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Autore: mamogirl    11/02/2014    2 recensioni
“Scegli me perché ho bisogno di te. Ho odiato me stesso per essermi lasciato scappare quest'occasione tante di quelle volte che non dovrei più averne un'altra. E se questa deve essere l'ultima, non voglio lasciarmela scappare senza aver almeno lottato. Perché, alla fine di tutti i discorsi, è questa la verità. Ho bisogno di te perché solamente con te riesco a essere il vecchio Brian...
Genere: Angst, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Brian Littrell, Nick Carter
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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§ I Choose You §

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Non si era accorto quando aveva iniziato a nevicare. All’inizio, aveva semplicemente considerato quelle gocce come frutto della pioggia, quella stessa che li aveva accompagnati dall’inizio di quel mini tour natalizio. Ci erano voluti molti minuti, lunghi attimi che si erano sciolti l’uno nell’altro, per prender nota della tinta bianca di esse prima che abbracciassero il vetro del finestrino, scivolando poi in un serpentello fino a poi perdersi via dalla sua vista. I fiocchi cadevano lentamente, adagiandosi e addormentandosi sulla strada, sui marciapiedi ancora colmi di fans che non sapevano ancora se tornare a casa o andare a concludere la serata in un pub nelle vicinanze. La neve danzava davanti al vetro, quasi come se esso fosse uno specchio in cui rimirarsi durante quegli ultimi passi che non avrebbe più potuto fare una volta terminato il suo balletto. Rapito, quasi ipnotizzato, la punta del dito seguiva il loro lento discendere sulla superficie, in un saliscendi che lasciava tracce impalpabili, cancellate quasi immediatamente dall’umidità della stanza. Si sarebbe potuto addormentare, cullato dal silenzio e da quei disegni creati dalla natura, se non fosse stato per quel freddo contatto tra fronte e vetro. Una sensazione, quella, che Brian sperava potesse quasi entrare a far parte del suo corpo, scivolando sino a quella gola vittima di un fuoco ancor bruciante. 

Era da solo sul tourbus. L’unico che non presenziava agli after party dopo i concerti, anche se questa non era una cosa sorprendente o poco sconosciuta. Era sempre stato così, anche quando quegli eventi non erano propriamente ufficiali e venivano decisi solamente all’ultimo minuto. Non aveva mai trovato niente di così eccitante o divertente nel rinchiudersi in un locale strapieno di gente, il cui unico scopo era quello di avere un qualche contatto con loro, e con il volume della musica decisamente troppo alto e rumoroso per i suoi gusti. Ma, almeno fino a qualche anno prima, era sempre stata una sua decisione volontaria: era stato lui, era stato Brian a decidere che gli after parties non facevano per lui e che preferiva tornare in camera e riposarsi. Ora, invece, non era più una sua decisione. Anche quella, così inutile e priva di apparente importanza, gli era stata strappata via da quelle stesse mani, no artigli, che stavano da anni cercando di portargli via la voce.

  

“Non è una buona idea. Devi riposare la voce, dopo ore di uso e abuso fra soundcheck e concerto. Che senso avrebbe perdere tempo necessario per riposare solamente per qualcosa che non ti è mai piaciuto?”

 

In linea teorica, il ragionamento di Kevin non aveva nemmeno la benché minima falla. In ambienti rumorosi come quelli di locali, Brian sarebbe stato costretto ad urlare anche per la più piccola conversazione e gli venivano i brividi al solo pensiero di quanto bruciante e infiammata, nonché dolorosa, sarebbe stata la sua gola una volta terminato l’evento. Ma era il motivo sottostante che lo faceva infuriare, odiare ancor di più quella lotta che sembrava non aver intenzione di cessare molto facilmente. 

Con un sospiro, e un colpo di tosse per schiarire la gola, Brian strinse le braccia attorno alla vita, appoggiando il mento contro il sottile stipite. Non era solo quello il motivo per cui, approfittare di quei rari momenti di silenzio e solitudine, sembrava essere più una condanna che una benedizione.

Lo era, una condanna, soprattutto perché lo teneva lontano da Nick.

Brian non sapeva esattamente come definire questo nuovo loro rapporto. Nemmeno ci rifletteva sopra, nemmeno osava incominciare a definirlo altrimenti si sarebbe semplicemente ritrovato con un carico di ansia e di stress di cui non aveva certamente bisogno. L’unica cosa di cui aveva bisogno era Nick, per quanto strano e contorto quel desiderio potesse sembrare.

Eppure, non era così difficile da spiegare. Nick era il suo rifugio, non c’erano altre parole che potessero definirlo meglio di così. Ogni volta che erano insieme, solo loro due, non c’erano più problemi ad assillarlo e a richiedere ogni oncia delle sue energie. Ad ogni carezza, ad ogni bacio, una per una le sue ansie scivolavano via fino a quando l’unica cosa che rimaneva ferma nel suo mondo era Nick. Tutto scompariva quando erano insieme, tutto svaniva nel momento in cui Nick era dentro di lui e se avesse potuto, Brian avrebbe fermato il tempo e lo spazio in modo da ricavare un angolo in cui loro due avrebbero potuto nascondersi e rimanere così, sempre uniti e dimenticati dal mondo reale. 

Chiudendo gli occhi, Brian diede una botta contro il muro. Ora sapeva come un drogato si sentiva. Ora comprendeva perché essi facevano fatica a rinunciare a quell’unica sostanza che poteva cancellare ogni dolore, ogni tristezza e ogni pensiero di rinuncia e attesa. C’erano momenti in cui Brian riusciva a respirare solamente se le dita di Nick accarezzavano la sua schiena o se le loro labbra si incontravano anche solamente di sfuggita, un breve assaggio che li lasciava sempre ardenti e ansiosi per poter averne ancora di più. C’erano momenti in cui quel fuoco che bruciava dentro la sua gola diventava cenere, scivolava in un annacquato ceppo di legno mentre Nick gli sussurrava tutto ciò che avrebbe voluto fargli se fossero stati da soli. Con un tono malizioso, con uno sguardo che Brian si illudeva fosse stato creato e venisse usato solamente per lui, Nick riusciva a farlo sentire desiderato come mai prima gli fosse successo nella sua vita. Perché era quello ciò che lo spingeva a ritornare sempre, anche quando si era promesso e ripromesso di non usare più Nick in quel modo. Perché Nick distruggeva il suo corpo pezzo dopo pezzo, muscolo dopo muscolo, nervo dopo nervo fino a quando non era solo che cera pronta per essere modellata a suo piacimento.

E lo faceva, oh, se lo faceva!

Ogni volta, Nick scopriva nuovi modi per ricostruirlo. Ogni volta, Brian si sentiva come rinascere sotto la maestria di quelle mani e, quando si risvegliava con ancora le sue braccia strette attorno ai suoi fianchi, c’era la piccola illusione che quella potesse diventare la sua nuova vita.

Già. Poteva essere perfetto se... 

Il chiacchiericcio alticcio annunciò il ritorno degli altri quattro. Grosse risate si facevano sempre più distinguibili man mano che il suono di passi si avvicinava. D’istinto, Brian scivolò giù fino a quando non si ritrovò completamente sdraiato sul divano e chiuse gli occhi proprio nel momento in cui la porta del bus si aprì, lasciando entrare un soffio di vento freddo. Fingere di dormire sembrava un comportamento così stupido e infantile, certo, ma era decisamente la scelta migliore rispetto alla raffica di domande a cui Brian sarebbe stato sottoposto se lo avessero trovato ancora sveglio. Non voleva dare spiegazioni inutili, oltre al fatto che non voleva di certo sentire i commenti su tutto quello che si era perso, specialmente se ruotavano attorno a Nick e alle sue mille conquiste. O, meglio, le mille fans che avevano avuto più possibilità di lui nel toccarlo, accarezzarlo o, se davvero si erano sentite coraggiose e spavalde, a sussurrare frasi maliziose che avrebbero fatto nascere quel sorriso che solo lui aveva il diritto di creare.

Il parlottio si interruppe nel momento in cui si accorsero della sua presenza. Un sorrisino si disegnò sulle labbra e Brian fu grato di avere la schiena rivolta verso la porta, in modo da poter esser nascosto e senza esser scoperto. Già sentiva gli occhi di almeno due persone rimanere puntati sul suo collo ed era quasi matematico comprendere a chi appartenessero, soprattutto percependo la sottile vena di preoccupazione che dava intensità a quegli sguardi.

“Che facciamo? Lo lasciamo lì?”

“Lui e Howie sono gli unici che possono dormire comodi su quel divano.”

“Perché?”

“Perché siete entrambi piccoli.”

“Io non sono piccolo!”

“No, sei solo ubriaco.”

“Io non sono mai ubriaco.”

“Certo, certo... andiamo ubriaco.”

La porta, che collegava la zona giorno con la zona delle cuccette, si aprì per poi richiudersi ma Brian non si azzardò a voltarsi perché ancora sapeva che Kevin e Nick non avevano seguito Aj e Howie.

“Credi che stia bene?”

“Almeno sta dormendo.”

“Già...”

“Su, Nick. Andiamo. Se avrà freddo, tornerà di là.”

Aspettò ancora qualche minuto. Con le orecchie tese, attese fino a quando anche l’ultimo rumore di vita, dall’altra parte della stanza, arrivò acquietato e silenzioso. Solo in quel momento Brian si rimise nell’esatta posizione di prima, prima che il tourbus ingranasse la marcia e incominciasse a macinare chilometri e chilometri sotto le sue ruote. I fiocchi di neve avevano incominciato a scendere sempre più grossi e tutto ciò che sfrecciava via era un misto fra il blu scuro della notte e il bianco che diventava sempre più prominente.

Avrebbe voluto chiamare Nick. Sarebbe bastato un semplice messaggio e Brian sapeva che sarebbe giunto dalla stanza, chiedendogli che cosa avrebbero potuto fare senza svegliare nessuno dall’altra parte. Era pur sempre un’idea migliore di quell’immagine che non lo aveva abbandonato dal primo momento in cui erano saliti su quel bus, quell’illusione di potersi nascondere in una delle cuccette e lasciare che la notte scivolasse via attorno a loro due, addormentati e abbracciati come se niente e nessuno potesse separarli.

