca, siamo capitati dalla parte dell’Ordine solo per caso.

A Bookman non serve un cuore.

Lui non odia.

 

 

Lasciò andare pesantemente la testa contro i volumi, riempiendo il silenzio circostante con il suono sordo che provocò l’impatto della sua fronte sulle copertine impolverate. Lo scaffale scricchiolò.

Doveva smetterla. Smettere di pensare ad Allen.

Perché più ci pensava, più udiva il suo cuore battere forte.

E, parliamone… Lavi non “ascoltava” il battito del suo cuore dal giorno che, guardando indietro verso casa, decise di dimenticarla per sempre.

Lui era un numero.

Un numero, due cifre.

Il suo nome era un’illusione, il suo ego era una menzogna, la sua vita era una finzione.

Lui era il Narratore.

E non esiste… non esiste che il narratore si innamori del protagonista.

Era come storpiare Romeo e Giulietta dicendo che Giulietta, una volta visto il corpo di Romeo, lo lasciava morto facendo spallucce per correre a sposarsi Shakespeare.

Ridicolo.

Eppure… provava per Allen così tante cose tutte insieme, che ignorarle era difficile.

Erano ricordi di sentimenti, più che veri sentimenti.

La piacevole sensazione di una loro chiacchierata, il divertimento di tutte le strane missioni che avevano condiviso, l’emozione provata nello sfiorargli casualmente la mano, la… paura.

Stava per morire. Lo avrebbe perso per sempre.

Perso, scomparso nel silenzio senza potergli dire nulla, senza poterlo nemmeno… salutare.

Sì, sembra sciocco. Ma dopotutto… cosa si può dire ad una persona morente?

Si morse il labbro inferiore, arricciando il naso con disgusto. Aveva la scena in testa come se la stesse guardando sul momento.

Poteva proprio vedere: le scaffalature dissolversi, assottigliarsi, assumere la colorazione chiara del legno di bambù mentre la luce delle lampade ad olio mutava, divenendo argentea luce lunare in un’atmosfera nebbiosa di disperazione.

Le mattonelle mutare in piccole e sottili foglioline di bambù, macchiarsi di rosso ospitando al contempo un mazzo di carte da gioco gettate alla rinfusa su un corpo giovane e… abbandonato.

Lui non c’era, non lo aveva impedito… e, per di più, Allen gli aveva salvato la vita.

E forse… per convincersi che lo amava bastavano solo voce e coraggio.

Anche se sono sempre difficili da trovare…

 

 

Lavi, hai mai letto la favola di Peter Pan?

C’era una volta un bambino che aveva deciso di non crescere più.

Tu lo invidi, Lavi.

Perché lui… la sua decisione l’ha presa.

E tu?

 

Non farti prendere dalla guerra, Lavi.

Ai fini di tale cronaca, siamo capitati dalla parte dell’Ordine solo per caso.

A Bookman non serve un cuore.

Lui non ama.

 

 

E’ ora di piantarla di dire cazzate.

 

 

E, per almeno un istante… la sola voce che sentiva era quella del battito nel petto.

Una voce non parlava e non diceva nulla. Semplicemente… viveva, esisteva.

Come Peter Pan.

Chiuse gli occhi, ascoltando se stesso.

Se stesso per la prima volta.

Sì, lui amava Allen Walker.

E, ai fini di tale cronaca… potevano andare a fanculo.

Forse sarebbe stato un Bookman comunque, forse sarebbe stato in ogni caso un buon successore, un buon 49.

Lo sarebbe stato anche con Allen al suo fianco, perché no? Precedenti non c’erano… come potevano confutare questa tesi?

La “Teoria di Peter Pan”.

 

Lavi, hai mai letto la favola di Peter Pan?

C’era una volta un bambino che origliava le favole alla finestra dei Darling per poterle raccontare ai Bimbi Sperduti.

C’era una volta un bambino che parlava con le sirene e giocava con gli indiani.

C’era una volta l’acerrimo nemico di Capitan Giacomo Uncino.

C’era una volta un bacio, c’era una volta un ditale da cucito.

C’era una volta un eroe.

E tu… ti sei sentito come lui.

E’ solo… che non lo ricordi più.

 

 

<< Lavi… Lavi! >>

<< Uh? Allen? >> trasalì, alzando lo sguardo a quelle parole.

<< Sì, io. Ti eri addormentato >> risponde mentre, mettendo a fuoco,  lo vedeva davvero per la prima volta.

Un sorriso, tenero e forse… sì, dolce.

Lui ti osserva, sorridendo allegramente, le labbra appena inclinate.

Ma… cos’era? Là, nell’angolo destro della bocca… vi era nascosto un bacio?

Scosse violentemente la testa. Basta Lavi, stai facendo la figura dello scemo fissandoti su quella favola.

Doveva riprendersi, su! Si era solo appisolato, non era la fine del mondo.

<< Tu piuttosto, che ci fai qui? >> chiese il rosso, alzandosi in piedi dal freddo pavimento in piastrelle.

E ricordarsi quando si era seduto non era contemplato, eh?

Che mancanza… il Panda si sarebbe arrabbiato. Certo, se lo avesse saputo, ovvio.

<< Ah, nulla. Non riesco a dormire e sono venuto a vedere se avevano uno dei libri che Mana mi leggeva da piccolo… >> disse, mostrando appena un piccolo volumetto dalla copertina in cuoio su cui, in lettere d’oro, spiccava il titolo “Peter Pan”.

Lavi ridacchiò sorpreso, lasciando interdetto Allen. << Cosa c’è da ridere? >> chiese l’albino.

<< Nulla… stavo solo pensando allo stesso libro >> rispose il rosso, guardandolo dritto negli occhi.

Allen non si scostò di un millimetro, guardandolo a sua volta. << E allora come…? Ne hanno solo una copia…>> sussurrò appena mentre, forse inconsciamente, si avvicinavano pian piano l’uno all’altro. << Posso sempre… prestartelo… >> aggiunse Allen, ormai talmente vicino da poter sentire le mani di Lavi cingergli la vita.

<< Possiamo sempre leggerlo insieme… >> sussurrò a sua volta Lavi, socchiudendo gli occhi, anche se ne era visibile solamente uno, mentre avvicinava pian piano le labbra a quelle di Allen.

<< E’ un’idea… >> fece in tempo a rispondere il ragazzo, prima di posare le labbra su quelle dell’altro.

Un bacio casto, solo un toccarsi di labbra, un veloce sfiorarsi di lingue.

Il bacio di Peter Pan.

<< Vieni con me, ti porterò sull’Isola Che non C’è >> soffiò poi il rosso sulle labbra dell’albino, che sorrise di rimando, intrecciando le dita con quelle di Lavi.

<< Ci andiamo volando, Peter? >> chiese il più giovane, un colorito rossastro dipinto sulle gote.

<< Scusa, ma ho licenziato Campanellino Trilly… >> rispose ridacchiando il rosso << ma credo… che la tua camera sia più vicina della mia… >>

 

 

C’era una volta un bambino che aveva deciso di non crescere più.

 

 

 

 

Note: Ok, cosa breve e concisa XD Sono le 2:30 di notte, spero di non avervi annoiato e basta! XD L’idea di Peter Pan… no, non so proprio come mi è venuta, nonostante sia la mia fiaba preferita, ma sono riuscita a farcela stare e la cosa mi gusta.

Accetto commenti e critiche, sentitevi liberi di offendermi se volete U_____U

Per la mia prima pubblicazione su EFP, tanti saluti! ^_____-

Yoko H.

   
 
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