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Autore: StarGazer86    08/02/2014    1 recensioni
Qualcosa sta turbando la quiete e l'armonia di Equestria. Sommosse, agitazioni, istinti animaleschi imperversano sempre di più. Twilight e le sue amiche sono chiamate d'urgenza dalla Principessa Celestia al castello di Canterlot, nella speranza di risolvere questa crisi sul nascere.
Genere: Avventura, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Twilight Sparkle, Un po' tutti
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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Capitolo XXX

L’ultima speranza

 

… O bella luce

a noi manda l’eroe ...

(Le Tre Figlie del Reno, dall’opera Crepuscolo degli Dei di Richard Wagner)

 

 

 

Ponycity: tarda sera del 19° giorno dall’inizio della Terza Grande Guerra

 

Balance non fece in tempo a finire la sua frase. La sfera di luce che circondava Twilight esplose, con la forza luminosa di un secondo sole, obbligandola a voltarsi per non finire accecata. Subito dopo un vento fortissimo la spinse verso l’alto, e ci vollero tutte le sue forze per mantenersi in volo.

Anche l’Ombra, accecato senza preavviso da quella luce, fece fatica a restare in aria, e fu costretto a richiamare l’energia oscura che stava per scagliare a terra.

Quando il vento si calmò e la luce divenne più sopportabile, Balance tornò a guardare in basso.

Nel punto dove prima si trovava Twilight con le sue amiche c’era un piccolo cratere. Rachel e gli altri erano stati scaraventati dall’altra parte della strada, e malgrado il forte contraccolpo erano ancora vivi, solo un po’ storditi.

E tutti loro, Balance e l’Ombra compresa, stavano ora fissando la figura che iniziava ad apparire nascosta da un’enorme stella porpora attorniata da sei bianche stelle più piccole.

Balance sorrise. «Ce l’ha fatta.»

 

Scrolley si stiracchiò, lamentandosi. Aveva sbattuto di schiena contro il muro della casa di fronte alla biblioteca. Non con forza, ma abbastanza da farla zoppicare per un po’.

Poi si rese conto dello spettacolo che stavamo guardando noi.

«Ma … che … cosa …»

La stella iniziò lentamente a sparire, e al suo posto iniziai a vedere la silhouette di un piccolo alicorno. Sì, era una unicorno delle lunghe ali da pegaso, più maestosa della più rara delle gemme. Si stava lentamente posando a terra, come se fosse tenuta sopra un palmo invisibile che la stava gentilmente facendo scendere. Non riuscii a credere ai miei occhi quando scoprii che quell’alicorno aveva il manto indaco e la criniera viola e magenta (non più rossa e nera). Il cutie mark era identico alla stella contornata da altre sei stelle apparsa poco prima.

Aveva una stella in più, ma era definitivamente lo stesso cutie mark di Twilight Sparkle.

I corpi delle amiche erano rimasti a terra, ma non portavano più il loro Elemento. Twilight invece al posto della sua corona portava una grande collana al collo, simile a quella della Principessa Celestia, con al centro posizionati tutti e sei i cristalli rappresentanti gli Elementi, in una conformazione praticamente identica a quella del mio cutie mark.

«Non … ci posso … credere.» esclamò Sunset Shimmer.

Posata a terra leggera come una piuma, Twilight richiuse le ali in un modo così naturale che sembrava esserci nata con esse.

Si avvicinò a noi, lentamente e con sicurezza. Quando fu abbastanza vicina notai che dagli occhi semi chiusi stava calando qualche lacrima solitaria. Guardandola bene, notai che le ali non erano l’unico cambiamento evidente del suo aspetto: sia la criniera che il corno infatti a un esame più attento erano più lunghi. Anche le movenze non erano più le sue: la sua andatura era più posata, più decisa, più matura.

Non avevo alcuna idea di cosa fosse successo in quei pochi secondi per trasformarla così, ma ero certa che avesse a che fare con le sue amiche.

«State bene?» furono le sue prime parole, ben scandite.

Annuimmo tutti, tranne Sunset Shimmer che la fissava terrorizzata. Forse temeva la nuova “forma” di Twilight, e non voleva essere vista come nemica.

«Mi scuso per questo piccolo incidente, ma mi devo ancora abituare a questo nuovo potere.»

«Potere?» ripetè Redflame come un pappagallo.

Improvvisamente sentii fischiare qualcosa. Alzai lo sguardo e vidi che l’Ombra aveva un braccio puntato verso di noi e aveva lanciato un raggio. La rapidità dell’incantesimo fu tale da cogliere completamente impreparata Balance, impedendole di intercettarlo per salvarci.

Iniziai a indietreggiare, pronta a fuggire mentre fissavo quella magia nera turbinante arrivarci addosso, ma Twilight mi fermò alzando uno zoccolo, stranamente tranquilla.

Il suo corno s’illuminò appena.

Il raggio arrivò a circa una decina di metri d’altezza e s’arrestò contro una barriera invisibile. Nella parte curvata resa visibile dall’impatto notai diversi colori scomporsi e ricomporsi, opponendo una feroce resistenza all’attacco.

Lanciai uno sguardo a Twilight.

Anche se l’espressione era concentrata e gli occhi chiusi, non sembrava sforzarsi molto.

Il raggio nero creava un’onda d’urto talmente potente da distruggere parte dell’edificio vicino non coperta dallo scudo, ma qui dove eravamo noi non creava alcun effetto se non terrore. Dopo qualche secondo in cui tentò inutilmente di farsi strada, l’incantesimo perse forza e l’attacco venne dissolto.

«Per la miseria.» esclamò Scrolley, mentre fissava con gli occhi spalancati Twilight.

La giumenta viola sospirò, riaprendo gli occhi. Ci scambiammo uno sguardo molto veloce.

Ma tanto bastò per emozionarmi.

Mi ci sarei potuta perdere in quegli occhi: neanche le poche volte che mi era capitato di incrociare lo sguardo con Celestia e Luna avevo provato una sensazione del genere.

Cosa le era successo?

«Fate attenzione.» ci disse. «Qui è molto pericoloso.»

Cercai di riscuotermi.

«Ma …»

Non mi lasciò finire che spalancò le ali, mostrando un’apertura alare più lunga del suo intero corpo.

Con la coda dell’occhio notai che Redflame sembrava invidiargliele dallo sguardo beato che aveva.

Dopo averle spalancate si abbassò e con un balzo spiccò il volo, accelerando con una tale velocità che riuscì quasi a farci cadere per la spinta d’aria creata.

Come faceva a farlo senza aver mai volato prima d’ora?

 

Era incredibile … mi sentivo incredibile. Anche se nei ricordi datemi da Celestia, Luna, Cadence, Fluttershy e Rainbow Dash avevo volato un’infinità di volte, provarlo per davvero era tutta un’altra cosa. La velocità, il vento sul muso, le ali tese … tutte sensazioni che una unicorno come me poteva provare solo usando ali create magicamente, ma che non erano la stessa cosa.

“Grazie a tutte voi” pensai, facendo calare un’altra lacrima di gioia per quel dono stupendo.

Ma tornai a concentrarmi quando, dopo qualche istante, raggiunsi il punto del cielo dove si trovava Lyra … anzi, quella che aveva finto di essere Lyra.

L’Ombra, dopo aver visto di cosa ero capace, mi stava fissando in silenzio, a metà tra l’incuriosito e il preoccupato. A breve avrebbe scoperto che aveva ragione di preoccuparsi.

«E’ bello vedere che sei riuscita a toccarla, Twilight.» mi disse enigmatica l’alicorno mutaforma, anche se sapevo a cosa si stava riferendo. Notai, con un certo orrore, che non aveva cutie mark, esattamente come Chrysalis.

«Chi sei in realtà?» le domandai. «E che fine ha fatto la vera Lyra?»

In quel momento la mia guardia era alzata sia contro l’Ombra che contro di lei. Malgrado ci avesse aiutato per tutto il tempo, malgrado ci avesse salvato la vita più di una volta, non riuscivo a fidarmi completamente di una mutaforma. Ancor meno di una mutaforma con i suoi poteri, persino più grandi, forse, di quelli di Chrysalis.

«Non mi sembra il momento adatto. Abbiamo un nemico da sconfiggere!» mi disse, puntando il capo grigio verso il mostro bipede.

«E tu non lo sei?» le domandai mantenendo lo sguardo fisso sull’Ombra, che iniziava ad avere qualche cedimento nella sua espressione fino a quel momento sicura e boriosa.

Buon segno.

«Se fossi stata tua nemica credi che ti avrei salvato la vita in più di un’occasione?»

Non aveva tutti i torti, ma …

«Sei un mutaforma.» le feci notare. «Vi nutrite d’amore. Uccidendoci non otterreste niente. Salvandoci invece avreste le prede perfette. A voi un mondo colmo d’odio non conviene.»

Balance riportò lo sguardo sull’Ombra. «Non posso spiegartelo adesso, ma non è così semplice come lo fai sembrare.»

La fissai negli occhi. Non riuscii a notare malizia nello sguardo, né secondi fini. Normalmente non mi sarei fidata, ma grazie all’esperienza ottenuta nel riconoscere menzogne e intenti ero quasi certa di avere ragione sulla bontà dei suoi obiettivi.

Quasi.

«Per il momento ti concedo il beneficio del dubbio.»

«Avete finito di parlare dei vostri affari?» ci interruppe l’Ombra, torcendo un labbro con rabbia. «Sarete anche in due, ma non è la quantità che vi aiuterà a sopravvivere!»

«No.» dissi, sicura di me stessa, spostando la mia intera attenzione sul nostro nemico. «Sono io adesso la tua avversaria.»

Sentii la mutaforma avere un fremito d’incredulità.

«Che … che dici, Twilight?»

«Dico che sono l’unica in grado di sconfiggerlo.» le dissi, senza voltarmi verso di lei. «Non sto sottovalutando le tue capacità. Solo non hai ciò che possiedo io …»

Feci un profondo respiro, mettendo bene in mostra gli Elementi dell’Armonia, riuniti in un unico artefatto, sul mio petto.

L’Ombra mi fissò, mostrando i denti aguzzi. Stavolta il suo sguardo non mi fece sentire male. Ero in grado di contrastarlo senza problemi.

Il nostro nemico scoppiò a ridere.

«Sei diventata pazza?» domandò l’Ombra, ghignando. «Il dolore della perdita delle tue amiche ti ha fuso il cervello? Non so cosa ti è successo, ma non bastano un paio d’ali e qualche gingillo al collo per darti il diritto di fare la paladina che sconfigge il cattivo di turno.»

«Non sei onnisciente.» gli risposi. «Avrai corrotto il nostro mondo per millenni, ma ciò non comporta che tu sappia tutto su di noi. Già il fatto che tu non comprenda il potere degli Elementi dell’Armonia sarà ciò che ti condannerà!»

«Ah! Come no! Mi ha fatto più male ricevere il sole in faccia che quel patetico arcobaleno! Non basta così poco per distruggermi. Anzi, mi correggo: non c’è nulla che può distruggermi. NULLA!»

Gli feci un sorriso di sfida, e parte dei caratteri di Rainbow Dash e Applejack vennero a galla. «Mettimi alla prova.»

Il mostro strinse tutti e quattro i pugni, e punto nell’orgoglio li fece scattare in avanti.

In un battito di ciglia dalle sue mani artigliate vennero scagliati raggi concentrati di pura magia nera, che arrivarono quasi istantaneamente su di me.

Ma non riuscirono a colpirmi. Il mio corno, illuminatosi di viola, aveva creato alla velocità del pensiero uno scudo multicolore, potenziato dall’attivazione di un potere difensivo degli Elementi dell’Armonia che avevo scoperto da poco. La collana che avevo al collo splendeva leggermente: non erano ancora a piena potenza. La magia oscura dell’Ombra s’infranse sullo scudo con la stessa forza del vento su una roccia, riuscendo a malapena a farlo traballare. Con la coda dell’occhio notai l’espressione stupefatta di Balance. Doveva aver capito che la mia trasformazione era più complessa di quanto sembrava.

Non ero solo un alicorno.

Non ero solo la prima portatrice di tutti gli elementi dai tempi di Celestia.

In me avevo le conoscenze e la forza d’animo di tre alicorni, sette grandi pony e un drago.

Amavo la modestia, ma non riuscivo a non pensare che forse ora ero la pony più potente che Equestria avesse mai visto.

L’ultima speranza del nostro mondo.

 

Osservai lo spettacolo atterrita ma anche sollevata. Ancora non capivo cosa fosse successo, ma Twilight era diventata qualcosa di fenomenale. Assorbiva l’attacco oscuro dell’Ombra come se niente fosse, quando sia Celestia che la mutaforma poco prima avevano fatto fatica.

Continuavo a ripetermi la stessa domanda: cos’era successo in quei pochi secondi?

Vidi la mutaforma osservare a sua volta in volo la sua “prestazione” con meraviglia. Per un istante pensai che volesse aiutare Twilight colpendo l’Ombra mentre era impegnata, ma poi la vidi scendere di quota e venire verso di noi, “abbandonando” il campo di battaglia.

Sunset Shimmer accanto a me accese il corno, pronta a difendersi.

«Che stai facendo?» domandò Redflame.

«E’ una mutaforma!» esclamò lei. «C’è da chiederlo?»

Il pegaso sbuffò. «Lo ripeto, è la mutaforma che ci ha salvato le chiappe. Saremmo tutti morti ormai senza di lei. E poi hai visto cosa è in grado di fare. Se pensi che contro l’Ombra ti saresti comportata meglio, sei libera di lanciarle tutte le magie che vuoi!»

La giumenta arancione chiaro strinse i denti e spense il corno. Sospirò, ravviandosi la criniera scompigliata e sporca.

«Tanto prima o poi moriremo tutti.»

«Non credo, visto cosa sta facendo Twilight.» disse ottimista Scrolley, che continuava a fissare quel piccolo alicorno che resisteva senza fatica al potere oscuro dell’Ombra.

All’improvviso l’attacco dell’Ombra cessò. Lo sguardo del mostro calò su Balance, e gli urlò qualcosa contro.

Ebbi la sfortuna di incrociare gli occhi della creatura nera, e se non fosse stata per la mia prontezza nel voltarmi di lato sarei svenuta per la sensazione di capogiro che mi aveva colpito all’improvviso.

Quando tornai a guardarlo indirettamente, capii che la mutaforma era in pericolo.

L’Ombra si lanciò in volo contro di lei, raggiungendo una velocità tale che era difficile persino seguirla con lo sguardo. Da come era posizionata sembrava intenzionata a colpirla con uno dei suoi pugni.

La mutaforma si voltò e si accorse tardi del pericolo.

Ma malgrado la velocità del nemico, Twilight riuscì a precederlo e con un volo degno dei pegasi più veloci al mondo riuscì a mettersi in mezzo. L’Ombra, non aspettandoselo, batté violentemente la faccia contro il suo scudo, e riuscì a rimanere in volo solo per miracolo.

 

«Brutta impicciona bastarda!» imprecò l’Ombra, portatosi le mani al volto dopo la dura botta. Non aveva subito danni, e se li aveva subiti li aveva già rigenerati, ma di certo il dolore l’aveva sentito. «L’hai detto tu stessa che è una mutaforma! Cosa ti importa se la elimino? E’ un nostro comune nemico! Giuro che dopo averla uccisa penserò solo a te!»

«Non c’è nemico che mi possa spingere ad allearmi con te!» gli dissi, fissandolo nel più profondo sdegno. «Incarni tutto ciò contro cui lotto, tutto ciò che c’è di male nel nostro universo, in quello umano e in tutti gli altri. Un’alleanza tra noi, anche breve quanto un battito di ciglia, è impossibile.»

