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Autore: EonFreeSoul    07/02/2014    1 recensioni
Pianeta Terra. La guerra tra Autobots e Decepticon non accenna a terminare, e il sanguinoso conflitto continua: si sa che durerà ancora a lungo.
Ma quello che tutti ignorano è la presenza di una terza organizzazione segreta, chiamata Gilda. I membri della Gilda sono robot che hanno deciso di non schierarsi, ladri e assassini che non badano alla battaglia in corso tra le altre fazioni, e che agiscono per conto proprio.
E' proprio in questo gruppo che la seeker Silverpunch ha conosciuto il mezzosangue Iceblade, il suo unico amico.
Silverpunch vorrebbe fuggire dalla Gilda, che trova soffocante, e respirare finalmente l'aria della libertà esplorando il mondo, ma non può farlo.
Le giornate si susseguono monotone, fino al giorno della sua ultima missione.
Da quel momento, la sua vita verrà sconvolta totalmente, tanto da costringerla a cambiare nome. Un nome che la accompagnerà durante la sua ascesa.
Genere: Azione, Generale, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Arcee, Cliffjumper, Decepticon, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza | Contesto: Transformers: Prime
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Silverpunch inspirò l'aria fredda della notte. Lei la adorava : era il momento in cui il mondo  si acquietava avvolto da un manto buio, e tutto diventava  misterioso e tranquillo, quasi in modo allarmante.  I boschi di notte erano il posto migliore dove stare, a suo parere: gli alberi sembravano quasi sussurrare una melodia che di giorno non si sentiva.
Sì, la Terra le piaceva decisamente.
Un ululato riecheggiò nella foresta facendola tornare alla realtà. Immediatamente ripensò al motivo per cui si trovava lì e sbuffò: "Dannazione alla Gilda e alle sue stupide missioni! Mai un momento che si possa stare in pace..."
-Di cattivo umore come sempre, eh? - osservò una voce.
Silverpunch si voltò verso Iceblade, il suo compagno di squadra: l'insecticon-seeker la fissava con un sorrisetto ironico, seduto su un tronco caduto. Il fuoco da campo che avevano acceso nella radura mandava bagliori che facevano scintillare la sua armatura azzurra.
-Bah, certo che sì: avrei preferito impiegare questo tempo in un altro modo...
-Tipo dormire?
-Perché no? Oppure avrei volentieri esplorato qualche posto nuovo per conto mio.
Iceblade soffocò una risata: Silverpunch non cambiava mai. Sapeva quanto la seeker rossa odiasse la Gilda: non voleva nessuno che le desse ordini, preferiva lavorare da sola, e se ne sarebbe già  andata da un pezzo se non fosse stato per lui. Già, lui era il suo migliore amico, un robot mezzosangue  con una strana abilità ottenuta chissà come: poteva congelare le cose a comando solo toccandole, e liberare fasci di ghiaccio dalle mani. Per questo aveva quel nome, e per questo Tidalwave, il capo della Gilda, l'aveva voluto con sé: un tizio del genere gli poteva sempre tornare utile. E di certo non gli avrebbe mai permesso di andarsene, per questo Silverpunch restava.

Tidalwave era un grounder alto e nero, e si era sempre occupato di tenere nascosta l'esistenza delle sue attività: ogni prova lasciata dai suoi accoliti, lui la cancellava. La Gilda  infatti era una comunità di ladri che rubava per sopravvivere , tutti i suoi membri erano neutrali, avevano deciso di non schierarsi e non si curavano della guerra in corso tra Autobots e Decepticons; tuttavia molti di loro erano soldati di valore, e il loro leader era convinto che le due fazioni avrebbero tentato di corromperli e farli passare dalla loro parte, se avessero saputo di loro. Non immaginava pensare a cosa sarebbe successo alla sua preziosa arma glaciale: avrebbero portato via Iceblade, ma a lui Iceblade serviva. Tutti loro gli servivano: aveva fatto rubare centinaia di congegni e armi che a prima vista avrebbero potuto sembrare solo inutili rottami di metallo, ma in segreto stava lentamente raggiungendo il suo vero scopo. Era solo questione di tempo.

Silverpunch si sdraiò su un masso e fissò il cielo, tentando inutilmente di contare le stelle. Lo faceva sempre per calmarsi quando era nervosa durante le missioni notturne, e puntualmente non funzionava mai. Borbottò qualcosa e si accese una sigaretta, per poi tornare a guardare la volta celeste.
"Una buona fumata sistema tutto, ora mi sento meglio" pensò facendo un tiro.
Ci fu un lungo silenzio, lei contemplava il cielo e Iceblade fissava nel buio del bosco, in attesa religiosa. Si sentiva solo il leggero scoppiettio del fuoco.
Silverpunch parlò:- Quando partiamo?
Il robot azzurro si voltò nella sua direzione:- Finché non torna Hurricane non possiamo lasciare il campo, ci conviene aspettarlo... Anche perché... Sai com'è ...
-Eccome se lo so: se andiamo senza di lui si lamenterà di noi a vita. Spero solo che quel bestione si sbrighi con la perlustrazione, altrimenti mi addormenterò sul serio- grugnì lei in risposta.

