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Autore: Lady_Sticklethwait    07/02/2014    1 recensioni
«Sig.ina Barbrook» una voce ben nota piombò dal sentiero opposto, accompagnata dalla splendida visione del duca di Bekwell, vestito come sempre in modo impeccabile nel suo abito color beije intonato al colore dei capelli scombinati .
Aveva un sorriso divertito e, sebbene non potesse ben vederlo, riusciva ad immaginare quelle scintille d'ironia che trasparivano spesso negli occhi color acquamarina.
«Sig.or Bekwell…» disse guardandolo come se si fossero appena incontrati in una circostanza assolutamente normale. « Come mai da queste parti? »
Colin rise. La sua non era una risata comune ma bensì qualcosa che scaldava l'animo, che rimbombava nella testa e poi scivolava via, lasciando delle adorabili fossette sul volto giovane e dai tratti raffinati dell'uomo.
«Devo dire che riesce sempre a sorprendermi , signorina Babrook»
«Come prego?»
«Avrei molte domande da farle, come qualsiasi persona normale penso voglia porle, ma, per il momento, penso di potermi trattenere e godermi lo spettacolo».
Scese dal cavallo, incrociò le braccia e la guardò con ludibrio.
«Ebbene?» proseguì sostenendo il suo sguardo a mò di sfida.
« Ebbene, sig.ina Barbrook, non capita tutti i giorni di vedere alle 8 del mattino una selvaggia molto affascinante su di un albero»
Genere: Comico, Romantico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Storico
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                          Capitolo 53.

 

 

 

Il nostro eroe non si svegliò il giorno seguente per la colazione, ed Elisabeth credette di essere diventata matta quando scese nell'attico e i trovò omaggi floreali, biglietti e congratulazioni.
Alzò un sopracciglio sempre più contrita mentre si avvicinava ad uno splendido bouquet di lillà spedito da un gruppo di fanciulle – che lei aveva sempre etichettato come 'timide' – ma che in quell'occasione si erano dimostrate molto più audaci di chiunque altro.
Una mezza dozzina di rose rosse e bianche arrivarono accompagnate da un cesto pieno di cioccolatini e frutta succosa da parte di una certa Lady Shandow, vedova allegra con cui Colin aveva dovuto scambiare più di due chiacchiere, date le esplicite allusioni della lettera.
Infine, come ciliegina sulla torta, quando Elisabeth credé di non poter sostenere un altro dono in più, vi trovò sulla credenza un'ardente poesia bruciante di ammirazione dalla penna generosa di Lady Endrew, priva di cervello ed idiota quasi quanto suo fratello, Kevin.
Dei passi risuonarono per tutta la stanza, ma Elisabeth non si meravigliò di trovare il volto di Simon completamente sconvolto...Quasi pari al suo.
«Buongior...Uh!» fece un passo indietro, osservando meglio quello strano fenomeno.
«La chiamano fauna femminile» commentò acida Elisabeth, aprendo una lettera gialla spedita da... No, non volle saperlo.
«Potrei giurare che questo sia il periodo d'accoppiamento, Simon.»
«E'...» fece una pausa significativa «davvero una bella sorpresa» si avvicinò con cautela presso il tavolo «Sono tutte per il signor Bekwell, immagino.»
Elisabeth fece finta di ignorarlo e prese a leggere la lettera gialla con immenso disprezzo «Al generoso ed impetuoso cavaliere Colin Bekwell»
«Mh, suberbo»
Elisabeth gettò la lettera sul tavolo e si avviò verso la finestra «E' disgustoso»
Simon ridacchiò aprendo il giornale «adagio, Elisabeth, se non ti conoscessi potrei pensare che sei verde dalla gelosia.»
La donna sobbalzò ma non si voltò per guardarlo in faccia «non essere sciocco, sai bene che ho sempre ripudiato le adulazioni.»
«Potrei azzardare che sono meritate»
«Potrei azzardare» disse alzando la voce « che la tua servitù ha romanzato il tutto designandolo come un principe»
«Bhè» fece Simon girando un'altra pagina di giornale « se non altro suppongo che ne converrai con me, se mi azzardo a sottolineare che l'operato del signor Bekwell ti ha salvato la vita.»
Elisabeth arrossì e decise di cambiare discorso, quando un lacchè entrò nella stanza con un'altra lettera in mano.
«Mettila sulla pila» gli ordinò Simon senza neanche alzare lo sguardo.
Elisabeth davvero non ne poteva più.
«Ora basta» si girò e con decisione attraversò la stanza fino ad arrivare alla pila di bigliettini.
«Cosa hai intenzione di fare, Liz?»
«Il signor Bekwell» iniziò avvicinandosi pericolosamente al camino «è già sin troppo orgoglioso, esageratamente spocchioso, egocentrico, imprudente ed affascinante per...»
La voce di Simon risuonò davvero stupita quando accantonò il giornale«Affascinante?»
Elisabeth alzò la testa dal mucchio di lettere «Affascinante?»
«Giurerei di aver sentito proprio affascinante.»
«Ho detto affascinante?» chiese confusa quasi quanto Simon.
«Già» sorrise sornione.
«Non ho mai detto... Oh, mi stai distraendo!» esclamò stizzita.
«Stai arrossendo»
«Non è vero!» si portò una mano sul volto, sentendoselo quasi in fiamme.
Oh, cielo, che situazione imbarazzante.
Simon la scrutò con estremo interesse e, dannazione, con quel sorriso canzonatorio e malizioso sembrava prendersi gioco di lei come quando erano piccini.
L'uomo scosse la testa e ritornò ad immergersi nel Times, dando un temporaneo sollievo alla duchessa.
Temporaneo, infatti, proprio perché quando Elisabeth si girò verso il camino con le lettere in mano, Simon soggiunse con voce comprensiva:
«Non devi nascondermi i tuoi sentimenti per il signor Bekwell, Liz.»
Silenzio assoluto.
Imbarazzo totale.
La duchessa non si girò per guardare Simon ma restò immobile davanti al camino, le gambe erano diventate improvvisamente di gelatina ed il cuore che batteva come un tamburo.
Perché, dannazione, si sentiva così a disagio?
«Non c'è bisogno che tu risponda» continuò l'amico «il tuo silenzio vale più di mille parole.»
Già.
Perché non riusciva a parlare?
Insomma, sapeva di non essere del tutto indifferente a Colin Bekwell, come voleva far credere a tutti, e non lo odiava così tanto, come voleva far credere a sé stessa.
Inoltre la preoccupazione che aveva nutrito durante la giornata precedente era stata così sincera e devastante che definirsi banalmente attratta da Colin era un eufemismo.
La duchessa sentì il rumore del giornale che veniva chiuso da Simon ed i suoi passi verso la porta da dov'era entrato
«Buona Giornata, Elisabeth»
Ella si girò per salutarlo, ma ormai l'uomo aveva già chiuso la porta.