Con un altro colpo, Brian sbatté ancora la testa contro la parete. Era inutile, quando si trattava di Nick, tutto dentro di lui cambiava fino a quando rimaneva a ruotare attorno al ragazzo. Quel ragazzo che ora era apparso nel riflesso del vetro, passi silenziosi che lo avevano colto alla sprovvista mentre cercava di riprendere quel sorriso che avrebbe sciolto l’espressione preoccupata di Nick.

“Stai attento o dovremo aggiungere commozione cerebrale al lungo elenco dei tuoi problemi medici.”

“Nah, ho la testa troppo dura.”

In pochi passi, quel riflesso che Brian osservava nel vetro si fece più avanti fino a quando Nick non si sedette a pochi centimetri dai suoi piedi.

“Sapevo che non stavi dormendo.”

“Come?” Domandò Brian, scostando la testa dalla parete.

Le dita di Nick si appoggiarono sulla caviglia di Brian, scivolando oltre il confine dei pantaloni. Un brivido, di piacere misto a freddo, incominciò a risalire lungo i nervi, risvegliando parti di se stesso che sembravano essersi davvero addormentati durante quelle ore.

“Solitamente non riesci a dormire senza almeno una coperta. - Rispose Nick, ripensando a tutte quelle notti, o semplicemente parti di giornata, in cui si erano addormentati l’uno stretto nell’altro. – O stretto attorno a qualcosa di caldo.” Aggiunse poi, il tono di una punta maliziosa.

Un’onda di calore risalì fino alle guance di Brian, colorandole di una tonalità cremisi mentre, quasi inconsciamente, Brian si spostava più vicino. Dita sfiorarono altre dite, pelle contro pelle e brivido contro brivido mentre gli occhi, illuminati dai lampi di lampioni in velocità, si perdevano l’uno dentro l’altro, regalandosi una tonalità più profonda e ricca di tracce di piacere.

Brian non ebbe nemmeno tempo di ribattere, soprattutto perché proprio in quel momento la sua gola decise di rimanere prigioniera di un attacco di tosse. Nick utilizzò quei preziosi secondi per scivolare di fianco alle gambe di Brian, le mani che risalivano dalla caviglia fino alla coscia per poi rimanere qualche attimo, qualche lungo e infinito momento, sul fianco.

“Mi sei mancato.” Mormorò Nick, le labbra a qualche millimetro dalle orecchie di Brian.

“Davvero?” Brian scostò di lato il viso, esponendo così il collo per poter essere alla mercé degli attacchi di Nick.

Dal lobo dell’orecchio, le labbra scesero su quella pelle lasciata completamente libera di essere baciata, accarezzata e, in quel punto che Nick sapeva essere più sensibile, mordicchiata. Un pizzico, una fiamma di dolore che poi veniva spenta e lenita da dolci carezze che, in cambio, venivano ringraziate con brividi sempre più intensi.

“Davvero. - Fu la risposta di Nick, la bocca ora a qualche centimetro dall’incavo che proteggeva le corde vocali. – E tu? Ti sono mancato?” Non lasciò nessun bacio lì, non azzardò, Nick, a sviare l’attenzione e puntarla su quel problema da cui, lo sapeva, Brian cercava di sfuggire quando stavano insieme. Così le labbra scivolarono ancora di più, fermandosi lì dove la maglietta incominciava a nascondere la pelle. Furono le mani, quindi, a prendere la situazione, ovviando a quell’ostacolo fatto di tessuto e profumo di Brian e incominciando a tastare quella pelle e quei muscoli che tremavano e fremevano sotto il loro passaggio.

Fu un attimo, però.

Perché era questo il potere che Nick esercitava su Brian: faceva nascere, in lui, una forza che non sapeva potesse nemmeno esistere dentro di sé. Era una consapevolezza che Brian aveva invidiato negli altri, sicuro che a lui non era stata mai offerta né insegnato come, almeno, iniziare a cercare. Era la sicurezza di sapere che ogni suo movimento, ogni suo gesto o espressione, avrebbe causato una diretta reazione nel corpo di Nick. E invece che imbarazzarlo, invece che fargli abbassare lo sguardo e trovare una battuta per far scivolare via quella sensazione, Brian si ritrovava quasi a prendere quell’emozione fra le mani e lanciare ancora più in là quelle redini, quasi come volesse essere sicuro di poter far cadere quella meravigliosa creatura che era Nick. Anche in quel momento, anche in quel frangente in cui tristezza e una punta di depressione avevano iniziato ad avvolgere il proprio cappotto attorno alla sua esile figura, Brian si sentiva come l’essere più sensuale di quel pianeta, se era capace di poter creare quelle reazioni in Nick.

Fu un attimo ma bastò quel piccolo ritaglio di tempo per permettere a Brian di cambiare le carte in tavola e quella già intima vicinanza gli permise di sedersi a cavalcioni sopra Nick senza troppe difficoltà o necessità di avvertirlo. Senza ancora dare, almeno vocalmente, una risposta, Brian prese fra le mani il viso di Nick e, con un guizzo malizioso negli occhi, appoggiò le labbra sopra quelle del ragazzo. Prima solo con tocchi veloci, come se volesse stuzzicare il suo compagno e far crescere in lui il desiderio di qualcosa di più, qualcosa di più intenso e meno frustante. Solo al primo suono di lamentele, Brian lasciò perdere ogni gioco, lasciando che fossero le sue labbra a pronunciare parole silenziose per rispondere a quella domanda che ancora vagava nell’aria.

All’inizio Nick rimase solamente vittima di quell’attacco, ancora non riusciva ben a contenere le reazioni che Brian, quel Brian, causava alla sua mente. Era come se, con un semplice tocco o semplicemente sentire il corpo di Brian così stretto contro il suo, ogni pensiero si trasformava in una brodaglia senza senso e senza nemmeno un significato che andasse oltre a quanto desiderava quell’uomo. E non c’era niente, nemmeno la più potente droga che avesse mai provato, che potesse essere così eccitante e, in qualche modo, distruttiva come le labbra di Brian. Per loro, lui e la sua pelle erano solamente una lavagna pronta per essere usata, pronta per esser inscritta con quei lampi di fiamme e bruciante passione che cresceva ad ogni tocco e a ogni carezza.

Non c’era bisogno di parlare. Ed era forse quello che rendeva quella situazione ancor più affascinante e difficile da resistere: per quei minuti, per quelle ore e, quando erano fortunati, nottate intere, Brian poteva smettere di preoccuparsi se certe frasi o parole rimanevano bloccate da quella voce che andava e veniva a suo piacimento. C’erano altri modi per rispondere, c’erano altri linguaggi che potevano essere utilizzati sena dover ricorrere a quell’unica cosa che faceva sentire Brian sempre in difetto rispetto agli altri. Con Nick, invece, non c’era più quella sensazione, poteva finalmente tornare a essere la persona che era stata prima che quella malattia lo colpisse, sicuro e consapevole della propria forza.

Finalmente, anche Nick incominciò a controbattere quell’attacco: mentre le labbra inseguivano quelle di Brian, trovandosi e scambiandosi frasi per poi riprendere quel gioco a nascondino, le mani si intrufolarono sotto la maglietta, a stretto e intimo contatto con la pelle. Disegnando linee e figure, tracciando confini e curve di quegli addominali perfetti, frutto di ore a scaricare la tensione in una palestra. Ne andava orgoglioso, Nick. Anche se non erano i suoi, andava orgoglioso di quel corpo che sembrava non invecchiare con il trascorrere del tempo e, soprattutto, vi era una sorta di soddisfazione e piacere nel sapere che tutti lo ammiravano mentre solamente a lui era stato concesso di poterlo toccare e accarezzare.

Nemmeno le mani di Brian rimasero ferme, però. Dalle guance scesero sul petto e, lasciando dietro di sé una pista fatta di brividi e di lampi di piacere, si fermarono per qualche attimo qualche millimetro sopra l’orlo dei pantaloni che Nick indossava.

“Bri...” Riuscì Nick a mormorare, un gemito di piacere che venne però rubato via dalla bocca di Brian.

“Cerca di non far rumore. – Sussurrò Brian in un orecchio mentre le dita riuscivano nell’intento di slacciare l’unico bottone e la cerniera. – Non vorrai mica svegliare Kevin.”

“Non vale.” Ribattè Nick, il respiro reso affannato dalla trepidazione e l’eccitazione che i gesti di Brian stavano provocando in lui.

Un solo sorriso malizioso fu l’unica risposta che Nick ricevette da Brian, almeno prima che le sue dita scivolarono dentro i jeans e fu lì che ogni parvenza di controllo e resistenza si ruppe dentro Nick. Fuochi d’artificio, lampi di piacere e di estasi, furono tutto ciò che Nick poté vedere e udire in quei frangenti in cui le carezze e i tocchi di Brian diventavano sempre più intimi. Avrebbe voluto urlare, avrebbe voluto gridare al mondo ciò che quell’uomo stava causando dentro di lui, il più dolce e assuefante modo di morire, e lo avrebbe fatto se le labbra di Brian non si fossero posate sulle sue per rubare via ogni gemito e tentativo di emettere qualche suono.

Il tempo divenne un vortice senza fine, risucchiando dentro il suo occhio ogni attimo: per Nick, poteva essere trascorso anche un solo mero minuto o una lunga e infinita ora, tanto la sua divisione aveva smesso di avere importanza. L’unico ritmo a cui Nick riusciva a stare dietro era quello dettato dalla mano di Brian, mentre tutto il resto erano immagini e sensazioni sfocate. Ma quelle dita non erano gli unici tocchi e carezze perché, quasi come se fosse il suo intento quello di ucciderlo, le labbra di Brian non lasciavano mai ogni centimetro della sua pelle senza essere marchiate a fuoco.

Non c’erano altri pensieri, come potevano esserci quando quella creatura così sensuale decideva di usare il suo corpo come il suo campo da giochi preferito? Non sapeva, Nick, dove Brian avesse tenuto nascosto quel lato di sé e si sentiva privilegiato ad essere l’unico fortunato ad aver diritto di poter assistere ed essere usato da quelle mani e quelle labbra.