Era ormai notte fonda quando la sagoma massiccia di Hurricane fece capolino da dietro un cespuglio. Il robot viola si diresse verso di loro a passi pesanti, calpestando le braci rimaste del fuoco ormai spento. Hurricane era un individuo alto e muscoloso, ma il suo nome era dovuto al fatto che poteva diventare invisibile per breve tempo , per poi colpire con violenza i suoi nemici, esattamente come il vento di un uragano.
-Pfft, era ora, abbiamo fatto quattro partite a poker in tua assenza- sentenziò Silverpunch sventolando una carta con fare annoiato.
Iceblade scattò subito in piedi:- Allora, com' è andata?
Hurricane ignorò il commento di Silverpunch e fissò gli occhi gialli sul compagno:- Ho trovato il posto: si tratta di una grotta non lontana da qui. Ascoltando i discorsi delle guardie Decepticon ho scoperto che nella parte più interna c'è un laboratorio, lì è custodito quello che cerchiamo.
-Ovvero il campione di Energon di Predacon, giusto? - chiese Iceblade pensoso.
-Esattamente- rispose subito Hurricane.
-Ok, non sarà difficile: andiamo, ammazziamo e torniamo saltellando allegri con il dannato sangue di Predacon- Silverpunch buttò via la sigaretta finita e caricò la sua pistola, che sembrava più un fucile ad una mano talmente era lunga. Lei ne andava fiera: quell'arma era piena di spuntoni e ghirigori affilati che spuntavano dai lati, rendendola esteticamente bella da guardare; per non parlare dei colpi che sparava...
Molte volte le avevano chiesto di prestargliela, ma lei aveva sempre rifiutato: Silverpunch era molto gelosa, e non voleva che nessuno toccasse "la sua adorata pistola".
Hurricane la fissò con fare disapprovante:- La fai sempre facile, tu! Hai realizzato che non dobbiamo lasciare tracce? Anche combattere potrebbe essere rischioso...
Silverpunch alzò un sopracciglio e agganciò la pistola al fianco:- Oh, avanti! Ma di cosa hai paura? I soldati a guardia del laboratorio sono soltanto Eradicons, non sarà difficile eliminarli.
-Non è di loro che ho paura, ma sinceramente non voglio che ci facciamo beccare per un combattimento...
Silverpunch fece una smorfia:- Bah, non è la prima volta che facciamo una missione del genere e durante le altre non ci hanno mai scoperti, mi fai venire l'ansia... Quanto ci scommetti che non sospettano minimamente la presenza di una terza fazione? Ogni volta che succede qualcosa per causa nostra i 'bots e i 'cons si danno la colpa a vicenda.
-Io non ne sarei così sicuro, Silverpunch- intervenne Iceblade - è successo ancora che qualcuno di loro ci vedesse, e di certo non ci hanno scambiati per gente della fazione opposta... Forse ci hanno ignorati all'inizio, ma ora non più: secondo me hanno capito che c'è un'organizzazione che opera alle spalle di entrambi.
Hurricane mosse la testa in segno di approvazione:- Concordo.
La seeker rossa fece spallucce:- Pfft, e va bene: staremo attenti a non farci scoprire, ma sappiate che se questo accade eliminerò con molto piacere tutti i testimoni.
Hurricane ci pensò un po' su:- E noi ti aiuteremo: l'importante è che non riescano a seguirci fino alla base, altrimenti siamo fottuti.

