Anime & Manga > Puella Magi Madoka Magica
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Autore: Ommy Wilson    09/02/2014    0 recensioni
Introspettivo inerente alle ragioni per cui Kyoko è divenuta una Puella Magi e di come il suo atteggiamento verso l'umanità sia divenuto più egocentrico e spietato.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Kyoko Sakura
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Per una mela proibita.

 

 

Cosa si intende quando si parla di realtà?

Probabilmente la prima risposta che ci viene in mente è qualcosa che possiamo sentire, vedere e toccare; qualcosa che ha una sua spiegazione per quanto meravigliosa essa sia; qualcosa che, ridotta ai minimi termini, afferma la sua effettiva esistenza nel nostro mondo ed in quello degli altri e che non è una pura ed ignota fantasia di un individuo. Però se definire realtà fosse così semplice, se ci bastasse porre due paletti ciascuno al limite delle dimensioni di bene e male per distinguerli senza problemi, allora Kyoko non si sarebbe ritrovava di fronte a quei corpi freddi e sanguinolenti che un tempo erano stati la sua famiglia.

Insomma, la realtà può risultare molto più caotica di qualsiasi sogno o fantasia e quella ragazza dai lunghi capelli rossi ne aveva avuto conferma per la seconda volta, ma solo in quel momento riusciva a dare un senso, benché minimo, a ciò che era realmente accaduto.

Suo padre non era mai stato un uomo cattivo, anzi, si sarebbe potuto definire uno di quegli uomini di cui la società umana avrebbe bisogno per risanarsi, ma quest'ultima non l'aveva mai pensata così. Egli predicava una fede in cui lui stesso trovava delle enormi lacune, dettate proprio dal fatto che una credenza, delle leggi e delle morali nate secoli prima non potessero affatto coincidere con ciò di cui i suoi fedeli necessitavano davvero in quel momento; così decise di smetterla di dare ascolto agli altri ed iniziò a dare voce ai suoi pensieri, alla sua morale ed al suo credo personale. Voleva solo aiutare gli altri, non c'era mai stata in lui una vena d'ambizione personale e di brama di successo, era solo una di quelle rare persone che preferivano anteporre gli altri a loro stesse, ma questo nessuno era mai stato in grado di capirlo a parte la sua famiglia. Per quanto fossero giuste le sue prediche infatti, non passò molto tempo prima che la sua chiesa smettesse d'essere frequentata dai fedeli; il motivo di tale reazione? Si direbbe cecità, ignoranza, paura e molto altro. Le persone, anche se d'animo essenzialmente buono, possono risultare spietate se guidate dalla paura e dagli imprevisti che invadono improvvisamente la loro quotidianità; in pochi si fermano ad aiutare un cane zoppo che rantola in mezzo ad una strada se è l'ora di entrare al lavoro, in pochi decidono di mandare all'inferno quei falsi pilastri che promettono discutibili forme di pace e ricchezza per spingersi oltre e trovare una propria forma di felicità, tutti gli altri rimangono fossilizzati su quel poco che riesce a dare loro una minima sicurezza che li porta ad incassare senza cadere le frustrazioni che la vita ogni volta gli procura. Quando i fedeli quindi si ritrovarono di fronte ad una predica domenicale differente da solito, ad una serie di raccomandazioni e di pensieri che non erano scritte da nessuna parte e quindi non sostenute da nessuna massa informe forza generata da una credenza alterata e corrotta nel tempo, si sentirono immediatamente libere di giudicare e di agire sdegnate di fronte a quel cambiamento. La critica e l'odio poi sono un fuoco facile da alimentare, specie quando si parla di credenze religiose, perciò nell'arco di pochi mesi non solo la chiesa si svuotò si fedeli, ma persino il padre di Kyoko venne scomunicato dallo stesso lavoro in cui credeva così tanto.

Lui voleva soltanto fare del bene; riuscire nel suo piccolo ad impedire che in ogni giornale del mattino ci fossero elencate tutte quelle disgrazie che riuscivano solo ad annichilirgli il cuore tra i rovi acuminati dell'impotenza e della frustrazione, ma ne aveva ricavato solo miseria per se stesso e per la sua famiglia.

Fu con l'arrivo della fame che Kyoko comprese quanto lei e suo padre si somigliassero.

Il giorno in cui, disperata, allungò la mano verso una mela tentando di rubarla e fu scoperta dal venditore che, vedendo di fronte a sé solo una piccola ladra infame, non si fece troppi problemi a stringerle il polso così forte per farle mollare la presa sul frutto ed a colpirla con una sberla così forte da farla cadere in ginocchio.