L’Ombra, ripresasi dalla botta, scosse la testa. «Non hai idea del significato di realpolitik, quindi …»

Aggrottai le sopracciglia. «Real-cosa?»

«Significa che non saresti disposta ad allearti con i tuoi nemici per ottenere i tuoi obiettivi. Ed è questo, mia cara Twilight Sparkle, che ti rende debole. Tu non accetti i compromessi. Tu vivi di assoluti: Bene-Male, Armonia-Caos, Giusto-Sbagliato. Ma la verità è molto più complessa …»

«Certo che è più complessa!» lo interruppi, stanca di quel dialogo che non portava da nessuna parte. «Ci sono infinite sfumature di grigio, perché nessuno di noi nasce perfetto! Tutti sbagliamo! Ma questo non significa che dobbiamo attivamente perseguire le nostre emozioni peggiori!»

L’Ombra sghignazzò.

«Al contrario. Cosa credi che abbia causato tutte le invenzioni degli ultimi vent’anni qui ad Equestria, eh? Non certo la tua tanto decantata armonia. E’ stata la paura a creare armi per difendersi dagli attacchi, è stata l’avidità a ideare l’industria, è stato l’orgoglio a portarvi il benessere. In un ventennio avete ottenuto più agi dei mille anni di regno di Celestia.»

Digrignai i denti a sentirgli pronunciare il nome della mia mentore.

«Agi? E questa la chiami vita agiata? Una vita in cui non puoi fidarti del prossimo? Una vita in cui devi spaccarti la schiena solo per sopravvivere? Una vita in cui devi avere paura che un giorno uno stato accanto ti invada? No, io ci vedo solo orrore, sfruttamento e follia. E tutto questo finirà oggi

L’Ombra rise maleficamente.

«Che paroloni. Forse non hai idea di cosa sono io.»

 

Una nuova sequenza di attacchi oscuri partì dalle quattro mani del mostro nero, una più intensa dell’altra. Le loro onde d’urto si sentivano sino a terra, facendoci tremare. La mutaforma aveva creato una barriera che copriva noi e un’ampia area attorno (includendo la biblioteca dall’altra parte della strada) proteggendoci dai contraccolpi che riuscivano invece a distruggere gli edifici vicini non protetti. Ma malgrado quella potenza, che mi faceva drizzare ogni pelo del manto per i brividi, i colpi continuavano a infrangersi senza conseguenze sullo scudo multicolore di Twilight. Dopo un minuto di assalti, l’Ombra abbassò le braccia, tremante.

 

Attesi che la polvere si diradasse prima di parlare.

«Forse sei tu che non hai idea di cosa sono io.» gli dissi, continuando a tenere attiva la magia difensiva degli Elementi.

«Come hai fatto a diventare così potente? Che ti è successo?» sbraitarono le milioni di voci all’unisono dell’Ombra.

«Tu non accetti l’Amicizia e l’Amore, quindi non capiresti quale forza esse detengano, e cosa possano fare per un semplice pony come me. Tu dicevi di essere il riassunto del lato peggiore dell’Umanità. Allora per risponderti ti dirò che sono diventata il riassunto del lato migliore dei Pony.»

«Che idiozia.» disse ridendo l’Ombra. «Non ho mai trovato amore o amicizia che non fosse in grado di essere spezzata dalla giusta dose di paura e odio.»

Aggrottai le sopracciglia.

«Menti, e sai di mentire.»

«Mentire? No, non ho assolutamente mentito. Sai che ho ragione. Ho visto come eri terrorizzata quando ho ucciso la tua amata Celestia.» alzò una delle sue quattro mani, mostrando tutti i suoi orribili e lunghi denti. «Con questa.»

Il mio corno si accese appena terminò la frase. Lo fissai con rabbia, sbuffando.

«Se pensi che ricordarmelo m’indebolisca, ti sbagli di grosso. Perché ora non ho paura di te. Anzi, per te provo solo una grande, enorme pena.»

Caricai il corno, dichiarando la fine della conversazione. L’Ombra mi fissò seriamente e non più con quell’aria strafottente. Aveva capito con chi aveva a che fare.

Attorno al corno si crearono prima due, poi tre, e infine quattro aloni, percorsi da scariche violette.

«Questo è per tutte le vittime che hai causato da quando esisti!»

Dalla punta del mio corno partì una quantità di raggi viola così numerosa che era impossibile contarli. Nemmeno una mitragliatice era in grado di sparare tanti proiettili. Tutti quei piccoli incantesimi si diressero rapidi come lampi contro il mostro nero. L’Ombra creò in tempo uno scudo nero con cui proteggersi, ma l’assalto era tale che persino la sua formidabile protezione alla fine cedette, perforata come un foglio di carta. Venne investito da decine, centinaia di quei raggi, che lo bucarono peggio di uno scolapasta.

Approntai subito un altro incantesimo, prima che potesse rigenerarsi.

«Questo è per Spike, Shining Armor e Trixie!»

Tre incantesimi di luce vennero scagliati dal corno, diretti verso le gambe e le braccia del mostro. Ancora sconvolto dall’attacco precedente non poté fare nulla per evitarli.

Tutti gli arti vennero disintegrati, insieme a gran parte delle lunghe ali mostruose. Restò in aria solo grazie alla sua magia nera. Del suo corpo era rimasto praticamente solo il tronco bucherellato e la testa.

«Questo è per Cadence, Celestia e Luna!» esclamai, scagliandomi contro di lui in volo. L’accelerazione fu tale che sentii l’aria attorno a me piegarsi, pronta a strapparsi da un momento all’altro. Passai dentro uno dei buchi creati dagli attacchi precedenti giusto in tempo. Fu in quel preciso istante che il Sonic Rainboom esplose, echeggiando per chilometri e dilaniando dall’interno l’Ombra con la sua onda multicolore.

Proseguii il volo per qualche secondo, poi mi voltai. Ora del nemico era rimasta poco più di una poltiglia nera.  Ma le nuvole nere stavano già iniziando il loro lavoro di ricomposizione.

Non gli avrei dato il tempo.

«E questo è per le mie amiche!»

Gli Elementi dell’Armonia sul mio petto si accesero di sei luci colorate accecanti. Dall’artefatto, guidato dal mio corno, partì un incantesimo multicolore verso l’alto, ricadendo rapido come un fulmine contro l’Ombra.

Quel poco che era rimasto dagli attacchi precedenti venne colpito con la possanza di un uragano. Non ebbe né la possibilità né il tempo di urlare. I colori dell’arcobaleno, uniti dalla forza della magia dell’Amicizia, lo investirono con la sacra potenza purificatrice a cui nemmeno alicorni impazziti e spiriti del caos erano riusciti a resistere.

La carne nera rimasta si sciolse ed evaporò, in modo rapido e inesorabile. Alla fine non restò nulla, nemmeno la traccia più piccola di polvere.

 

Eravamo tutti con la mascella a terra. Twilight era … era … stupefacente. Aveva mostrato una potenza magica enorme, aveva eseguito un Sonic Rainboom e usato gli Elementi dell’Armonia da sola … e tutto nel giro di un minuto. E l’Ombra … aveva resistito a malapena nei primi cinque secondi.

Mi corressi. ORA Twilight era equivalente a una dea dei miei libri.

«Capisco perché Celestia mi ha sostituito con lei.» pensò a voce alta Sunset Shimmer.

Twilight, malgrado il nemico fosse stato distrutto, iniziò a volare in circolo, come se non fosse soddisfatta di ciò che aveva fatto.

«Qualcosa non va.» disse la mutaforma.

«Odio quelle tre parole.» esclamò Sunset Shimmer, guardandola con sospetto.

L’alicorno grigio si guardò attorno, così come stava facendo Twilight sopra le nostre teste. «Percepisco la presenza dell’Ombra. Ed è sempre più vicina.»

«Cosa?» esclamai, scioccata. «Ma … ma è stata colpita in pieno dagli Elementi dell’Armonia! L’arma più potente di Equestria! Come ha fatto a sopravvivere?»

«Non lo so.» disse la mutaforma, puntando lo sguardo verso Redflame. «Ma siamo ancora in grande pericolo.»

Notai ora che Daniel, rimasto svenuto e febbricitante sul dorso di Redflame per tutto quel tempo, si stava muovendo più del solito.

Le pupille azzurre dell’alicorno grigio si strinsero di fronte ad un’improvvisa realizzazione. «No! Redflame, metti giù subito Daniel e allontanati!»

Il pegaso si girò verso di lui, non capendo cosa stava accadendo.

Daniel tremava sempre di più, e gemeva nel suo sonno inquieto.

E poi … qualcosa iniziò a cambiare.

Il mio cuore perse un colpo. Compresi solo in quel momento cosa stava accadendo.

«Allontanatevi!» esclamò la voce in avvicinamento di Twilight.

Redflame scattò verso di noi, facendo scivolare a terra il corpo di Daniel che stava aumentando di dimensioni. Al posto degli zoccoli iniziarono a formarsi prima delle zampe e poi delle mani. Le ali sparirono e i peli del manto si ritirarono, lasciando pelle rosa. Il muso si rimpicciolì.

Era tornato umano. Il Daniel Harvey di sempre.

«Daniel …» sussurrai.

Gli zoccoli andarono per conto loro e mi fecero avvicinare a lui.

«Allontanatevi, ho detto!» urlò Twilight, atterrandomi davanti. Vidi un alone viola attorno ai miei contorni, e pochi istanti dopo ci ritrovammo dall’altra parte della strada, teletrasportati proprio di fronte alla biblioteca.

«Daniel!» esclamai, galoppando verso di lui, ma venni fermata dallo zoccolo bucato della mutaforma.

La trasformazione di Daniel infatti non era finita. Seminascosto dalla figura di Twilight lo vidi ingrandirsi, sempre più rapidamente, fino a raggiungere i tre metri d’altezza. La pelle si colorò di rosso sangue, crebbero altre due braccia e un paio di ali a metà tra quelle del pipistrello e del pegaso. Le mani e i piedi divennero mostruosi e artigliati. Quando tutto fu finito, aprì gli occhi bianchi senza pupille.

L’Ombra era tornata.

«Daniel …» gemetti.

Scoppiai in lacrime.

 

«Bene bene.» disse l’Ombra, mentre osservava il suo “nuovo” corpo scarlatto. «Davvero niente male.»

«Cos’hai fatto a Daniel, demonio?» gli domandai, tenendo gli zoccoli ben puntati a terra e il corno rivolto verso di lui. Dietro di me Rachel stava singhiozzando rumorosamente.

«Mi stupisci. Tutta la conoscenza di cui disponi, e non hai intuito questo piccolo “trucco” da magia nera?»

Digrignai i denti. L’avevo intuito fin troppo bene, però …

«Non saresti dovuto sopravvivere al mio attacco di prima!»

«Bah!» sputò lui «Elementi dell’Armonia. Nemmeno al massimo della loro potenza possono davvero fermarmi. E io che ne avevo avuto timore fin dall’inizio. Non so se ho sopravvalutato loro o sottovalutato me.»

«Silenzio!»

Battei gli zoccoli a terra, creando inavvertitamente un’onda d’urto magica e spaccando l’asfalto.

«Se non hanno funzionato è solo perché avevi Daniel come via di fuga. Lascialo andare, subito!»

L’Ombra mi guardò con espressione altezzosa.

«Daniel? Troppo tardi per lui. Era troppo tardi già dal momento in cui il tuo sciocco amico ha donato il suo sangue a me. Come pensi che sia riuscito ad ottenere questa forma, mmh? Ora ho solo completato il rituale. Rituale che, se non fosse stato per la vostra fuga, avrei completato fin dall’inizio. Ora io sono lui e lui è me. Così come Little Bolt, Big Wing e tutti gli altri unicorni che hai visto svanire di fronte agli occhi.»

Oh no … anche lui! Dopo tutta la strada fatta per raggiungerlo e salvarlo …

Cercai di trattenere le lacrime, per non mostrare debolezza, ma non ci riuscii.

L’Ombra sghignazzò per l’ennesima volta.

«Non ti disperare. Se vuoi posso … rimediare

Sentii improvvisamente freddo, e un senso di stanchezza mi pervase.

«Mi farebbe davvero comodo averti nella mia collezione.»

Una vaga nebbia scura iniziò a formarsi attorno a me.

Spalancai gli occhi, terrorizzata da quella prospettiva.

No! Non avrei fatto quella fine!

Attivai con il corno gli Elementi dell’Armonia. Dal mio petto esplose una striscia multicolore, che iniziò a girarmi attorno vorticosamente, così forte da spazzare via quelle nuvole. La fatica e il freddo svanirono di conseguenza subito dopo.

«Non sono una preda facile, ti avverto!» lo sfidai, fissandolo.

«Lo immaginavo.» esclamò sospirando l’Ombra. «Ma un tentativo lo dovevo pur fare.»

Deglutii, ritrovando il coraggio.

«Non mi lascerò intimorire dal fatto che hai ucciso Daniel per i tuoi scopi! Anzi, mi hai dato un motivo in più per affrontarti!»

Raccolsi le energie degli Elementi già evocate e iniziai a potenziarle. Stavolta non avrebbe avuto modo di rigenerarsi.

L’Ombra non sembrava preoccupata.

«Oh, non ti disturbare.»

Percepii immediatamente un aumento d’aura magica immenso attorno al suo corpo.

«E’ ora che sia io a … mettermi alla prova.» disse, con un sorriso diabolico stampato sul volto mostruoso.

Il terreno sotto i miei zoccoli iniziò a tremare.

Mi mancò un respiro e persi la concentrazione sugli Elementi quando capii cosa stava per fare.

«Mettetevi al riparo!» urlai agli altri, teletrasportandomi davanti alla biblioteca e usando la magia degli Elementi per creare uno scudo grande abbastanza per proteggere sia l’albero che noi.

 

Nell’istante successivo un flash accecante come mille soli illuminò di bianco il cielo. Attorno all’Ombra si creò una sfera crescente di energia nera, che superò lo scudo di Twilight e proseguì rapidamente, devastando tutto ciò che trovava.

Il rumore e il lampo dell’esplosione furono udibili e visibili per centinaia di chilometri, da Cloudsdale a Flankfurt, da Hoofington a Trotonto. I testimoni di quell’evento non ebbero modo di fare niente se non tremare per il terrore.

L’onda d’urto e il violento terremoto creato da quell’esplosione abbatterono molti degli edifici rimasti ancora prima che la sfera li raggiungesse. Alberi, pietra, vetro, metallo, asfalto, cadaveri … nulla venne risparmiato dall’avida fame distruttrice di quel mostro arcano.

Nel giro di un minuto l’incantesimo oscuro raggiunse un diametro di dieci chilometri, inglobando e incenerendo ogni cosa. La semisfera, che sembrava un buco nero nella pianura sotto Canterlot, durò solo qualche altro secondo, poi svanì così come era apparsa.

Dove prima c’era parte della città semidistrutta e l’inizio della Everfree Forest, era rimasta solo più polvere e fumo. Un’immensa distesa di cenere. Non era rimasto niente.

Eccetto la biblioteca della vecchia Ponyville.

 

Tremavo … tremavo come una foglia in mezzo a un uragano.

Ero stesa a terra. Non avevo neanche la forza di rialzarmi. Né volevo rialzarmi. Avevo persino paura che il terreno sotto di me si aprisse per inglobarmi.

Non riuscivo neanche a capire dove mi trovavo. Ero morta? Ero viva? Né l’una né l’altra?

L’unica cosa certa era che provavo una nausea fortissima.

Quello che avevo appena visto, quello che avevo appena sentito … era quello che avevano provato le vittime di un attacco nucleare prima di morire?