L'entrata della grotta era immersa nell'oscurità. Se non fosse stato per il viavai di Eradicons che entravano e uscivano portando pezzi di Energon, sicuramente sarebbe parsa abbandonata.
I tre erano nascosti dietro un masso, in attesa del momento giusto per entrare.
-Non capisco proprio perché Tidalwave voglia dell'Energon di Predacon...- osservò Silverpunch perplessa fissando gli Eradicons.
-Nemmeno io, ma d'altra parte lui non rivela mai nulla dei suoi piani- rispose Iceblade.
Hurricane li interruppe:-Non è quello a cui dobbiamo pensare ora, concentratevi.
La rossa sbuffò alzando gli occhi al cielo: "Quanto lo odio..."
Il robot viola li scortò fino ad un apertura che si apriva nella roccia, nel fianco della caverna:- Ho trovato questo passaggio durante la perlustrazione, è sicuro, e ci porterà più vicino al laboratorio.
L'insecticon-seeker annuì:- Vado io- annunciò spiegando le ali traslucide da insetto.
Il suo volo fu annunciato da un ronzio, e un leggero tonfo segnalò che era atterrato dentro.
Hurricane osservò la ragazza robot con uno sguardo indecifrabile, sparì nel buio del buco.
"Ma che cazzo ha da guardare?!" pensò lei visibilmente seccata "Bah, ok, sono rimasta solo io fuori, meglio che vada..."
Afferrò un paio di rocce sporgenti e iniziò a calarsi dentro lentamente; quando fu a poca distanza da terra saltò, alzando una piccola nuvoletta polverosa.
Scosse leggermente le ali da jet per impedire alla polvere di attaccarsi addosso alla sua corazza, poi si unì agli altri, che la aspettavano.
-Da questa parte- grugnì Hurricane facendo un cenno con la mano.
"Bla bla bla... Senti come si atteggia da leader!" avrebbe voluto dirgli qualcosa, ma preferì tenere i suoi pensieri per sè.
La squadra si incamminò all'interno della caverna, i sensi vigili pronti a captare la minima minaccia. Procedevano silenziosamente per evitare di attirare l'attenzione degli Eradicons, e ogni volta che incontravano una pattuglia di passaggio si nascondevano tra le ombre rapidi come il vento; una volta scampato il pericolo, uscivano dai rispettivi nascondigli e si rimettevano in marcia. Più si inoltravano nelle profondità umide, più gli incontri con le guardie si facevano rari: ormai le uniche cose che li accompagnavano erano funghi luminosi, cristalli di Energon che sbucavano dal terreno e qualche pianta rampicante solitaria. Evidentemente i Decepticons preferivano rafforzare la sicurezza verso l'entrata, dando per scontato che nessuno riuscisse ad intrufolarsi nella grotta.
A Silverpunch sembrò un errore stupido: che fosse tutta una trappola per eventuali visitatori indesiderati? La mano le corse istintivamente alla pistola, e gli occhi grigi guizzarono inquieti attorno a lei.
Iceblade notò il suo comportamento e le si avvicinò:- Ehi, che succede?
-Non mi sento affatto tranquilla... Ho come l'impressione che i Decepticons ci possano piombare addosso da un momento all'altro...
-Stai calma: Hurricane ha detto che era sicuro.
-Non mi fido di lui- sibilò lei in risposta -Non mi fido di nessuno a parte te, in questa dannata Gilda.
L'insecticon-seeker azzurro sospirò. Non poteva darle torto: il loro compagno di squadra non era mai stato il massimo della simpatia, ma negli ultimi tempi era diventato molto evasivo e trattava Silverpunch con sufficienza.
La voce di Hurricane li distrasse dai loro pensieri:- Ci siamo: ecco l'entrata del laboratorio.
I due alzarono lo sguardo e si trovarono davanti a una porta di metallo. Era enorme, tanto da coprire quasi tutta la parete, e completamente coperta di ghirigori verdi luminosi.
-Quindi il campione è qui dentro? - chiese Iceblade.
-Esatto- disse Hurricane - Ora entreremo a prenderlo e poi...
-Intrusi!- la voce spezzò l'incanto, riempiendo l'aria di tensione.
Silverpunch si voltò imprecando, giusto in tempo per vedere un Eradicon che li indicava facendo cenno ai compagni: - Merda! Lo sapevo che era una trappola!
Immediatamente i soldati iniziarono a sparare al gruppo, e i tre furono costretti a ripararsi dietro ad alcune rocce per non essere colpiti.
La seeker afferrò fulminea la pistola e sparò un proiettile verso un Eradicon, che cadde a terra con un urlo.
"E fuori uno..."
-Bel colpo!- esclamò Iceblade. Il robot azzurro si sporse  per sferrare un flusso glaciale sugli Eradicons a tiro, che rimasero congelati sul posto.
-Il tuo è anche meglio- ribattè Silverpunch con un ghigno.
L'altro le fece un sorrisetto:- Grazie.
Nel frattempo Hurricane aveva estratto un'enorme mazza ferrata ed era corso incontro ai soldati, incurante dei raggi laser che gli passavano a pochi centimetri di distanza.
Con un ruggito si abbattè sulle prime file, spaccando il cranio a chiunque riuscisse a colpire. Gli Eradicons rimasero sorpresi dalla sua furia e smisero di sparare, concentrandosi piuttosto a colpire l'avversario con gli artigli. In breve tempo gli furono addosso in massa, e lui iniziò a mostrare segni di difficoltà.
Silverpunch lo osservò:- Ehi, non vorrai mica che si goda tutto il divertimento da solo?- chiese ghignando a Iceblade.
-Pfft, no di certo: andiamo!
I due corsero fuori dal loro nascondiglio, lanciandosi nella massa confusa di Eradicon. Con uno scatto metallico Silverpunch trasformò le braccia in due affilate lame, mentre Iceblade estrasse la sua spada, che lui chiamava "Il Pungiglione".
In poco tempo la seeker iniziò a colpire con violenza ogni soldato che le si parava davanti. Trafiggeva dove capitava, lacerava braccia e mozzava teste, ignorando il dolore delle ferite e gli schizzi di sangue  che le finivano sull'armatura.
Si abbandonò totalmente alla violenza della battaglia: adorava combattere, e quando lo faceva era sempre pervasa da una strana euforia sanguinaria che proveniva direttamente dalla sua scintilla, e che la spronava a massacrare chiunque avesse davanti.
Il colpo che ricevette all'altezza delle costole fermò il suo ardore. Immediatamente la furia della battaglia la abbandonò, e lei si accasciò a terra gemendo. Annaspò cercando chi l'aveva colpita, e si diede una veloce occhiata. La ferita era enorme: un grande squarcio insanguinato si apriva sul suo petto, e non sembrava fatto dagli artigli di un normale Eradicon.
Si tirò in parte e si appoggiò dietro una parete per impedire che i soldati le potessero sparare.
"Dannazione, che razza di Eradicon potrebbe avermi fatto una cosa del genere? Evidentemente sono geneticamente modificati o qualcosa di simile... Eppure non ho visto nessuno di strano avvicinarsi. "
Guardò di sottecchi i suoi compagni che combattevano: Iceblade schivava leggiadro gli attacchi, e poi colpiva con devastante precisione usando il suo stocco letale. Quando si trovava in difficoltà si potevano vedere le sue mani circondarsi di un alone bianco luminoso, per poi lanciare un raggio di ghiaccio sui nemici più fastidiosi. Gridò qualcosa al robot viola, ma la seeker non riuscì a capire.
Hurricane la vide in difficoltà e corse da lei, la quale non apprezzò la cosa:- Ma che fai? Aiuta Iceblade!
-Sei ferita- constatò Hurricane lapidario.
-Sto benissimo invece!- si schermì la seeker rossa.
-Non è vero, hai bisogno di assistenza. Ora entreremo nel laboratorio: oltre all'Energon che cerchiamo potremmo trovare anche un kit medico, se abbiamo fortuna.
-Ma Iceblade?! Non ti importa di lui?
-Si è offerto di rimanere indietro per eliminare i soldati: ormai non ne sono rimasti molti.
Silverpunch non sembrava convinta.
-Non ti preoccupare, ci raggiungerà dopo poco; sai che la sua abilità gli consente di affrontare più nemici in una volta sola- spiegò Hurricane.
-E va bene, andiamo- fece lei alzandosi in piedi faticosamente.
I due si avvicinarono alla porta: le decorazioni smisero di brillare, dopodiché si aprì in due con uno scatto, facendo entrare le estremità nel muro roccioso. Si richiuse da sola appena furono entrati.
Il laboratorio era completamente vuoto, fatta eccezione per un tavolo enorme nel centro della stanza. C'erano appoggiati degli oggetti: scartoffie sparpagliate, qualche arnese strano, pezzi di Energon grezzo, alambicchi di varie forme e altra roba che Silverpunch non riuscì a riconoscere. Era tutto ricoperto da uno strato di polvere, segno che nessuno era più entrato lì da almeno una settimana.
-Siamo fortunati- sentenziò Hurricane rovistando - a quanto pare non c'è nessuno. Stava cercando qualcosa per curare Silverpunch.
Lei non rispose, e si mise a girare liberamente per il laboratorio, i passi leggeri che producevano un ticchettio metallico sul pavimento. La ferita le faceva già meno male, probabilmente aveva iniziato a  rimarginarsi. Notò un corridoio adiacente alla stanza in cui si trovavano, e decise di percorrerlo. Arrivò in un altro settore piuttosto piccolo; si guardò un po' attorno, e gli occhi le si illuminarono quando lo vide: in fondo alla stanza era stato costruito una specie di altare, e sopra c'era il motivo della loro missione: l'Energon di Predacon. La fiala era inserita dentro un alloggiamento rettangolare che finiva in un ago affilato, come se si potesse iniettare.
La seeker si avvicinò prudentemente, i sensi all'erta per captare eventuali trappole.
Quando fu certa che non c'era niente e nessuno oltre a lei afferrò la provetta. Subito una strana energia la avvolse: Silverpunch poteva sentire la potenza del Predacon a cui apparteneva quell'Energon.
Si rigirò un po' il campione tra le mani prima di agganciarlo al fianco.
Sopra era stata incollata un' etichetta, che recitava alcuni dati:
 

"Soggetto 0002PC"



Nome:

-Sconosciuto, l'abbiamo chiamato Deathkiller.