Ci fu un momento di buio, il culmine estremo del piacere ed il gemito non poté essere trattenuto dietro la barriera delle labbra. Ma Nick non si accorse se avesse davvero urlato e se avesse anche richiamato l’attenzione degli amici nell’altra stanza: l’unica cosa che si accorse, una volta ritornato proprietario del proprio corpo e delle proprie sensazioni, era ancora quella bocca che, con languidi e dolci colpi, accarezzava la sua.

“Bri, sarai la mia morte.”

Un sorriso illuminò il viso di Brian mentre le labbra lasciavano baci a farfalla sulla linea della mascella.

“Mai quanto tu la mia.”

“Non ho fatto niente!”

“Davvero?” Ribattè Brian maliziosamente.

Bastò quella domanda per riaccendere, in Nick, quella fiamma di passione e piacere che stava lentamente lasciando spazio alla calma e pace. Nick allungò dunque il collo, riuscendo a trovare le labbra di Brian prima che esse scappassero via ancora rincorrendo quei punti che avevano già marchiato e lasciato segni del loro passaggio. Le mani, invece, scivolarono oltre il tessuto, risalendo le linee di muscoli e ossa che formavano la schiena.

“Dovrei spostarmi...” Suggerì Brian, cercando invano di far cadere il suo peso dalle gambe di Nick.

“Guarda che non pesi nulla. - Rispose Nick sovrappensiero mentre le dita sfioravano e si soffermavano sulle ossa della schiena. - Sei solo muscoli e ossa, ultimamente."

Un'ombra oscurò per qualche secondo lo sguardo di Brian e, prima che Nick potesse anche iniziare a domandarsi per quale motivo, un tocco di baci usurpò via tutta l'attenzione. "E' uno degli effetti collaterali della medicina che prendo."

"O non hai ancora trovato il compagno perfetto per le tue cene."

"Ti stai proponendo? - Mormorò Brian, sfruttando ancora quella posizione per lasciare quel vago sentore di malizia nella sua domanda. D'altronde, erano quelli i patti, seppur mai negoziati a voce alta. Nessun argomento serio, nessun problema veniva mai trattato quando anche i secondi erano fin troppo preziosi per essere sprecati. - Perché credo di aver già assaggiato ciò che hai da offrire."

Un'altra ondata di piacere investì Nick, lasciandosi avvolgere per qualche secondo di quelle parole miste a baci e morsi che Brian usava come se fossero invisibili e innocui pugnali.

"Sono serio. - Ribattè Nick. - Almeno una volta." Aggiunse poi, provocando uno scoppio di risata in Brian, anche se tinteggiata di quella nota rauca in cui la voce si era ridotta.

"Vuoi portarmi fuori a mangiare?" Domandò Brian, più come battuta che come qualcosa di serio. Uscire a cena insieme era fuori questione, era qualcosa che avrebbe definito il loro rapporto come più profondo che semplice sesso.
Anche se non era solo quello. Non almeno per lui. Ma sapeva che non era lo stesso per Nick, anche solamente per quel piccolo e difficilmente dimenticabile dettaglio che Nick era ancora fidanzato. Prossimo al matrimonio.
Ecco perché Nick stava semplicemente scherzando.

"Perché no, scusa?"

"Stile appuntamento?"

"Beh, puoi avere un appuntamento con un amico, no? - Nick si affrettò a precisare, un fremito di panico mentre si domandava se avesse osato, se avesse davvero superato quel labile confine che lui stesso aveva tracciato quando quella sorta di relazione era incominciata. - E poi non stiamo mai da soli. Non come semplici amici, intendo. Stiamo molto insieme ma... mi manca il mio migliore amico."

In quella frazione, Brian riuscì a scendere dal grembo di Nick e, con un sospiro, si ritrovò ad allungare la mano e scompigliare dolcemente i ciuffi biondi davanti alla fronte. Come poteva dirgli di no? Non c'era mai riuscito e, quelle poche volte che lo aveva fatto, si era sentito così in colpa da cercare in tutti i modi di rimediare. Perché, in fondo, era quella la verità: per Nick avrebbe sempre fatto qualsiasi cosa, anche quando significava andare contro se stesso e i suoi di desideri. Già sapeva Brian che quell'uscita sarebbe stata solamente una lenta agonia, ore prolungate trascorse a desiderare che fosse davvero una realtà invece che un fingere che tutto fosse innocuo. Ma se era quello tutto ciò che poteva avere, se essere amici e amanti era tutto ciò che poteva chiedere da Nick, Brian se lo sarebbe fatto bastare, lasciando alla notte e alla solitudine il compito di rimettere insieme il suo cuore.

"Quando?"

"Domani? - Propose Nick, alzandosi di malavoglia. Ma doveva andare a cambiarsi, a rimettersi in ordine e sperare di non lavare via il profumo di Brian sulla sua pelle. - Abbiamo la giornata libera, no?"

"La sera. Mattina fino al primo pomeriggio siamo a registrare, ricordi?"

"Oh."

Gli occhi di Nick si soffermarono per qualche attimo più a lungo su Brian, un'espressione seria mentre cercava di farsi largo in quella maschera che Brian stava ormai utilizzando da quando quella malattia aveva fatto la sua apparizione. La rassicurazione era lì sulla punta della lingua, quel "andrà tutto bene" che sapeva sempre di bugia e che ritornò strisciando da dove era nata. Era inutile, Nick lo sapeva perché l'unica reazione che avrebbe ottenuto sarebbe stata una fredda distanza. Di fronte alla commiserazione, di fronte alla pietà, anche quella non voluta e creata solo a fin di bene, Brian si richiudeva a riccio, rafforzando quell'armatura che anni di difesa e protezione avevano reso quasi invincibile.
Ma avrebbe voluto. Più di tutto, Nick avrebbe voluto prendere Brian fra le braccia e sussurrargli che sarebbe andato tutto bene. Ed era strana quella sensazione. Era strano quel desiderio che sembrava essere nato all'improvviso e che, solitamente, era stato indirizzato verso la sua fidanzata.
E se...?
Nick scostò via immediatamente quel pensiero. Sembrava ipocrita porsi quella domanda quando era stato lui il primo ad ammettere che, fra loro, fra lui e Brian, non ci sarebbe mai stato altro che quello, un rapporto basato solo su uno scambio di sesso. Ma sarebbe stato altrettanto ipocrita ammettere che non era più quello il caso, che durante tutti quei mesi qualcosa era sensibilmente cambiato e si era trasformato in qualcosa di più profondo.
E più terrorizzante.

"Comunque, va bene. - Disse Brian, riportando Nick lontano dai suoi pensieri. - La cena, intendo. Basta che non sia un locale troppo soffocante, uno di quelli alla moda che tanto ti piacciono."

Soffocante voleva dire affollato di gente. E affollato significava che ci sarebbe stato troppo rumore, troppe voci per poter tenere la propria in un sussurro che non avrebbe causato maggior fastidio.
Ecco un'altra cosa che Brian odiava di tutta quella situazione: dover programmare ogni minima uscita attorno a quella voce che, ormai, sapeva di una vita precedente.

"Non ti preoccupare. Conosco un posto dove nessuno ci disturberà." Ribattè Nick, provocando un tuffo al cuore in Brian. Tutto sapeva di appuntamento, tutto sapeva di flirt e primi corteggiamenti e, allo stesso tempo, tutto sapeva di presa in giro e compassione. Ma anche se era quello, se anche Nick glielo stava proponendo per qualche forma di pietà, Brian non riusciva a trovare la forza per rinunciare. Aveva già rinunciato a ben troppo, aveva sacrificato colonne portanti della sua vita per arrivare a quella sorta di terra di mezzo e ora serviva solamente aspettare che qualcuno, che Nick, gli gettasse un'ancora e lo trascinasse al sicuro sull'altra riva.

"Mi fido." Furono due parole pronunciate a metà fra il serio e il divertito, una verità camuffata da battuta. Era così, d'altronde: Brian si fidava di Nick, semplicemente non si fidava del suo cuore. O, meglio, non si fidava ancora di affidarlo in mani che, potenzialmente, non avrebbero nemmeno saputo che cosa farci con esso.

In quel momento Brian alzò il volto e, per una frazione secondo, tutto sembrò fermarsi e stabilizzarsi in un unico sguardo, due paia di occhi che si osservavano in un modo che non era mai stato permesso loro di fare prima. Alcune parole, alcune frasi, fuggirono via da quelle catene a cui erano state legate da controllo e paura, incontrandosi a metà strada e raccontandosi di quanto avrebbero voluto cessare di nascondersi e rincorrersi e di quanto avrebbero voluto tenersi stretti senza mai lasciarsi andare. E lì rimasero, senza la fortuna di essere raccolte dall'altra parte di se stesse, da quelle due anime che ancora stavano cercando il bandolo della matassa per capire dove quel viaggio le stesse portando.
Fu Nick il primo a riabbassare il volto, un velo di rossore che nulla aveva a che vedere con la temperatura della stanza o con i rimasugli di quei tocchi di piacere provocati dalle mani di Brian. Fu lui il primo a interrompere quello sguardo che stava lasciando sfuggire pensieri e sentimenti che nessuno di loro erano ancora riusciti a decifrare, passandosi una mano fra i capelli in un gesto nervoso.

"Vado a farmi una doccia."

Un semplice cenno del capo e Brian riprese la posizione di prima, la schiena appoggiata contro il muro, la fronte contro il finestrino e le braccia strette attorno alle ginocchia. "Buona notte."

"Non vieni di là?" Domandò Nick confuso, sperando che Brian non notasse la nota di preoccupazione nel suo tono di voce.

"Non ho ancora sonno."

"Vuoi che rimanga a farti compagnia?"

Oh, la tentazione incominciò a farsi sentire, a strepitare e urlare sbattendo i pugni contro il petto. La tentazione di rispondere affermativamente, l'idea di avere l'attenzione di Nick tutta per sé e di mettere a tacere quei pensieri che già stavano ritornando prepotentemente a galla. Bastava una minuscola sillaba ma c'erano così tante obiezioni da rendere nullo anche ogni minimo tentativo di pronunciarla.
Semplicemente, Brian non poteva, per così tante ragioni che morale e senso comune avrebbero spiegato fino all'ultima virgola. Allo stesso modo, anche se non semplicemente e molto più difficilmente di quanto avesse sperato, Brian voleva Nick.