Era … orribile … disumano … atroce …

Mi voltai e diedi di stomaco, rilasciando in una volta sola tutta la tensione e il terrore accumulati. Poi fissai gli zoccoli di Twilight davanti a me ben piantati a terra, mentre oltre lo scudo da lei eretto si vedeva solo polvere e cenere.

Avevo appena assistito in prima persona alla cosa più simile alla bomba atomica e …. e …. ero terrorizzata, distrutta, in totale panico.

Cosa potevamo contro un essere in grado di fare una cosa del genere? Un essere che aveva appena assorbito il mio Daniel per diventare così forte?

Iniziai di nuovo a piangere. Sia per lui, sia per noi.

Stavo perdendo tutte le speranze.

La polvere finalmente riuscì a posarsi e il fumo a diradarsi. Oltre lo scudo di Twilight vidi l’Ombra, a braccia conserte, mentre rideva, rideva e rideva ancora, in modo sadico come quei cattivi da fumetto.

Dei brividi mi percorsero la schiena in modo così violento da farmi tremare vistosamente.

«Bene. Sei riuscita a proteggerti, Twilight Sparkle. Ma mi sto appena scaldando

Se … se quello era scaldarsi … cosa avrebbe fatto al massimo delle sue forze?

Un altro attacco di nausea mi colse, ma riuscii a trattenermi ... a malapena.

Twilight stava ansimando. Lo scudo multicolore aveva retto bene, ma l’aveva stancata più del dovuto.

Non prometteva bene. Per niente bene.

«Balance.» disse Twilight, rivolgendosi alla mutaforma. «Pensa a proteggere Rachel e gli altri. E fai attenzione.»

Balance? Quel nome … mi ricordava qualcosa …

«Certo.» rispose la mutaforma.

Twilight si voltò verso di noi, e con un sorriso ci comunicò che sarebbe andato tutto bene.

Anche se non riuscivo a crederle, anche se in quel momento volevo chiudermi in un angolo e scoppiare in lacrime in attesa della fine, quel semplice sorriso riuscii a farmi sentire un po’ meglio.

La giumenta viola tornò a fissare l’Ombra, dissolse lo scudo che attorniava la biblioteca, e dopo una breve galoppata si lanciò in volo contro di lui.

 

Accelerai, diretta verso la sua testa, sperando di coglierlo di sorpresa virando all’ultimo momento verso il basso. Ma fu lui a sorprendermi librandosi in volo verso l’alto, facendomi colpire il niente.

Tossii. C’era una quantità enorme di polvere nell’aria dopo quel terribile incantesimo.

Mi voltai e mentre saliva verso l’alto gli lanciai contro un raggio viola, che lo andò a colpire a una delle zampe inferiori. Il danno, come previsto, fu minimo e fu subito rigenerato, ma mi diede tempo per raggiungerlo e scagliargli contro delle folgori infuocate. Esse esplosero in piccoli globi di fiamme a contatto con la sua pelle, distraendolo e facendolo gemere per il dolore, dandomi ulteriore tempo per superarlo. Mi diressi verso nord, allontanandomi dalla biblioteca.

L’Ombra, dopo aver rigenerato le terribili ustioni, iniziò a scagliarmi contro raggi di una tale potenza che riuscivo a sentirli vibrare mentre mi passavano accanto. Volando rapida schivai il primo e il secondo, e subito dopo risposi con un altro raggio viola. Gli trapassai un braccio, facendolo arrabbiare ancora di più. Mi seguì, proseguendo il suo attacco con maggior veemenza.

Era difficile volare con tutte le correnti d’aria create da quelle magie mostruose, ma con l’aiuto di magie di protezione e di raggi con cui lo distraevo riuscii senza grossi problemi a  tenere la rotta verso nord.

L’importante era attirare la sua attenzione su di me e lontano dai miei amici.

 

Quando riuscii a riprendermi abbastanza da rialzarmi, iniziai a seguire con lo sguardo insieme agli altri i due puntini che si allontanavano sempre di più, scambiandosi magie che a terra avrebbero creato distruzione.

Non che ci fosse rimasto molto da devastare sotto di loro.

Guardando bene attorno a me infatti vidi solo un’area vastissima, completamente vuota e piatta, ricoperta di una cenere sottile e nera come la notte. La biblioteca era attorniata da un deserto di “sabbia” scura. Verso sud si vedeva ciò che era rimasto della Everfree Forest, mentre a nord, semi-nascosti dalla polvere che si stava posando, c’erano quei pochi edifici di Ponycity sopravvissuti all’attacco.

«Per Celestia.» esclamò Redflame, dimenticandosi che lì vicino era posato il corpo senza vita della sovrana.

La mutaforma spostò rispettosamente con la telecinesi il corpo della sovrana, coperta da un telo nero creato magicamente, all’interno della biblioteca. Ne approfittò per fare lo stesso con i corpi delle amiche di Twilight.

Tirai su con il naso e mi rivolsi a lei.

«Chi sei davvero?» le domandai, tenendo un occhio al combattimento sempre più acceso tra Twilight e l’Ombra.

«Bella domanda.» disse Scrolley, con il tono di chi non vede l’ora di affrontare un argomento a cui tiene. «Dov’è finita Lyra? Che le hai fatto?»

Visto quello che era in grado di fare non era proprio saggio parlarle in quel modo, ma ci tenevo anch’io a ottenere risposta a quelle domande.

La mutaforma grigia ci osservò un momento e sorrise. «Potete fidarvi di me. So che non basta dirvi questo per ottenere la vostra fiducia, ma dopo quello che abbiamo passato insieme …»

«Di un mutaforma non ci si può fidare.» disse Sunset Shimmer, osservandole le zampe bucate.

L’alicorno la fissò, facendola arretrare con il solo sguardo. «Non sono del tutto una mutaforma.»

«Eh?» esclamammo io, Scrolley e Redflame all’unisono.

L’alicorno sospirò, prendendosi qualche secondo di tempo prima di iniziare a spiegare.

«E’ successo tutto 2500 anni fa, come Rachel e Daniel hanno raccontato quando eravamo nelle Distese Selvagge. Io c’ero.»

Ora ricordavo dove avevo sentito quel nome …

«Balance? Sei quella Balance?» mi anticipò Scrolley le cui pupille si erano ridotte a due fessure.

La mutaforma annuì. «Ero la Principessa del regno di Highwisdom, l’apprendista della Regina Chrysalis.»

Di fronte a me avevo quindi una delle pony più antiche del mondo? Nata quando Roma non era nemmeno una repubblica?

Mio dio …

«Come dicevo ero là quando tutto ebbe inizio.» iniziò a raccontare, controllando con lo sguardo l’evolversi del combattimento sempre più feroce e luminoso tra Twilight e il nostro nemico. «Una giornata come tante altre tramutatasi in un incubo nel giro di pochi minuti. Ho visto davanti ai miei occhi tanti amici diventare orrori senza mente né volontà. Solo io e la Regina abbiamo mantenuto parte dei nostri ricordi e della nostra personalità, anche se distorte dalla volontà dell’Ombra, che voleva usarci come strumenti per ottenere il potere magico di cui aveva bisogno per diventare ciò che è ora. E’ stato grazie al sacrificio di Ipparco, che ho scoperto grazie a voi, che non siamo diventate i suoi schiavi. Purtroppo era troppo tardi per salvarci.»

Uno degli incantesimi lanciati da Twilight fu abbastanza potente da far sentire il contraccolpo fino a dov’eravamo. L’onda d’urto dell’esplosione violetta fece tremare il terreno sotto di noi. Sentii i rami della casa albero scuotersi, e altre foglie cadere a terra. Lo scudo creato da Balance per fortuna ci protesse da effetti ben più gravi.

«La mente mia e di Chrysalis furono deviate dalla magia oscura dell’Ombra,» proseguì lei, senza farci molto caso «molte delle cose che sapevamo sono andate dimenticate. Non avevamo bisogno di mangiare né di bere, né saremmo mai morte, ma soffrivamo continuamente, e per terminare questa sofferenza necessitavamo di risucchiare l’amore da altre creature, come i peggiori parassiti. Ed è così che abbiamo fatto per secoli: guidati solo dal nostro istinto e dalla nostra “fame”. Poi è arrivata la spedizione di Lyra, e tutto per me è cambiato.»

«Che le è successo?» domandò Scrolley, tremando dopo un altro contraccolpo del combattimento.

L’alicorno attese prima di rispondere, cercando le parole giuste.

«Quella che avete incontrato su quell’altipiano ero io, non lei. La vera Lyra …» la mutaforma sospirò, chiudendosi in un’espressione addolorata. «… purtroppo è morta.»

Abbassai lo sguardo, facendo scendere qualche lacrima. Non c’era fine ai lutti di quella giornata.

Tornai a pensare a Daniel, e le lacrime divennero ben più copiose.

«Come?» incalzò Scrolley, non notando la mia tristezza.

«Il racconto che vi ho dato era corretto, tranne la parte finale: la vera Lyra da quel bozzolo non ci è più uscita. Tutto il suo amore e le sue energie sono state risucchiate per venire assimilate dall’intera comunità dei mutaforma. E ciò che ne è rimasto è uno degli innumerevoli droni.»

Rabbrividii, provando orrore per la fine che aveva fatto. I mutaforma non avevano certamente scelto la loro condizione, ma far fare quella fine ad altri pony … in quel momento non riuscivo proprio a compatirli.

«Ma è stato grazie a lei se ora sono qui con voi.» si affrettò subito a spiegare Balance. «Oltre che la sua forza e il suo amore sono stati prelevati anche i suoi ricordi e il suo carattere.»

Abbassò lo sguardo per un attimo, persa nei suoi pensieri.

«La sua passione per gli umani e il libro “Fondamenti di antropologia”, letto e riletto fino a ricordarselo a memoria … queste due cose, che abbiamo in comune, hanno risvegliato qualcosa in me. La corruzione dell’Ombra evidentemente non aveva avuto tempo di annientare completamente la mia personalità. E’ stato grazie quindi a Lyra che, dopo diversi giorni in cui la parte chiara e oscura di me hanno lottato per il sopravvento, sono riuscita a liberarmi dal giogo della maledizione.»

Si guardò il manto e i buchi delle zampe. «Non interamente, ma abbastanza per tornare ad avere il dono del libero arbitrio. Ciò mi ha resa nemica degli altri mutaforma, che vedevano in me un’anomalia da cancellare, un abominio, visto che parte dei poteri da mutaforma li avevo ancora, tra cui quelli di controllo dei droni.»

«Ecco perché a un certo punto quei mutaforma hanno smesso di attaccarci!» esclamò Scrolley.

Balance annuì. «Tramite i droni avevo riconosciuto Trixie e sono riuscita a mandarli via. Solo al castello non ho potuto impedirlo: la volontà della regina è riuscita ad avere il sopravvento. Ma grazie alla magia di Rachel sono riuscita a riprendere il controllo e a permetterci una fuga sicura.»

«Perché la sua magia non ha avuto effetto su di te?» chiese Scrolley «E come mai l’incantesimo di rivelamento delle illusioni non ha funzionato?»

«Come ho detto, sono solo in parte mutaforma. La magia dell’amore nel mio stato attuale non è nociva. E il rivelamento delle illusioni non funziona sulle illusioni potenti come quella che ho usato.»

«Perché ci stai aiutando?» le domandò Redflame.

Con i continui lampi nel cielo crepuscolare era difficile distinguere i colori, ma mi sembrò di vedere un lieve rossore sulle guance di Balance. «Lo devo a chi si è sacrificato per impedire tutto questo. A uno che malgrado le enormi differenze tra noi ci apprezzava per quello che eravamo. A uno che ci amava. E che amavamo.»

 

Scaricai una sequenza continua di globi luminosi sull’Ombra, nella speranza di trovare lo spiraglio necessario per usare di nuovo gli Elementi contro di lui, ma per quanto mi sforzassi le sue difese erano quasi impenetrabili e le sue reazioni praticamente fulminee. Le poche sfere che riuscivano a colpirlo, malgrado esplodessero come piccole supernove facendo tremare persino me malgrado le difese, avevano un effetto sulla sua concentrazione quasi nullo.

Il mio avversario rispondeva all’attacco con scariche di energia oscura sempre più potenti, che cercavo di schivare solo quando non si dirigevano a terra, lasciando che colpissero il mio scudo negli altri casi. I contraccolpi delle esplosioni erano tali che nemmeno la mia protezione riusciva a proteggermi dalle fortissime vibrazioni create, e ci voleva tutta la mia concentrazione e la bravura insegnatami da Rainbow Dash e gli altri per restare in volo. Per fortuna la difesa degli Elementi reggeva bene e impediva conseguenze ben peggiori.

Al momento eravamo alla pari. Ma a differenza sua, che non sembrava provare la minima fatica da quel combattimento, io iniziavo ad avere i primi sintomi della stanchezza.

Dovevo trovare un modo per distrarlo e consentirmi di usare gli Elementi. In fretta.

Smisi di attaccarlo e restai a mezz’aria, fissandolo mentre gli ultimi suoi attacchi colpivano la mia difesa esplodendo senza arrecarmi danno.

«Già stanca, Eroina di Equestria?» mi derisero le milioni di voci dell’Ombra «O stai valutando le tue opzioni?»

“Pensa Twilight, pensa! … Sì!”

Non mi rimaneva che giocare sulla sua maggiore debolezza.

L’orgoglio.

«Come fai a essere così potente?» gli domandai, tenendo d’occhio ogni suo minimo movimento.

Muoveva le possenti ali per tenersi in volo, anche se non sembrava averne davvero bisogno, visto le innumerevoli volte che gliele avevo ferite.

«Credo fosse ovvio ormai, Twilight Sparkle.» disse l’Ombra allargando le braccia e il sorriso malefico. «E’ l’essere umano ad avermi reso tale, con i suoi pensieri, le sue emozioni, le sue parole, le sue azioni, le sue armi e il suo sangue. Migliaia di anni di atti singoli e collettivi di questo genere, sommati assieme, mi hanno trasformato nell’essere che sono ora. Ma non ce l’avrei mai fatta senza il fondamentale contributo di voi pony. Siete una razza così adorabile eppure così difficile da corrompere. Se non fosse stato per l’importantissimo aiuto fornito dall’umanità nell’ultimo secolo non sarei mai riuscito a portare corruzione in così tanti di voi. Hai visto anche tu quanta distruzione, quanta morte, quanto orrore hanno creato gli esseri umani in questo breve lasso di tempo. Milioni e milioni di vite immolate in mio nome. Non è fantastico?»

Mi si rizzarono i peli del manto. Per la prima volta da quando ero diventata un alicorno. Perché mi ero resa conto solo ora che anche sconfiggendo la sua forma fisica probabilmente non sarei riuscita a sconfiggere anche quella “spirituale”. Come potevo farlo? Prendeva la sua forza da milioni, miliardi di umani. L’unico modo per sconfiggerla definitivamente, forse, era eliminare il supporto da cui prendeva le sue energie.

E ciò significava eliminare l’umanità. Spazzare via un’intera razza.

Colpa di cui non mi sarei mai macchiata neanche di fronte all’apocalisse.

«Perché?» gli domandai, cercando di non dare a vedere i miei dubbi e tentennamenti.

L’Ombra sospirò sorridendo.

