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Autore: justateenagedirtbag    13/02/2014    11 recensioni
Poggiai una mano sulla sua coscia e si decise finalmente a guardarmi negli occhi. Riuscii a vedere tutta la preoccupazione e le paure che sembravano ora sgorgare a fiotti dalle venature limpide, il ghiaccio che ricopriva le pupille ora si frantumava in mille schegge affilate.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Bradley Simpson, Tristan Evans
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mi rigirai il telefono tra le mani per l’ennesima volta aspettando con ansia che lo schermo si illuminasse, ma niente. E niente era ormai da tutto il pomeriggio, Tristan era come improvvisamente scomparso.

Cercai di concentrare la mia attenzione su uno stupido reality show, ma c’era qualcosa in me che sapeva che il mio amico non stava bene, che era da qualche parte a fare qualcosa di sbagliato, eppure me ne stavo lì sul divano. Ma dopotutto che cosa avrei potuto fare? Uscire e andare a cercarlo? Dove poi? Dio solo sapeva che posti frequentava e di certo girarci alle dieci di sera non era una buona idea.

“Sta bene” cercai di convincermi.

Sbuffai impugnando il telecomando e cercando qualche programma per lo meno più educativo, ma non passarono due minuti che quello finì a terra per colpa di un mio sussulto. Qualcuno aveva bussato alla portafinestra dietro il divano, sicuramente non me l’ero immaginato. Mi voltai di scatto riconoscendo immediatamente quel viso arrossato e quel ciuffo biondissimo ora tutto in disordine: Tristan.

Corsi ad aprirgli prima che rischiasse di congelare e una ventata fredda mi colpì all’istante.

- Abbiamo anche una porta con un campanello – dissi, ma non potei fare a meno di sorridere, infinitamente sollevato di avercelo davanti.

Sorrise anche lui, ma fu un sorriso spento che presto si trasformò in un ghigno. Notai che si reggeva a malapena in piedi, gli occhi erano rossi e vacui.

- Sono contento di vederti anche io, Brad – biascicò prima di accasciarsi sul divano, lasciandosi alle spalle una scia di odore di alcool.

- Sei ubriaco, dove sei stato tutto il pomeriggio? Ti avrò cercato qualcosa come venti volte – dissi cercando di mantenere un tono duro.

- Avevo voglia di uscire e ho bevuto un paio di birre di troppo, fine. Non fare il melodrammatico.

Il tono con cui lo disse mi irritò a tal punto che – Sei un coglione – sputai.

- Ma che mammina – fu tutto quello che ricevetti come risposta.

Preferii non ribattere e mi sedetti accanto ai suoi piedi. Osservai le sue lunghe gambe magre avvolte in un paio di skinny jeans strappati sulle ginocchia risalendo poi fino al busto che ora si muoveva regolarmente su e giù. Con il braccio destro teneva coperto il viso lasciando scoperta solo la bocca piegata in una smorfia di dolore, con il sinistro, me ne accorsi solo in quel momento, reggeva una bottiglia quasi vuota di vodka. Non potei non pensare a quanto bello fosse, ma un attimo dopo mi morsi la lingua come per impedirmi di rifare pensieri del genere. Erano sbagliati. Io non avevo una cotta per il mio migliore amico.

- La mia testa – gemette lui.

- Vuoi prendere qualcosa?

Scosse la testa e si mise a sedere rannicchiando le gambe sotto al mento e abbandonando l’alcolico ai piedi del divano.

- Mettiti qui accanto a me – disse battendo la mano sullo spazio vuoto che ci separava.

Obbedii mentre il mio stomaco sembrava cimentarsi nell’arte delle capriole e osservai i suoi occhi più da vicino, come per cercarne qualche sfumatura, qualche emozione, ma invano. Quell’azzurro cristallino ora era freddo e spento, Tristan stava scivolando giù nell’abisso dell’apatia sempre più velocemente nell’ultimo periodo e la cosa peggiore era che non ne conoscevo il motivo né la soluzione.

- Quanto tempo è che non facciamo una bella chiacchierata, eh Brad? – chiese, la voce atona mi fece percorrere un brivido lungo la schiena.

- Parecchio, credo. – risposi tenendolo sott’occhio nella speranza di capire dove volesse arrivare.

Ma lui si limitò ad annuire impercettibilmente spostando lo sguardo dalle nocche delle mani al soffitto bianco del salotto senza accennare a voler continuare.

- Tris, che cosa ti sta succedendo? – chiesi improvvisamente dopo svariati minuti di silenzio imbarazzato.

Mi rivolse uno sguardo interrogativo.

- Cosa intendi dire?

- Non fare finta di nulla, anche i muri si sono accorti che da qualche mese a questa parte il Tristan di sempre sembra essere scomparso. Lo sai che con me puoi parlare di tutto, vero? – addolcii il tono – Se c’è qualcosa che ti preoccupa ti prego di condividerla con me, ne usciremo insieme.

Poggiai una mano sulla sua coscia e si decise finalmente a guardarmi negli occhi. Riuscii a vedere tutta la preoccupazione e le paure che sembravano ora sgorgare a fiotti dalle venature limpide, il ghiaccio che ricopriva le pupille ora si frantumava in mille schegge affilate. Schiuse le labbra come per dire qualcosa, ma non un suono ne uscì, le parole sembrarono bloccarglisi in gola. Si sollevò sulle gambe malferme e sparì nel corridoio. Lo seguii e arrivai giusto per vederlo sbattere la porta del bagno dietro di sé.

- Tris che stai facendo?

Tentai di abbassare la maniglia, ma dall’altra parte, con un lamento, Tristan mi intimò di non farlo.

- Va tutto be… - ma non ebbi il tempo di finire che il verso di un conato di vomito mi fece capire che non andava tutto bene.

