QUALSIASI COSA IN RIFERIMENTO A COSE E/O PERSONE REALMENTE ESISTENTI E' TOTALMENTE CASUALE! (Se... come no...).
Mi chiamo Alessandra.
Frequento la classe 1°A, al Ragioneria di Narni Scalo, un paesello dimenticato da Dio. Da poco nella nostra classe è arrivato un nuovo ragazzo: Lorenzo.
Data la strana mancanza del mio solito compagno di banco, e dalla strana mania della professoressa di mettere tutti i ragazzi accanto ad una ragazza me lo sono ritrovata accanto.
Ha la carnagione un po' pallida, i capelli corti e scuri e due occhioni marroni, scuri anch'essi.
Continuo a fissarlo senza farmi notare, cosa molto facile dato che lui continua a parlare con il ragazzo dall'altra parte della classe ignorandomi.
< Valentine! > la voce della professoressa che urla mia riporta alla realtà. < Hai intenzione di seguire sul libro o di continuare a fissare- Non dire Lorenzo ti prego!- la finestra in attesa di qualcosa?! >
< Scusi prof. > Abbasso la testa e cerco di trovare il punto dove stavamo leggendo.
< Dove stiamo leggendo? Ho perso il segno.. >
< Uhm! Si certo. > Arrossisco e nascondo il viso nell'incavo del gomito e con l'altra mano gli indico il punto sul libro. < … Qui... >
< Grazie. > Sorride e si mette a seguire.
Alzo la testa e inizio a disegnare cuoricini sul libro e a sospirare.
< A chi pensi? > Fa lui sorridendo.
< In che senso? >
< Hai lo sguardo perso, o perlomeno non è concentrato sui cuoricini che stai disegnando. > Continua a sorridere indicando i 189438 cuoricini disegnati da me.
< Oh... A nessuno.. > Mento sorridendo.
< Mh... Ok. >
Se non altro non è invadente come altri.
Suona la campana e anche quell'interminabile giornata scolastica è giunta alla sua conclusione.
< Ragazzi , per domani finite questo paragrafo e studiatelo, domani interrogo tutti, anche te Valentine. > La guardo con gli occhi sgranati.
< O-Ok prof. >
Metto i libri nella mia fida, e alquanto figa, tracolla di Teen Wolf con Stiles Stilinski e Derek Hale, e alzandomi, mi incammino verso l'uscita.
Appena mosso un passo fuori dalla porta principale qualcuno mi afferra per la giacca di pelle nera trattenendomi.
< Che cos-? > Mi giro. < Lorenzo? >
< Ale, posso chiamarti Ale? >
< Certo. > Sorrido.
< Perfetto! Volevo chiederti: siccome non ho il libro di storia, e lo sfaticato del bidello non vuole farmi le fotocopie, ti va di venire a studiare da me? >
< Lorenzo, sei qui da meno di due settimane e già mi dai un appuntamento? > Dico sarcastica e sorrido. < Che giorno è oggi? >
< Martedì, perché? > Mi guarda interrogativo con gli occhione marroni. < Se hai un altro impegno non fa niente. >
< No no, è perfetto. > Continuo a sorridere. < A che ora? >
< Pensavo verso le tre. >
< Benissimo, dammi il luogo e sarò lì più puntuale di un orologio svizzero! >
< Via Tuderte N°47. >
< Ok! Ci vediamo dopo allora. >
< Perfetto! Ciao. >
< Ciao. >
Mi dirigo verso la fermata dell'auto.
Mi siedo ed inizio a leggere il mio fidato libro aspettando.
< Sempre il solito? > Qualcuno arriva alle mie spalle facendomi sussultare.
< Mh? > Butto la testa indietro per vedere chi è e scorgo la figura di Chris.
< Ehy, si è sempre quello, mi hai messo paura. >
< Vabbè. > Sorride e mi da un piccolo bacio sulla guancia.
< Dov'eri stamattina? >
< Mi sono svegliato tardi. >
< Si può sapere cosa fai fino a tardi tanto da non svegliarti? >
< Ale, vuoi davvero saperlo? > Sorride maliziosamente.
< Chris fai schifo! Sei un porco! >
Chris, abbreviazione per Christian, è il mio migliore amico dall'asilo, queste situazioni per noi sono assolutamente normali.
Arriva l'auto, lo afferro per un braccio e lo trascino all'interno fino all'ultima fila.
< Vogliamo uscire oggi? >
< Devo studiare. > Sospiro.
< Interroga tutti? >
< Esatto, e quella batt... Bellissima donna, mi ha assicurato un posto all'interrogazione. >
Gli poggio la testa sulla spalla e continuiamo a parlare di qualsiasi cosa fino alla fermata.
< Vuoi venire da me a pranzo? >
< Volentieri, tua madre cucina da Dio! >
Chris è una di quelle persone col sorriso stampato in faccia, non credo di averlo mai visto piangere in dodici anni che ci conosciamo.
< Scordati qualsiasi cosa, sono a dieta. >
< E che c'entra con me!? >
< C'entra che mangi quello che trovi, senza fare storie. >
< Sai che non faccio storie, era solo un apprezzamento nei confronti di tua madre. >
Prendo le chiavi dalla borsa ed apro la porta.
< Mà sono tornata, c'è anche Chris! > Le urlo dalla porta.
< Oh, bene, Chris dovrai accontentarti di un piatto di riso all'olio. >
Fa capolino dalla cucina per venirci incontro.
< Si, tranquilla, Alessandra me l'ha detto. >
Con mia madre non ho uno dei migliori rapporti...