«Ah, la domanda a cui tutti i cattivi delle storie preferiscono rispondere! “Perché hai ucciso mio figlio? Perché hai torturato a morte quel prigioniero? Perché hai massacrato quel villaggio? Perché hai invaso quel paese?” e l’elenco potrebbe andare avanti all’infinito. Io avrò anche preso il potere da tutti questi atti negativi, ma la mia motivazione principale è molto più pragmatica: mi ero stufato di essere incorporeo. Volevo provare la sensazione di essere. Di esistere. Di fare quelle tante cose che l’umanità mi ha insegnato nella sua ingenuità. Purtroppo nel loro universo la magia esiste ma non ai livelli di cui avevo bisogno. Poi, per fortuna, uno di voi è stato così generoso da aprire inconsapevolmente un piccolo passaggio tremila anni fa che mi ha permesso di scoprire il vostro così bel mondo. Cinquecento anni dopo un altro pony ha avuto la bellissima idea di portare un umano qui e … conosci il resto della storia.»

Spalancai gli occhi di fronte alla sua spiegazione.

«Mi stai dicendo … che vuoi solo … esistere?»

«Esatto! Come qualunque altra forma di vita cosciente di sé stessa. Non hai idea di cosa significhi desiderare ardentemente poter fare qualcosa. Qualunque cosa. Anche solo respirare. Sentirsi vivi

Quel desiderio, così semplice, mi spiazzò per qualche secondo. Ma mi ricomposi subito, ricordandomi cosa aveva fatto nella sua nuova forma.

«Il voler esistere non ti giustifica dalla distruzione e dalla morte che hai causato finora! Non meriti … di …»

L’Ombra sorrise perfidamente.

«Non merito cosa? Di vivere?»

«Non mi interrompere!»

«E’ indecisione quella che vedo? Dubbi morali sull’eliminare una creatura che vuole solo vivere?»

«No! Io non …»

L’Ombra rise sguaiatamente.

«Ah, hai davvero dei dubbi! Malgrado tutto ciò che ho fatto in migliaia di anni, malgrado abbia devastato il tuo mondo e ucciso coloro a te care, riesci comunque a provare compassione per la mia condizione. Sono commosso, davvero commosso. Piangerei se sapessi come si fa.»

Il mio corno si accese in un istante, creando un fortissimo vento ascensionale che mi alzò criniera e coda verso l’alto.

«Non prendermi in giro!» esclamai, scagliandogli contro due fulmini che lo ferirono appena al petto.

«Non ti preoccupare.» mi disse, passandosi una mano sui punti colpiti come se si stesse pulendo dalla polvere. «Ti renderò le cose più facili. Ti darò qualche motivo in più per odiarmi

Alzò tutte e quattro le mani verso il cielo, e percepii subito che stava preparando qualcosa di potente.

Ma non arrivò nulla contro di me. Iniziai subito però a sentire rumori da terra ben poco rassicuranti.

Abbassai lo sguardo, tenendo alta la guardia.

Il terreno cinereo sotto di noi iniziò a scurirsi. No … non era il terreno a diventare più scuro.

La macchia si estese con rapidità esponenziale, mostrando migliaia, milioni di piccoli punti neri.

Erano …?

 

«Forza!» esclamò l’unicorno bianco, zoppicando tra i sopravvissuti. «Mettete tutti i pony feriti sulle barelle! Dobbiamo allontanarci da qui!»

«Non ce la faremo mai!» si lamentò la pony gialla a bassa voce, fissando il cielo dove fino a poco prima due grandi potenze si stavano dando battaglia. «Se uno di quei colpi ci raggiunge, siamo finiti!»

«Ti stai già arrendendo, Applebloom?» le domandò una pony di terra in divisa dopo aver dato istruzione ad altri pony poliziotto.

«Restando qui non ce la faremo comunque!» esclamò il pegaso arancione, massaggiandosi un’ala che sembrava rotta. «Forza con quei mezzi!» urlò rivolta ai pony addetti alla riparazione di veicoli vari tra furgoni e automobili. «A Canterlot le difese sono ancora attive. Là abbiamo qualche possibilità.»

I preparativi per la partenza erano quasi terminati, quando da sud le ombre degli edifici quasi distrutti iniziarono a diventare più scure, e una strana aria fredda calò sui presenti.

«Cosa diavolo sono quelli?» domandò Babs Seed spalancando gli occhi.

I pony armati iniziarono a puntare fucili e mitragliatori contro quell’oscurità che avanzava, che pian piano tra le ombre si stava rivelando.

Creature strane, mai viste, che avanzavano su due zampe, a malapena definite nella loro forma fumosa. Qualcosa di molto simile ai fantasmi. E da come erano armate certamente ostili verso i rifugiati.

«Per Celestia e Luna!» esclamò Scootaloo per dare coraggio a sè stessa e agli altri.Prese la sua pistola e iniziò a sparare.

 

“Sono fantasmi umani?” pensai, guardandoli mentre si avventavano con forza contro lo scudo di Balance. Avevano contorni indefiniti e mutevoli, ma la loro forma e dimensione era quella. Avevano due braccia e due gambe, e portavano un equipaggiamento che sembrava provenire da un museo: corazze, spade, asce, mazze, archi, fucili, mitragliatori …

Sembravano arrivarci contro tutti gli eserciti di tutti i soldati dell’umanità.

«Stupendo!» esclamò Sunset Shimmer, scaricando incantesimi di colore verde acqua contro quei nuovi nemici scuri e fumosi in avvicinamento.

Lo scudo di Balance li teneva fortunatamente lontani, ma continuavano ad attaccare la sua difesa con tutte le armi a loro disposizione. Armi che, sfortunatamente, erano ben reali.

«Ma cosa diavolo sono?» urlò Scrolley, sparando contro le ombre più vicine insieme a me e a Redflame.

«Se è come penso» gli rispose Balance, mantenendo con relativa semplicità la concentrazione sullo scudo. «sono simulacri.»

«Simu-che?» esclamò Redflame, abbattendo una di quelle figure scure. Per fortuna bastavano i semplici proiettili per farle sparire in una nuvola di fumo.

«Gusci vuoti che rappresentano qualcos’altro.» spiegò rapida Sunset Shimmer, scagliando raggi in ogni direzione. Tanto dovunque puntasse qualcosa colpiva.

Infatti questi “simulacri” avevano ormai circondato l’intero scudo. Da qualunque parte guardassi, vedevo solo una marea nera di ombre umane più alte di noi.

Per quanto la magia di Sunset Shimmer e le nostre armi ne abbattessero, ne arrivavano sempre di più a sostituire quelli svaniti nell’aria.

Guardai con la coda dell’occhio Balance. Anche se dalla sua espressione non sembrava risentire molto di quegli attacchi, era ovvio che non ci avrebbe potuti proteggere per sempre.

E i nostri proiettili ed energie non erano infinite.

 

«Cosa significa tutto questo?» urlai, guardando quella marea nera di piccole ombre estendersi in tutte le direzioni e attaccare qualunque cosa trovassero sul loro cammino.

«Come ho detto,» disse l’Ombra, tenendo le braccia verso l’alto. «volevo darti qualche altro motivo per odiarmi. Continuerò ad evocarne fino a quando il tuo intero mondo ne sarà ricolmo.»

Digrignai i denti e mi lanciai in picchiata, verso il punto dove si stava originando quell’orda di cose mostruose. Caricai il corno di un incantesimo di luce e, arrivata a poche decine di metri da terra lo lanciai.

Il raggio silenzioso ma accecante colpì l’area da cui stavano continuamente nascendo nuove ombre. Esse svanirono, spazzate via dal chiarore del mio incantesimo. Continuai a scaricarlo, modificandolo in modo che si espandesse in tutte le direzioni. L’anello di luce andò rapidamente a colpire una dopo l’altra le migliaia di simulacri, spazzandole via come fumo. Esse non reagivano a quello sterminio: si lasciavano semplicemente colpire, troppo impegnate a ubbidire ai comandi oscuri del loro padrone per fare qualunque altra cosa. Ciò impedì loro di fuggire, e nel giro di pochi secondi non ne rimase neanche una nella distesa grigia che una volta era Ponycity.

Sia i rifugiati a nord che i miei amici a sud erano salvi.

Subito dopo sentii, sopra di me, un incantesimo oscuro che si caricava. Aveva una tale potenza che riuscivo a sentire l’aria vibrare perfino dove mi trovavo.

Cabrai rapidamente, tenendo alte le difese per l’attacco che l’Ombra pensava di farmi alle spalle.

Ma stranamente la magia oscura che il mio nemico stava preparando con quattro mani non venne scaricato verso di me.

Puntava a nord-est. Ed era orribilmente veloce.

Oh no!

Compresi solo ora cosa intendeva con “Ti darò qualche motivo in più per odiarmi”.

Quel mostro voleva distruggere Canterlot! Mi aveva ingannata!

Mi teletrasportai subito di fronte al grande castello della capitale, compiendo per la prima volta una distanza con quell’incantesimo che non sarei mai riuscita a fare prima.

Avvolsi con la magia del mio corno lo scudo di difesa standard della capitale di Equestria e lo potenziai, rendendolo visibile e multicolore.

Appena in tempo.

 

«Cos’è successo?» domandò Babs, dopo aver rimesso la pistola nella fondina.

«Credo che chi sta combattendo quella cosa ci abbia appena salvate.» rispose Sweetie Belle, guardando verso le rovine che fino a poco prima pullulavano di quegli esseri, spazzati via poco prima che le raggiungessero.

«Ragazze! Guardate là!» disse Applebloom.

Tutti i rifugiati stavano osservando il cielo scuro del crepuscolo, nel punto in particolare dove stava creandosi una sfera di oscurità, molto simile a quelle che avevano contraddistinto il combattimento aereo precedente.

Subito dopo l’aria vibrò e da quella sfera partì un raggio nero che puntò verso nord-est.

I rifugiati seguirono con lo sguardo dove si stava dirigendo a velocità abnorme ed espressioni di stupore e terrore riempirono l’intero campo di fortuna.

«Quella cosa vuole distruggere Canterlot!» squittì Sweetie Belle, in preda al panico.

Le sue due amiche non osarono fiatare. Erano terrorizzate quanto lei.

Ma poco prima che il raggio raggiungesse la città arroccata sulla montagna, qualcosa lo frenò.

«Ma quello non è l’incantesimo di protezione di Canterlot!» esclamò Scootaloo, notando un leggero bagliore arcobaleno nel punto colpito dal raggio oscuro.

Ciò che non sapeva era che un singolo alicorno stava tentando con tutte le sue forze di salvare la capitale di Equestria dall’annientamento.

 

I muscoli iniziavano già a dolermi nella concentrazione di mantenere lo scudo abbastanza forte da resistere a quell’attacco. L’incantesimo oscuro sotto di me invece diventava ogni istante più grande e intenso nel tentativo di penetrare l’unica difesa della città.

Riuscivo a sentire, malgrado il rumore spaventoso causato dalle due magie che collidevano, le urla di terrore dei pony, le sirene e i clacson. La popolazione di Canterlot era in preda al panico.

E tra di loro c’erano i miei genitori.

«Bene bene.» esclamò una voce familiare da un punto non ben distinto.

Era l’Ombra. O meglio, una sua voce illusoria, visto che quella reale era troppo lontana per riuscire a farsi sentire.

«Ora voglio proprio vedere se sei disposta a sacrificarti per salvare per qualche minuto questa patetica città che sembra spuntata da un libro di fiabe.»

«Non la salverò solo per qualche minuto!» esclamai. Stavo iniziando a sudare.

«Sì, come no. Sarai anche potente, forse persino al mio livello, ma hai un piccolo e mortale difetto. Sei una creatura in carne e ossa, schiava del tuo corpo. E come tale hai solo una singola fonte di energia da cui attingere, la tua. Io, al contrario, ne ho accumulate un tale numero che non mi devo preoccupare di finirle. Anche perché in questo stesso momento me ne stanno arrivando di nuove, gentilmente offerte dall’umanità che ogni giorno si prodiga per rendermi più potente grazie alla sua negatività. Quindi ho energie praticamente infinite.»

Mi resi conto che aveva terribilmente ragione.

I muscoli del collo, tesi come corde di violino, iniziavano a farmi davvero male.

«Allora cosa hai intenzione di fare?» mi disse. «Continuare a proteggere i tuoi cari compagni pony? Sperare di salvare i tuoi amati genitori?»

Digrignai i denti, sempre più arrabbiata verso di lui.

«Oppure lascerai che la mia magia prosegua il suo corso e distrugga tutto, in modo che i tuoi dubbi morali vengano spazzati via e che tu possa dare il meglio nel combattermi?»

«Neanche … per … sogno …»

Le ali stavano cominciando a non reggere più il mio corpo dolorante.

«Guarda là!» esclamò la voce. «Terza torre da sinistra del Castello, penultima finestra! Credo siano i tuoi genitori!»

Mi voltai lentamente. Aveva ragione. Erano proprio loro. Stavano osservando la scena apocalittica senza muoversi. L’intera città stava impazzendo per fuggire e trovare riparo e loro erano lì, tranquilli a guardare la distruzione in arrivo come se fosse uno spettacolo pirotecnico.

Tutta la mia concentrazione doveva andare alla difesa, ma volevo sentirli. Dovevo sentirli.

Usai la magia più semplice possibile per quei casi. Non potevo fare altro purtroppo per aiutarli.

“Mamma? Papà?” chiesi loro mentalmente.

“Twilight?” rispose mia madre.

“Sei proprio tu?” rispose la voce di mio padre.

“Sono io. Non vi ho salvato la prima volta solo per vedervi morire adesso! Dovete andarvene subito da lì. Non è sicuro!”

“Sei tu quella che ci sta difendendo da quell’attacco?” chiese mia madre.

“Non c’è tempo! Andatevene!”

“Come le hai ottenute quelle ali? E tutto quella bravura nella magia?” domandò mio padre, con tono entusiasta.

Mi morsi un labbro per l’impazienza. Lo scudo stava iniziando ad avere alcune preoccupanti crepe. E l’aria diventava sempre più calda.

Ho detto che non c’è tempo! Andatevene via!

“No Twilight.” disse mia madre. “Non c’è bisogno.”

Eh?

Il mio manto ora era madido di sudore. Lanciai la magia degli Elementi per potenziare lo scudo, e ciò riuscì a riparare le crepe che erano state create. Per il momento.

“Sento che sei in difficoltà. Non servirebbe scappare. Non ne avremmo il tempo.” disse mio padre.

“Se foste scappati sin da subito invece che restarvene lì alla finestra a fissare il cielo magari l’avreste!” sbottai, infuriata con lui, mentre lo scudo stava di nuovo perdendo forza.

“Non importa Twilight. Non importa davvero.” mi disse gentilmente mia madre. “Non servirebbe prolungare la nostra sofferenza.”

“Ma che stai dicendo mamma?”

Nel punto maggiormente colpito dalla magia oscura iniziò a crearsi una nuova crepa. Cercai in tutti i modi di concentrare i miei sforzi su quel punto, ma lo scudo era talmente grande …

“Siamo orgogliosi oltre ogni immaginazione.” disse mio padre. “Spero che questo tuo incantesimo di telepatia riesca a trasmetterlo come desidero.”

“No! Non iniziare a fare quel discorso papà!”

“Tuo fratello ha servito nella guardia reale, diventando Capitano e sposando una Principessa.” continuò lui, imperterrito “E tu sei diventata così brava nella magia da raggiungere e superare forse il livello della tua mentore. Cosa possiamo volere di più dalla vita?” mi domandò mio padre, commuovendomi.

“Non perdete tempo così!” dissi, iniziando a piangere.

“Abbiamo ormai più di settant’anni Twilight.” disse mia madre “Tenuti bene, per carità, ma si sentono. Se stai cercando di salvare questa città solo per noi, lascia stare.”

“Ci sono migliaia di pony in questa città!” esclamai, ricacciando le lacrime e infuriandomi. “Non sono così egoista da salvare una città solo per due pony! Anche se sono i pony migliori che abbia mai avuto come genitori.”

