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Autore: Antalya    10/02/2014    2 recensioni
Chi ama leggere di Amelia e delle sue avventure, forse si sarà chiesto cosa è successo il giorno del loro matrimonio mai menzionato nei testi della Peters. Il mio è solo una parentesi su quel fatidico giorno, sperando possa piacere.
Genere: Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mi svegliai di soprassalto credendo fosse tutto un sogno, frutto della mia fervida immaginazione e delle fantasie della mia mente. Le luci filtravano dalla finestra illuminando il comò, dove lo specchio,rifletteva la mia immagine, una donna dallo sguardo grigio e spaurito.

Mi sono sempre ritenuta una donna intelligente, i miei ragionamenti mentali sono sempre più complicati degli altri, riesco a risolvere in poco tempo cose che altri risolvono in mesi di lavoro ma oggi... oggi la mia mente sta vagando, distaccata dalla mia persona, come non è mai successo

Mi alzai dal letto in un groviglio di sottane e gonne attorcigliate alle caviglie, io ancora non capisco, come facciano a pensare che sia comoda una tenuta simile.

Nell'attimo in cui, prendevo possesso dell'equilibrio mettendomi in piedi, la porta si aprì facendo passare la figura di Mary, una delle cameriere che la mia cara amica ha salvato da un passato burrascoso e da una vita di stenti.

La mia cara Evelyn è sempre stata una donna dal cuore tenero e ha sempre combattuto ,come sempre lo farà ,per evitare che al mondo esistano ancora donne costrette a fare di tutto per vivere.

“Buongiorno Signora! è giunto il momento...” Mary mi sorrise con tanto di fossette alle guance e gli occhi umidi di commozione.

“Buongiorno Mary, ehm... si penso di si... credo che sia giunto” gli risposi ma era ovvio che fossi a corto di parole e la mia mente continuava a convincersi che fosse tutto vero, è tutto reale.

“Le ho preparato il bagno, quest'oggi ho messo dei sali speciali al gelsomino...”disse guardandomi con gli occhi luccicanti di emozione.

“Gentile da parte tua Mary...” le risposi un pò sconcertata da tanta gentilezza e accortezza nei miei confronti, non che sia la prima volta ma tutto ciò mi fa capire che quest’oggi è una giornata diversa, la mia giornata, la nostra giornata.

Mi diressi verso la sala da bagno adiacente alla mia stanza, la mia cara Evelyn non ha mai mancato di farmi pernottare nelle stanze migliori durante le mie visite.

Mi spogliai della camicia da notte e degli indumenti intimi e mi infilai nella vasca da bagno profumata di gelsomino, non potei trattenere un sorriso sul volto quando pensai che uscendo, sarei divenuta un albero a mia volta, data la quantità di sali che Mary ha versato dentro l’acqua tiepida poco istanti prima.

L'acqua ha sempre avuto un effetto corroborante sui mie nervi, la sentivo in azione, i muscoli si rilassavano e la mia testa cominciava ad essere stordita dalla presenza di quella dolce fragranza. Chiusi gli occhi abbandonandomi contro il bordo della vasca e pensai fra me e me che il momento fosse finalmente giunto.

Trent'anni della mia vita da sola accanto a mio padre, io il suo "bastone della vecchiaia" per usare il termine con il quale gli egizi designavano il diretto successore del faraone ancora in vita, mentre i miei fratelli si godevano la vita lasciandomi sola nella grande casa nel Kent. La cosa non mi è mai dispiaciuta perchè, avevo più amici di quanti loro ne avessero conosciuti in una serata al club. Ramses, Cleopatra, Hatshepsut, Shakespeare, Socrate e Platone.

“Miss.. è ora..” Mary sembrava quasi più impaziente di me, io invece ero la tranquillità fatta persona mentre lei si agitava quasi fosse il suo momento.

Mi sono sempre domandata se fossi io quella fredda e distaccata o le altre donne ad essere esageratamente fragili ma la risposta è semplice, dalla mia, ho sempre avuto l'innata intelligenza e questa mi ha reso quella che sono, una donna colta, tanto che non credo che cederò mai alle frivolezze di questi momenti.

Uscendo dalla vasca, avvolsi il mio corpo in un telo, preparato,dalla  cameriera, mi soffermai a guardare la mia immagine sullo specchio e ritrovandomi malgrado, a sospirare mi resi conto di non essere quella che si può definire una bella donna. Non sono esile come la mia cara Evelyn, le rotondità che il Signore mi ha donato non sono facilmente occultabili ma a quanto pare a lui piacciono e piaccio così come sono.

Nella stanza adiacente Mary, era già pronta per aiutarmi ad indossare l’abito ,ella aveva un gran  fervore negli occhi e mani tremanti. Mi avvicinai a lei e insieme cominciammo la vestizione, una cosa che non ho mai sopportato in vita mia, ma al momento necessaria. L'abito che indossai è un dono della mia Evelyn e non voglio si rovini a causa dei  tentativi di infilarlo o magari, davanti alla mia impazienza.

“Siete bellissima signora!” le guance di Mary arrossirono nel pronunciare questa frase e io, non potei fare a meno di sorriderle un pò nervosa.

“Grazie..adesso i capelli!” le dissi per togliermi dall'imbarazzo che stava attanagliandomi le viscere, il cuore e la mente. Poco tempo dopo fui pronta.

I miei capelli non sono facili da domare né all’epoca né adesso, le forcine non riuscivano mai a tenere ferme le trecce e alcuni ciuffi, scappavano sempre dallo chignon e se aggiungiamo al quadretto, il loro essere crespi, neri e spessi, potremmo quasi ipotizzare che abbiamo vita propria.

