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Autore: Dynamis_    13/02/2014    1 recensioni
“Che lui lo fissasse con la solita espressione composta e con aria di sufficienza, poco gli importava. Non era piacere quello che cercava, tutto il contrario: punizione e redenzione per le sue colpe, per l'irruenza con la quale consumavano quell'insano rapporto e per non aver ancora adempito al proprio dovere - ad un unico e potente imperativo che gli premeva ancora nelle orecchie e che non riusciva a placare.”
Genere: Erotico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi, Crack Pairing | Personaggi: Gin Ichimaru, Sosuke Aizen
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Salve, è la prima fanfiction che pubblico nel fandom di Bleach sulla mia OTP - perché sì, lo è comunque anche se Gin ha fatto la fine che ha fatto e Kubo ha rovinato i miei deliranti sogni di fangirl *sob* - e se devo essere sincera sono abbastanza preoccupata per l'esito della fic stessa (?)
Fatemi notare eventuali errori grammaticali e/o di sintassi o comunque datemi lo stesso un parere, spero solamente che la storia vi piaccia almeno un po' rispetto quanto mi ha appassionato scriverla.
L'ultima frase è una citazione della canzone "Hallowed be thy name" degli Iron Maiden.
Buona lettura.



Illusion or Truth

Amava quell'oscurità densa e compatta, la tetra aria che l'Hueco Mundo recava presso di sé, quei bagliori flebili che si sprigionavano nel più completo buio, nel vuoto, nella desolazione.
E ancora di più amava i loro odori mischiati ad ottenere un effluvio del tutto nuovo e saturo di passione, amava quelle sottili gocce che impregnavano i loro capelli, quegli ansiti che erompevano dalle loro labbra schiuse e squarciavano la notte, le schiene inarcate e i muscoli tesi in un impeto di disperazione e ricerca di consolazione insieme - perché di quello si trattava, almeno per Gin.
La prima volta con lui, la ricordava bene...
Che lui lo fissasse con la solita espressione composta e con aria di sufficienza, poco gli importava. Non era piacere quello che cercava, tutto il contrario: punizione e redenzione per le sue colpe, per l'irruenza con la quale consumavano quell'insano rapporto e per non aver ancora adempito al proprio dovere - ad un unico e potente imperativo che gli premeva ancora nelle orecchie e che non riusciva a placare.

Occhi vitrei e severi, come riesci a fissarmi così tuttora, dopo avermi mostrato una parte ben celata della tua stessa anima? Riesci ancora, Aizen, a credere che tutto ciò sia una messa in scena, un teatrino del quale tu stesso tiri le fila?
I miei occhi incontrano i tuoi innumerevoli volte in questa notte densa di sospiri, le mie mani si stringono alle tue in cerca di un calore che di certo non tarderà ad arrivare.
Un ghigno - il tuo - deturpa le perfette membra, uno squarcio persistente e malvagio quasi come il mio, un sorriso malizioso che riesce a procurarmi un brivido repentino e fugace, tanto quanto il tempo che sta trascorrendo in questo silenzio.
Non sono mai stato così ammaliato da un altro essere umano - un Dio, non vorresti essere ricordato così?
Ed è forse propria di un Dio l'attrazione che mi spinge a violare qualsivoglia imposizione, a cancellare persino i miei ideali più profondi e radicati, quelle poche verità che - quiescenti - riposavano nei miei pensieri, ad eliminare, deturpare, calpestare, sopprimere i miei modi infidi e imprevedibili.
Le tue labbra si avvicinano alle mie, ineluttabili, leggere e fredde come la gelida brezza invernale che nell'Hueco Mundo non tarda a diminuire. Il tuo sapore, dolce e amaro, investe la mia lingua.
Non posso più tornare indietro.
Perché sento il cuore scoppiare e le mani gelare, lo stomaco contorcersi e la gola far male a forza di trattenere il respiro?
Perché non riesco a ritrarmi a questo tocco illusorio e vano, a questo incantesimo che - ne sono certo - prima o poi dovrò essere in grado di spezzare?
Che cosa interessante la mente umana! Più sappiamo che qualcosa può portarci alla deriva e alla perdizione, più ci aggrappiamo insistentemente ad essa, senza alcuna cognizione di causa se non mera ostinazione. Anche l'indifferenza e l'apatia mutano in interesse e ammirazione, se è verso il male e il mistero che l'attenzione è rivolta.
Ebbene allora sono le mie reazioni che vuoi testare, Aizen? Sono forse un altro dei tuoi strumenti, un misero gioco che, reduce del tempo, butterai non appena ti sarai stancato?


Tentava di leggere nel silenzio del suo studio, la lampada illuminava la scrivania quel tanto che bastava per discernere le sottili linee che riempivano pagine e pagine di quel volume accuratamente rilegato, le dita sottili posate sulla carta, l'odore di nuovo a impregnargli le narici. Tentava di leggere senza riuscire realmente a capire cosa significassero quel mucchio di parole che, davvero, quella volta sembravano non avere senso.
E per qualche minuto, solo, in quella stanza umida e tenebrosa, si permise di riporre la sua maschera ben elaborata e solida sulla superficie sgombra della scrivania, di mostrare a quel vuoto consistente come era fatto realmente.
Era stato coinvolto così tanto in quel rapporto che non vedeva più una via d'uscita, era arrivato ad un punto cieco, senza possibilità di ripercorrere i propri passi. E più si ripeteva che prima o poi avrebbe trovato il coraggio di punire Aizen per le sue azioni, più si rendeva conto di essere invischiato in quella situazione fino al collo, succube della stessa recita che aveva orchestrato per stare alle dipendenze del Capitano.
Molti erano stati preda delle illusioni della sua Zanpakuto, non così abili da resistere al suo potere. Ebbene, ad Aizen non era servito nemmeno rilasciare lo Shikai per attirarlo in un vortice di dissimulazione e raggiri: Gin si era buttato lì dentro a capofitto, cadendo in un baratro sempre più profondo e oscuro tanto che ormai non riusciva più a vedere la luce.
Proprio lui, maestro di menzogne, era stato aggiogato da un potere ben più grande del suo, da un richiamo carnale sin troppo forte.

Le nostre vesti cadono sul letto oramai disfatto, preda di una foga che non siamo più in grado di reprimere.
Le tue mani su di me sono ciò che ho desiderato e bramato incessantemente, il tuo respiro - spezzato - mi spinge a perdere qualsiasi controllo.
Premura, desiderio, passione. Riesci a sentirli adesso?
Tremiamo nel freddo pungente della notte, sebbene io riesca a sentire solo calore - quello dei nostri corpi avvinghiati, l'uno preda dell'altro, della nostra pelle che scotta contro l'aria, del nostro fiato irregolare e pesante.
Un urlo, più forte degli altri, si eleva nel silenzio ovattato della stanza, la schiena si inarca, i respiri si mozzano ed entrambi - boccheggianti e appagati - giacciamo a letto.
E mi avvicino a te, riposo tra le tue braccia, addormentandomi con il tuo respiro sulla pelle, maledicendomi finché i miei occhi si chiudono e il mio respiro insieme al tuo si regolarizza.




Quando sai che la tua ora è giunta
forse allora comincerai a capire
che la vita quaggiù è solo una strana illusione

   
 
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