Tornai a piangere. Sia per quella discussione sia per la crepa sempre più estesa. Non sapevo più come rinforzare quello scudo. Tremavo per la stanchezza e la frustrazione. Le mie capacità erano al massimo, ma se avessi usato maggiori energie avrei solo guadagnato qualche minuto. E come diceva l’Ombra, io non avevo energie infinite. Se le avessi usate tutte per proteggere la città, poi come l’avrei sconfitta?

“Stai dimostrando che il nostro orgoglio è ben riposto.” disse mio padre, con tono emozionato. “Non puoi salvare questa città senza morire. Lo sento da come parli. So che sei l’unica che può salvare il mondo da quella cosa. Ti prego, lasciaci andare.”

No!

“Fallo Twilight.” disse mia madre. “Nessuno ti potrà dare la colpa per non aver protetto Canterlot. Noi non te la daremo sicuramente.”

Dalla crepa stavano iniziando a passare alcune delle potentissime energie sprigionate da quel raggio nero come la notte. Con quella forza …

Tirai su con il naso, gemendo per il dolore.

“Vi prego … non chiedetemelo …”

“Addio, Twilight.” mi salutò mio padre “Tra te e Shining Armor, abbiamo avuto i migliori figli che una giumenta e uno stallone possono avere.”

Li vidi abbracciarsi alla finestra del castello.

“L’unico rimpianto è non aver avuto dei nipoti.” ridacchiò mia madre.

No! Non potete …

In quel momento la crepa si aprì di colpo, e il centro dello scudo s’infranse. In un battito di ciglia l’ora enorme incantesimo dell’Ombra superò l’unica difesa che proteggeva Canterlot.

 

Le quattro pony, insieme a tutti rifugiati, chiusero gli occhi. La luce accecante da nord est illuminò il cielo come un secondo sole.

Il terreno sotto di loro tremò per la terribile energia sprigionata. Alcuni degli edifici vicini crollarono per il terremoto. Dopo qualche istante il vento portato dall’esplosione obbligò tutti ad abbassarsi o a tenersi appoggiati a qualcosa di fissato al suolo. Era così forte che alcuni vennero spinti via per decine di metri prima di riuscire a trovare altri appigli. Alcuni pegasi vennero scaraventati in aria, svanendo alla vista. Poi apparvero dal cielo sassi e frammenti di cemento e metallo, che ricaddero in ordine sparso in tutta l’area. I pochi unicorni in grado di farlo crearono scudi per proteggere chi non poteva farlo, mentre gli altri si limitarono a schivarli o a trovare riparo. Si sentirono alcune urla strazianti di pony colpiti da quella pioggia letale, e poi più nulla.

Il tutto durò poco più di un minuto.

Quando tutto si calmò e la luce tornò a quella del crepuscolo, Babs Seed, Scootaloo, Sweetie Belle ed Applebloom, ferite e stravolte, guardarono verso Canterlot …

 

… solo per scoprire che Canterlot non c’era più.

Nessuno fiatò. Nemmeno Balance, che aveva tenuto il suo scudo attivo per tutto il tempo per proteggerci da quella esplosione catastrofica.

Nessuno di noi riusciva a trovare un commento adatto a descrivere ciò che vedevamo. Malgrado l’enorme quantità di polvere che era stata innalzata si riusciva a intravedere l’immenso buco lasciato dalla magia nera dell’Ombra. Non era stata distrutta solo la città: parte della montagna stessa era stata come morsa via da quell’orribile super-incantesimo.

Iniziai a tremare e a piangere quando mi resi conto di cosa era stato appena distrutto e la quantità di pony morta in un battito di ciglia.

Nel giro di poche ore entrambe le città di ciò che rimaneva del regno di Equestria erano state cancellate.

 

Tossii, smuovendo con la magia la polvere che mi circondava. Era più spessa della nebbia. Mi alzai, a fatica, sui miei zoccoli ancora doloranti per lo sforzo di prima.

La cenere sotto di me s’inumidì delle mie lacrime. Avevo ricominciato senza nemmeno rendermene conto. Non osai voltarmi. Non volevo guardare il risultato del mio fallimento. Non volevo guardare il punto dove avevo perso l’ultimo pezzo di famiglia rimastami.

Urlai, con tutto il fiato che avevo nei polmoni, fino a sentire la gola farmi male per lo sforzo. Eppure avevo sfogato solo una frazione infinitesimale del mio dolore.

I miei genitori … morti … un’intera città … distrutta insieme a tutti i suoi abitanti.

Mi alzai lentamente in volo, sperando di trovare un’aria più respirabile salendo. Intanto continuai a sfogare la mia tristezza, da sola, bagnandomi le guance.

Per quanto cercassi di farmi forza e di ricordare che l’Ombra, responsabile di tutto questo, era ancora viva, non riuscivo a far smettere alle lacrime di scendere.

Superata la coltre di cenere e polvere che stava lentamente adagiandosi a terra, tornai a fissare il punto da cui l’Ombra aveva lanciato il suo attacco. Anche se molto lontano lo riuscivo a percepire. Tirai su con il naso, asciugandomi il volto. Gliel’avrei fatta pagare per questo. In quel momento lo odiavo. Con tutta me stessa.

«Allora?» disse la sua voce «Può bastare? O devo uccidere qualche altro tuo parente per convincerti a dare tutta te stessa?»

La testa smise di funzionare. Il corno si attivò, circondandosi subito di una mezza dozzina di aloni, e mi teletrasportai di fronte a lui. L’Ombra mi fissò mostrando un sorriso odioso.

Gli aloni al corno divennero rapidamente più di una quarantina, superando di molte volte le mie dimensioni e creando un’enorme aura violetta.

Digrignai i denti fino a farmi piangere per il dolore fisico ed emotivo.

Poi lanciai l’incantesimo.

 

L’intero corpo di Twilight venne avvolto da energie magiche di colore viola, che velocemente presero la forma di una stella. Quella stella tridimensionale scattò rapidamente verso l’alto e poi si scagliò contro l’Ombra, che colto alla sprovvista tentò di schivarla ma non ci riuscì. La stella lo colpì alle braccia sinistre, sciogliendole come una lama rovente che passa nel burro. Tornò poi indietro, ripetendo l’azione più e più volte, colpendolo e perforandolo in diversi punti.

Poi, mentre metà del suo corpo si rigenerava e l’altra metà fremeva per il dolore, la sfera raggiunse il centro del suo corpo ed esplose.

Il cielo s’illuminò di una breve e intensa luce violetta, che spazzò con il suo splendore il buio del crepuscolo e la polvere delle precedenti distruzioni, creando un terremoto per l’onda d’urto che si sentì per chilometri. Il tutto con un boato che fracassò i timpani dei testimoni più vicini, così forte da riecheggiare in mezza Equestria come il tuono della tempesta perfetta.

Sembrava esplosa una supernova a poche centinaia di metri d’altezza.

 

Disattivai l’incantesimo, esausta. Ripensandoci avevo esagerato. Se sotto di me ci fosse stata ancora la città l’avrei disintegrata, non lasciando nulla di vivo.

Intanto le nubi nere stavano di nuovo facendo il loro dovere di ricomporre il corpo dell’Ombra. Malgrado non fosse rimasto nulla di lui.

Stavo facendo lo stesso errore di Celestia. Me ne rendevo conto solo adesso. L’Ombra aveva giocato con me, spingendomi a stancarmi e arrabbiarmi per poter poi, una volta stremata, distruggermi. Forse perché sapeva che se avessi usato gli Elementi con mente lucida e cuore sereno l’avrei sconfitto. Prima non avevano funzionato perché aveva avuto Daniel come aggancio per rimanere in vita, ma adesso non aveva nient’altro.

Dovevo sbrigarmi, ora che si stava riformando.

Mi allontanai virando e feci alcuni profondi respiri, lasciando che l’aria fresca della sera mi schiarisse le idee e alleviasse il volto stanco e umido. Mi concentrai sull’incontro che avevo avuto con le mie amiche, mio fratello, Spike, Trixie, Celestia, Luna e Cadence. Mi ricordai che erano sereni lì, malgrado ciò che era loro successo. Avevano lasciato tutti i loro problemi alle spalle. Nulla li poteva turbare dove si trovavano ora. E riflettendoci capii che ora anche tutti i pony morti a Canterlot erano lì. Anche i miei genitori. Non c’era nulla per cui essere tristi o arrabbiati. Uccidendoli l'Ombra non aveva tolto loro niente. Li aveva mandati in un posto migliore.

Perché quindi arrabbiarmi?

Gli Elementi al collo iniziarono a brillare per conto loro senza che li avessi ancora attivati. Percepivano ciò che avevo nel cuore.

Era il momento giusto.

Mentre l’Ombra si era rigenerata per circa la metà, li attivai completamente, al massimo della loro potenza. La loro luce divenne abbagliante.

Dal collare partì il raggio arcobaleno che rapidamente andò verso l’alto e ridiscese verso l’ammasso rosso informe dell’Ombra.

Si rese conto di essere stata colpita troppo tardi. Non poteva difendersi né fuggire in quello stato. Venne colpita in pieno dalla magia dell’Amicizia, la quale, al pieno della potenza, bloccò la sua rigenerazione e iniziò a scioglierla come la neve di fronte al calore del sole. La formidabile forza purificatrice degli Elementi lo devastò dall’esterno e dall’interno, mondando ogni singola molecola di corruzione di cui era composta.

Il suo urlo di dolore dilaniò il silenzio della sera.

 

«Ce l’ha fatta!» esclamai raggiante saltellando sul posto, mentre la magia dell’Amicizia dissolveva ciò che restava dell’Ombra. Il suo ultimo urlo terrificante si riusciva a sentire sin lì.

Il cielo restò illuminato dei colori dell’arcobaleno ancora per un po’, indugiando sul luogo in cui quel mostro era stato distrutto. Poi la magia degli Elementi si ritirò all’interno del collare di Twilight, il cielo tornò al suo normale colorito, e tutto tornò silenzioso.

«Non so perché, ma temo che anche questa volta non abbiano funzionato.» disse Sunset Shimmer.

«E perché?» domandò Redflame guardandola storto.

«E’ già stato colpito dagli Elementi senza effetto, non credo che ora le cose cambieranno …»

«Prima aveva Daniel su cui avventarsi!» urlai. «Ora è non ha più nulla a cui aggrapparsi quel bastardo!»

Ma il mio cuore era tutt’altro che sereno. Aveva capito prima di me che non era finita.

«Oh no.» esclamò Balance con aria mesta, dandogli ragione. «Guardate!»

 

Spalancai occhi e bocca, tremando.

Non riuscivo a crederci! Quel mostro si stava di nuovo riformando! Con maggiore velocità di prima, per giunta!

No … non era … possibile …

Pensavo che la prima volta che avevo usato gli Elementi si fosse riformato solo perché aveva avuto Daniel come “via di fuga” per riottenere il suo corpo. Ma ora … come faceva? Gli avevo scagliato contro la magia più potente che il mondo conoscesse ed era ancora lì?

Entrai in panico.

Caricai di nuovo la magia degli Elementi e gliela lanciai un’altra volta. Il raggio arcobaleno spazzò via quel poco di corpo che si era ricomposto, ma quando terminò l’effetto le nuvole nere tornarono a riformarlo come se niente fosse.

Era un incubo … un incubo … uno di quelli da cui non riesci a svegliarti. Le mie speranze si stavano infrangendo una dopo l’altra.

Riattivai di nuovo la magia degli Elementi, ma stavolta non rispose. Ero … troppo spaventata.

«Bene bene.» disse la voce dell’Ombra, anche se la testa si stava riformando solo ora. «L’Eroina di Equestria si sta finalmente rendendo conto che contro di me non può fare nulla?» la testa, ricreata, si mise a ridere. «Era ora! Mi stai facendo perdere un sacco di tempo, lo sai? Con tutto quello che potrei fare in questa forma sono costretto a combattere con te

Il suo corpo, ora di nuovo completo, si stiracchiò. «E ora che le tue belle speranze sono infrante è ora di mettere fine a questo patetico duello.»

 

Il combattimento tornò a illuminare il cielo e a far tremare la terra. Malgrado la protezione di Balance osservavo la scena con orrore, rendendomi conto che tutto era stato inutile: il viaggio ad Equestria, la spedizione nelle Distese Selvagge, la ricerca degli Elementi … la morte di Daniel … tutto inutile.

Alla fine l’Ombra aveva rivelato di essere praticamente immune agli Elementi. Così come lo era a qualsiasi attacco.

Mi lasciai cadere a terra, annientata, ignorando il tremore dei contraccolpi delle magie oscure di quel mostro. Non riuscivo nemmeno più a piangere. Ogni fibra del mio corpo era in preda al terrore e alla disperazione più pura, perché mi rendevo conto che la rappresentazione di tutto ciò che c’era di malvagio nell’umanità era ora in grado di fare qualunque cosa volesse.

Forse persino di tornare sulla Terra.

E il tutto senza alcuna opposizione.

«E’ … è la fine …» gemette Scrolley, indietreggiando fino a schiacciarsi contro la parete della biblioteca.

«Come hanno fatto gli Elementi dell’Armonia a non funzionare?» esclamò scioccato Redflame. «La … la magia dell’Amicizia è la magia più potente del mondo!»

Spalancai gli occhi, colta da una rivelazione. Come avevo fatto a non pensarci?

«No! C’è una magia più potente dell’Amicizia!» esclamai, mettendomi subito sui miei zoccoli.

Fissai il quarzo rosa sulla collana al mio petto. Me ne ero quasi dimenticata. Ero stata scelta dalle detentrici originali degli Elementi dell’Armonia perché riuscivo a incanalare la magia dell’Amore.

L’Amore … la stessa magia che neppure Clover l’Astuta era riuscita a comprendere e imbrigliare.

«Eh?» domandò confusa Sunset Shimmer.

Guardai il combattimento, che ormai si stava limitando ad attacchi sempre più feroci dell’Ombra contro le difese di una Twilight sempre più debole.

Non avevo idea di cosa fare, ma se c’era una minima possibilità di aiutare Twilight, l’avrei colta.

«Redflame! Ho bisogno che tu mi porti là.» dissi al pegaso, puntando con lo zoccolo verso Twilight. «In fretta!»

«Cooosa?» esclamò Redflame, fissandomi come se fossi pazza. Forse lo ero davvero. «Che ti passa per la testa?»

«Ho l’unica magia che forse può sconfiggere l’Ombra!»

Balance spalancò gli occhi colta dalla mia stessa rivelazione. «L’Amore! Ma certo!»

L’alicorno mutaforma si voltò verso il pegaso. «Devi assolutamente aiutarla. Lo farei io, ma ho giurato a Twilight di restare qui a proteggervi.»

«Ciò include anche loro due.» puntualizzò Scrolley con sarcasmo.

«Rachel ha ragione.» le rispose Balance. «Può aiutare Twilight.» si voltò verso di me. «Muovetevi in fretta e lancia la tua magia appena possibile. Ma fai attenzione. Da quello che ho visto ti porta via molte energie.»

Redflame mi fissava da dietro di lei, chiedendomi con lo sguardo se stavamo parlando sul serio.

Annuii a entrambi.

Redflame era tutt’altro che convinto, ma annuì a sua volta. «Tanto se restiamo qui moriremo comunque.» disse, riferendosi alle difficoltà crescenti di Twilight che stava ormai quasi solo più incassando colpi.

«Andate allora!» ci invitò Balance, puntando la testa verso l’alicorno viola. «Il destino del nostro mondo e del tuo potrebbe dipendere davvero da te.»

Il peso di quella responsabilità mi venne addosso come un macigno. Gemetti. Ero davvero diventata pazza. Ma meglio pazza che a terra a piagnucolare.