"Non dovevi farti una doccia?"

"Posso sempre tornare."

"Non possiamo fare molto. A meno di svegliare gli altri e dover spiegare..."

"Scommetto che con Aj non dovremmo di certo spiegare molto. - Ribattè Nick con una risata. - Ma... Bri, non siamo costretti a... insomma, forse potremo rivedere i nostri accordi."

Fu uno shock più che una sorpresa. Fu lo shock di sentire Nick usare quel tono timido e impacciato per la prima volta in anni, fu lo shock di quella prima realizzazione che, forse, non era solamente lui l'unico a ritrovarsi quasi strangolato da quelle strette braccia di un futile e inutile accordo.
E il vecchio Brian, il giovane Brian che credeva nell'amore senza mai dare nessun dubbio o pensiero, non avrebbe esitato un secondo ad accettare quella nuova proposta. Il Brian senza cuore spezzato, il Brian che portava solamente il segno di una malattia che ancora andava curata e debellata, si sarebbe lanciato senza remore, senza dubbio o paura. Il Brian con esperienze di amori finiti e cicatrici sull'anima, invece, si ritrovò a ponderare attentamente ogni parola, scrutando Nick per cercare di capire dove fosse l'inghippo, dove avrebbe trovato l'indizio che gli avrebbe detto che era solamente uno scherzo. L'ennesimo gioco di un destino che aveva deciso di divertirsi fin troppo con lui.
Ma non trovò nulla. Forse Nick era diventato fin troppo bravo a nascondere i suoi reali sentimenti e intenzioni o forse, per una volta, tutto era così dannatamente semplice che tutto ciò che serviva era un semplice sì. O, forse, perché era quello ciò che Nick faceva in lui: lo prendeva, prendeva il suo mondo e lo cambiava senza mai dargli un indicazione per poi rimetterlo insieme. E Brian glielo avrebbe sempre lasciato fare, gli avrebbe sempre consegnato quel potere perché era l'unica cura per quel vuoto che, altrimenti, si sarebbe preso possesso di ogni millimetro della sua anima, lasciandolo arido come il più infinito e immenso deserto.

"Va bene. - Mormorò, annuendo con un cenno del capo. - Ti aspetto qui, allora."

Un piccolo sorriso e Nick scomparve dietro la porta, lasciando Brian a combattere, ancora una volta, contro i pensieri di mille problemi. C'era un tremolio, quasi impercettibile perché erano più brividi di desiderio, tracce lasciate da quel vortice che era Nick. Sapeva, Brian, che stava commettendo un errore e, sapeva, che avrebbe dovuto prima mettere paletti e chiarire invece di buttarsi senza porsi problemi.
Ma, d'altronde, che altro aveva da perdere?
Così attese mentre secondi e minuti si fondevano fra loro, mentre la neve continuava a scendere e il bus continuava a lasciarsi dietro chilometri e chilometri; attese aggrappandosi a quegli ultimi strascichi del profumo di Nick e di quei baci lasciati sulla sua pelle. Brian attese, soprattutto, ricordando quell'espressione che aveva solamente sperato di poter vedere sul volto di Nick, quell'ombra di luce che gli dava un minimo di speranza.
Attese, certo, perché era quello che già aveva preventivato quando aveva distrutto un matrimonio inutile e infelice e si era presentato da Nick offrendo se stesso, senza chiedere o esigere niente in cambio.
Brian aspettò e la sua attesa venne ricompensata da quell'aroma di shampoo che Nick non aveva mai cambiato durante gli anni, da un abbraccio che si strinse come una calda coperta attorno a lui e un silenzio che non aveva bisogno di essere riempito da inutili parole. E come tutte le altre volte, esattamente come quando c'era passione e estasi a riempire non solo il suo corpo ma anche la sua mente, bastò quel minimo contatto fisico a ributtare indietro ogni pensiero.
C'erano solo loro due. Brian e Nick. Amici, amanti, confidenti e, forse, l'uno l'altra metà dell'altro.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


 

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Due braccia si avvolsero attorno alla vita, spingendo i due corpi ad aderire completamente. Le labbra si appoggiarono sulla nuca, accarezzando in piccoli tocchi quel lembo di pelle nuda fra capelli e l’inizio della maglietta. Un sospiro si levò nel silenzio, un fremito trovò strada libera in quel corpo che ancora si ricordava di come quelle dita lo avevano accarezzato e toccato solo qualche ora prima.

“Che ci fai sveglio nel cuore della notte?”

“Non avevo sonno.”

Un sorrisino si mischiò al bacio accarezzato lì, fra collo e orecchio. “Pensavo di averti stancato a sufficienza.”

Le dita si intrecciarono insieme, un secondo brivido si librò sulla spina dorsale, riaccendendo una fiamma di lasciva estasi. “E’ la croce di chi ha un cervello ancora funzionante. L’impossibilità di spegnerlo.”

“Stai implicando che io non lo possiedo?”

“Sia mai. – Arrivò in una battuta la risposta, accompagnata da una risata presto rubata da un bacio. – Ma ringrazia che ti hanno dato la bellezza.”

Non furono parole a rispondere a quello scherzo. Quelle dita, ancora ben intrecciate con le loro corrispettive, si spostarono sul fianco, dando inizio ad una veloce battaglia di solletico.

“Solo la bellezza, quindi?”

La vittima di quella battaglia riuscì a sottrarsi alle dita, rimanendo però a stretto contatto con l’altro corpo. “Solo quella. – Mormorò con ancora una punta di gioioso scherno. – Solo qualche pensiero, nulla di più.” Aggiunge poi, alzandosi in punta di piedi e lasciando un veloce bacio sulle labbra.

La gioiosità, il primo scambio di eccitazione e sensualità lasciò spazio alla preoccupazione. La fronte si aggrottò, linee di preoccupazione incominciarono a farsi notare mentre l’azzurro si sfumava in una tonalità più scura. Una mano si alzò e andò a posarsi sulla guancia, la punta dell’indice che accarezzava in dolci linee la mascella.

“Ci stai ripensando? Su di noi?”

Lo sguardo si abbassò per una frazione di secondo e, quando si posò di nuovo su quegli occhi, vi era una luce di malizia nella sua espressione. La distanza, seppur minima, venne immediatamente annullata. Le dita scivolarono oltre il tessuto della maglietta, incontrando la pelle e disegnando linee e cerchi che, invece di salire, scendevano fino a incontrare l’inizio dei pantaloni. Le labbra, dalla bocca, si spostarono sulla mascella, lasciando infuocate impronte dietro il suo passaggio.

“Ti sembro che ci stia ripensando?”

Le dita scivolarono oltre l’elastico, rimanendo però al di fuori delle mutande. Il brivido vibrò fra nervi e muscoli, rispondendo quasi naturalmente a quei tocchi.

“Sono lento a comprendere.”

Un sorriso malizioso. Un ultimo bacio sulla mascella prima di scendere sul collo, dedicando attenzione a quel sensibile incavo che proteggeva le corde vocali.

“Dovrò mostrartelo, allora.”

Fu un lieve sussurro, mormorato come il battito di un paio di ali prima di prendere il volo. Il contatto scomparve, lasciando solamente spazio al vuoto lì fra le mani che, solo qualche secondo prima, avevano accarezzato e stuzzicato la pelle del suo compagno. Gli occhi, però, non smisero mai di seguire quelle ossa e quei muscoli che si stavano allontanando, incominciando a lasciare per strada quei pochi strati di indumenti che avevano ostacolato la vista fino a quel momento.

 

Nick sospirò mentre finiva di allacciare i bottoni della camicia. Non sapeva spiegarsi come mai proprio quel ricordo avesse deciso di ritornare, soprattutto in quel momento. Forse era l'ansia e la trepidazione per quell'appuntamento, perché tutte le regole erano state cambiate e stravolte e non aveva più idea di come avrebbe dovuto comportarsi.

Sapeva, però, come avrebbe voluto.

Con un mezzo sorriso triste, Nick sospirò mentre rinunciava ad allacciare quell'ultimo bottone che non voleva proprio entrare nella sua asola.

Se solo si fosse accorto di quei sentimenti molto tempo prima!

Quelle emozioni, lo sapeva, erano sempre state dentro di lui. Certi sentimenti, certi amori di tale intensità e proporzioni, non potevano nascere dalla notte alla mattina, come se davvero fosse vero il detto che la sera portava consiglio. Solamente, Nick non aveva voluto prenderne considerazione, un po' per paura e un po' perché ancora doveva imparare a conoscere i confini di quel pazzo sentimento che muoveva il mondo.

Quando aveva incontrato Lauren, il suo cuore aveva fatto un primo salto nel nulla e, in quel primo tocco, Nick aveva creduto di essersi finalmente innamorato. Ma più il tempo trascorreva e più si rendeva conto che era stata semplicemente una mera chimera, un'illusione prodotta dal suo cuore per proteggere ciò che più caro aveva. Era stata strana quella realizzazione, non era stata qualcosa che lo aveva preso di soppiatto e all'improvviso, esplondendogli in viso come un fuoco d'artificio troppo vicino e troppo pericoloso. Era nata e cresciuta lentamente, si era attorcigliata attorno ai suoi sensi ad ogni sorriso che lui riusciva a creare sul volto di Brian, aveva lasciato semi e fiori ogni volta che si trovavano e cresceva sempre di più ogni volta che dovevano separarsi.