« Sporca ladra! Vattene subito da qui! »

Aveva urlato il venditore, indicandola con la stessa mano che aveva usato per picchiarla. Il suo urlo, legato a qualcosa di indubbiamente interessante da vedere per i curiosi, causò una tempesta di occhiate su di lei che ancora si trovava con le ginocchia a terra, stordita dalla forza con cui aveva ricevuto quel colpo. Le lacrime avevano iniziato a scendere sulle guance, accarezzandole anche il rossore che le se era formato sul lato sinistro del volto, ma il dolore che gli aveva causato non era minimamente paragonabile all'agonia che stava provando per la fame. Poi arrivarono le voci; le parole di tante persone che sussurravano tra loro, le stesse che avevano abbandonato lei e suo padre, creando involontariamente quello spettacolo a cui stavano assistendo con infame piacere.

« E' la figlia del prete! »

« Ma cosa è successo? »

« Ha tentato di rubare una mela! »

« Povera ragazza non me ne stupisco! Chissà come deve vivere la famiglia di quell'uomo! »

« Ah! Io l'avevo detto che sarebbe finita così! »

« Ai bestemmiatori certo non possono che succedere queste cose! Che vergogna! »

Quelle e molte altre frasi violente si piantarono nei timpani di Kyoko come tantissimi aghi che si divertivano a straziarla prima di stroncarla del tutto. Sapeva che doveva alzarsi ed andare via per poter porre fine a quel momento terrificante, ma dove sarebbe scappata? La sua vita, il suo mondo erano composti da quei sussurri che, anche se non poteva sempre sentirli, aderivano ad ogni parete della chiesa del padre e di casa sua e quando non l'avrebbero più avuta una casa allora li avrebbero seguiti strisciando come delle serpi velenose, pronte a pungere con il loro veleno straziante, ma non letale. Lanciò un ultimo sguardo alla mela che aveva tentato di rubare; giaceva accanto ai piedi del negoziante e quasi fu tentata di avventarcisi come una disperata, se il buon senso non le avesse suggerito che quell'uomo non si sarebbe fatto scrupoli a prenderla a calci in faccia se glie ne avesse data l'occasione. Così semplicemente quel giorno Kyoko si alzò e si gettò in mezzo alla folla, accerchiata da quei discorsi e commenti che l'aggredivano come tante lance, sino a che non fu abbastanza lontana per scoppiare in un pianto che nessun bambino in fasce sarebbe stato in grado di eguagliare, neanche se, come lei, fosse stato in procinto di morire di fame. Il suo era uno straziato grido d'aiuto che nessuno poteva comprendere; chiunque si fosse minimamente accorto di lei avrebbe dato voce a nuovi pregiudizi, come avevano precedentemente fatto tutti gli altri. Era giunta al limite, mai si sarebbe immaginata di mettersi a piangere per non essere riuscita mangiare una mela. Eppure quelle erano le stesse persone che venivano ad ascoltare in chiesa tutte quelle prediche sul voler bene al prossimo e di aiutarlo nel momento del bisogno! La realtà era tremendamente differente dalla fede che predicavano e probabilmente era anche per quello, per l'esercitazione diretta del bene, che le parole di suo padre erano state trasformate in bestemmia.

Avrebbe fatto un patto con il diavolo per poter accedere a quella mela proibita, per poterne condividere il sapore con la sua famiglia, per non sentire sua sorella ricordargli che non aveva neanche cenato mentre venivano messe a letto dai genitori. E allora il diavolo ascoltò la sua preghiera.

Kyubey era apparso come un angelo, come una candida nuvola di speranza nella vita di Kyoko; lo stesso serpente che corruppe Eva in una forma più aggraziata ed ingannevole che nascondeva il suo essere viscido dentro un corpo soffice ed un'espressione dolce. Le promise qualsiasi cosa avesse voluto in cambio di un modesto aiuto, un aiuto che Kyoko trovò immediatamente così calzante per se stessa! Sarebbe divenuta una maga ed avrebbe combattuto contro le streghe che causavano il male ed il dolore nel mondo ed in cambio avrebbe ricevuto ciò che quella società di persone false e vigliacche avevano negato a lei ed alla sua famiglia, ma soprattutto a suo padre. Accettò quella proposta, con il viso ancora gonfio, le lacrime che le bagnavano gli occhi e le guance e con lo stomaco che urlava disperatamente per la fame, Kyoko strinse il suo personale patto con il demonio.

Non passò molto tempo prima che la felicità iniziasse a manifestarsi sotto le sue svariate forme: soldi, lavoro, cibo, rispetto. Le persone tornarono a frequentare la chiesa del padre di Kyoko e quest'ultimo, ignorando il reale motivo, non poté fare a meno di cogliere la palla al balzo, senza sapere che ognuna di quelle notti sua figlia rischiava la vita per mantenere fede al patto che aveva stretto con un essere che non poteva certo essere definito un miracolo di Dio, ma per lei quello era il giusto prezzo da pagare per ciò che stava ricevendo ed era pronta ad ogni sacrificio, anche a morire.