Ha divorziato con mio padre due anni fa e lui ora è a Milano per motivi di lavoro. Io e lei litighiamo spesso, anche per cose molto banali.
< Com'è andata oggi a scuola? > Chiede mia madre sorridendoci.
< Bene! > Le rispondiamo io e Chris in sincronia.
< E i compiti? >
< Mh! Sphtfch! > Quasi mi strozzo con del riso per prendere la parola, guadagnandomi un'occhiata sconvolta da mamma e Chris.
< Mà, hai presente quello nuovo? Lorenzo. > Lei annuisce. < Mi ha chiesto se potessi andare da lui per studiare storia dato che non ha il libro e on gli hanno fatto le fotocopie... Poi domani interroga tutti, quindi alle 2.30 dovrei partire e andare a Narni Scalo. >
< Bhe ti conviene muoverti. > Indica l'orologio. < Sono le 2.10. >
< Oh shit! > Corro in camera per prepararmi. < Chris! >
< Dimmi tutto. > Arriva in camera con tutta calma.
< Aiutami a scegliere. >
< Camicia e Jeans? >
< Non voglio sembrare una professoressa, anche perché gli occhiali fanno la loro parte. >
< La tuta? >
< Non sei d'aiuto. > Lo guardo seria.
< Questi? > Tira fuori dall'armadio un paio di jeans scuri, una maglia bianca e una felpa grigia.
< Potrebbero andare, grazie! > Gli do un bacio sulla guancia e mettendogli le mani dietro la schiena lo spingo delicatamente fuori dalla stanza chiudendo la porta e inizio a cambiarmi.
Arrivata in Via Tuderte cerco il N°47 e dopo averlo trovato mi do mentalmente della cretina per non avergli chiesto né il cognome né il numero di telefono.
Inizio a scervellarmi per ricordarmi il suo cognome, l'ho sentito, la professoressa l'ha richiamato un paio di volte chiamando per cognome, ma nulla. All'improvviso un braccio mi passa davanti agli occhi e spinge un pulsante alla fine della seconda colonna di nomi.
Mi giro e lo vedo: Lorenzo, con una busta della spesa che mi guarda attentamente.
< E quelli? > Chiede indicando gli occhiali.
< Potrei farti la stessa domanda. > Sorrido indicando la busta.
< Mio padre mi ha mandato a comprare un paio di cose, ora rispondi alla mia domanda. >
< Le lenti iniziavano a dare fastidio e... > Faccio zittendolo con l'indice alzato. < Ci vedo male da lontano. >
< E leggi anche nel pensiero a quanto pare! > Fa lui sorridendo.
Il portone si apre e saliamo le scale continuando a parlare.
< Se da lontano vedi male, perché sei seduta in terza fila? >
< Vari motivi. >
< Tipo? >
< La prima fila mi mette soggezione. > Arrossisco leggermente.
< Davvero? > E' incredulo.
< Sì, mi da come la sensazione di essere costantemente osservata. >
< Wow! Siamo arrivati. > Apre il portone di casa ed entriamo.
< Permesso. >
< Dammi il giacchino che lo appendo. > Sorride. < Pà sono tornato! C'è anche Alessandra. >
Mi tolgo il giacchino passandoglielo.
< Grazie. >
Andiamo nella sua stanza e dopo aver chiuso la porta lui si precipita a prendere un tavolino di quelli piccoli e verdi dell'Ikea.
< Spero non ti dispiaccia stare sul tappeto. > Sorride indicando la scrivania. < E' un po' un casino scusa. >
< Tranquillo, la mia stanza è peggio! > Sorrido.
Mi siedo e prendo il libro dalla borsa mettendolo al centro del tavolino.
< Pronto per la luuuunga sessione di studio? >
Deglutisce rumorosamente. < Diciamo di sì dai! Sono pronto e carico! > Si siede accanto a me ed iniziamo a leggere e ripetere il capitolo.
Dopo un paio d'ore, dopo aver finito di studiare decidiamo di fare uno spuntino.
< Vuoi qualcosa? >
< No grazie. > Sorrido.
Lui esce dalla stanza e dopo poco ritorna con un biscotto in bocca, lo guardo e scoppio a ridere.
< Che c'è? > Mi guarda sconvolto.
< Nulla, solo che con quel biscotto in bocca sembravi un bimbo di quattro anni! >
< Non offendere le gocciole! >
< E chi le offende! > Continuo a ridere e mi siedo sul letto.
Lui sposta il tavolino e ci si siede sopra mettendosi davanti a me.
< Posso farti una domanda? > Fa lui tornando serio.
< Vai. >
< Ce l'hai il ragazzo? >
Sgrano gli occhi e per poco non mi strozzo con la mia stessa saliva.
< N-No perché? >
< Cos' per sapere. > Potrei giurare di averlo visto sorridere!
< Tu? Voglio dire, ce l'hai la ragazza? >
< No. >
< Oh. Ok. >
< Sembri sorpresa. > Sorride. Amo quel soriso.
< Nah... Non più di quanto ti aspetti. >
Mi giro un attimo verso la finestra e quando mi rigiro verso di lui me lo ritrovo pericolosamente vicino che mi guarda negl'occhi. Lentamente si avvicina sempre di più.
< L-Lorenz- > Non mi lascia finire di parlare che lentamente ha delicatamente congiunto le sue labbra alle mie in un piccolo bacio a stampo.
Dopo pochi secondi si allontana guardandomi, io annuisco leggermente e subito mi bacia di nuovo, un po' più deciso di prima, trasformando un bacio che prima era pieno di esitazione e timidezza in un bacio pieno di sentimenti ed emozioni.