Eppure, fino a quel momento, Nick non aveva voluto mettere nessun'etichetta su quella relazione, dubbioso e timoroso che dall'altra parte non ci sarebbe stata altrettanto amore e desiderio. Scioccamente, aveva pensato che, se Brian davvero l'avesse amato e desiderato, avrebbe imposto una scelta definitiva, un togliersi quel cappotto da amante in modo da indossare gli abiti di compagno. Invece non l'aveva mai fatto, aveva sempre offerto se stesso senza mai richiedere qualcosa in cambio, sopportando le ore di distanza e tutti quei piccoli ritagli di tempo che potevano ricavare da orari rigidi e programmi che non ammettevano nessuno sgarro. Confidente di ciò, confidente che per Brian era solo un modo per non sentirsi inutile come quella voce lo faceva sentire, Nick aveva rinunciato a domandarsi per quale motivo il suo cuore si chiudesse in una stretta ogni qualvolta Brian menzionava l'ennesima visita affrontata con il solo proprio coraggio come accompagnatore o perché, dopo ogni esibizione andata male, tutto quello che voleva fare era prendere il ragazzo per mano e rassicurarlo fino a quando avesse avuto voce. Non poteva, non poteva scacciare via le lacrime perché Brian non permetteva mai a nessuno, se non a Kevin, di vederlo in quei momenti di totale arresa e delusione.

Ma la sera prima... qualcosa, la sera prima, era sfuggita via dal loro controllo. Per un attimo, per un veloce e fugace attimo, negli occhi di Brian aveva letto tutte quelle parole che non erano mai riusciti a dirsi. Aveva visto quanto pesasse continuare quella sorta di recita, aveva percepito che avrebbe continuato a farsi usare fino all'ultimo respiro se fosse stata, quella, l'unica condizione per stare insieme. Era stato in quel momento che Nick aveva compreso quanto lui fosse importante per Brian: aveva sempre visto i confini di quel sentimento, aveva avuto solo un primo assaggio e, ora, non poteva più accontentarsi di quelle poche briciole.

Voleva tutto.

Voleva essere tutto per Brian e voleva che Brian fosse tutto per lui. Si era illuso di poter costruire un fantoccio futuro con Lauren, si era lasciato convincere che potesse davvero esistere una seconda realtà in cui poter essere felice anche se non poteva avere ciò che davvero il suo cuore voleva, ardeva e batteva.

Sì.

Era innamorato. Era innamorato di Brian sin dai primi anni, lo era stato anche quando brutte compagnie e fidanzamenti li avevano allontanati e aveva continuato a respirare il suo respiro e nome nonostante altre donne e vite si erano sedute accanto a loro.

Era innamorato di Brian e si ritrovava nel peggiore dei disastri, un ciclone che lui stesso aveva creato perché non aveva voluto credere, sin dall'inizio, a ciò che il suo cuore gli suggeriva. Quella notte, quella prima notte in cui lui e Brian avevano cancellato la linea di soli amici, avrebbe dovuto...

Già, che cosa avrebbe dovuto fare?

La mano scese sul collo, massaggiando la pelle in un gesto che voleva scacciar via ogni stress. Continuare a rimuginare sul passato non aveva senso e non avrebbe aiutato Nick a risolvere l'impasse in cui si trovava. Certo, sembrava quasi di ritrovarsi al centro di un tifone ed essere testimone del disastro che il suo passaggio si lasciava dietro le spalle ma non sarebbe stato davvero così difficile rimettere insieme i resti: quella sera, per esempio, avrebbe potuto affrontare Brian di petto e mettere in chiaro che cosa entrambi volevano dall'altro. Non aveva dubbi di come sarebbe andata a finire la discussione ma temeva che Brian potesse dimostrarti più testardo e ostinato del solito, soprattutto quando era convinto che i suoi sacrifici servissero per il suo bene. Convincerlo sarebbe stato difficile ma, una volta messo al sicuro quel discorso, avrebbero potuto affrontare insieme tutti gli altri problemi.

Come parlare con Lauren.

La luce bianca del bagno rifletteva con amara crudeltà il suo riflesso nello specchio. Non mentiva mai, nemmeno quegli anni in cui aveva finto di vedere nel vetro un mostro, un individuo così miserabile e desolante che nessuno avrebbe potuto davvero innamorarsi e volerlo. Non almeno quel Nick che si nascondeva dietro l'immagine di popstar cui niente e nessuno poteva far male e danneggiare. Solo poche persone conoscevano il vero Nick ma sembrava non essere abbastanza affinché anche lui incominciasse ad amare se stesso. Non era stato facile arrivare a quel punto, non era stato facile lasciar cadere ogni punto a suo sfavore e incominciare a farsi forza con i suoi pregi. Eppure, per quanto difficile, quel cambiamento era avvenuto quasi naturalmente ad ogni chilo perso e ad ogni muscolo che incominciava a prendere forma e mostrarsi orgoglioso.

Era facile pensare che quella sua nuova consapevolezza di se stesso, quel nuovo amore e coscienza del suo corpo, fosse arrivata anche grazia alla relazione con Lauren. E Nick doveva ammettere che, per qualche tempo, anche lui lo aveva pensato. Ancora, l'illuminazione era arrivata in un momento strano, una frazione di tempo in cui stava semplicemente rimettendo a posto alcuni vecchi ricordi e gli era capitata fra le mani una sua felpa, così enorme che ora potevano starci tre di lui. Era stato Brian a fargliela tenere. Più precisamente, Brian gliela aveva riportata la prima volta che avevano riallacciato la loro amicizia, il primo giorno in cui era definitivamente uscito dalla riabilitazione e con la cartella clinica finalmente rimessa a nuovo. Trovare il maggiore a casa era stata una sorpresa, trovarlo sorridente come se niente fosse successo in quei mesi era ancor più strano. Ma era quello, forse, l'aspetto più bello della loro amicizia: si insultavano, scomparivano per mesi e poi bastava il gesto di uno dei due per ritornare più vicini di prima. Brian, quel giorno, lo aveva salutato semplicemente con un « bentornato » che aveva molti più significati sottointesi che quel primordiale e primitivo semplice ritorno a casa.

 

«Dovresti tenerla. - Gli aveva detto Brian, allungandogli quella felpa che Nick non riusciva a ricordare perché fosse nelle sue mani. - Per ricordarti quanto in basso sei caduto e con quanta forza sei riuscito a rimetterti in piedi. Sono orgoglioso, lo sai? Finalmente rivedo quella bella persona che avevo intravisto quel giorno in aeroporto. Anzi, non proprio la stessa. Una versione più matura.»

 

Quello era stato il momento in cui tutto era cambiato, in cui Nick aveva davvero preso in mano le redini della sua vita e incominciato a credere davvero di essere una buona persona. Se aveva ricevuto il perdono di Brian, se Brian era orgoglioso di lui, qualcosa di buono doveva pur aver fatto.

Tutto il resto era arrivato da sé, confidenza e sicurezza avevano aumentato il suo carisma e, infine, avevano anche attratto qualcuno di così totalmente lontano dal suo mondo e da ciò che aveva sempre cercato in una ragazza.

Ma era sempre mancato qualcosa. Solo che Nick non se n'era mai reso conto, tranne quando Brian era arrivato da lui e lo aveva preso prigioniero delle sue labbra e delle sue carezze. Con lui, Nick non aveva mai paura di osare. Con lui, Nick poteva lasciare libero ogni filo del suo cuore e della sua anima, lanciandoli come se fossero parte di un'intricata ragnatela in cui cercare di racchiudere per sempre quel ragazzo.

Era brutto da pensare, men che meno ammettere e confessare a qualcuno, ma Lauren era stata solamente una sostituta per ciò che il suo cuore voleva veramente. Perché tutto ciò che aveva amato in lei erano un piccolo riflesso di tutto ciò che aveva sempre amato in Brian: Lauren lo faceva ridere come solo Brian avrebbe potuto fare; Lauren lo spronava con i suoi sguardi e solo dalla sua espressione delusa lui riusciva a capire quando stava sbagliando e perché, esattamente come Brian. gli aveva fatto capire quanto fosse deluso dal suo atteggiamento senza però mai alzare la voce o rimproverarlo.

Lauren era tutto ciò che Nick aveva sempre desiderato ma non era Brian. Brian, che avrebbe potuto distruggerlo con un semplice no; Brian, l'unica persona di cui aveva sempre temuto il giudizio e che aveva sempre la paura di deludere e di allontanare per sempre dalla sua vita. Brian era tutto quello, era il vortice che avrebbe potuto far crollare ogni sua convinzione e quella vita che era riuscito a costruire e che, allo stesso tempo, era il sole che avrebbe potuto far risplendere tutto senza mai ombre né temporali.

L'orologio della stanza, ticchettando con un ritmo monotono, avvisò Nick che era ormai quasi ora. Niente più pensieri, niente più dubbi. Quella era l'occasione per cui aveva aspettato e mandato a quel paese anni e anni, e non l'avrebbe gettata via.

Il cellulare era appoggiato sul comodino, la giacca aspettava sulla sedia di essere solamente presa e indossata. Un'ultima aggiustata ai capelli e Nick era pronto, quasi come se dovesse andare in guerra. A interrompere i suoi preparativi, però, ci pensò il rumore secco alla porta.

Ancora pensando a come introdurre il discorso a Brian, Nick andò ad aprire la porta e ogni pensiero si sciolse non appena vide chi si trovava dall'altra parte.

Lauren.

Non c'erano sorrisi sul suo volto. Non era nemmeno truccata e un velo offuscava quegli occhi solitamente brillanti e pieni di vita.

Non ebbe il tempo, Nick, di chiederle che cosa era successo o se qualcuno che conosceva aveva avuto un incidente o peggio. Bastarono due parole per rimettere insieme una freddezza che Nick aveva visto solamente usata contro chi gli aveva fatto del male.

“Dobbiamo parlare.”

Nick non rispose, aprì ancor di più la porta per permetterle di entrare. Con un tonfo sordo, la porta poi si chiuse alle sue spalle esattamente come, con un intuito che raramente si era sbagliato, anche la loro storia sarebbe terminata una volta finita quella conversazione.