Ironicamente un giorno, lo stesso venditore di frutta e verdura che l'aveva picchiata settimane prima, le regalò una mela rossa che Kyoko accettò con fare vittorioso. Mentre la mangiava si godeva il piacere di non essere più indicata come un mostro, una disperata con un padre degenere, una ladra e tutti gli altri appellativi che le erano stati dati; assaporando il gusto di quel frutto proibito si interrogò su come le cose sarebbero potute andare meglio e non trovò nessuna risposta. Tuttavia non sarebbe potuta durare per sempre quella felicità, quella perfezione così incredibile da non sembrare neanche potesse esistere al mondo. Kyubey era una creatura magica, non faceva miracoli, e la magia mai era andata d'accordo con la fede religiosa e Kyoko lo comprese il giorno in cui, per la seconda volta, qualcuno in vita sua la picchiò con così tanta forza da farla stramazzare al suolo; non sentì lo stesso dolore fisico, perché come maga aveva una soglia del dolore molto diversa da quella di un essere umano, ma lo squarcio che si aprì nel suo cuore quel giorno fu enorme. La notte era sempre costretta a sgattaiolare fuori di casa per dedicarsi alla caccia alle streghe ed un giorno suo padre la scoprì mentre rientrava dalla finestra con ancora indosso il suo abito da maga; dovette inevitabilmente spiegare come stavano le cose. Narrò così del giorno in cui tentò disperatamente di rubare quella dannata mela, di come fu schernita ed offesa e di come riuscì a trovare rimedio a tutte le loro sventure. Teneva nascosta quella realtà perché pensava che potesse ferire suo padre, ma mentre spiegava i fatti si rendeva conto che non poteva essere rimproverata per ciò che aveva fatto, perché l'aveva fatto a fin di bene. Tuttavia la sua sicurezza venne meno nel momento in cui suo padre, dopo qualche secondo di silenzio, si alzò dalla sedia e la schiaffeggiò.

« Strega! »

Urlò furibondo, seguito da un eco stridulo causato dalle urla spaventate della madre e della sorella di Kyoko che non si aspettavano, benché sconvolte a loro volta, una reazione così violenta ed accusatoria.

« Come ho fatto a non capirlo! Mia figlia è stata corrotta dal demonio! »

« No papà! Non è così! Io non sono una strega! L'ho fatto per il tuo bene, per il nostro bene! Non ce la facevo più a vivere in quel modo! »

« Taci sporca ammaliatrice! Come Eva sei stata portata nella via del peccato perché hai perso la tua fede ed hai creduto al maligno! »

« Non l'ho fatto per una stupida mela! L'ho fatto... »

Le parole di Kyoko vennero strozzate dai suoi stessi pensieri; per una mela proibita si era venduta?

Cosa avvenne poi, Kyoko se lo ritrovò davanti quanto tentò di incontrare nuovamente la sua famiglia ed altri non l'accolsero se non dei cadaveri, vittime di un suicidio disperato; così come lei non era riuscita a vivere nella fame e nella miseria, suo padre non era riuscito a sopportare l'idea di essere sorretto nella vita dalla magia, ma per lui e la sua famiglia non vi era stata opportunità e la disperazione li aveva divorati sino ad ucciderli.

« Non mi avevi detto che sarebbe potuto accadere. »

Fu tutto ciò che Kyoko riuscì a dire quel giorno di fronte ai cadaveri delle persone che aveva amato, rivolgendosi a Kyubey che, anche se non poteva vederlo, sapeva che la seguiva ovunque con i suoi occhi immondi.

« Non ho neanche detto che sarebbe andato tutto secondo i tuoi piani. Sei stata tu a scegliere questo desiderio. »

« Non era questo quello che volevo. »

« Hai desiderato che le persone visitassero questa chiesa e che pendessero dalle labbra di tuo padre no? Mi sembra di aver fatto tutto secondo la tua richiesta. »

Kyoko non riuscì a fare a meno di urlare ancora una volta che non era quello ciò che aveva desiderato, ma fu come parlare ad un computer che non poteva capire ciò che cercava di comunicargli, così corse via, corse sino a che il suo corpo gli consentì di farlo e quando si fermò, si ritrovò ironicamente di fronte allo stesso banco di mele dove tempo addietro era stata picchiata. Il proprietario, ignaro di quanto era realmente accaduto a quella ragazza, le porse un sacco pieno di mele e le sorrise.

« Tieni, un omaggio a tuo padre! Portagliele mi raccomando. »

Lei non disse nulla, si limitò ad annuire debolmente prima di prendere il sacchetto ed iniziare a camminare verso la direzione opposta rispetto a quella che non era più la sua casa. Proseguì senza lasciare che la sua mente si posasse su quanto le era accaduto, su ciò che aveva fatto sperando d'aiutare il prossimo. Ci aveva provato suo padre e lo avevano lasciato morire di fame, ci aveva provato lei e si era ritrovata orfana e condannata un destino di lotta contro le streghe; aiutare il prossimo era un'idiozia, un atto da persone deboli ed insicure e lei, mentre si portava alla bocca una di quelle mele proibite, non era più una di quelle persone.

   
 
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