«Sì …» sussurrai, avvicinandomi a Redflame. Invece di farmi ridurre alle dimensioni di un uccello come era successo finora, gli salii semplicemente in groppa tenendomi stretta alla sua criniera.

«Pronta?» mi domandò.

«Spero …» gemetti di nuovo.

Prendendolo come un sì, il pegaso scattò e uscimmo dalla sicurezza dello scudo di Balance.

 

I raggi e le sfere nere del nemico continuavano a colpire il mio scudo sempre più debole. Malgrado tentassi di schivare, la rapidità impressionante del nemico mi coglieva sempre di sorpresa.

O ero io a diventare più lenta?

Cominciavo a essere stanca, e avevo smesso di controbattere da parecchio. Gli Elementi avevano fortunatamente risposto per proteggermi, ma anch’essi con molta debolezza. Il loro punto debole erano le emozioni. Per poterli usare al massimo dell’efficienza bisognava avere gli esempi delle sei virtù ben presenti in testa e un cuore sereno e felice.

Ma terrorizzata e incerta com’ero in quel momento, non ero in grado di soddisfare quei requisiti come dovevo. L’Ombra l’aveva capito, e aveva sfruttato quel punto debole, malgrado sapesse anche che, per qualche motivo, gli Elementi non funzionavano su di lui.

Mentre andavo in picchiata, cabravo e viravo nella speranza di evitare i suoi colpi, la mia mente stava precipitando nella disperazione più nera. Che potevo fare? Le mie energie stavano scemando, e malgrado la potenza che avevo ottenuto, in grado di spazzarlo via con facilità più e più volte, quella sua dannata rigenerazione lo rimetteva a nuovo come se nulla fosse accaduto.

Contro di lui anche il più grande potere dell’universo non serviva. Non bastavano gli incantesimi più forti, non bastavano il sole e le stelle e neanche il potere delle emozioni positive.

Oltre alla disperazione provai rabbia per quella palese ingiustizia.

Mentre viravo per evitare l’ennesimo raggio, l’Ombra riuscì a colpirmi con una delle sue orribili sfere nere. Essa riuscì, esplodendo, a infrangere il mio scudo.

L’esplosione non mi fece nulla, ma il contraccolpo fu tale da farmi vibrare dolorosamente tutte le ossa.

Persi l’equilibrio e iniziai a cadere. Le ali indebolite da quel colpo non rispondevano più.

Il terreno incenerito divenne sempre più vicino.

L’unica cosa che potevo fare era usare la telecinesi per attutire la caduta.

Nonostante la mia magia e malgrado la cenere relativamente morbida, l’atterraggio fu molto, molto doloroso. Non quanto quello di Celestia, ma abbastanza da farmi credere per qualche istante che tutte le ossa si fossero rotte contemporaneamente.

Sentii l’Ombra atterrare non lontano, e ridere.

«Siamo ormai giunti al capitolo finale di questa lunga storia.» disse con tono calmo, avvicinandosi.

Mi alzai il più velocemente possibile sui miei zoccoli, operazione dolorosa e difficilissima, e cercai di riattivare lo scudo.

Ma l’Ombra fu così rapida che infranse la mia protezione con una zampata poco prima che fosse completamente attivo. Sentii una delle sue luride mani artigliate afferrarmi per il collo. La memoria di Celestia, morta in un modo simile, mi terrorizzò.

«Peccato che non finirà come nei libri, dove il cattivo viene sconfitto e l’eroina trionfa.» disse, iniziando a soffocarmi.

Gli artigli premevano con forza belluina sulla mia gola, facendo colare sangue sul manto. L’aria iniziava a mancarmi.

«Ora ti eliminerò, e con te gli Elementi. Così sarò libero di andare dove mi pare, senza quei gingilli che limitano i miei movimenti tra gli universi. A quel punto potrò divertirmi a fare ciò che gli umani mi hanno così generosamente insegnato. Chissà, forse riuscirò a trovare nuovi modi per diventare ancora più potente. Forse potrei persino trovare una fonte di energia alternativa a quella degli umani. Con infiniti universi paralleli le possibilità sono, appunto, infinite. Non sto più nella pelle. Ma voglio godermi questo momento.»

Piangevo per il dolore. La vista cominciava a offuscarsi. Non riuscivo a trovare la concentrazione necessaria neanche per la più semplice telecinesi. Rantolavo cercando aria. Con gli zoccoli cercai di colpire l’Ombra nella speranza di fargli perdere la presa, ma li scansava con facilità.

«Che vista patetica. Tutto il tuo potere e basta una stretta al collo per eliminarti. Sei debole. Non la conoscevi la regola numero uno del multi-verso? Quella che afferma che i deboli vengono sempre schiacciati dai forti? Se non lo sapevi, questa è la realtà, pony, e la realtà dimostra che sono quelli come me che trionfano sempre. Non degli insulsi, cavallini colorati che credono in pagliacciate come l’Armonia.»

Era finita. Avevo fallito. Avrei presto raggiunto Celestia, le mie amiche, i miei genitori e tutti gli altri. Cercai di trovare conforto almeno in quello.

“Vi ho delusi tutti … spero mi perdonerete …”

«Ho subito per troppo tempo la vista di esseri stupidi come voi. Bleah, persino alcuni degli umani meno corrotti vi guardano con disprezzo.»

L’Ombra alzò una delle mani artigliate, pronta a uccidermi allo stesso modo della mia mentore.

Piansi, cercando di non pensare all’intenso dolore che mi attendeva. Sperai con tutta l’anima in un trapasso breve.

«Piangi pure, così mi dai più soddisfazione nel darti il colpo di grazia! Ora muori!»

Improvvisamente sentii uno strano rumore etereo avvicinarsi. L’Ombra si voltò, e presa alla sprovvista venne colpita da un raggio rosa al volto: la testa scomparve, dissolta da quell’incantesimo che mi sembrava di riconoscere. Sentii la sua presa allentarsi, e caddi a terra.

Annaspai e cercai aria come un assetato cerca l’acqua dopo settimane in un deserto. Appena ripresami abbastanza, attivai lo scudo protettivo e lanciai un incantesimo contro l’Ombra, sfruttando la sorpresa di quell’attacco inaspettato. Un fortissimo vento lo colpì, e la sua figura rossa senza testa venne scaraventata insieme a un nuvolone di polvere e cenere a un centinaio di metri di distanza.

Mi voltai per vedere chi mi aveva appena salvato la vita.

Vedendo la figura alata con un corno che si avvicinava pensai subito a Balance. Ma aveva il manto rosso e la criniera arancione.

“Redflame?”

E il corno che avevo visto apparteneva al pony aggrappato alla sua schiena.

Rachel.

 

Mi sentivo uno straccio. Ero a tanto così dallo svenire. Solo l’essere appoggiata alla schiena di Redflame e tutta la mia forza di volontà mi aiutavano a rimanere cosciente.

«Tutto lì?» domandò sconcertato Redflame, virando leggermente.

Non capii cosa intendesse fin quando non notai che il mio raggio aveva colpito solo la testa dell’Ombra. Allontanato violentemente dalla magia di Twilight, il mostro si rialzò come se niente fosse e vidi la testa riapparire.

No! Come era possibile? Ero certa di aver incanalato la mia magia attraverso la pietra, focalizzandomi sui miei pensieri più felici. E la magia che avevo evocato era esattamente la stessa che avevo percepito quella volta al castello di Highwisdom. Ero certa che si trattava di magia dell’Amore!

Ma allora perché la testa si era rigenerata esattamente come le altre volte?

Vidi l’Ombra creare tra le mani due incantesimi poco rassicuranti.

«Oh cazzo!» esclamò Redflame cabrando all’improvviso e aumentando la velocità.

Sentii raggiungerci a rapida velocità due grossi cerchi affilati. Stavano superando in velocità persino Redflame, e il pegaso non fece in tempo ad aumentare la propria.

Gli passarono sui due lati, e le ali vennero tranciate come carta.

L’urlo di dolore del pegaso mi fece rabbrividire.

Ormai senza supporto aereo iniziammo a cadere. Ero troppo stanca. Non avevo alcun modo per aiutarlo. Né avrei saputo come fare a far ricrescere due ali.

Mi limitai a fissare il terreno incenerito che si avvicinava e a tenermi stretta al pegaso.

Anche se fu Redflame a toccarlo per primo e ad attutire gran parte del colpo, l’impatto fu così doloroso da togliermi il fiato dieci volte.

 

L’attacco dell’Ombra fu così rapido e i miei sensi ancora così annebbiati che non ebbi tempo di fare niente per salvarli.

«Rachel! Redflame!» esclamai, avvicinandomi al galoppo verso di loro.

«Non osare avvicinarti a quei guastafeste!» esclamò l’Ombra, volando molto più rapidamente.

Usai il teletrasporto e mi misi tra loro e lui.

«Tu non osare!» esclamai, ritrovando tutta la mia lucidità e ampliando lo scudo in modo da includere anche l’unicorno e il pegaso.

L’Ombra digrignò i denti, furiosa. «Avevo la vittoria in mano. Letteralmente. Non sai che sensazione si prova ad uccidere i propri nemici con le proprie mani. E loro me l’hanno tolta. Levati da lì, lasciameli stritolare e giuro che ti ucciderò rapidamente e senza dolore questa volta.»

«Mai!» dissi, piazzando bene gli zoccoli sul terreno devastato.

Il mostro rosso mostrò la sua intera dentatura appuntita, in una manifestazione di rabbia che mi fece barcollare.

«E sia!» urlò.

Il suo corpo iniziò rapidamente a crescere, diventando sempre più grande e possente. In pochi secondi raggiunse le dimensioni della Crepuscolo degli Dei, la nave che gli aveva permesso di ottenere quella forma fisica.

Ora era ancora più imponente e terribile di quanto non fosse già prima. Non riuscivo neanche più a vederlo in volto talmente era alto. Riuscivo a vedere invece fin troppo bene le orribili dita artigliate delle zampe, che da sole erano più grandi di me.

Si abbassò, e con una delle mani, richiusa a pugno, si avventò sul mio scudo, facendolo barcollare pericolosamente. L’onda d’urto provocata dal suo colpo spostò molta polvere.

Ci provò diverse altre volte, ma quell’attacco fisico era fatto più per sfogo che per altro.

Ciononostante quei pugni avevano una potenza mostruosa. Se anche solo uno mi avesse colpito senza scudo, mi avrebbe spappolato triturandomi le ossa.

Notando che quegli attacchi non superavano la mia difesa, l’Ombra si alzò in volo, sollevando un enorme polverone, e puntò due delle sue gigantesche mani contro di noi, caricando un raggio.

«MORIRETE TUTTI E TRE LI’ DOVE SIETE!»

L’incantesimo venne scagliato con una potenza che mi fece rizzare i peli del manto. Appena toccò lo scudo, sentii subito la mia protezione in procinto di cedere. Le mie energie ormai erano al limite. Fu solo grazie al rinnovato desiderio di salvare Rachel e Redflame che riuscii ad attivare la piena potenza degli Elementi e a convogliarla nella magia difensiva, rinforzandola abbastanza da farla reggere.

Ma il timore che la scena di Canterlot si sarebbe ripetuta mi terrorizzava.

 

Ero peggio di uno straccio. Dolorante, sfinita e sconfortata dalla scoperta che il mio sforzo era stato inutile. Redflame, vicino a me, era svenuto per l’impatto, e solo grazie a lui non ero svenuta a mia volta.

L’Ombra, che era di nuovo diventata un colosso alto centinaia di metri, incombeva su di noi come un dio della distruzione. Tutto attorno allo scudo la potenza dell’incantesimo oscuro scagliato dal nostro nemico stava staccando pezzi di terra scaraventandoli in aria. Il terreno sotto di me vibrava. Se quella magia ci avesse raggiunto, non avremmo fatto in tempo ad accorgerci di morire.

Era davvero così che dovevamo finire? Con la consapevolezza che non c’era proprio nulla che potevamo fare per fermare quel mostro rosso?

No! Non volevo crederci! Ci doveva essere un modo!

“Rifletti Rachel, rifletti!”

Anche se non era facile stremata com’ero, cercai di riflettere.

Era ovvio che non serviva solo un grande potere per sconfiggerlo. Dovevo concentrarmi sulle sue debolezze.

Ma quali potevano essere le sue debolezze? Il suo potere derivava da noi umani, quindi era logico pensare che senza gli umani o le loro emozioni negative forse sarebbe stato sconfitto. Ma era impossibile fare entrambe le cose con lui che continuava ad attaccarci in questa forma fisica.

Forma fisica … forma fisica …

Ipparco aveva detto che nella sua forma fisica avrebbe raggiunto la sua maggiore forza e maggiore debolezza. Cosa intendeva?

La maggiore forza era ovvia, ma dove stava la maggiore debolezza?

Ipparco aveva anche detto che il sangue gli dava forza. Il sangue umano.

Quel mostro aveva usato il sangue di Daniel e poi la sua vita per diventare quello che era. La sua forza dipendeva da quello.

E se …

«Twilight!» esclamai usando a fatica tutta la mia voce per sovrastare il rumore infernale del raggio oscuro. «Forse … forse so come sconfiggerlo!»

“E come?” mi domandò, entrandomi in mente con la telepatia mentre teneva lo sguardo fisso contro lo scudo.

“La sua forza dipende da quella di Daniel. E Daniel è un umano come me. Allora forse solo un altro umano può sconfiggerlo!”

“Quindi … saresti in grado di batterlo? Ma come?”

Un tremore più forte del solito la interruppe. Attorno a noi non si vedeva niente per la polvere sollevata dall’incantesimo oscuro.

“Ho sbagliato.” le dissi, alzandomi lentamente, anche se mi sembrava di pesare una tonnellata. “Abbiamo sbagliato entrambe. Pensavamo che bastasse la magia dell’Amicizia per batterlo, e ci siamo sbagliate. Ho pensato che fosse necessaria la magia dell’Amore per batterlo, e mi sono sbagliata. Ma ora ho capito che servono entrambe, e per farle funzionare serve un ultimo elemento fondamentale.”

“Qualcosa di più potente dell’Amore e dell’Amicizia? Esiste?”

Ricaddi a terra a causa del terreno che tremava, respirando involontariamente un po’ di cenere che avevo sollevato. Tossii. Twilight girò leggermente lo sguardo verso di me, lanciandomi un’occhiata preoccupata mentre sudava per proteggerci. Gli Elementi dell’Armonia brillavano come non mai sul suo petto, cercando persino con la loro luce di combattere l’oscurità che ci stava circondando, ma non sembravano sufficienti.

“Non sono certa che sia qualcosa in grado di fornire veramente magia, ma sento che devo farlo se vogliamo sconfiggere l’Ombra. E io sono l’unica che può farlo.”

Deglutii. Avevo il magone al solo pensiero di ciò che stavo per fare.

“Se l’Ombra sfrutta un sacrificio volontario di un umano per ottenere il suo potere, allora solo un altro sacrificio umano volontario può batterlo.”

 

Che cosa?” gli urlai mentalmente, facendole riecheggiare la mia voce in testa. “Non ci pensare neanche!”

“Non abbiamo altra scelta! Sono sicura che nemmeno tu hai un’alternativa!”

Merda se aveva ragione … non avevo uno straccio di alternativa. Secoli e secoli di memorie accumulate, e non sapevo cosa fare.

Le tempie, con tutta la magia che avevo utilizzato quel giorno, cominciavano a dolermi come se avessi dei chiodi piantati vicino alle orecchie. Il corno era talmente bollente per lo sfruttamento continuo che mi sembrava di avere un palo arroventato conficcato in fronte.