 

 

 

 

 

 

 


 

 

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La stanza era immersa nell'oscurità e solo un piccolo scampolo di luce argentata era riuscito a intrufolarsi ma, quasi come se fosse consapevole di ciò che stava succedendo, era rimasto ai piedi del letto non volendo disturbare la coppia nel letto.
L'aria sapeva ancora del loro profumo, la pelle era ancora sudata e brividi e tremori ricordavano quelle carezze e quei tocchi che avevano infiammato i due corpi. Ora, dopo i fuochi e l'oblio provocato dall'estasi, le carezze erano diventate più sornione, gatti che si accucciavano e accoccolavano alla ricerca di una fusa e di calore. Ogni rintocco delle lancette era un secondo che fuggiva via, un attimo in meno da poter trascorrere ancora in quell'alcova dove il mondo reale non avrebbe potuto presentarsi con conti fatti di numeri e morali.

Nick teneva un braccio stretto attorno alle scapole di Brian, l'indice che disegnava linee su quella pelle mentre il ragazzo ascoltava semplicemente il battito del suo cuore, la guancia appoggiata al petto e gli occhi chiusi, quasi come volesse continuare a credere che si trattasse di un sogno.

"Bri..." Iniziò a dire Nick, fermandosi quasi subito e lasciando cadere il resto della frase. Non voleva essere lui a rovinare quell'atmosfera, non voleva mettere fra loro quegli ostacoli che rendevano impossibile un qualcosa di più di quello che già avevano condiviso.

Brian alzò lo sguardo, impossibilitato a non rispondere a quel flebile richiamo. Conosceva già ciò che stava girando attorno alla mente di Nick, pensieri che avevano preso dimora nella sua dopo il primo incontro, quando si era ripromesso che non avrebbe chiesto niente e che avrebbe preso solamente ciò che Nick fosse disposto a dargli. Non sarebbe stato lui a mettere freno o alzare obiezioni, non sarebbe stato lui a dir di no perché non era moralmente accettabile.

"Nick, va tutto bene." La rassicurazione arrivò con un bacio sulla punta del naso, prima che Brian si sedesse di fianco a Nick.

"No che non va tutto bene. - Ribattè Nick, passandosi una mano fra i capelli. - Non... non voglio rovinare la nostra amicizia. E..."

Brian appoggiò la punta dell'indice sulle labbra del ragazzo, silenziando ogni altra frase. "Non rovinerai niente. Non sono un'innocua anima che stai traviando, so bene in che cosa mi sto andando a cacciare."

Nick si limitò ad osservare silenziosamente Brian per qualche momento, da una parte sollevato che il ragazzo non avanzasse ultimatum o richieste che, al momento, lui non era ancora in grado di affrontare di petto. "E a te va bene? Va bene lasciare che sia solo sesso?"

"Sì." Si limitò Brian a dire, lasciando nell'aria parole che avrebbero solamente disturbato quella calma apparente. Avrebbe voluto di più, ovviamente, avrebbe voluto avere ogni parte di Nick, non solamente il suo corpo.

"Sicuro?"

La domanda di Nick riecheggiò nella mente di Brian, facendo compagnia alla voce della coscienza che aveva dovuto rimanere silenziosa per tutti quei giorni. E, per mettere a tacere entrambi, Brian prese il viso di Nick fra le mani e lasciò che fosse la sua bocca e i suoi baci a cancellare ogni dubbio.

 

Il messaggio era arrivato mentre Brian si stava allacciando le scarpe. Il telefono aveva emesso la tipica melodia che Nick stesso aveva scelto per i suoi messaggi, un giorno che si stava annoiando mentre attendevano che Kevin terminasse di fare una fin troppo lunga intervista post riunione. Solitamente, quella suoneria lo faceva sorridere anche nei peggiori dei momenti, quando lacrime di rabbia e frustrazione minacciavano pericolosamente di fuggire via: bastava la prima nota affinché la sua mente la collegasse immediatamente a quel viso che, a sua volta, faceva perdere un battito al suo cuore prima di farlo battere ancora più rapidamente e velocemente.

Quella volta, però, non fu gioia a nascere dal quel messaggio. Ancor prima che potesse leggerlo, Brian già sapeva quale sarebbe stato il significato: era tutto finito, tutto cancellato ancor prima che potesse iniziare.

 

“Lauren è qua. Vengo appena finiamo.”

 

Poche parole. Nemmeno un “mi dispiace”, nemmeno una mezza promessa di farsi perdonare e recuperare quelle ore che avrebbero perso per quel contrattempo.

Ciò che faceva più male non era il messaggio. No. Ciò che faceva più male, ciò che ora si era trasformato nelle peggiori delle arpie dentro la sua anima, era la consapevolezza che era tutto finito. Non ci sarebbero più stati incontri clandestini, non ci sarebbero stati sorrisi maliziosi e scambi di promesse valide solamente per aumentare l'attesa e il desiderio per il prossimo attimo fuggente.

Lo aveva perso. Senza nemmeno lottare perché non gli era stata data la possibilità di farlo: era sempre stato l'altro, sarebbe sempre stato l'altro fino al giorno in cui lei avrebbe preteso una decisione chiara e netta. E non c'erano dubbi, in Brian, per chi Nick avrebbe deciso.

Lo aveva perso e, ancor peggio, si era lasciato illudere che qualcosa del genere non sarebbe mai successa. Sì, forse era davvero quello ciò che faceva più male: ci aveva creduto, si era lasciato avvolgere da quella tenera immagine di loro due insieme, senza più sotterfugi, e ora ne stava pagando lo scotto.

Senza nemmeno accorgersene, Brian si ritrovò seduto sul pavimento, la schiena appoggiata al bordo del letto e lo sguardo fisso su quella porta che non si sarebbe aperta, una malefica e beffarda metafora di tutta quella situazione.

Ed era tutta colpa sua.

Lui aveva creduto di poter ingannare il suo stesso cuore, lui si era ripetuto che avrebbe preso tutto ciò che fosse possibile senza mai un rimpianto o una recriminazione.

Lui aveva pensato di poter gestire tutto senza che nessuno rimanesse ferito da quell'accordo, forse perché sapeva di non essere ciò di cui Nick aveva bisogno. Ecco perché non aveva mai osato di più, ecco perché non gli aveva mai chiesto se potevano essere qualcosa di più.

Che cosa aveva lui da offrirgli? Niente, non c'era più niente del vecchio Brian che potesse essere abbastanza per farlo diventare il centro del mondo di Nick. A malapena riusciva a prendersi cura di se stesso, a malapena riusciva a non deludere continuamente suo figlio, come avrebbe potuto affrontare una relazione quando non aveva niente da portare in cambio?

Ed era stato uno stupido. Si era fatto usare, si era lasciato calpestare senza mai domandarsi quale fosse la ragione che spingeva Nick a tornare ogni volta.

Perché?

Per pietà? Per commiserazione? Per spirito di gruppo? Brian non si era mai posta quella domanda, troppo occupato a cercare di combattere e riempire quel vuoto che sembrava diventare sempre più grande ad ogni metro e giorno di distanza da Nick.

Era stato uno stupido.

Si era lasciato convincere da uno sguardo. Non era stato quel giorno a coincidere con la sua disfatta e sconfitta: quella era avvenuta la sera prima, quella era avvenuta quando aveva permesso a Nick di prendersi gioco di lui come se fosse il più stupido fra i ragazzi e stesse semplicemente aspettando che il suo principe arrivasse e lo salvasse. Era stato quello sguardo, quella dolcezza e tenerezza mentre gli domandava se voleva avere compagnia a fargli abbassare ogni difesa e lasciare che fosse il suo cuore a decidere. Ed ora eccolo lì, piantato a pochi minuti da un appuntamento e con la certezza che stava semplicemente aspettando la condanna finale.

Forse era meglio così, cercò Brian di rassicurarsi. Forse era meglio avere quella finestra di tempo per ricostruire ciò che rimaneva della sua maschera e non lasciare nessun sentimento visibile quando Nick sarebbe giunto.

Le dita tremavano. Ogni nervo del suo corpo tremava sotto il peso di tutti quei pensieri e emozioni e c'era un'unica cosa che avrebbe potuto mettere a tacere e calmare quello spirito.

Un'ultima volta.

Non ci sarebbero state parole o litigi. Nessuna voce grossa e echi che si sarebbero potuti perdere fra pareti e corridoi, giungendo alle orecchie sbagliate. Non ci sarebbe stata l'umiliazione di sentirsi dire che era stato un gioco, che si erano divertiti fino a quando era durato ma che ora era giunto il momento di tornare ad essere solamente amici. Almeno, la sua dignità, Nick non gliela avrebbe portata via.

Perché Brian non avrebbe pianto, no, anche se già alcune lacrime erano scivolate via nell'oscurità. Con il palmo della mano, le asciugò via, schiarendosi la voce in un colpo di tosse che si prolungò con strascichi rauchi. Socchiuse gli occhi, aspettando che l'ondata di infiammazione facesse il suo apparire e scomparire prima di riprendere un sorso di aria.

Un rumore alla porta rimise tutto in moto: la maschera ritornò al suo posto, tracce di lacrime vennero cancellate il più velocemente possibile e una falsa sicurezza rivestì il corpo come se fosse un invisibile vestito. Brian si alzò e andò ad aprire a Nick, facendogli cenno di entrare senza mai mormorare una parola. Era l'unica cosa di cui non era certo di poter controllare, una voce che avrebbe potuto tradirlo e far crollare tutta quella perfetta recita di qualcuno che non aveva né legami né fili attorno al suo cuore.

La porta si chiuse, un rumore sordo e fu quasi un segnale per Brian: senza dar tempo a Nick di parlare o anche solo di incominciare a formulare un primo suono, Brian lo spinse contro il muro, facendo aderire i due corpi fino a quando nessuno sarebbe stato in grado di trovare linee di confine fra di loro. Le labbra trovarono con certezza e sicurezza le loro compagne, lasciando a quel bacio il compito di trasmettere quel pizzico di desolazione e disperazione per quell'ultimo incontro.

