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Autore: HIMsteRoxy    11/02/2014    0 recensioni
E se Ville Valo avesse una sorella minore?
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ville Valo
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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La settimana trascorse rapidamente e mi ritrovai ben presto a dover affrontare l’evento che il manager della band aveva creato per calmare le migliaia di fan, che dopo i concerti annullati, si erano rivoltate contro.
Era un comune giorno, ma per me si era rivelato l’incubo peggiore. Dovevo essere ormai abituato a queste circostanze, ma ritrovarmi di nuovo in un luogo affollato di gente bramosa di una mia foto o di un mio autografo non era il massimo della felicità. Preferivo di gran lunga i concerti, dove potevo cantare per ore e ore ed esternare le mie emozioni.
Quella sera mi preparai, scegliendo a caso una maglietta dall’armadio e mettendo il mio solito berretto scuro.
‘’ Kira, io sto uscendo. Farò tardi. ‘’ dissi, salutando mia sorella.
Kira era seduta sul divano, intenta a guardare la televisione. ‘’ Sì, okay. Ciao! ‘’ rispose, senza degnarmi di un solo sguardo. Sbuffai, scendendo le scale.
Uscii dal cancello e lì, ad aspettarmi, trovai un taxi. Una piccola cortesia da parte del manager. Entrai e diedi indicazioni al tassista, il quale partì immediatamente.
‘’ Ma lei non è il signor Valo? ‘’ domandò retoricamente il tassista, ridendo.
‘’ Sì, sono io. Perché ride, scusi? ‘’
‘’ Non mi riconosce? ‘’
Lo fissai e non capii il perché della sua domanda. Di certo non potevo ricordarmi qualsiasi persona che incontravo per strada. Ed io di gente ne avevo vista, eccome.
‘’ L’ho accompagnata a casa, quella sera di Halloween. ‘’
Per un attimo non ricordai nemmeno cosa avevo fatto quella sera, poi però mi venne in mente la breve e fastidiosa conversazione con il tassista impertinente. Abbassai lo sguardo, roteai gli occhi, lo rialzai di nuovo e sorrisi gentilmente, anche dentro pregai di arrivare sul posto il prima possibile.
Il tassista sorrise e riprese a guardare la strada davanti a sé. Sperai che non si ricordasse della promessa che mi aveva strappato quella sera e che iniziasse a conversare.
‘’ Mia figlia sarà davvero contenta di poterla vedere. ‘’ iniziò a dire, dopo qualche secondo.
‘’ Sì, posso immaginare. ‘’ sorrisi, svogliatamente.
‘’ Sa, è stata così fortunata. Ha pure vinto il pass per entrare; così mi ha detto. ‘’
Non capii se stava scherzando o se era serio. Lo guardai sconvolto. Se pensava che c’avessi creduto, allora ero un idiota totale. Tutta questa cosa era stata creata solo per un suo capriccio. Mi ero lasciato sfuggire un sì e il manager aveva risolto il problema, cogliendo l’occasione al volo.
Per fortuna il tragitto durò poco e così entrai subito nel locale, dove si sarebbe svolto l’evento. Incontrai gli altri ragazzi della band e mi appartai assieme a loro e al manager per discutere degli ultimi dettagli: avremmo suonato, nel primo tempo, alcune canzoni e, nel secondo tempo, ci saremmo dedicati al vero e proprio meet&greet.
Così dopo aver cantato Right Here In My Arms, Wicked Game, In Joy and Sorrow, The Funeral of Hearts per poi passare infine a Tears on Tape, mi preparai psicologicamente al secondo tempo della serata.
Orde di fan erano in fila ad aspettare il fatidico momento. Scalpitavano e ridevano, mentre i loro occhi erano tutti puntati su di me. Quella era decisamente una giornata no e sperai di riuscire a trattenere i miei istinti per non rovinare almeno la serata a tutta quella gente che aveva aspettato ore e ore, fuori dal locale.
Firmai una miriade di autografi, mi misi in posa per centinaia di foto e strinsi migliaia di mani e abbracciai chiunque, solo per compiacere le fan e il manager.
A fine serata tornai a casa davvero stanco. Ero così esausto, avevo un gran mal di testa e avevo solo voglia di andare a dormire e di non alzarmi più dal letto. Avrebbero fatto a meno di me per almeno un mese.
Aprii la porta di casa e trovai Kira addormentata sul divano, con il telecomando ancora in mano. La tv era rimasta accesa per tutta la sera. La guardai dolcemente. Nonostante i nostri litigi aveva voluto aspettare il mio ritorno, ma era crollata a causa del sonno.
Presi una coperta e gliela adagiai sopra. Ma nel fare quel movimento qualcosa cadde a terra: era un piccolo quadernetto, forse un diario, aperto a metà. Lo raccolsi da terra e non riuscii a non leggere il suo contenuto:
 
Sono passate settimane da quando io e Mikko ci siamo lasciati. So che non vale la pena continuare a pensare a lui, ma non ci riesco. Mi manca da morire e vorrei che tutto ciò non fosse accaduto.
Perché gli uomini sono così insensibili?!
 
Rimasi sconvolto. Per tutti quegli anni avevo visto Kira come una ragazza immatura. La verità era però che anche lei stava soffrendo per amore, come era accaduto a me, tanti anni fa.
Ero stato così egoista nei suoi confronti, come se fossi stato l’unico ad aver avuto una delusione d’amore. Il mondo non girava attorno a me e, fino al quel momento, non ero stato in grado di capirlo.
  
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