Ringrazio
anche solo chi legge.
Remake
di Se
bastasse una bella canzone. Dedicata a: Black Mariah, logos,
thebest90, Shin_
che l'avevano recensita.
L’ho
scritta
sulle note di Se bastasse una canzone di Eros Ramazzotti.
Vi
dedicherei una canzone
“Natale
è
una festa che non ho mai capito” si lamentò Re
Kahio. Guardò Bubbles colpire un
chiodo conficcato in un asse. Avanzò facendo tremare il
ventre rigonfiò e
guardò le pareti di legno, socchiuse gli occhi e
sospirò guardando le assi
storte. Superò una protuberanza delle nuvole arancioni e si
appoggiò alla
roccia su cui era appoggiata la casa incompleta.
“Non
riesco
a trovarci dei giochi di parole abbastanza divertenti. E sì
che ne avrei tanto
bisogno ora che il mio mondo è andato distrutto”
si lamentò. Bubbles lanciò dei
versi striduli e saltellò sul posto tenendo le zampe
superiori sollevate e
quelle inferiori piegate con le ginocchia in fuori, dimenando la coda.
“Non
so se
una canzone possa bastare per tirarmi su di morale”
borbottò. Goku fece una
serie di piegamenti, i muscoli erano in tensione e le vene del collo
erano
gonfie. Dei rivoli di sudore gli colarono dal viso facendogli pizzicare
la
pelle all’attaccatura dei capelli e il capo, gocciolarono
oltre il suo mento e
caddero in una pozza di sudore formatasi sotto la sua faccia. Si diede
la
spinta e si mise a testa in giù appoggiato su una mano. Si
diede la spinta,
fece una capriola in aria e atterrò in piedi. Si
voltò e vide Re Kahio sedersi
a terra, lo raggiunse e si sedette accanto a lui.
“Perché
non
dorme?” domandò. La divinità chiuse gli
occhi, la pelle azzurra si fece più
chiara e appoggiò la testa sulla sua spalla.
“Buona
idea”
biascicò. Goku ghignò, lo guardò
appisolarsi e sentì il suo respiro farsi
regolare. Avvertì i versi della lucciola, chiuse gli occhi e
mise la mano sulla
spalla della divinità.
<
Magari
bastasse una canzone per convincere i miei amici a smettere di
soffrire, gliela
dedicherei. Invece posso solo guardarli vagare spaesati, mi sono illuso
che
sacrificandomi, togliendomi dai piedi, li avrei resi felici e senza
problemi >
pensò.
“La
dedicherei a tutti quelli che sono allo sbando”
mormorò.
I
fiocchi di
neve cadevano sull’asfalto coprendolo di un manto bianco. I
piedi del principe
dei saiyan affondavano nella neve ed alcuni fiocchi
s’impigliavano nei suoi
capelli neri sciogliendosi. Teneva il capo chinò, le braccia
abbandonate ai
lati dei fianchi. Sbatté con una spalla contro una donna
facendola strillare e
un uomo lo spintonò passandogli accanto. Vegeta
andò a sbattere contro un uomo
che cadde disteso per terra con un gemito di dolore, facendo cadere dei
pacchi
vermigli. Vegeta chiuse gli occhi e proseguì, il respiro era
irregolare e il
fiato si condensava davanti al suo viso.
“Mi
chiedo
se la donna mi stia ancora aspettando… quel moccioso
mezzosangue, in fondo, è
anche mio…” mormorò con voce roca.
C18
accelerò
la velocità, il vento le sbatteva contro il viso insieme
alle ciocche dei corti
capelli biondi. Le iridi color ghiaccio erano spente, teneva le braccia
strette
ai lati del corpo e i pugni chiusi. Virò alzandosi
più in alto, passando sopra
una strada a tubo sospesa sopra due palazzi.
“17,
dove
sei?” domandò a bassa voce. Il suo tono gelido fu
coperto dal grido del vento
che le rimbombava nelle orecchie. Si abbassò in picchiata e
fece lo slalom tra
una decina di palazzine.
“Devo
trovarti e smettere di pensare a quell’idiota
pelato… con il viso da cucciolone…”
borbottò.
Junior
si
tolse il turbante, sospirò e lo gettò a terra. Il
terreno si spaccò sotto il
suo peso riempiendosi di crepe. Si passò la mano sopra la
testa pelata,
sentendola umida sotto i polpastrelli. Piegò di lato la
testa facendo
scricchiolare il collo e ripeté l’operazione
dall’altra parte. Incrociò le
gambe, appoggiò le mani sulle ginocchia e chinò
il capo. Il vento fece
sollevare una nube di polvere rossastra dal terreno deserto su cui era
seduto.
“Senza
quel
marmocchio frignante di Gohan qui c’è
silenzio… troppo” si lamentò.
Gli
occhi di
Goku si mossero sotto le palpebre chiuse e strofinò le dita
lungo la spalla che
stringeva, i polpastrelli affondavano nella massa flaccida coperta dai
vestiti.