Per un secondo, Nick rimase senza sapere esattamente come rispondere, preso alla sprovvista da quell'attacco così dolce e così intenso da esser in grado solamente a offrirsi senza mettere nessuna difesa o obiezione. Fu solo un secondo perché il suo corpo e la sua anima non riuscivano a tenere testa a quelle emozioni che solamente Brian riusciva a fargli provare: era come se avessero un codice segreto, una formula che liberava la parte più istintiva e primordiale, quella che necessitava di tocchi, carezze e baci per poter sopravvivere. Le mani di Nick si aggrovigliarono attorno alla giacca che Brian indossava, spostando i lembi in modo da poter superare ogni altra barriera e toccare in prima persona la pelle che già fremeva di desiderio. Vi era solo un pensiero, l'ultimo rimasto lucido e cosciente, che si domandava da dove nascesse tutta quella disperazione, una punta di preoccupazione su che cosa avesse potuto turbare il compagno fino a quel punto. Era già successo qualcosa del genere, la sera dopo una brutta esibizione e lo spauracchio di dover ritornare in ospedale perché a malapena Brian riusciva a deglutire dal dolore.

Le labbra di Brian si spostarono dalle sue, scendendo velocemente sulla linea del collo e lasciando a Nick spazio e aria per parlare.

“Bri? Che succede?”

Brian si fermò per un attimo, labbra e mani intrappolate fra il desiderio di confessarsi e il bisogno di lasciar scorrere via i drammi e prendere controllo del momento. L'esitazione apparve sul suo volto, mascherò gli occhi di una tinta scura per poi ritornare a nascondersi dietro le nuvole di desiderio. Le dita ripresero il loro cammino, più frenetico, più ardente, incominciando a slacciare con forza ogni bottone della camicia che Nick indossava. Le labbra seguirono quelle tracce, appoggiandosi sulla pelle non appena essa veniva lasciata libera di apparire.

Non aveva senso parlare, così continuava a ripetersi Brian. Non aveva senso sentirsi dire che era tutto finito quando lo poteva percepire da come Nick lo stringeva a sé, quell'urgenza e tristezza che nasceva solamente da un ultimo abbraccio e amore.

Eppure, Nick lo fermò. Non seppe dire con quale forza ma riuscì a fermare le mani di Brian e, con le dita, alzare quel volto.

“Brian. Che cosa sta succedendo?”

Brian non si lasciò scoraggiare da quella battuta di arresto. La bocca ritornò ad attaccare le labbra di Nick, partendo dagli angoli per arrivare, con piccoli tocchi misti a morsetti, fino al centro.

“Niente.” Mormorò solamente, sfiorando la punta del naso contro quella di Nick.

“Stronzate.”

A quell'unica parola, a quel tono di voce che troppo spesso Nick usava contro di lui, un voler non ammettere nessun'altra bugia se non la verità, Brian dovette arrendersi. Le mani scivolarono sui fianchi sconfitte, lo sguardo si abbassò mentre la linea della mascella diventava un rigide confine per quelle emozioni che volevano fuggire via.

“Sappiamo bene che cosa sta succedendo.”

“Ovvero?”

Un sarcastico e amaro sorriso apparve per qualche secondo prima di ritornare dietro la durezza dello sguardo. “Non c'è bisogno, Nick. Ci siamo divertiti ma è tempo di chiudere. Pensavo che potevamo evitare inutili discorsi e rendere speciale quest'ultimo incontro.”

“Ultimo incontro?” Domandò Nick confuso. Azzardò ad allungare una mano, un desiderio di accarezzare la guancia di Brian e confortarlo ma questi si scostò all'improvviso, allontanandosi come se qualcuno lo avesse appena scottato.

“Sapevamo che sarebbe andata a finire così.” Ribattè Brian, voltandosi e dando la schiena a Nick.

“No, non lo sapevamo.”

“Era ovvio.

“Non lo era per me.”

A quell'ammissione, Brian scoppiò a ridere. Era una risata triste, intrisa di sarcasmo e una punta di rabbia nel constatare che Nick voleva passare quasi da vittima in quella situazione, come se il cattivo della storia fosse lui.

“Nick, non raccontiamoci frottole. Era ben implicito che saresti tornato da lei.”

“Davvero?”

Brian scrollò le spalle, mettendo ancora più distanza fra lui e Nick.

“Non trattarmi come un idiota, Nick. Potrò anche perdere la voce ma ciò non significa che..”

In quel momento Nick comprese ciò che aveva dato origine a quel comportamento. Il suo messaggio. L'appuntamento cancellato, anche se tecnicamente era stato solamente posticipato.

Lauren.

Brian non lo guardava e Nick sapeva anche per quale motivo. Se si fosse voltato, se Nick lo avesse costretto a voltarsi, ci sarebbe stata una non equivoca espressione sul suo volto. Non ci sarebbe stato più margine per scappare o per fingere che quello era ciò che entrambi volevano.

“Bri, che cosa vuoi da questa storia?”

“Non ha più importanza, no?”

“Certo che ne ha.”

“Qualsiasi cosa io ti dica, non ti farà cambiare idea. Ed è giusto così. Lei è la scelta migliore per te.”

“Questo dovrei deciderlo io, no? - Sibilò Nick, posizionandosi dietro Brian e combattendo quel desiderio di cingerlo fra le braccia e fargli capire che aveva già fatto la sua scelta. Ma non funzionava così, non poteva andare così o avrebbe sempre convissuto con il dubbio che non era lui la scelta di Brian. - Dimmi che cosa vuoi davvero da noi. Da me.”

Brian si voltò, l'espressione rigida sì ma i lineamenti quasi sporcati dalla disperazione. “Vuoi che implori? E' questo che vuoi? Vuoi che ti scongiuri e che ti preghi di non lasciarmi?”

Non c'erano lacrime e non c'erano nemmeno urla. E, forse, proprio quel tono così privo di intonazione era la lama più tagliente che potesse esistere: era quello lo specchio che rifletteva in tutta la sua brillantezza che cosa ci fosse dietro la maschera, quei sentimenti di cui Nick aveva solamente potuto captare una bolla prima che scomparissero via.

“Voglio solo la verità.”

“La verità... - Mormorò Brian sottovoce, abbassando gli occhi per un frammento di secondo. - La verità è che posso dirti di non scegliere lei, posso chiederti di scegliere me e di non lasciarmi in un angolo da solo. Posso implorarti, piangere e urlare ma non cambierebbe il fatto che non sarebbe giusto.”

“Perché?”

“Perché sarebbe un gesto estremamente egoista da parte mia. Non sono il Brian di una volta, non sono quella persona su cui potevi affidarti ciecamente, sicuro che non sarebbe crollato al minimo soffio di vento. Non ci sono mai stato davvero per te, non ho mai davvero alzato un dito per aiutarti e renderti questa meravigliosa persona che sei diventato.”

“Bri, non...”

“Eppure, nonostante tutto, so che potremmo essere qualcosa di stupendo insieme. Nonostante tutto, so che potrei essere tutto ciò di cui hai bisogno. E' vero, ho sbagliato in passato ma... ma la verità è che provo qualcosa per te, qualcosa che va ben oltre la semplice amicizia ed è molto più profondo di un desiderio meramente fisico. E ti amerei più di qualsiasi altra persona al mondo. Lo sai come sono fatto, ricordi? Me lo dicevi sempre, ripetevi sempre quanto Leighanne fosse fortunata perché era diventata il centro del mio mondo. Ma non lo è mai stata davvero. Tu sei il mio centro. Lo sei già e nemmeno te ne rendi conto, nemmeno ti accorgi di quanto abbia bisogno di te e di quanto tu sia l'unica persona con la quale riesco a essere me stesso. E' questo che vuoi che ti dica?”

“Sì.” Un'unica sillaba, ecco tutto ciò che Nick riuscì a far uscire dalle sue labbra. Un altro tentativo e sapeva che quel groppo, che aveva preso ostaggio la sua gola, sarebbe scappato via e mostrato quanto quelle parole lo avessero colpito. Non c'erano più dubbi, ogni minima ombra era stata presa e accompagnata fuori dalla porta e, se da una parte Nick volesse fermare Brian e rassicurarlo seduta stante, dall'altra la sua anima necessitava di sentire quelle frasi che ancora non erano state esaurite. Ogni frase, ogni sillaba e punteggiatura, era un mattone che andava a cementare quella sicurezza sulla scelta fatta.

Non c'era nessun altro e Brian gli stava offrendo ogni minima prova sul più dorato dei vassoi.

“Scegli me. - Mormorò Brian, gli occhi lucidi e senza più la vergogna e l'imbarazzo di mostrarsi in quel modo, l'anima completamente a nudo e ogni debolezza e pregio ben visibili. - Scegli me anche se sono la persona più complicata di questo mondo, anche se ho una mania per l'ordine e la pulizia che renderebbe pazzo chiunque. Anche se sono testardo, mi impunto sempre a non voler l'aiuto di nessuno e non permetto a nessuno di vedere le mie debolezze. Anche se non sono bravo a lasciare che sia qualcun altro a prendersi cura di me. Anche se ho un figlio e, nonostante possa sembrare qualcosa di terrorizzante, so che sarai un secondo padre perfetto per lui.”

Brian annullò la distanza fra loro due, anche se rimasero semplicemente l'uno di fronte all'altro, senza toccarsi ma solamente impegnati a respirare il loro amore.

“Scegli me perché ho bisogno di te. Ho odiato me stesso per essermi lasciato scappare quest'occasione tante di quelle volte che non dovrei più averne un'altra. E se questa deve essere l'ultima, non voglio lasciarmela scappare senza aver almeno lottato. Perché, alla fine di tutti i discorsi, è questa la verità. Ho bisogno di te perché solamente con te riesco a essere il vecchio Brian. Non mi tratti come un fragile vaso, non mi guardi e osservi come solamente una voce che se ne sta andando. Quando siamo insieme, quando sono con te, non esiste più niente se non noi due. Perché solo tu riesci a portarmi lontano chilometri e cieli solamente tenendomi al telefono per ore e discutere di quali altri orribili colori Lauren ha scelto le tovaglie o le decorazioni. E quando mi guardi, beh, mi fai sentire l'uomo più bello. Mi fai sentire speciale.”

Nick appoggiò la fronte contro quella di Brian, lasciando che per lunghi attimi e infiniti secondi fossero solamente i loro occhi a parlare e a mormorare fasci di un sentimento che finalmente poteva uscire libero. Il silenzio era diventato semplicemente il sottofondo per due cuori che battevano all'unisono, una melodia fatta di battiti e di respiri, di promesse e di scuse, di giuramenti e rassicurazioni.