Ripensai alla sua proposta, provando un enorme senso di deja-vu.

Come potevo chiederle di morire? Non ne potevo più di vedere pony che si sacrificavano per me.

“Non posso permettertelo!” le dissi, fissandola con la coda dell’occhio.

La giumenta verde iniziò a strisciare verso di me, permettendomi di vedere bene le sue condizioni disperate. Tra il lancio della magia d’Amore e l’impatto a terra, era davvero un miracolo se era ancora cosciente.

“Twilight …” mi disse, replicando allo sguardo con occhi gonfi di lacrime. “Così … non aiuti il poco coraggio che sto trovando …”

“Questo non è coraggio! E’ suicidio!”

“E’ un sacrificio, Twilight.” disse lei, con tono che trovava sempre più convincimento ogni secondo che passava. “Non sono un’esperta, ma cosa c’è di più forte di un sacrificio volontario in un incantesimo?”

Anche questa volta aveva dannatamente ragione. Un sacrificio volontario ad esempio era la componente fondamentale per riportare in vita i morti.

“Nel mio caso si tratta del sacrificio di una vita umana, lo stesso tipo di vita usata dall’Ombra per ottenere il suo potere. Un sacrificio dettato dall’amore, Twilight! Lo sto facendo anche per Daniel! Se questo è solo un suicidio, allora nulla potrà mai battere l’Ombra.”

Il raggio stava iniziando a farsi strada attraverso lo scudo. E gli Elementi dell’Armonia erano già al massimo del loro effetto. L’impatto tra le due magie stava distruggendo il territorio già devastato attorno a noi. Ci trovavamo praticamente su una zolla di terra contornata da un cratere sempre più grande e profondo.

Ma nulla rispetto al cratere che avrebbe creato quell’incantesimo oscuro se fosse riuscito a colpirci.

 

“Ti prego Twilight!” la supplicai “Se non lo faccio morirò comunque, e tu e Redflame con me.”

Non volevo morire. Solo un disperato o un pazzo desidera la morte. Ma avevo perso Daniel, e nulla vietava al responsabile della sua morte di andare sulla Terra e portare distruzione e schiavitù nel nostro mondo d’origine.

Se la mia vita poteva servire a fermarlo … l’avrei data. Non volentieri, ma l’avrei data.

Mi avvicinai all’alicorno viola strisciando, arrivando a toccarle una zampa. “Sono la prima a non volerlo fare, Twilight, ma qui c’è troppo in gioco!”

“Non … voglio …”

Notai appena un luccichio sulla sua guancia.

Feci un profondo sospiro sofferto, trattenendo le lacrime nel tentativo di trovare coraggio. Non volevo morire, ma la mia morte era inevitabile: distrutta dalla magia dell’Ombra o immolata per sconfiggerla.

Era un’enorme fortuna poter scegliere di che morte morire. Soprattutto quando una delle due scelte era utile a una buona causa. Cercai di trovare tutta la forza necessaria concentrandomi su quel pensiero. Ne avevo bisogno.

“Permettimi allora di scegliere per te.” le dissi, caricando il corno.

La testa mi doleva, ma riuscii a convogliare la magia dal quarzo rosa per l’ultima volta.

No! Ti prego Rachel!” mi urlò Twilight, piangendo a sua volta.

Chiusi gli occhi umidi, concentrando la mia magia verso Twilight.

In quel momento sentii che sarebbe andato tutto bene.

Da dove veniva quella sensazione? Era solo un’impressione? Qualche spirito sconosciuto me lo stava suggerendo? Non lo sapevo, ma il cuore mi si riempì di speranza.

Sarebbe andato tutto bene.

La magia si raccolse nel corno e il corpo iniziò a perdere sensibilità. Avevo smesso di sentire dolore, e al suo posto sopraggiungeva un’ancor più grande stanchezza.

Ero certa di aver compiuto il gesto migliore della mia vita. Il gesto più puro che riuscivo a immaginare. Uno di quei gesti che cambiano il corso della storia per sempre e per il meglio.

Non avevo alcun rimpianto.

La mia vita, anche se breve, era stata una bella vita.

Piena di soddisfazioni.

Ora non restava che porvi fine con una bella morte.

Sì … una bella morte.

Sorrisi.

“Sto arrivando, Daniel …” pensai, dedicandogli le mie ultime lacrime.

 

«No! Fermati!» urlai, mentre sentivo l’energia scorrere via dal suo corpo per venire convogliata nel corno. Ma non potevo fermarla in alcun modo. Tutti miei sforzi erano concentrati nel tenere su lo scudo che ci proteggeva e che stava pericolosamente cedendo.

«QUALCHE ULTIMO DESIDERIO PRIMA DI MORIRE?» mi chiese retoricamente la voce odiosa dell’Ombra, pensando mi stessi rivolgendo a lui.

Il raggio era grande quanto la nostra protezione, occupando quasi l’intera visuale, ed era a tanto così dal penetrare e devastarci.

Quando lo scudo sembrò sul punto di cedere, vidi il piccolo raggio rosa di Rachel colpirmi il cutie mark.

 

Appena il corno verde si spense, fumando, il corpo di Rachel si reclinò di lato, stravolto per la stanchezza infinita che l’aveva colpita. Una stanchezza tale da toglierle persino la forza di respirare. Il petto si mosse per l’ultima volta, e dal muso uscì l’ultimo respiro. La criniera le ricadde dolcemente sugli occhi, e le ultime lacrime le scesero sulla guancia, brillando come rugiada, lambendo la bocca inarcata in un sorriso.

 

Improvvisamente un’energia enorme mi pervase, partendo dalla zampa posteriore fino a diffondersi in tutto il corpo. Il pelo mi si drizzò come se fossi stata colpita da elettricità statica.

Ma non erano solo energie quelle che mi pervadevano. Erano anche … emozioni. Bellissime emozioni. No, il termine bellissime non rendeva loro giustizia. Erano simili a quelle che provavo quando scatenavo il potere degli Elementi dell’Armonia, ma molto, molto più intense.

Dentro di me ribollivano le emozioni che ti attanagliano lo stomaco per la loro magnificenza, le emozioni che ti avrebbero fatto affrontare l’oscurità più nera senza paura, le emozioni che ti fanno trovare energie anche quando non ne hai più. Gioia ed euforia pura.

Tutte emozioni che scaturivano da una sola cosa: l’Amore.

Era la potenza dell’Amore ora che fluiva in me, rendendo gli Elementi dell’Armonia luminosi come stelle. Persino il mio manto sembrava risplendere di luce propria.

«MA COSA?» esclamarono le milioni di voci spaventate dell’Ombra, mentre lo scudo diventava così forte che iniziò persino a far indietreggiare il suo raggio.

Modificai la protezione in modo che si tramutasse in una magia di luce, utilizzando le nuove energie per dargli forza. L’incantesimo risultante divenne un raggio di dimensioni persino maggiori di quelle del suo attacco, così luminoso da essere accecante. Esso fece retrocedere rapidamente la magia oscura e la rispedì al mittente con facilità.

L’Ombra schivò entrambe, e mentre il suo incantesimo e il mio sparivano nel cielo crepuscolare, mi fissò sconcertata con i suoi grandi occhi.

Non le diedi peso e mi voltai subito verso Rachel.

Era a terra, con la testa reclinata di lato, gli occhi coperti dalla criniera e il sorriso sulle labbra.

Per un rapido istante m’illusi che fosse svenuta, ma bastò guardarle il petto fermo per rendermi conto che quell’ultimo sforzo magico le era stato fatale.

Le mie guance divennero umide di lacrime, la stanchezza del combattimento contro l’Ombra sostituita da una tristezza infinita.

Mi aveva salvato.

Di nuovo.

Malgrado sapesse di essere in procinto di morire la sua ultima espressione era di felicità. La felicità di sacrificarsi per una buona causa. La felicità di sacrificarsi per amore.

Paradossalmente non c’era nulla di più vivo di una morte come quella.

A quel punto capii.

L’Ombra temeva la morte e amava la vita, come chiunque di noi. Per quanto fosse assurdo pensarlo era come noi da quel punto di vista. Ma per lui erano solo gli altri che si dovevano immolare per i suoi desideri. Lui non comprendeva, tra molte altre cose, la forza del sacrificio. Se amare o avere amici andava semplicemente contro i suoi principi, il sacrificarsi per qualcosa di così puro era per lui del tutto inconcepibile. E il sacrificio di Rachel, appartenente alla stessa razza che gli dava la sua forza, avrebbe annullato ogni suo potere.

Alla fine, ironicamente, era una semplice regola matematica la chiave per la sua sconfitta: il positivo annulla il negativo.

Tirai su con il naso e mi asciugai dalle lacrime, rendendomi conto del significato di ciò che Rachel aveva capito prima di me.

Aveva ragione. L’Ombra aveva i minuti contati.

“Ti ringrazio Rachel.” pensai “Giuro che verrai ricordata per sempre per ciò che hai fatto.”

Vidi con la coda dell’occhio una delle grosse zampe inferiori dell’Ombra avvicinarsi a me per schiacciarmi, ma quando fu a pochi metri di distanza si fermò, iniziando a sfrigolare. Il mostro ululò di dolore, ritirandola.

«NO!» esclamò, per la prima volta con un tono terrorizzato. «NON DIRMI CHE …»

Mi voltai verso di lui, con espressione decisa. Mi teletrasportai posizionandomi a poco più di un metro di fronte agli occhi che in confronto a me erano quasi grandi quanto una casa. Si mise subito le enormi mani davanti al volto, abbagliato dalla luce che emettevo.

«Hai capito anche tu, vero?» gli domandai. «Hai capito che è davvero arrivata la tua fine!»

«NON E’ POSSIBILE!» urlò. «QUELL’UMANA NON PUO’ ESSERE STATA IN GRADO DI COMBINARE L’AMICIZIA E L’AMORE CON IL SACRIFICIO! NON NE AVEVA …»

Non c’era nemmeno bisogno di caricare il corno. La magia donatami da Rachel rispose subito attraverso gli Elementi. L’aura luminosa che mi attorniava divenne di colpo molto più luminosa. L’Ombra urlò di dolore, e la sua pelle iniziò a fumare. Provò a scacciarmi come una mosca con una delle mani libere, ma appena arrivò a una decina di metri di distanza il palmo gigantesco venne fermato da una forza invisibile e iniziò a bruciare.

L’Ombra lo ritirò subito, urlando come se avesse colpito una padella bollente.

Malgrado le sue dimensioni era alla mia completa mercé.

«Non ne aveva cosa? La capacità? La forza? Io ti ho avvertito! Tu non comprendi il valore e la forza dell’Amore e dell’Amicizia. Ti sei reso conto troppo tardi di quanto un semplice amore sincero come il suo possa portare alla rovina un essere come te. Ciò dimostra quanto sia vano il tuo potere

L’Ombra tentava di fissarmi mentre gli parlavo, ma appena spostava una zampa per guardare la mia figura tornava a nascondersi dietro le sue mani artigliate, impaurito come un puledro.

«Odio, collera, avidità, orgoglio sono ben poca cosa di fronte al potere dell’Amicizia, dell’Amore e dei Sacrifici che si compiono in loro nome.» dissi, mentre attorno al mio corpo si creavano nuovi strati di luce. «Preparati ad assistere alla loro manifestazione più pura.»

 

L’Ombra, dal volto terrorizzato, iniziò ad arretrare, ma per qualche motivo sconosciuto non riusciva a voltarsi e a fuggire più velocemente. Qualcosa lo fermava.

Il corpo dell’alicorno viola s’illuminò fino a sparire, e al suo posto apparve una stella color magenta, attorniata da sei stelle più piccole di color bianco. Ma il cutie mark di Twilight Sparkle venne presto inglobato da un simbolo ancora più grande, che sovrastava la devastazione sottostante: la rappresentazione degli Elementi dell’Armonia brillò, più grande di qualunque palazzo mai costruito e della stessa Ombra, nella stessa conformazione del cutie mark di Twilight, presente all’interno della gemma dell’Elemento della Magia al centro del simbolo. Ma, come se ancora non bastasse, attorno agli Elementi apparve un altro simbolo.

Un cuore rosa fiammeggiante delle dimensioni di una montagna. L’Ombra, anche nelle sue dimensioni attuali, ne era sormontato.

La luminosità di tutti questi simboli raggiunse il culmine, illuminando a giorno la devastazione di cenere e polvere sottostante, più raggiante del sole e più bella di qualunque arcobaleno, tramonto e alba combinate. Ad essa si accompagnarono cori angelici e i profumi più soavi presenti in natura, che si diffusero con la rapidità ed eleganza del vento in tutte le direzioni.

Quello spettacolo fu qualcosa che tutti i presenti nel raggio di decine di chilometri furono costretti, volenti o nolenti, a osservare, ascoltare e annusare, scoppiando in lacrime per la gioia e l’euforia che scatenavano nei loro cuori.

L’Ombra, fino a quel momento con gli occhi coperti dalle sue zampacce rossastre, fu costretto dalla stessa forza misteriosa di prima ad alzare la testa e a fissare quella scena paradisiaca.

Il mostro rosso, responsabile di milioni di eccidi, pianse lacrime di sangue, per la prima volta dopo millenni, con tutte e quattro le zampe abbandonate pesantemente ai fianchi.

Ma non per tristezza o felicità o per qualunque altra cosa di cui di solito si piange. L’espressione era di puro terrore. Terrore per quello che non riusciva a comprendere, che lo spaventava, e che aveva una potenza tale da annichilirlo soltanto osservandola e ascoltandola. I suoi occhi bruciavano nell’assistere a una tale purezza, i suoi timpani si rompevano ad ascoltare quella melodia innocente, le narici ardevano ad annusare quegli odori colmi della bellezza della natura.

E fu così che venne spazzato via. Senza che venisse colpito direttamente. Nessun raggio magico né un incantesimo di potenza apocalittica lo toccò.

Nessuna corruzione poteva niente contro tale magnificenza per i sensi, per la mente e per l’anima. Niente poteva contro la somma di tutte quelle virtù.

Ottimismo. Carità. Compassione. Devozione. Integrità. Amicizia. Amore. Sacrificio.

L’esatto contrario di tutto ciò che lui rappresentava. Qualcosa di così sconvolgente per tutti i principi maligni che incarnava da impedire alla sua forma fisica di restare integra.

Equestria stava assistendo alla manifestazione dell’unica regola del multi-verso di cui persino lui era succube. La regola che lui, nella sua arroganza, pensava di infrangere.

Una semplice regola matematica: il positivo annulla il negativo.

Fu così che, in lacrime per il terrore della morte, evaporò come se si fosse trovato il sole a pochi centimetri dalla faccia.

 

Quell’immensa apparizione si affievolì. Prima sparirono gli odori, poi i cori e uno dopo l’altro tutti i simboli si spensero.

Il cielo riprese lentamente i colori del crepuscolo. La pace tornò in quel piccolo angolo di Equestria.

Twilight Sparkle, stanca ma soddisfatta in volto, mosse lentamente le ali e scese verso la superficie.

 

Era … era finita.

Sospirai, con il cuore che sembrava diventare leggero come una piuma.

Di lui era rimasto solo il ricordo. Questa volta per davvero. Ne ero certa.

Non percepivo più la sua presenza malefica. L’aria stessa, malgrado fosse ancora piena di cenere e polvere, profumava di primavera in confronto a prima.

Era finita. Non stavo sognando.

Insieme a Rachel … no, grazie solo a Rachel la più grande minaccia del multi-verso era stata sconfitta. Senza di lei in questo momento sarei morta e l’Ombra sarebbe stata libera di portare morte e distruzione ovunque volesse andare.