Razza:

-Predacon



Sesso:

-Maschio.



Colore:

-Nero e blu.



Segni particolari:

-Enorme, molto più grande dei Predacon normali.

-Sputa fuoco blu. Abilità inusuale.

-Lunga cicatrice sull'occhio destro.



Quindi, quello era il sangue di tale Deathkiller, dalla descrizione sembrava un Predacon potenziato.
"Chissà dove l'hanno preso... Da quel che ne so, i Predacons sono estinti da secoli..."
Che Deathkiller fosse un superstite? Se era così, allora c'era dietro qualcosa di grosso...
-Ottimo lavoro- disse una voce alle sue spalle.
Silverpunch si voltò trasalendo: dietro di lei c'era Hurricane, che sorrideva. Quel sorriso aveva un che di inquietante.
-Accidenti, mi hai quasi fatto venire un infarto!- si lamentò lei puntandogli il dito contro.
-Non era mia intenzione- il grounder viola fece un risolino.
Silverpunch sbuffò, stava per rispondere, quando si accorse che il compagno era sparito sotto i suoi occhi.
-Ehi, ma dove accidenti sei adesso?- chiese stupita guardandosi intorno.
Non ottenne alcuna risposta se non un leggero rumore di passi che si muovevano attorno a lei.
Silverpunch fece due più due: Hurricane stava utilizzando la sua abilità di invisibilità, ma quello che non le era chiaro era perché lo stesse facendo, considerando che non c'era nessuno ad attaccarli. Si sentì allarmata.
Percepì uno spostamento d'aria, e un colpo la raggiunse allo stomaco.
Lanciò un gemito mentre cadeva a terra; il dolore le annebbiava la vista, e per un attimo non riuscì a distinguere nulla.
Hurricane riapparve trionfante in una nuvola nebbiosa, avvicinandosi con un sorriso minaccioso.
-Perché l'hai fatto?!- ringhiò Silverpunch tentando inutilmente di rialzarsi.
Hurricane la afferrò per la gola, sollevandola da terra:- Mettila in questo modo: sto solo eseguendo gli ordini- i suoi occhi gialli brillavano malvagi.
-...Ordini...?- fu l'unica cosa che riuscì a dire la ragazza robot, mentre lottava per liberarsi dalla morsa ferrea di Hurricane.
Lui sogghignò:- Proprio così, mia cara Silverpunch: Tidalwave mi ha incaricato di ucciderti, e il motivo è piuttosto chiaro, se ci pensi.
"Fottuto bastardo! Allora è stato lui a colpirmi mentre lottavo con gli Eradicon!"
-Dice che fai sempre di testa tua, che non ascolti mai le istruzioni. Insomma: che non sei degna di far parte della Gilda, e non posso che dargli ragione.
Silverpunch continuava a dibattersi, annaspando disperatamente.
Hurricane la lanciò via; la seeker atterrò malamente contro una parete , la testa che le ronzava per il dolore. Non riusciva a concentrarsi, le faceva male dappertutto, e la ferita al petto aveva ripreso a stillare Energon. "Cazzo, qui ci crepo, devo riuscire a scappare" pensò in panico.
-Ma questo non è un buon motivo per uccidere qualcuno, dirai tu. Bene, invece lo è-continuò il grounder avvicinandosi a lei - specialmente dopo aver scoperto che desideri lasciare la Gilda, magari vendendo informazioni su di noi alle altre fazioni.
Lei rimase sorpresa da quell'affermazione: avrebbe voluto dire che aveva pensato di scappare e conquistare un po' di libertà, ma venderli, questo mai. Invece l'unica cosa che riuscì a fare fu tossire sangue.
-Sei una traditrice- sibilò Hurricane con sdegno -e tu sai quale fine fanno i traditori.
Si inginocchiò in parte a lei e le sottrasse il campione di Energon di Deathkiller.
Silverpunch sentì allontanarsi l'energia che aveva sentito poco prima: quell'oggetto ne era la fonte. Istintivamente allungò il braccio per raggiungerlo, ma ormai Hurricane l'aveva preso. Si sentì piena d'ira, come se le avessero rubato un ricordo prezioso; come se le avessero rubato "la sua adorata pistola".
Balzò in avanti con una velocità di cui non si immaginava capace, e tirò un pugno in mezzo agli occhi dell'altro robot, che arretrò confuso: non si immaginava una reazione del genere, messa male com'era.
La seeker lo colpì di nuovo ignorando il dolore alle ferite, poi gli tolse il campione dalle mani approfittando della sua esitazione.
Lo strano potere la pervase nuovamente, e lei strinse forte la provetta: averla in mano la rassicurava per qualche ragione che non riusciva a comprendere.
Il grido di battaglia di Hurricane la riportò alla realtà: l'ex compagno tentò di colpirla con la mazza, che lei riuscì a schivare con un soffio abbassandosi. L'arma si schiantò sul pavimento, lasciando una crepa enorme. Il robot impiegò un po' per tirarla su.
"Primus deve volermi davvero molto bene, se sono ancora viva" pensò con la scintilla che le batteva a mille.
Schivò un altro colpo a fatica, ansimando. Stava riflettendo su come scappare, ma non trovava nessuna soluzione: Hurricane continuava a pararsi davanti a lei, impedendole di raggiungere l'uscita della stanza.
"Dannazione, ma dov'è Iceblade? Apprezzerei il suo aiuto proprio adesso..."
-Non verrà- le parole del robot viola la colpirono come una pugnalata.
Lei lo fissò con uno sguardo assassino:- Cos'hai appena detto?
-Ho detto che Iceblade non verrà- lui sorrise compiaciuto -ho intuito cosa stavi pensando: sei parecchio prevedibile sai?
-E tu sei uno stronzo- gli rinfacciò lei, gli occhi che mandavano lampi.
Lui non parve offeso dalla frase volgare della seeker:- Dico sul serio- fece una risata - prima ho trovato una chiave magnetica, e l'ho usata per chiudere la porta. Quando finalmente mi raggiungerà tu sarai già morta.
- E immagino che gli mentirai sulla mia morte, raccontando chissà quale stronzata.
-Mi sembra ovvio: non possiamo rischiare che si ribelli- spiegò l'altro tranquillamente, come se parlare dei progetti da fare dopo un omicidio fosse una cosa normalissima.
Il corpo di Silverpunch fremeva di rabbia: non solo avevano intenzione di ucciderla, ma anche di ingannare il suo migliore amico per chissà quanto tempo. Si chiese se Iceblade avrebbe mai scoperto la verità, e si rispose che probabilmente no, non sarebbe mai successo.
L'unica cosa che le uscì dalla bocca fu un sibilo:- Ti odio. Odio tutti voi.
Quelle parole erano cariche di veleno.
-Come vuoi, qualche ultima dichiarazione?- rispose lui preparando la mazza.
-Che possiate morire bruciati.
Hurricane esitò un momento: la voce di Silverpunch era diventata improvvisamente inquietante, e non sembrava affatto la sua.
La seeker ne approfittò: estrasse fulminea la pistola con le ultime forze che le rimanevano, e gli sparò.
Il grounder rimase spiazzato in un primo momento, poi si buttò di lato all'ultimo minuto, e il colpo lo sfiorò soltanto ad una spalla. Il proiettile continuò il suo volo fino ad un macchinario ammassato in un angolo, e lo colpì in pieno. Si sentì un rumore leggero, ma Silverpunch era già consapevole di aver fatto un errore.
Entrambi i robot guardarono con orrore la macchina; il momento sembrò durare un eternità.
Poi la detonazione: il macchinario esplose in mille pezzi, e le pareti iniziarono a riempirsi di crepe, collassando a poco a poco.
La grotta stava crollando.
"Dannazione, cos'ho fatto?!"
Silverpunch si sentì mancare la terra da sotto i piedi, tentò disperantamente di aggrapparsi a qualcosa, ma tutto le sfuggiva di mano, e la roccia le si sgretolava tra le dita. Tentò di trasformarsi in un jet per volare via, ma in proprio in quel momento un masso la colpì ad un'ala, facendola sbandare.
Sentì Hurricane che gridava aiuto, poi sbattè contro qualcosa di duro e perse i sensi. Le rocce la sommersero.