 

Elisabeth fece appello a tutto il suo coraggio e, dopo aver preso un bel respiro, decise di girare la maniglia.
La camera era interamente illuminata dalla luce del giorno, persino il letto dove ora si intravedeva la sagoma di Colin era completamente accarezzato dai raggi solari.
La duchessa si avvicinò con fare sospettoso poiché non sapeva se il duca fosse realmente sveglio oppure dormisse ancora; per fortuna l'enorme tappeto attutiva i passi, così ella potette arrivare fino alla testa del letto senza emettere alcun rumore.
Eppure, il respiro affannoso ed il cuore che pompava come un pazzo poteva sentirli solo lei.
Meglio così, si disse poggiando le bende sul comodino: perfetto, non aveva ancora guardato il duca, ma non ce n'era bisogno, giusto?
Se non si era accorto di lei, voleva dire che stava ancora dormendo, e se stava ancora dormendo, perché svegliarlo per cambiargli la fasciatura?
Magari poteva affidare quell'ardua impresa ad una domestica.
Sì, avrebbe fatto così.
In fin dei conti, cosa ne sapeva lei di come si cambiasse la fasciatura? Limitatamente alle sue conoscenze, la ferita si sarebbe potuta anche aprire, e lei davvero non ne poteva più di vedere sangue o di sentire l'odore del sangue.
Durante quei mirabolanti pensieri non si accorse che il duca, sdraiato a metà su un fianco con un braccio piegato dietro alla testa, la stava osservando come se avesse intenzione di risolvere un enigma.
Vide che Elisabeth piegava e sistemava le cianfrusaglie sul suo comodino, ora si fermava a riflettere, ora arrossiva, ora scuoteva la testa con decisione, ora si mordeva un labbro nell'indecisione.
Quando la donna si voltò per andarsene ed il duca sentì il lieve fruscio delle gonne accompagnato dalla lieve fragranza di lei, decise di rivelare al mondo la sua presenza.
Sbadigliò esageratamente ed esordì un suono gutturale poco o molto virile, a seconda dei punti di vista.
«Per tutti i diavoli» sobbalzò la donna rischiando di cadere sul pavimento per lo spavento.
«Buongiorno, mia musa» mormorò il duca con voce sonnolenta e le palpebre pesanti «noto con piacere che sei ancora rimasta qui»
«Q-qui?» Elisabeth indietreggiò fino a toccare con le spalle la finestra e volse lo sguardo altrove, disperatamente imbarazzata e spaventata e sconvolta e...Oh, Dio, quell'uomo era completamente nudo sotto il lenzuolo, e non sembrava nutrire un minimo di pudore, né sembrava comprendere il suo disagio.
No, forse lo comprendeva, ma forse era troppo impegnato a metterla in imbarazzo ed a non rispettare l'etichetta, piuttosto che coprirsi come minimo i fianchi.
Elisabeth tentò disperatamente di non pensare ancora al suo petto così possente, ai fianchi stretti, ai suoi occhi così azzurri, ai suoi capelli capelli ricci così scompigliati e leggermente sudaticci, alla barba del giorno dopo che era in contrasto con il sorriso più sincero che avesse mai visto.
«Sì, bhé, in realtà non pensavo rimanessi in questa casa, dato che...» si strofinò gli occhi e sollevò un braccio indietro, lasciandolo cadere vicino alla testa, col pugno semiaperto sui cuscini bianchi candidi « insomma, in casa con due scapoli»
«Ah, sì, ma io stavo proprio per» ingoiò una manciata di saliva «andare via»