Mentre lasciavo alle ali il compito di condurmi a terra, mi lasciai cullare dalle correnti e da quel senso di enorme appagamento che attendevo da settimane.

L’appagamento che si ottiene da un lavoro ben fatto.

Quando atterrai tornai rapidamente alla realtà ricordandomi che Redflame era in condizioni critiche.

Era ancora steso a terra, svenuto, senza le sue preziose e amate ali.

Curai con metodo e senza sforzo le fratture e le ferite più critiche, ma evitai di svegliarlo.

Mi aveva aiutato sin da quando ero tornata a Equestria e mi aveva protetto ogni volta che poteva. E alla fine anche lui aveva sacrificato molto per permetterci di vincere.

Si meritava tutto il riposo del mondo.

Mi misi di nuovo a fissare il corpo senza vita di Rachel. Non piansi questa volta. Sorrisi invece. Perché sapevo che dovunque fosse era felice insieme a Daniel. Si meritava quello e altro per tutto ciò che aveva fatto per noi.

Dovevo loro tantissimo. Equestria doveva loro tantissimo.

 

Degli strani suoni, non lontano, mi distrassero. Provenivano dalla stessa direzione in cui l’Ombra era stata sconfitta.

Mi librai in volo e mi avvicinai nel punto in cui mi sembrava di averli sentiti. Mi accorsi che, nascosti da un grosso masso scaraventato lì dal combattimento contro l’Ombra, erano presenti diversi pony … ma non potevano essere rifugiati.

Poi mi resi conto di riconoscerli. Erano quasi tutti unicorni. E vestivano tutti le divise di Unicornia.

L’equipaggio della Crepuscolo degli Dei!

«Non so come sia successo,» esclamò uno di loro. «ma non vi muovete!»

Avevano formato un cerchio attorno a due pegasi, puntando loro contro le armi.

Non credevo ai miei occhi.

«Siamo ancora tutti vivi e la prima cosa che vi viene in mente è di ammazzarci?» domandò Big Wing, scuotendo la testa.

«Sono unicorni, non sono molto intelligenti.» replicò il fratello Little Bolt.

Come … come …

Forse la sconfitta dell’Ombra aveva permesso loro di ritornare con i loro corpi? L’ultima magia che avevo utilizzato li aveva separati da quel mostro, permettendo loro di tornare in vita? Allora non erano davvero morti, erano stati solo “assimilati”, con le anime ancora legate al loro corpo e sfruttate dall’Ombra per i suoi scopi …

Smisi di rifletterci e con uno scatto d’ali atterrai rapida tra loro e gli unicorni che li stavano minacciando.

«Non. Osate. Sparare.» dissi con tono autoritario e severo, puntando gli zoccoli a terra.

Molti degli unicorni, vedendo sia il mio corno che le ali, spalancarono la bocca. Non sapevano che esistesse un quarto alicorno ad Equestria.

A uno di loro però, per sua sfortuna, partì un colpo.

Fermai il proiettile diretto alla testa di Little Bolt con la telecinesi e lo lasciai cadere a terra, con la stessa facilità con cui afferravo magicamente un libro che cadeva da uno scaffale. Non diedi importanza alle loro facce esterrefatte: mi preoccupai invece di strappare tutte le armi ai pony e a stritolarle in un’unica sfera metallica.

«Ora non sparerete più.»

Gli unicorni si arresero immediatamente, inchinandosi in segno di sottomissione. Reazione normale visto che erano stati indottrinati a credere che gli alicorni erano dei.

«Twilight?» domandò Big Wing, guardando il mio nuovo aspetto.

Annuii. «Vi spiegherò dopo.»

Sentii a quel punto un mugolio da dietro una delle altre rocce più piccole sparse lì attorno.

«Che strano verso.» esclamò Little Bolt.

Mi avvicinai lentamente a quella roccia, superando il cerchio di unicorni in adorazione quasi divina.

Quando guardai oltre la pietra, spalancai di nuovo la bocca.

Dietro di essa, steso a terra, giaceva un lungo e nudo corpo rosa da umano con i capelli neri. La testa si scosse e si voltò verso di me.

«Daniel?» esclamai.

Era … era vivo?

Allora Rachel ... dovunque fosse … non era con lui.

Maledizione.

«T … Twilight?» rispose lui, con la sua voce da umano, leggermente roca.

«Sei … di nuovo umano!»

Daniel si osservò le mani e la sua espressione provò un misto tra stupore e felicità.

«Come … come è successo?» mi domandò. Il suo sguardo cadde sulle mie ali «E tu … come mai hai …». Si interruppe e avvampò quando si rese conto di essere nudo, e si coprì subito le parti intime.

Dimenticavo che per gli umani la nudità era un tabù.

Lanciai un semplice incantesimo vestente, creandogli dei pantaloni e una maglia simili a quelli che avevo visto nel suo mondo.

«E’ lunga da spiegare.» gli risposi, mentre lui si metteva in piedi, superandomi in altezza di due volte. «Ma prima …»

Abbassai lo sguardo, rendendomi conto del terribile compito che mi attendeva.

Come facevo a dirgli che la sua amata si era sacrificata per sconfiggere un grande male pensando che lui fosse morto? Come facevo a dirgli che, malgrado fosse tutto finito, lui era solo?

Deglutii, cercando tra tutte le memorie di Celestia e Luna il modo di dorare il più possibile la pillola.

 

Biblioteca della Vecchia Ponyville. Notte del primo giorno dopo la sconfitta dell’Ombra.

 

La federa del letto su cui ero poggiato era già ricolma di lacrime. Non mi ci ero disteso sopra solo perché era troppo grosso per me.

«Mi dispiace.» mi disse Twilight, posandomi lo zoccolo sulla schiena e massaggiandomela.

Scoppiai di nuovo a piangere, infischiandomene del suo dispiacere. Nulla avrebbe riportato indietro Rachel. Nulla …

Singhiozzai così forte che per un momento quasi mi strozzai.

Colpì con i pugni il materasso, sfogando la disperazione.

Era morta. L’avevo avuta viva davanti agli occhi su quella stramaledetta nave e non avevo fatto niente. NIENTE.

Non c’era nulla ormai che potevo fare per rimediare a quella situazione. Solo piangere e disperarmi.

“Maledetto il giorno in cui non le ho dato una botta in testa e riportata a casa prima di saltare in questo casino!” mi rimproverai.

Anche se ero arrabbiato e disperato non riuscivo a darle la colpa di niente. In quel momento tutta la colpa era mia. La colpa di non averla dissuasa abbastanza. La colpa di non averla protetta quando avrei dovuto. La colpa di essermi lasciato infinocchiare da quella troia. La colpa di aver donato volontariamente il sangue per creare quel demonio.

La colpa quindi anche di ogni morte e distruzione che era avvenuta nelle scorse ore.

Ero io la causa di tutto. Se mi fossi fermato, se avessi convinto Rachel a stare a casa, nulla di tutto questo sarebbe accaduto. Lei sarebbe ancora viva e tutta quella distruzione non sarebbe avvenuta.

Ero solo io il responsabile della sua morte e di tutti i casini che erano successi … solo io … Rachel in quel momento era la cosa più pura che avessi mai avuto nella mia triste vita … era il più puro degli angeli mandati da Dio …

E ora aveva riaperto le ali per tornare in cielo …

Avevo un magone in gola grande quanto una mela per quanto stavo male …

Vivere a quel punto non aveva più senso. Stavo … stavo seriamente pensando di … di farla finita. Il suicidio era … così allettante ora. Un semplice gesto … un attimo … e puff … finita …

«Ti capisco, Daniel …» disse la strana voce riverberante della mutaforma grigia.

Mi voltai verso di lei, con la vista offuscata dalle lacrime. Non mi importava granchè del fatto di ritrovarmi di fronte a colei che ci aveva ingannati per tutto quel tempo in una forma che avevo imparato a temere.

Ero solo incazzato. Con tutto e tutti.

«Non capisci un cazzo invece!» urlai «Perché non ti sei fatta ammazzare tu, eh? O qualunque altro di voi stupidi pony ritardati! Questo è il vostro mondo, non il nostro!»

Non riuscii a resistere e crollai di nuovo sul letto, inumidendolo ancora di più.

«Ci dispiace davvero Daniel.» mi disse Twilight, dandomi il tempo di scaricare quell’altra crisi di pianto. «Ma comprendiamo davvero a fondo il tuo dolore. Guarda me, che ho perso tutti i pony a me più cari in meno di due mesi: mio fratello, Spike, Cadence, la mia mentore Celestia, le mie più grandi amiche, i miei genitori … Non mi è rimasto quasi nessuno della mia vecchia vita. Ma sai perché sono riuscita comunque a ritrovare la serenità?»

Avrei voluto darle un pugno sul suo bel soffice muso da pony, altro che sentirle dare una risposta. Ma ero stravolto emotivamente e fisicamente, a malapena in grado di starmene accasciato su quel letto così piccolo, quindi non dissi niente e aspettai silenziosamente la sua replica.

«Perché ora sono felici. Di questo ho la certezza assoluta. La morte non è qualcosa di cui essere tristi. E’ solo un passaggio che dobbiamo fare tutti prima o poi. E quello che viene dopo … ti dico solo che ne ho avuto un accenno e non è per niente brutto come molti temono, anzi. Se tutti potessero vederlo molte delle nostre paure svanirebbero.»

La iniziai ad ascoltare aspettandomi le solite frasi fatte da funerale. Ma più andava avanti più mi sentivo sollevato. Non di molto, ma abbastanza per farmi passare la rabbia verso di lei. Era sincera e davvero dispiaciuta. Lo diceva da vera amica, sia mia che di Rachel.

Dimenticavo spesso il modo con cui Rachel riusciva ad allacciare amicizie. Lo dimostrava la facilità con cui aveva preso la decisione di lanciarsi in un mondo semi-sconosciuto fidandosi di una che aveva incontrato da neanche un paio di giorni. Si era pure sacrificata per lei e per un mondo che non era il nostro.

Ma l’aveva fatto per una buona causa. La più giusta delle cause in assoluto. Una causa talmente alta e nobile che non potevi far altro che accettarla e renderle onore.

Ripensando al suo gesto, iniziai a riflettere su cosa invece avevo fatto io per meritare un po’ di rispetto.

Cosa avevo fatto in queste settimane, in sostanza? Lamentarmi, lamentarmi e ancora lamentarmi. Come un bambino con il moccolo al naso. Avevo aiutato la spedizione ad arrivare dove era arrivata e condiviso quella disavventura con altri cinque, ma a parte ciò avevo provocato noie all’inizio e danni alla fine.

Avrei fatto meglio a restarmene dov’ero, insieme al mio blocco dello scrittore e al caratteraccio da scaricatore di porto.

«Comunque davvero, dal profondo del cuore, ci dispiace.» proseguì dopo qualche istante di silenzio l’ora alicorno Twilight. «Non pretendo che ti passi subito, quindi sentiti libero di rimanere qui quanto vuoi. A breve dovrebbero arrivare i sopravvissuti di Ponycity con i rifornimenti. Per quanto mi riguarda sono a tua completa disposizione. Chiedimi qualunque cosa ti serva. Ripeto, qualunque cosa. Non farti scrupoli di alcun genere. E’ il minimo che possa fare per onorare la memoria di Rachel e ripagarla almeno in parte del suo sacrificio.»

Mi voltai a guardarla, con le guance umide e gli occhi appiccicosi. Non ero più arrabbiato e straordinariamente nemmeno al limite del suicidio. Quelle poche parole mi avevano sollevato davvero il morale. Ma provavo qualcosa di diverso. Non era proprio tristezza … era … era … non sapevo come definire quel sentimento.

Era grave per uno scrittore non saper trovare la parola adatta a qualcosa.

Vuoto? No, non era lontanamente paragonabile al deserto che avevo nel cuore.

Malinconia? Nemmeno … era ancora troppo presto per provare malinconia.

Stanchezza, per mancanza di altri termini. Ero enormemente stanco.

«Voglio … restare solo.» le dissi, pronunciando quelle parole con grande fatica a voce bassa.

Twilight annuì. «Certo. Questa stanza è isolata dal resto della biblioteca. Nessuno ti disturberà.»

Il suo corno s’illuminò di viola e il letto, attorniato da un alone dello stesso colore, si allungò magicamente fino a raggiungere i due metri.

«Così se vuoi puoi dormirci. Ripeto, se hai bisogno di qualsiasi cosa fammelo sapere. Ci tengo. Ti lascio la chiave della porta all’interno.»

Lanciò uno sguardo d’intesa alla mutaforma e insieme si allontanarono, uscendo dalla stanza e richiudendo la porta a chiave magicamente.

A quel punto, conscio di essere davvero da solo, scoppiai di nuovo a piangere, sfogandomi completamente e senza più vergogna di essere osservato.

 

«Come sta?» domandò Scrolley, l’unica sui suoi zoccoli nella sala principale della biblioteca. Era rimasta a guardia di Redflame, ancora svenuto, e dei corpi senza vita di Celestia, Rachel e delle mie amiche (tutte ricoperte per rispetto da un velo).

Big Wing e Little Bolt erano andati dai rifugiati per accompagnarli fin qui, mentre Sunset Shimmer era rimasta fuori a tenere d’occhio gli unicorni “prigionieri”.

Non temevo un suo tradimento. Aveva visto abbastanza del mio potenziale per dissuaderla in tal senso. E poi non mi sembrava una cattiva pony: pareva sincera nel suo pentimento.

Avrebbe aiutato molto nella ricostruzione di Equestria, visto cosa sapeva fare. C’era solo bisogno di indirizzarla nel modo giusto.

«Ha bisogno di tempo.» rispose Balance. «Come tutti noi. Anche se ce l’abbiamo fatta, le ferite di questa lunga guerra faticheranno a guarire.»

Fissai il vuoto all’esterno della biblioteca attraverso una delle finestre. Era notte. Avevo fatto tramontare con successo il sole e fatto avanzare la luna nel cielo stellato.

Mi sentivo strana a sapere che gli astri si muovevano a un mio comando, soprattutto quando tale compito era stato mantenuto per quasi mille anni dalla mia mentore. Era un compito … speciale e unico …

Malgrado il buio si vedeva bene la distesa di cenere e polvere che una volta era Ponyville. Questo edificio-albero era l’unico pezzo della mia vecchia vita rimasto intatto, l’unico legame con un passato ormai finito. Ma in fondo non ero più la studentessa numero uno di Celestia. Troppe cose erano cambiate, in peggio e in meglio. E ora avevo un tale potere in me che non potevo ignorare le responsabilità che esso comportava. Così come le memorie di Celestia e Luna mi avevano insegnato, anche loro quando avevano sconfitto Discord si erano rese conto che erano le uniche in grado di riportare pace e armonia in un mondo devastato dalla distruzione e dal caos.

Ora questo dovere toccava a me. Era un fardello pesante da portare, ma nessun’altro poteva farcela a sostenerlo. Celestia, Luna e tutti gli altri mi avevano fatto dono delle loro capacità e memorie non solo per sconfiggere l’Ombra, ma anche, e soprattutto, per prepararmi a questo compito gravoso.

Mio era il compito di riportare l’Armonia a Equestria e nel mondo. Mio e di tutti i pony di buona volontà che volevano tornare a riabbracciare quella pace che tanto era necessaria.

Questa notte sarebbe presto giunta al termine, e avrei avuto l’onere e l’onore, per la prima volta, di far sorgere il sole.

Quell’atto avrebbe dato inizio al primo giorno della nuova Twilight Sparkle.

La Twilight Sparkle che non avrei mai pensato di diventare nemmeno nei miei sogni (o incubi) più selvaggi.

La Principessa Twilight Sparkle.

La Principessa del Crepuscolo.

 
  
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