Quando Silverpunch si svegliò, la prima cosa che notò è che c'era buio. Troppo buio.
Non vedeva nè sentiva nulla; niente luce, niente odori, niente suoni. Niente di niente. Sembrava di essere in mezzo al nulla, e per un attimo pensò di essere morta.
Non riusciva neanche a muoversi, percepiva solo un grande senso di oppressione su tutto il corpo, come se qualcosa la stesse schiacciando a terra. Cosa che in effetti era vera, considerando che si trovava sotto un'ammasso di rocce.
Tentò di spingere via i massi, senza successo. Riprovò con più forza,  e inaspettatamente  un piccolo spiraglio si aprì sopra di lei. La luce che filtrò le diede speranza: forse non sarebbe rimasta sepolta lì, dopo tutto.
Ci vollero parecchi tentativi prima che riuscisse a riemergere, ma dopo varie spinte finalmente ce la fece.
Si tirò fuori tossendo: l'aria attorno a lei era ferma e polverosa, non si sentiva un solo alito di vento. Guardò in alto: al posto del buco che sperava di trovare, c'erano solo rocce e detriti ammassati, che formavano una lunga colonna fino a terra.
"Dannazione, spero che ci sia ancora un'uscita da qualche parte" pensò in panico: se il crollo aveva ostruito tutto, era finita in ogni caso.
Rischiò di scivolare sui sassi, poi riacquistò faticosamente l'equilibrio e si mise a perlustrare quello che rimaneva della grotta.
Tastò una parete che sembrava nascondere un passaggio, cercando senza successo un modo di smuovere le macerie.
"Di qui non si passa" pensò frustrata. Stava tornando indietro, quando rischiò di inciampare su qualcosa. Si voltò per capire cosa fosse, poi lo vide.
Hurricane giaceva per terra: un masso enorme gli era caduto sulla schiena, seppellendo metà del suo corpo. Respirava: era ancora vivo.
Erano rimasti liberi solo la testa e un braccio, e Silverpunch capì che in quella posizione gli sarebbe stato impossibile liberarsi da solo.
-Aiutami...- mormorò debolmente il grounder.
La seeker lo fissò piena d'odio:-No- fece secca.
Lui la guardò con sguardo spento.
-No- ripetè lei digrignando i denti -Non aiuto chi cerca di uccidermi.
Hurricane azzardò una risata:- Non riuscirai mai ad uscire senza di me.
-E perché non dovrei?
-Perché sei debole.
Silverpunch gridò di rabbia a quelle parole, e spinse la testa del grounder contro il terreno con una mano.
-Io non sono debole- sibilò avvicinando la faccia a quella dell'ex compagno - Uscirò di qui, e lo farò senza di te.
Lui tentò di scrollarsi la sua mano di dosso, ma c'era ben poco che potesse fare, bloccato in quel modo.
Si sentì uno scatto quando lei tirò fuori la pistola.
Hurricane trasalì:- Morirai qui se non mi aiuti. Non puoi farcela da sola - spiegò col fiato corto.
Lei accarezzò il grilletto sorridendo: -Forse morirò qui - si rialzò mollando la sua testa - ma tu te ne andrai per primo.
Gli sparò prima che potesse rispondere: il proiettile volò dritto nella sua testa e uscì dalla parte opposta, schizzando Energon dappertutto. La faccia di Hurricane si fossilizzò in un'espressione di orrore mentre la osservava, poi piombò di nuovo a terra. Gli occhi gialli smisero di brillare: era morto.
Silverpunch fissò il suo cadavere con disprezzo, poi tirò un calcio al suo braccio, che si spostò in una posizione innaturale.
"Addio bastardo" La seeker si voltò, decisa a continuare la sua ricerca.