Spalancai la porta ignorando le sue proteste e lo trovai chino sul water, tremante.

- Va’… via – si sforzò di dire prima che un altro conato lo travolse, ma non lo ascoltai e lo affiancai spostandogli il ciuffo biondo dagli occhi.

Per quanto tempo rimanemmo in quella posizione non ne ho idea, so solo che Tris a ogni rigetto era scosso da un tremito più forte e ogni volta più forte si faceva anche la stretta del mio braccio sul suo fianco. Poi tutt’a un tratto si accasciò contro il lato della lavatrice, il viso cereo come non mai, gli occhi sempre più arrossati. Raccolse le ginocchia al petto cingendole con le braccia ancora tremanti come aveva fatto poco prima sul divano. Fissava un punto indefinito del pavimento piastrellato respirando irregolarmente.

Anche io, che fino a quel momento ero rimasto in ginocchio, appoggiai la schiena contro la parete fredda. Avrei voluto dire qualcosa, qualsiasi cosa pur di interrompere quel gelido silenzio, ma la mia gola sembrava essersi completamente seccata.

All’improvviso, più cosciente, lo vidi alzarsi e camminare fino al lavandino. Sembrava stesse cercando di evitare il più possibile il suo sguardo riflesso nello specchio e probabilmente anche il mio.

Lo osservai aprire il rubinetto, piegarsi, infilare le mani sotto al getto d’acqua e passarsele poi sul viso scarno più e più volte. La scena sembrava ripetersi a rallentatore e sarei potuto rimanere a guardare il suo profilo per ore senza mai stancarmi, ma improvvisamente, dopo quelli che sarebbero potuti essere secondi come minuti come giorni, drizzò la schiena e puntò gli occhi dritti su di me attraverso il grande specchio.

- Hai ragione, c’è qualcosa che mi preoccupa – si schiarì la voce più per prendere tempo che per altro – ma…

Si bloccò. Si guardava intorno come se potesse trovare le parole incastrate tra le piastrelle e la sua aria spaventata mi indusse ad alzarmi e affiancarlo.

- È tutto ok – sussurrai cercando di unire la sua mano alla mia.

Scosse la testa e si allontanò infilandosi le dita tra i capelli.

- No, non lo è, non lo è per niente – sembrava sforzarsi con tutto se stesso per non scoppiare in lacrime – e la cosa peggiore è che è per te che sto così.

Mi pietrificai, che cosa voleva dire?

- Perché… perché io – inspirò profondamente – io ti amo, Brad. Ti amo e questa cosa mi sta distruggendo. Pensavo che nasconderlo sarebbe stato la cosa migliore per entrambi, ma la verità è che ogni giorno mi sento un metro più sottoterra.

Si bloccò di nuovo, ora a meno di tre passi da me e vidi qualcosa nei suoi occhi, una scintilla forse, ma non ebbi il tempo di capirlo, perché in un frammento di secondo fu sulle mie labbra. Incapace ancora di capire quello che stesse succedendo, rimasi immobile. E Tristan presto – troppo presto – se ne accorse e eliminò all’istante quel contatto.

- Che cosa ho fatto? – mormorò afflitto – Non volevo, Brad, cancella tutto, io davvero…

Ma io finalmente ripresi coscienza e afferrai i suoi polsi prima che usasse le mani per colpire qualcosa e spinto da un coraggio che non avevo idea di avere stavolta fui io a fiondarmi sul suo viso. Lui, sorpreso, inizialmente strabuzzò gli occhi, ma gli bastarono pochi attimi per liberarsi dalla mia presa, prendermi il viso tra le mani e approfondire il bacio. I suoi palmi erano congelati, ma la sensazione era stupenda, elettrizzante. Dovetti alzarmi sulle punte dei piedi a causa della notevole differenza di altezza che c’era tra me e lui, ma me ne accorsi a malapena. Avevo perso ogni cognizione del tempo e del luogo, saremmo potuti essere fuori al gelo o tra le nuvole e non me ne sarei accorto. C’eravamo io e Tristan e nient’altro e se prima quei pensieri mi erano sembrati sbagliati ora in quel bacio non trovavo niente di più dannatamente giusto.

Mi feci cullare dalle sue dita incastrate nei miei ricci, mentre le nostre labbra continuavano a consumarsi come se si fossero ritrovate dopo millenni di astinenza, ma poco dopo – o almeno così mi parve – Tristan si scostò e a malincuore lo imitai. Rimanemmo fronte contro fronte, i nostri respiri affannati come sottofondo.

- Perché lo hai fatto? – chiese, incerto.

- Perché ti amo anche io, Tris. Tutte quelle sensazioni, quella confusione, quei pensieri… io ti amo e non potrei esserne più certo di adesso.

Sorrise, stavolta sinceramente, e fu uno dei più bei sorrisi che mai mi avesse rivolto. Arrossii al tocco delle sue dita sulle mie guance, prima di incontrare di nuovo quelle labbra morbide che tanto mi erano mancate in quei pochi minuti e mi lasciai andare sperando che quel momento durasse per sempre.

 

 

My corner

Salve a tutti!

È la prima storia che pubblico in questo fandom e soprattutto da questo account (prima ero su stylesprincess, ora ho deciso di cambiare. Anno nuovo account nuovo, non si dice così?).

Comunque, seguo i The Vamps da un paio di mesi, ma è stato davvero amore a primo ascolto e in poco mi sono affezionata a loro anche come persone per cui, girando tra le storie di EFP, mi è venuta voglia di scrivere qualcosa. E siccome questo fandom manca di slash mi sono chiesta perché non tentare?

Lascio quindi il parere a voi, è molto importante per me che mi diciate cosa ne pensate.

Grazie mille per essere arrivati fino qui, a presto (spero)!

 

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