«Ora?» si alzò a sedere con l'aiuto delle braccia ed emise una leggera smorfia di dolore.
Elisabeth fece un passo in avanti per aiutarlo, ma quando gli occhi del duca la scrutarono canzonatori, ritornò ad appoggiarsi alla finestra; non voleva aiuti, era palese.
Una manciata di cuscini rotolarono per terra allorché Colin incrociò le braccia sotto la testa, offrendo ad Elisabeth la vista di una pelosa ascella maschile e di un muscolo guizzante.
«Che ore sono?» chiese con tutta la naturalezza di questo mondo, ignorando volutamente il pudico rossore che si dilaniava sulle guance della donna.
«Sono le otto, emh, cioè, le dieci del mattino. Sono venuta a portarti queste fasciature, non era mia intenzione svegliarti» spostò lo sguardo dal cassettone, al davanzale, allo scrittoio...
«Suppongo che il Mr. Kellington non sia in casa»
«Infatti»
Colin sorrise e guardò il soffitto quando Elisabeth gli chiese il motivo di quell'affermazione.
«Non penso ti lascerebbe vagare nella stanza di un uomo, specialmente quando sta dormendo»
La donna alzò il mento ed incrociò le mani «Mi conosci davvero poco se pensi che qualcuno possa impedirmi di fare qualcosa.»
Lui rise, lo sguardo caldo, impertinente, e blu come il cielo.
Elisabeth fu davvero confusa e turbata dall'attrazione che provava verso di Colin.
«Ora devo davvero andare.»
«Oh, no, la tua compagnia è l'unico sollievo che posso concedermi in questa valle di lacrime.» aggiunse, poi, persuasivo «resta.»
La duchessa si morse un labbro «è sconveniente...»
«Nessuno sa che sei qui»
«La servitù parla...» fece lei, ma Colin la interruppe «Le domestiche dicono tante di quelle assurdità che ormai nessuno crede loro.»
«E' sconveniente parlare con un uomo che si è appena svegliato, è in casa da solo, è nudo sotto le coperte e...»
Le sue sopracciglia si incarnarono «Chi ti dice che io sia nudo sotto le coperte?»
Elisabeth avvampò « giuro di non aver sbirciato!»
Il duca sospirò con aria affranta «avrei voluto che lo facessi.»
«Colin!»
Il duca rise di cuore «Suvvia Liz, tu...»
«Colin Bekwell, siete davvero terribile.» lo rimproverò con tutta la severità a cui poteva far appello.
«Vergogna, Elisabeth Kerwin» replicò. «Non è sportivo da parte vostra non permettermi di finire la frase.»
Lei piegò una testa di lato e fece una reverenza «chiedo venia, Milord; stavate forse per dire qualcosa di interessante?»
Colin fece un mezzo sorriso «Io sono sempre interessante» mormorò.
«Stai cercando di spaventarmi?»
«Non nutro speranze nel riuscirci, Liz»
Elisabeth avvertì lo sguardo intenso di lui su di lei e rise per sdrammatizzare, ma l'aria giocosa di poco prima terminò quando Colin le chiese una seconda volta di restare con lui.
Bhè, suppongo che non ci sia nulla in contrario nel rimanere fino a questo pomeriggio... pensò, e nel momento in cui realizzò di averlo detto ad alta voce, capì di essere totalmente alla mercé di quell'uomo.


 

 







 

 

Perdonatemi le descrizioni un po' spinte del nostro duca, ma non sono riuscita a frenare l'immaginazione che, ahimè, su questa scrittrice ha sempre la meglio.



Lady_Sticklethwait.

   
 
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