Controllò tutte le pareti, tutte le rocce, tutti i granelli di polvere di quella dannata caverna, e quando si fermò ansante, realizzò che non c'era modo di andarsene: era chiusa dentro.
"Nessuna uscita" pensò con gli occhi grigi spalancati "Nessuna... Uscita" ripetè mentalmente.
Cadde a sedere, ansimando: non ci poteva credere, sarebbe davvero morta lì, in una tomba di rocce.
Scacciò quel pensiero:" No, no, deve esserci un modo. Forse... Forse non ho controllato bene!"
In realtà aveva perlustrato tutto, e lo sapeva benissimo. Solo non voleva accettarlo.
Urlò di rabbia e si mise a prendere a pugni il muro, sperando che qualcuno la sentisse. Non fu così.
Si lasciò cadere a terra, tenendosi la testa tra le mani: da quanto tempo era lì? Minuti, ore, giorni? Era notte oppure no? E quanto ci avrebbe impiegato a morire? Forse le conveniva spararsi per risparmiarsi una lunga agonia...
Si diede una botta: "Sto impazzendo, lo sento... Devo tentare di rimanere lucida".
Decise di controllare i suoi livelli di Energon: sul suo braccio apparve un display con una barra, e quasi le venne un colpo quando vide che l'estremità della barra lampeggiava di rosso. Era quasi vuota.
Per di più, il suo occhio destro aveva iniziato ad appannarsi e faceva sempre più fatica a vedere da quella parte.
Lo tastò cauta e alcune gocce di Energon le scivolarono sul dito: "Accidenti, ma che ha anche questo?! Dev'essere una conseguenza della caduta... "
Sospirò e si appoggiò alla parete con la faccia, abbassando le palpebre; per un attimo pensò ad Iceblade, e si chiese perché non fosse venuto a cercarla. "O forse l'ha fatto, ma il crollo ha bloccato tutto. O forse ancora, la Gilda gli ha impedito di venire a salvarmi. " pensò con amarezza.
Improvvisamente sentì dei rumori. Aprì gli occhi e acuì l'udito per sentire meglio: non poteva sbagliarsi, erano delle voci, e provenivano da dietro il muro.
Una era femminile:- Ehi Cliff, avevo sentito che i Decepticons tenevano delle ricerche qui, perchè è tutto devastato allora? Mi sembra strano...
-Forse non volevano che trovassimo i risultati delle suddette ricerche, o forse hanno fatto crollare loro la grotta perché si erano stufati - l'altra voce sembrava appartenere ad un maschio.
Silverpunch era in ascolto: non riconosceva le voci, probabilmente si trattava di due Autobots in perlustrazione.
-Piantala di fare battute!- insorse l'altra seccata.
-Ok, ok, ma non ti scaldare, Cee!- rispose lui divertito.
Parlottarono ancora un po', poi la seeker sentì le loro voci allontanarsi.
Si staccò dal muro, questo le bastava: il solo fatto che fosse riuscita a sentirli testimoniava che la parete non era così spessa come credeva. E se erano lì, significava che da qualche parte erano pur entrati.
Un'idea folle le si affacciò nella mente: avrebbe spaccato la parete e sarebbe andata dall'altra parte, poi avrebbe cercato l'uscita. Il pensiero la rincuorava.
C'era solo un unico interrogativo: come fare per demolirla?
"Potrei anche tentare a mani nude, ma mi serve più energia" pensò ansiosa.
Energia che non aveva, a parte...
La mano le corse fino alla fiala che aveva recuperato nel laboratorio. Ma certo! Poteva usare quell'Energon per ricaricarsi. Era rischioso perché era stato estratto direttamente da un essere vivente che non apparteneva alla sua specie, ma al momento non aveva un'idea migliore. E se avesse funzionato le avrebbe dato tantissima energia, se lo sentiva.
Fissò la provetta: dentro l'Energon liquido galleggiava un filamento di una strana sostanza verde e rossa; Silverpunch non sapeva dire cosa fosse, ma pensò che avesse a che fare con "roba da Predacon".
"O ora o mai" pensò. Si ficcò l'ago nel braccio e premette forte. Un dolore inimmaginabile le esplose dentro mentre la provetta si svuotava. Gemette e crollò a terra: perchè sentiva così tanto male? Non era previsto.
Gridò: le sembrava che qualcuno la stesse pugnalando, e il suo occhio perdeva sangue più che mai, così come la ferita al petto, che si era riaperta.
"Cosa... Cosa mi succede?" le pareva di non riuscire più nemmeno a respirare.
Sul suo occhio destro calò un velo nero, come se fosse diventata cieca.
Il suo corpo tremava dal dolore: le sembrava persino che le sue ali si stessero atrofizzando, non sapeva dire perché avesse quella sensazione strana.
Lanciò un ultimo grido e chiuse gli occhi, digrignando i denti per resistere al dolore.
Quando li riaprì, vedeva solo luce bianca.

