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Autore: bazingaa44    13/02/2014    0 recensioni
...quella casa che lo rispecchiava così bene, con i quadri storti e le pareti macchiate...
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Mandy Milkovich, Mickey Milkovich
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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Mickey avrebbe voluto urlare, ma dalla sua bocca uscivano solo nuvole di fumo. Si guardava intorno con fare confuso, senza capire veramente cosa c’era di diverso nella sua stanza che gli faceva mancare l’aria. Aprì la finestra per far entrare un poco di quel vento che faceva sbattere le persiane e ne respirò una boccata. Ora stava meglio.
No, troppo presto per dirlo, non stava meglio. Si gettò nel gabinetto appena in tempo per svuotare il suo stomaco in un solo violento fiotto. “non ho ancora finito di bere la quarta birra!” si fece scappare quando i conati gli diedero tregua. Era strano, il suo stomaco era abituato a reggere ben altro.. chiudendo gli occhi Mickey alzò le sopracciglia e scosse la testa. Tornò in camera senza nemmeno sciacquarsi la bocca, con l’amaro sulla lingua e il bruciore di stomaco ormai noti. Riaffacciandosi alla finestra una folata di vento gli pervase la faccia incoronata da lividi e quell’aria fredda gli entrò negli occhi. Mickey li chiuse subito ma già delle lacrime gli stavano lentamente solcando le guance. Sbattendo le palpebre aspettò pazientemente che l’attacco di allergia finisse e si buttò a sedere sul letto. “non sapevo di avere una maledetta allergia!” esclamò incredulo. Mandy si affacciò dalla porta e lo vide asciugarsi gli occhi con la manica del maglione lacero “non ci credo: stai piangendo!”, Mickey la guardò come se fosse stupida e ripetè ciò che aveva appena detto, lei alzò il sopracciglio e riflettè un attimo, poi esclamò “siamo in autunno e non c’è polline nell’aria… e non venirmi a dire che è colpa della polvere coglione. Sei cresciuto nei riformatori più sudici d’ America”.
Già, a questo non aveva pensato. Gli venne alla mente l’espressione di disgusto di una maestra di fronte alla sua faccia martoriata, il giorno prima Terry lo aveva riempito di botte. Quella faccia, quell’espressione, erano stati il principio di una serie di viaggi, di asilo in asilo, di riformatorio in riformatorio, in cui il piccolo Mickey si dava da fare, come diceva suo padre, per sopravvivere, a suon di calci e pugni. E nessun discorso di educatori e direttori era riuscito a tenerlo a bada per più di ventiquattro ore, al termine delle quali, Mickey avrebbe picchiato qualcuno, o rubato qualcosa, pur di farsi spedire altrove. Il suo sogno più grande, ricordò, era tornare a casa tra le braccia di suo padre, il suo eroe. Anche solo per farsi dare un ceffone o un cazzotto in faccia. Mickey voleva andare a casa. Il giorno in cui davvero riuscì nell’intento, a Mickey, bambino di quasi otto anni, quasi venne da piangere. Lacrime che poi non ebbe il tempo e il modo di versare quando i suoi fratelli gli saltarono addosso e sghignazzando lo presero a pugni. Il suo cuore era gonfio di rabbia e gonfio d’amore e quella sera, stendendosi a dormire per terra, la bocca di quel bambino tutto insanguinato si distese in un caldo sorriso.
A quel pensiero Mickey si leccò le labbra, quelle che non erano più abituate a sorridere. I sorrisi erano andati scomparendo negli anni, passati a vangare i corridoi di nuovi riformatori in cui l’unico motto era: lotta e puoi tornare tutto intero in stanza. E poi, alla fine di quell’inferno, dopo qualche settimana di violenza, stanco e malridotto, il corpo di Mickey gli impediva di picchiare chiunque gli passasse vicino. Il premio della buona condotta dimostrata era tornare a casa. Mickey si sentiva pieno di sé quando varcava la porta di casa, quella casa che lo rispecchiava così bene, con i quadri storti e le pareti macchiate; ma non riusciva più a sorridere per quel miracolo. Con gli anni, sempre più persone se la prendevano con lui per i problemi che c’erano sempre stati, Terry, i fratelli e Mandy, che dopo un pugno gli si avvicinava e gli passava del ghiaccio. Era questo il suo destino, e basandosi su questo Mickey aveva costruito il suo carattere di pietra. Un uomo non piange, un uomo è forte, un uomo deve saper combattere. Erano questi gli insegnamenti di Terry, lui che non era mai stato messo al muro e li aveva tirati su negli anni. Sovrappensiero Mickey sentì sua sorella sbattere la porta di camera sua, come suo solito, e l’immagine più terribile che avesse mai visto si riaffacciò alla sua memoria. Il volto di Mandy mentre veniva violentata. Mickey chiuse gli occhi per non ricordare –è questo che fa un uomo? Stupra sua figlia di dodici anni? Aggredisce il sangue del suo sangue? Ricatta gli esattori delle tasse e mette in pericolo la sua famiglia?- e così, in un getto, come il suo vomito, i pensieri di Mickey e la verità vennero fuori. Mickey cercò di capire come avrebbe dovuto essere suo padre per assomigliare almeno un po’ ad un vero uomo e il nome di Ian attraversò la sua mente. Si ricordò quando era andato a trovarlo in riformatorio e aveva convinto Kash a riempigli il conto privato, oppure tutte le volte che aveva dato supporto a Mandy, abbracciandola, mettendole la mano sulla spalla o intorno alla vita. Ian aveva fatto molto per tutti e non aveva mai voluto niente in cambio. Gli erano bastati i sorrisi delle sorelle, degli amici e di Mandy. Ma niente aveva ricevuto da lui, e se ne era accontentato.
Però Mickey lo sapeva, e anche Ian, che gli sguardi tra di loro erano più intensi di quanto sembrassero agli altri. Mickey sapeva che l’altro si accorgeva quando, in un momento di relax, gli angoli della bocca gli si piegavano all’insù e lui ostinatamente serrava le labbra per orgoglio. Lui lo sapeva, Ian pure, ma non ne parlavano. Forse per lasciare quei momenti intatti, o forse perché la situazione era censurata a causa sua. Era proibito, da sciocchi, parlare di un sorriso? Per Ian no, ma per Mickey si. Era questo il rispetto per le persone, e Mickey per una volta se lo era guadagnato senza violenza. Un uomo affronta i suoi problemi, come Ian, che mille volte aveva provato a confrontarsi con lui per parlare. Un uomo copre le spalle ai suoi amici, come Ian, che mille volte lo aveva protetto dopo qualche stupidaggine finita male, come il furto a casa del dottore, che lo aveva operato sul tavolo della cucina, o quando inventava stronzate a tutti per passare un po’ di tempo a fare cose segrete con lui. Mickey si massaggiò le nocche delle dita e guardando giù vide la sua fede. Ci passò sopra il pollice e si ricordò del matrimonio. Era stato 3 mesi fa e di quel giorno ricordava solo due cose, il bacio con Ian e le sue lacrime di disperazione. Ian era un esempio da seguire e un giorno sarebbe stato un padre perfetto pensò Mickey; poi si chiese cosa ne sarebbe stato di lui. I geni non promettevano granchè bene, ma Mandy ne era fuggita in qualche modo. Lui avrebbe potuto farlo, magari chiedendosi cosa avrebbe fatto Ian in quel momento. Prima ancora di domandarselo poi, le lacrime cominciarono a bagnargli gli occhi e singhiozzando Mickey ripensò all’unico, vero, grande amico che aveva avuto e che aveva perso.
  
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