Mary però fu bravissima, li domò per bene quel giorno. Aveva appuntato una specie di chignon alla sommità della testa e da questo aveva lasciato scivolare alcune ciocche che poi ha arricciato facendole ricadere sulle mie spalle e cosi creando , un gioco di movimento che rendeva il tutto meno statico.

Non era nel il mio stile ma in questa magnifica giornata di settembre niente aveva a  che vedere con il mio stile personale.

Era sempre stata rinomata la mia idea per cui,preferisco i miei abiti da lavoro ai vestiti mondani e prettamente da donna, crinoline a balze non sono i miei ideali e non sono neanche comodi. Tanto che iniziai a farmi confezionare abiti appositamente dalla mia sarta ,per eliminare tutti quei fronzoli inutili.

Ah il busto che orrore, che macchina delle torture è mai questa? ogni donna dovrebbe non portarlo e difatti io ho smesso per la mia salute e ho fatto in modo che anche Evelyn lo facesse.

Un colpetto alla porta mi avvisò che qualcuno era giunto a trovarmi, Mary sempre più emozionata si avvicinò alla porta e si ritrovò faccia a faccia con la sua signora verso la quale fece un inchino rispettoso.

“Ah Mary hai fatto un capolavoro...” affermò la mia migliore amica, la sorella che non ho mai avuto, entrando nella stanza con quell'aria da angelo sceso in terra.

Ho sempre pensato che la bellezza fosse soggettiva ma Evelyn incarna la sua più celestiale forma femminea, la compostezza, la dolcezza, la caparbietà e la naturalezza,  tutte cose che a mio parere non si possono di certo incontrare in una sola persona.

“Buongiorno...ti ringrazio Evelyn...” il suo sorriso mi ripagò di ogni ora e attimo di attesa.

“Sei pronta?” mi domandò con quel suo fare dolce e dentro di me, sentii una sconvolgente fusione degli organi vitali e una stretta al ventre.

“Si..” dissi mentre mi alzavo dalla postazione e ritta e fiera mi diressi verso la mia amica con un sorriso mesto.

Si lo sono! Continuo a ripetermi mentre insieme, scendevamo la scala che portava al piano inferiore della tenuta, il tutto sotto lo sguardo della servitù che, si era schierata all’ingresso per l’occasione. Rivolsi loro un sorriso di ringraziamento ma le mie dita stringevano il braccio della povera Evelyn che, non fiatò lasciandomi assaporare quel momento.

Uscimmo all'aperto e ci avviciniamo a passo lento alla cappella di famiglia adiacente la villa.

Avanzavamo in silenzio e l’ unica cosa che mi faceva rendere conto della presenza al mio fianco, era la sua mano sul braccio che, premeva leggermente come fosse quel gesto, a tenermi con la mente presente e lucida.

Poggiammo entrambe il piede nel primo gradino e mi sfuggì un sospiro, come se i miei polmoni avessero deciso di svuotarsi improvvisamente.

“Amelia...sta tranquilla!” mi disse con quel suo tono dolce e caloroso.

“Evelyn sono la donna più tranquilla del mondo!” le risposi prima di fare un altro passo e lei mi sorrise perchè sapeva benissimo che non era la verità ma ha sempre avuto delicatezza la mia Evelyn.

Infine eccomi, pronta al grande passo che cambierà la mia intera vita, al passo che farà di me una donna diversa e nuova.

Davanti a me si presentò una scena che non ho mai immaginato in questi termini, neanche in certi gesti a dirla tutta. La cappella era stata addobbata con  fiori bianchi e nastri candidi, il pastore all'altare, Emerson e Walter innanzi a lui. Emerson era paonazzo e non faceva che toccarsi il cravattino al collo, doveva proprio essere abbastanza stretto visto che continuava a strattonarlo con forza. Borbottò qualcosa al fratello che a sua volta stava cercando di farlo stare fermo dandogli colpetti sulle mani trattenendosi dal ridere davanti ad un simile atteggiamento infantile.

Di colpo però i suoi occhi, luminosi come zaffiri, mi individuarono e la bocca si aprì in un inarticolato suono non definito e rimase li a fissarmi a lungo con quell’espressione da pesce lesso, come disse qualche ora dopo lui stesso nel raccontarmi la scena. Speravo vivamente di non assomigliare ad una meringa e ciò mi portavo a stringere il braccio di Evelyn che squittì trattenendo a stento la sorpresa.

Avanzai lentamente verso di lui e senza fissarlo troppo notai che il cravattino si era storto davanti alle sue attenzioni, quindi una volta arrivata allungai una mano e sistemai il tutto sotto lo sguardo attonito di Emerson che gonfiò il petto al punto che un proiettile sotto forma di bottone mi colpì la guancia inaspettatamente.

“Peabody...” borbottò fra se l'uomo che stava per diventare mio marito.

“Emerson...” non sapevo che cosa dire in quel momento così sbuffai lasciandomi scappare

“ Un’ altra camicia rovinata...!” mormorai a mia volta sentendo le guance diventare rosse come il viso paonazzo dell'uomo che avevo innanzi.

“Scusami Peabody...sei...sei.. incantevole” so quanto gli sia costato un simile commento davanti ad un estraneo e ai familiari, quindi sorrisi al mio adorato Emerson, commossa dalle sue parole ma estasiata alla sua vista, rendendomi conto che l'uomo che presto diventerà mio marito è l'uomo più attraente che io conosca...e l'unico ai miei occhi.

 

 

*************

Chiedo infinitamente scusa se ci ho messo tanto, se ho ponderato se metterlo o meno e chiedo scusa alla Peters xD e inoltre chiedo scusa se ci sono errori ma chi scrive sa che sfuggono facilmente. 

Tempo fa scrissi in un attimo di astinenza questo piccolo brano, mi sono divertita a dire il vero. 

E voi? come lo avevate immaginato???

   
 
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