Silverpunch non si ricordava molto del sogno. Sapeva solo che quando si era svegliata era cambiata per sempre. Non ci aveva dato molto peso al momento, si era concentrata solo ad uscire dalla grotta, e ce l'aveva fatta: la parete era crollata rumorosamente con poche spallate, ancora non riusciva a credere di averla buttata giù da sola.
Ma ora, in una radura erbosa con l'erba che ondeggiava delicatamente al passaggio dell'aria fresca, aveva tutto il tempo per ripensare alla sua trasformazione.
L'armatura scarlatta era diventata più spessa, le eleganti ali erano scomparse e spuntoni aguzzi erano sparsi sul suo corpo, sulle mani e sui piedi erano cresciuti degli artigli e sulla testa svettavano due corna; era persino diventata più alta.
I suoi occhi grigi avevano cambiato colore: il sinistro era viola e verde, con una pupilla verticale rossa che sbucava nel mezzo; il destro era ancora più inquietante: sembrava completamente vuoto, fatta eccezione per una scintilla che ardeva da dentro la cavità. Come un abisso infernale.
Da quest'ultimo partivano delle linee verdi, che formavano una specie di decorazione luminosa, andando poi a disseminarsi su tutto il suo corpo.
Sulla fronte era comparso un visore, che lei aveva prontamente tirato sulla faccia: trovava un po' disturbante il cambiamento degli occhi, poco prima si era specchiata in un laghetto e ci era voluto un po' prima che realizzasse che quella era davvero lei.
Ma di certo una delle cose più strane era la coda. Le era cresciuta chissà come, all'inizio era rimasta molto stupita, poi ci aveva messo una pietra sopra: era tutta colpa del sangue di Predacon, lo sapeva. In qualche modo il DNA di Deathkiller si era mescolato al suo, cambiandola.
La figura enorme della luna illuminava la sua espressione seria e assorta: le sembrava assurdo che fosse potuto succedere, eppure era così.
"Non posso più tornare indietro" pensò con amarezza. No, non poteva: era sicura che nessuno l'avrebbe riconosciuta, nemmeno Iceblade. Non era più una seeker ora.
E poi, che senso avrebbe avuto farsi riconoscere da una tale banda di bastardi? Avrebbero tentato di ammazzarla di nuovo, ecco cosa.
Distolse i suoi pensieri dalla Gilda e tentò di ripensare alla visione che aveva avuto: rammentava una strana figura avvolta dalle fiamme; le aveva parlato, ma lei non aveva idea di cosa le avesse detto, semplicemente non ricordava. Non che le importasse qualcosa di uno stupido sogno: probabilmente delirava quando aveva visto quelle cose.
Imprecò e prese una sigaretta, schioccò le dita e immediatamente una fiamma blu le apparve sulla mano. La avvicinò alla sigaretta e quella si accese.
Le bastó una leggera scrollata della mano per fare scomparire il fuoco.
Ecco l'ennesimo cambiamento che le ricordava il collegamento con Deathkiller. L'aveva scoperto mentre usciva dalla grotta, e doveva dire che il potere di creare fuoco dalle mani le piaceva, e parecchio anche. Pensò a quello che avrebbe potuto fare con un'abilità del genere, e le sue labbra si schiusero in un sorriso cattivo, lasciando scoperte zanne bianchissime.
Un capitolo della sua vita si stava definitivamente chiudendo, ma per concluderlo definitivamente doveva fare un'ultima cosa, una sola.
"Che possiate morire bruciati", aveva detto ad Hurricane, bene, avrebbe messo in pratica quella minaccia.
Si avvicinò al ciglio dell'enorme crepaccio che sprofondava davanti a lei e abbassò lo sguardo: di sotto si intravedeva un piccolo boschetto.
Poi chiuse gli occhi e saltò.
Si tuffò nell'abisso ad occhi chiusi, assaporando la sensazione di libertà che le dava la caduta.
Inspirò l'aria che la sferzava, poi riaprì di scatto gli occhi. Due fiamme le uscirono dalle orbite, e il fuoco la avvolse.
-Sorgi, Predacon!- gridò al vento.
Due ali maestose squarciarono l'aria, la sua voce si trasformò in un ringhio gutturale, gambe e ali divennero zampe poderose, la coda divenne lunga e potente. Un muso affilato da rettile emerse dalle fiamme, gli occhi che ardevano come due braci.
Era fatta, si era trasformata in un drago, la vera forma dei Predacon.
Sbattè le ali con forza per librarsi in cielo, lasciandosi dietro una scia infuocata.
Aprì le fauci e ruggì forte: voleva che la sentissero tutti, che chiunque ascoltasse la sua rabbia.
Volò più in alto che poté; la sua ombra oscurò la luna per un attimo, e la terra tremò.
Richiuse le ali e si lanciò in picchiata; quando fu quasi alle cime degli alberi, si rigirò e risalì con uno scatto.
Aveva già imparato a volare, e ora le sue ali la stavano portando esattamente dove voleva andare.
-Sto arrivando- ringhiò.

Iceblade stava tornando alla sede della Gilda dopo essere andato alla ricerca di Hurricane e Silverpunch. Non li aveva trovati, e ormai si era rassegnato all'idea che fossero morti nel crollo.
 Il suo morale era già in basso per la sparizione dell'amica, ma quello che vide quando tornò alla Gilda lo abbattè definitivamente.
Non trovò più la nave spaziale che avevano trasformato nella loro base, non trovò più quelli che la abitavano, non trovò più nemmeno pezzi della foresta circostante.
Al loro posto c'erano soltanto piante incendiate, la carcassa metallica della nave che bruciava dentro un fuoco azzurro, terra brulla e sterpaglie.
Il fumo riempiva l'aria, rendendola irrespirabile, e il calore era insopportabile.
Iceblade tossì mentre fissava ad occhi spalancati quel paesaggio infernale: era scoppiato un incendio, e tutto era stato dato alle fiamme.
Tentò di avvicinarsi alla nave, ma calpestò qualcosa e si ritrasse istintivamente.
La sua faccia si trasformò in una maschera di orrore quando realizzò cos'era.
Era incappato in un cadavere: il fuoco aveva divorato il corpo del robot, uccidendolo. La sagoma nerastra era completamente deformata: Iceblade non sapeva dire chi fosse, era irriconoscibile.
Si guardò attorno, e si accorse disperato che c'erano altri corpi bruciati intorno a lui, alcuni ancora con le fiamme blu che li consumavano.
Sentì un gemito, e immediatamente si voltò: a terra giaceva Waterfall, un tizio che lui conosceva. Era gravemente ferito, gli mancava un braccio e metà corpo era ustionato.
Immediatamente gli corse incontro:- Grazie a Primus sei vivo!- esclamò con l'ansia nella voce.
Waterfall si aggrappò a lui appena lo vide, ansimando:- Iceblade! Sei tu!
-Sì, sono io, stai calmo ora, andrò a chiamare rinforzi: ti salverai.
In realtà, non aveva la più pallida idea di chi chiamare.
Stava per rialzarsi, ma Waterfall lo trattenne.
-È troppo tardi: sono morti tutti, e io li raggiungerò tra poco. Non perdere tempo per me, e fuggi finché sei in tempo!- il robot era decisamente terrorizzato.
Iceblade non capiva:- Cosa stai dicendo?! Che cos'è successo qui?
Waterfall lo fissò con occhi stralunati:- È stato... È stato un diavolo! È sceso dal cielo sotto forma di drago, poi si è trasformato in donna e... e...
-Calmati ora, stai tranquillo, ci sono qui io- l'insecticon-seeker tentò di rassicurarlo inutilmente. Waterfall delirava, era ovvio: la sua descrizione sembrava coincidere con quella di un Predacon, ma era impossibile: i Predacons erano estinti da secoli.
Il robot morente lo tirò più vicino:- Era un diavolo ti dico! Ha parlato con Tidalwave, nessuno ha sentito quello che dicevano, ad un certo punto ha tirato fuori una spada e lo ha ammazzato con un colpo , erano tutti spaventati, il sangue ovunque, nessuno osava parlarle, una tipa mai vista, io non so...
Iceblade seguiva con attenzione il suo racconto, ma nulla di quello che diceva stava in piedi: perché mai una sconosciuta avrebbe dovuto uccidere Tidalwave?
La voce di Waterfall tremò:- E poi le è uscito del fuoco blu dalle mani! Ha incendiato qualsiasi cosa , sono morti tutti, per Primus...
Il robot azzurro distolse lo sguardo: quella storia aveva dell'incredibile, non sapeva se crederci o meno, poteva essere soltanto il delirio di un allucinato, in fondo... Forse era scoppiato un macchinario e Waterfall si era inventato tutto...
Stava per portarlo via, quando si accorse che era morto. Gli occhi si erano spenti e il corpo giaceva molle, abbandonato.
Lui lo guardò per un attimo, poi si rialzò.
"E così... Tutti se ne sono andati, uno dopo l'altro" pensò, e una tristezza enorme lo avvolse.
Ma non aveva tempo per pensarci: doveva andarsene da lì, quella non era più la sua casa, era un posto morto. A dire il vero, non era mai stata una casa: l'avevano praticamente costretto ad unirsi a Tidalwave, e solo la presenza di Silverpunch rendeva sopportabile il suo soggiorno lì. Ma anche anche lei era morta: era rimasto solo.
Non versò lacrime, ma promise a sé stesso che avrebbe scoperto la verità su quel giorno, e se per farlo avesse dovuto unirsi ad una delle due fazioni in guerra, l'avrebbe fatto senza esitazioni: non aveva più nulla da perdere. Spiccò il volo nel cielo fuligginoso.
La Gilda era caduta.