“Tu. - Le labbra di Nick sfiorarono così le orecchie di Brian. - Sei sempre stato tu la mia scelta. Anche quando non sembrava dover esserci, non ho mai avuto dubbi a chi dare il mio cuore. Lo hai sempre avuto, Brian. Ma avevo paura di non essere io la tua scelta, avevo paura di non esser mai stato abbastanza per poter dividere con te il peso e la gioia di questa vita. Tutto ciò che voglio è poterti vedere sorridere e sapere di essere io la ragione per cui non ti lasci prendere ostaggio dalle nubi e dalle ombre.”

In quel momento non serviva nemmeno altro scambio se non quello di cingere le braccia attorno alla vita dell'altro e stringersi. Si abbracciarono e si tenettero stretti per rassicurarsi che stava davvero succedendo, la testa appoggiata sulla spalla e quel battito che rendeva tutto reale e così magico. Si abbracciarono, diventando un'unica figura che si stagliava fra il brillare delle stelle e quei fiocchi magici che scendevano silenziosamente, quasi come fossero innocui testimone di un amore che finalmente aveva la sua occasione per nascere e crescere. Si abbracciarono e si tennero stretti per tutta notte, a volte semplicemente osservando e studiando i contorni e i lineamenti di quel viso che avevano sperato e ardito a desiderare per tanto tempo; a volte, invece, sussurrandosi progetti per quel futuro che era tangibile e non più, solamente, delle immagini sbiadite e tinteggiate di cupe speranze. Si abbracciarono e tennero stretti, con un pizzico di amore e di conforto, anche quando Nick raccontò della discussione con Lauren e di come si erano lasciati con un abbraccio, quattro anni chiusi con l'amara consapevolezza di aver ingannato il cuore di un'altra persona nell'attesa di qualcun altro, un'attesa che però era stata ripagata con interessi ben superiori alle proprie aspettative. Rimasero stretti l'uno all'altro anche quando Nick, tiepidamente e quasi con un filo di ritrosia, chiese e ottenne da Brian la promessa ad appoggiarsi a lui in quei momenti dove trovare la forza di sorridere sembrava scomparire con la voce: non sempre, forse nemmeno così tanto spesso come Nick avrebbe desiderato, ma bastava un primo passo, una concessione che avrebbe cementato quel rapporto per il futuro.

E quando la mattina fece capolino in quella stanza, dribblando i grattacieli di New York e quelle luci ancora accese e sonnolente della notte, il sole li ritrovò addormentati, ancora abbracciati e stretti l'uno all'altro.

 

 

 

 

 

 

 


 

 

 

 

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La neve ancora non si era sciolta, ricoprendo di manto bianco il verde smeraldo che rendeva così speciale Central Park, un polmone di natura circondato da grattacieli e edifici che quasi lo nascondevano e lo proteggevano da occhi e sguardi indiscreti. Era una notte ancora fredda, quell'anno l'inverno non aveva fatto sconti e si era presentato con un perenne cappotto bianco, costruito da fiocchi ghiacciati di neve e un'aria pungente che arrossiva la punta dei nasi e le guance, le uniche parti di pelle che né sciarpe né cappelli potevano coprire.

Nonostante il freddo, nonostante delle nubi bianche che annunciavano un'imminente tempesta di bianca pioggia, il parco era tenuto più che mai caldo dalla gente che passeggiava in quella serata: famiglie con bambini che scappavano dall'attenzione dei genitori per rincorrersi e lanciarsi palle di neve; solitari passeggianti che, con una tazza di cartone fumante fra le mani, camminavano alla ricerca di qualcuno o, semplicemente, approfittavano della breve pausa del tempo per concedersi qualche minuto di aria. E, fra quelle due categorie e carrozze di cavalli che mangiucchiavano carote e aspettavano i prossimi clienti, coppiette si tenevano per mano o, abbracciati, avanzano lentamente fra i sentieri, riempiendo l'aria ancor più di romanticismo e amore e lasciando amareggiati quei solitari cuori che, mestamente, li osservavano con malinconica invidia.

Fra quelle coppiette, Brian e Nick passeggiavano senza dar l'impressione di essere entrambi due personaggi famosi: no, in quel momento e in quel parco, erano semplicemente due innamorati che trascorrevano il dopo cena camminando e raccontandosi come non si fossero visti da mesi, quando solamente qualche ora di sonno e impegni separati li avevano tenuti lontani l'uno dell'altro.

Quel momento sapeva di appuntamento, ne aveva tutti i contorni perfettamente delineati e non c'era stato nessun elemento che aveva sviato dalle regole generali. C'era stata la cena in quel ristorantino dove Nick aveva voluto portare Brian qualche settimana prima; c'erano stati sguardi languidi e maliziosi, parole ricche di sottointesi e carezze che, per una volta, avevano trasportato solamente calore fisico. Il desiderio c'era sempre, languiva sotto quei tocchi che apparivano innocui e solo leggermente sensuali: gli incontri fisici, l'affinità fra i due corpi era già stata imparata e studiata dalle anime che ora, invece, necessitavano di essere arricchite da tutti quei gesti che rendevano così speciali i primi momenti di una relazione.

Il nuovo anno era appena iniziato e, se quello doveva essere un indizio di come quei giorni si sarebbero prospettati, Brian non aveva dubbi su come sarebbe stato. Aveva già tutto ciò che poteva desiderare, anche colui che, per molto tempo, era sembrato solamente il più agrodolce dei sogni: ne aveva solo il corpo, conosceva ogni singolo centimetro di quella pelle che, spesso, aveva marchiato come se volesse lasciare inciso il suo passaggio. Ma non era mai stato abbastanza perché non era solamente di sesso ciò di cui aveva bisogno: Brian avrebbe voluto conoscere anche l'anima e il cuore di quel ragazzo che aveva visto crescere di fronte ai suoi occhi, di cui aveva odiato per qualche tempo il destino e si era ritrovato a tifare anche solamente osservandolo da lontano. Ora, finalmente, poteva farlo ed era una nuova scoperta ogni giorno perché il Nick al suo fianco era così diverso da quel ragazzino: era più maturo, aveva segni e cicatrici che narravano un passato ben diverso dal suo anche se sofferenza e dolore non erano mai così differenti l'uno dall'altro. Soprattutto, Brian ora stava scoprendo quanto dolce e facile fosse appoggiarsi sulle sue spalle, e non solo fisicamente e letteralmente parlando come in quel momento.

“Un nuovo inizio.” Commentò Nick mentre, passando di fronte ad un carretto, si fermava a prendere due tazze di cioccolata calda.

“Già. - Ribattè Brian, lasciandosi avvolgere dall'aroma di cacao e dal suo calore che si sprigionava lungo le dita. - A proposito di nuovi inizi...”

“Dimmi.”

“Ho fatto qualche telefonata in giro e mi hanno consigliato un centro che si trova a Boston. Sono specializzati in malattie e problemi della gola e corde vocali...”

“Cosa ti hanno detto?”

“Ho mandato loro la mia cartella clinica e mi hanno dato un appuntamento. Forse si può fare qualcosa...” Brian lasciò in silenzio l'ultima parte della frase, una speranza a cui non si era mai fermato di aggrapparsi perché solo allora, solo quando avrebbe smesso di credere, avrebbe dovuto arrendersi. E si era avvicinato. Pericolosamente, aveva avuto i piedi così vicini a quel confine da aver sentito su di sé il vento accarezzargli i capelli e sussurrargli di lasciarsi cadere. Non c'era stato nessun eroe a salvarlo, nessun principe che fosse giunto a quel precipizio e lo avesse preso prima che fosse troppo tardi. C'era stata solamente la voce di Nick che gli aveva ricordato quanto ancora valesse la pena lottare, anche se non c'era rassicurazioni sulla possibilità di vincere.

“Ok.” Rispose semplicemente Nick, abbassando il volto quel tanto che bastava per lasciare un veloce bacio sulla guancia. Brian non abbassò lo sguardo ma si limitò semplicemente a stringere, con un velo di intensità in più, il suo braccio attorno a quello di Nick. Nick non gli raccontava bugie o bianche illusioni come gli altri, non lo avvolgeva con quelle rassicurazioni che tutto sarebbe andato per il meglio che erano solamente fumo negli occhi. Ed era quello di cui Brian aveva bisogno, prendere forza dalla verità invece che da qualcosa che lo avrebbe semplicemente portato ancora più ingabbiato in disperazione e conflitto.

“Dobbiamo essere lì dopodomani.”

A quella frase, a quel plurale usato con così naturale semplicità, Nick si fermò sorpreso e confuso. “Dobbiamo?”

“Sì. Dobbiamo. - Ribattè Brian con un caldo sorriso. - Io e te.”

Non servì nessun'altra risposta, non servì altra precisazione o spiegazione. Un altro bacio fu l'unica frase necessaria in quel momento prima di riprendere a camminare fra i sentieri di Central Park, con uno stuolo di stelle ad osservare e vegliare su di loro e i primi fiocchi di neve ad incorniciare quel nuovo inizio.

 

 

 

 

 

 













 

 

 

 

 

 

 

 

 


 

 

 

 

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Era da un po' che lavoravo a questa one - shot. 

L'ispirazione per la storia era nata dalla penultima scena, quella in cui Brian fa tutto il discorso che incomincia con "Scegli me".Da lì, il resto è un po' venuto da solo, con il solito tocco di angst per la voce. Ma l'ho già detto, di questo argomento potrei scrivere ventimila storie. Il che è sia triste che fonte di ispirazione.

Il centro di cui Brian accenna nell'ultima scena esiste davvero. Si tratta del "Massachusetts General Hospital Voice Center", con sede a Boston e dove,giusto per citare, lavora anche il medico che ha operato Adele. Non ho la certezza che sia proprio questo dove sia andato Brian nelle prime settimane di gennaio ma... uno più uno dovrebbe fare due! lol

Ho un po' di idee per qualche one - shot e sto scegliendo qualche vecchia storia tentare di finire. In programma c'è anche una one shot per S.Valentino, vediamo se ci sto con i tempi.

Alla prossima! 

   
 
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