“La
dedicherei a quelli che non hanno avuto ancora niente e sono ai margini
da
sempre” bisbigliò il Son.
Crilin
si
coricò su un fianco, teneva gli occhi chiusi e la luce della
luna illuminava
una lacrima sulla guancia. Abbracciò il cuscino e
singhiozzò, dimenò i piedi
sul futon continuando a dormire. Si sentiva il rumore del mare in
sottofondo e
la luce dell’astro brillava riflettendo sul suo capo pelato
facendo brillare di
riflessi argentei i sei punti dipinti sulla sua testa.
Mugolò e strinse il
cuscino contro il petto, strappandone la fodera.
“18”
mormorò.
Goku
si
leccò le labbra, guardò il migliore amico tremare
più forte e l’immagine si
oscurò. Le antenne di Re Kahio erano piegate a conca e
tremavano, una serie di
scintille si creavano fra esse.
“La
dedicherei a tutti quelli che stanno aspettando”
bisbigliò l’eroe della Terra.
“Ti
aspetterò sempre Goku, amore mio”
mormorò Chichi. Si portò la fotografia alle
labbra e baciò la testa di Goku, sopra quella più
piccola di Goku bambino.
Fissò con gli occhi arrossati l’immagine di se
stessa raffigurata intenta ad
abbracciare il marito. Singhiozzò, si sporse e
appoggiò la foto sul comodino. Si
nascose il viso tra le mani e scoppiò a piangere.
Goku
avvertì
delle fitte al petto e il battito cardiaco si fece irregolare, si
appoggiò alla
parete dietro di lui con il capo stringendo più forte gli
occhi.
“La
dedicherei a chi come me rimane un sognatore, rimanendo sempre
più solo”
mugolò.
Goten
si
affacciò alla finestra e osservò il cielo.
Sorrise e allungò le mani verso la
nuvola speedy. Affondò la mano nella superficie dorata e la
sentì indurirsi al
suo tocco. Si diede la spinta e vi si arrampicò di sopra.
Alzò il capo
guardando il cielo azzurro e sorrise. Una nuvola bianca allungata
passò sopra
il capo del bambino.
“Un
giorno
voliamo da papà?” domandò.
Allargò le braccia e chiuse gli occhi, i capelli
neri che gli circondavano il viso con delle ciocche grandi quattro dita
tremarono mossi dal vento.
Goku
inspirò
ed espirò ripetutamente, aprì gli occhi lucidi e
li sbatté. Li richiuse e si
leccò le labbra sentendo un sapore acido in bocca.
“La
dedicherei
a chi ha cercato a sua volta di creare una canzone per
cambiare” mormorò.
Bulma
fece
oscillare il cacciavite di plastica morbida rosso e azzurro davanti al
viso del
figlio. Il neonato gorgogliò, allungò le mani e
lo afferrò, mettendosi la punta
azzurra in bocca. Succhiò dimenando le gambe e la madre lo
cullò contro il suo
petto.
“Vedrai
che
il tuo papà cambierà. Lo so che è un
principe che sembra tanto antipatico, ma
da qualche parte ha un cuore”. Lo incoraggiò e
sorrise, chiudendo gli occhi
sentendo i gorgoglii del bimbo.
“Sarà
orgoglioso di te. Hai già imparato a camminare da solo
infondo”. Aggiunse la
donna.
Goku
sorrise. Risalì con la stretta sulla spalla di Re Kahio, lo
sentì borbottare
nel sonno. Trattenne il fiato e sentì Kahio iniziare a
russare rumorosamente.
“La
dedicherei a tutti quelli che stanno aspettando” disse con
voce inudibile. Il
russare si fece più forte e Goku espirò aria.
“Soprattutto
a tutti quelli che venuti su con troppo vento, quel vento gli
è rimasto dentro.
A quelli che hanno creduto, cercato e voluto che fosse
così”. Aggiunse.
Videl
appoggiò le mani sul terreno davanti a sé e
piegò il capo di lato, le dita le
affondarono nel fango e sentì i fili d’erba
solleticarle le dita.
“Qualche
problema?” domandò. Gohan sbatté
ripetutamente gli occhi arrossati e si
strofinò la mano sulla guancia umida.
“Certo.
Hai
già finito di fare gli esercizi per la
concentrazione?” chiese con voce roca.
La figlia di Mr. Satan si diede la spinta e si mise in ginocchio per
terra.
“Ti
manca
tuo padre vero? Anche io ho quella voce quando sento la mancanza di mia
madre”
disse. Gohan abbassò il capo e le gote si arrossarono.
“È
lui che
mi ha insegnato il valore della giustizia. È per renderlo
orgoglioso che faccio
Great saiyamen” ammise. Videl lo abbracciò e gli
appoggiò il mento sulla
spalla.
“Lo
è
sicuramente” mormorò.
“Ghh
ghh”
mormorò Goku con tono inudibile, stringendo le labbra fino a
farle sbiancare.
“Ai
miei
cari, insomma” bisbigliò. Aprì la mano
sudata lasciando andare la spalla di Re
Kahio e la appoggiò a terra.