Silverpunch sognava di nuovo. Era come quella volta.
C'era luce bianca tutto intorno: bianco sopra, sotto e in parte.
Dovunque posasse lo sguardo, bianco.
Si guardava attorno: perché era lì?
Poi sentì una voce che rimbombava davanti a lei, e una figura apparve avvolta da fiamme blu.
Nonostante la luce, Silverpunch riuscì a distinguere i lineamenti di un Predacon.
Era enorme, di colore scuro, e sull'occhio destro aveva una cicatrice.
Lei lo riconobbe subito, era impossibile sbagliarsi.
-Deathkiller...- mormorò.
-Benvenuta- la voce del drago era terribilmente cavernosa - come avrai già capito, questo non è un semplice sogno: siamo in contatto telepatico grazie al mio sangue che scorre dentro te.
Quindi, la visione che stava vivendo era reale.
-Hai fatto un ottimo lavoro là fuori- riprese poi.
Lei non seppe cosa rispondere: un "grazie" le sembrava totalmente inopportuno. E non capiva perché lui si stesse complimentando.
-È stata la vendetta- disse infine.
Deathkiller la fissò:- Già, come sospettavo... Ma andiamo al punto: il mio sangue si sta diluendo nel tuo, il contatto non durerà molto. Ho già tentato di comunicare una volta, ma non ha funzionato.
Fece una pausa prima di riprendere:- Tu, giovane Predacon, hai grandi potenzialità, unisciti a me.
Per un momento, Silverpunch prese in considerazione quella prospettiva: Deathkiller, o quale fosse il suo vero nome, era un Predacon come lei. Le avrebbe potuto insegnare tante cose.
Lui le tese una zampa artigliata, e lei fece per afferrarla.

Unisciti a me...

In qualche modo, Silverpunch ritrasse la mano, e fece un passo indietro. C'era qualcosa che non andava: quel Predacon la allarmava.
Deathkiller la fissò con uno sguardo indecifrabile, in attesa.
Lei scosse la testa:- No.
Il ruggito sdegnoso del Predacon più vecchio le trapanó le orecchie:- Come osi rifiutare? Se non fosse per il mio Energon, tu saresti già morta!
Lei fissò i suoi occhi su di lui:- Non sono obbligata a servirti in ogni caso. Voglio essere libera. Non mi serve un altro dittatore come Tidalwave - la sua voce era fredda, ma determinata.
-È così, dunque?- Deathkiller rispose con disprezzo, e il paesaggio attorno a loro iniziò a cambiare da bianco a nero: sembrava che ci avessero buttato sopra della vernice scura.
Lei non si fece intimorire: la sua determinazione bruciava più del fuoco.
- È così.
-Te ne potresti pentire, Silverpunch- la frase sembrava vagamente minacciosa.
Un ringhio le uscì dalla bocca:- Io non sono più Silverpunch, sono solo quello che resta di lei!
Il tono che assunse Deathkiller fu derisorio:- Oh, davvero? Allora ti servirà un nuovo nome... Pensaci bene, prima che te lo diano gli altri, come è successo con me.
Lei spostò lo sguardo per terra: aveva ragione, le serviva un nome adatto a quello che era diventata.

Fuoco.

-Qual'è il tuo nome?- gli occhi rossi del drago nero la squadrarono, e la sua voce gutturale parve un sussurro.

Potere.

-Qual'è il tuo nome? - ripetè lui, sibilando.

Volo.

Alzó la testa di scatto e si spostò il visore, lasciando scoperti gli occhi, che puntò dritti in quelli di Deathkiller.
Si guardarono intensamente. Ci fu una lunga pausa in cui nessuno dei due parlò, poi lei ruppe il silenzio:- Ho deciso, sai?
Lui si limitò a fissarla attentamente.
-Il mio nome è Meteor, e questa è la mia ascesa.
   
 
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