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Autore: delilahs    14/02/2014    1 recensioni
"Questo." cominciò l'assassina, interrompendosi per prendere fiato "É Perseus Jackson, capo della ribellione a Long Island. I soldati inglesi stavano per giustiziarlo quando sono arrivata io."
Crossover tra Percy Jackson e Assasins' Creed, Ratonhnhaké:ton è il Mentore (XVIII secolo)
Genere: Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Annabeth Chase, Hazel Levesque, Percy Jackson, Piper McLean, Quasi tutti
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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"Ratonhnhaké:ton!"
L'indiano si girò, sorpreso, ruotando il pugnale che si rigirava tra le mani. Il vestito da Assassino gli ricadeva sulle spalle, il cappuccio tirato su, e il tomhawk infilato nella cintura. I capelli erano tagliati secondo l'usanza del suo popolo, e una treccina di perle di terracotta gli scendeva sulla schiena.
"Annabeth! Come stai, da quanto tempo!" esclamò, dopo aver riconosciuto la ragazza alta di fronte a lui. L'adepta portava un semplice vestito bianco, non tinto come quello da Mentore di Connor. Uno stocco italiano era appeso alla cintura di cuoio, e una lama sottile le cingeva il braccio. La luce delle torce sotteranee si rifletteva sui capelli biondo oro, tingendoli di rosso. Il cappuccio era poggiato sulle spalle, ricamato con il disegno del becco di un'acquila.
"Bene, grazie." rispose lei, unendo le mani in segno di rispetto. Poi assunse un tono più formale "Ho sentito di Achille. Mi dispiace." aggiunse, abbassando lo sguardo.
Connor alzò le spalle, fingendo indifferenza. La sua pelle dorata arrossì appena.
"No, non aver pena. Piuttosto, rapporto?" chiese, accennando ad una figura dietro di lei. Annabeth annuì, e si tiró su il cappuccio, lasciando intravedere solo il mento appuntito.
Fece un cenno ad una figura dietro di lei, che si fece avanti titubante. Un ragazzo sui diciassette anni lo guardava curioso, una macchia di carbone su una guancia. I capelli neri e scompigliati facevano da contorno ad un paio di occhi verde mare. Indossava un abito semplice da assassino, senza armi né cinture, e stringeva nervoso un rozzo coltello da cucina. Alzò lo sguardo, per nulla intimorito dall'altezza del Mohawk, e lanciò un'occhiataccia ad Annabeth, che però rimase impassibile.
"Questo." cominciò l'assassina, interrompendosi per prendere fiato "É Perseus Jackson, capo della ribellione a Long Island. I soldati inglesi stavano per giustiziarlo quando sono arrivata io."
"Stavo per andarmene, assassina dei miei stivali. E dove sono i miei uomini?" chiese, ma Annabeth fece finta di non sentirlo.
"Con lui c'erano quattro uomini e tre donne. Sono di sotto per le medicazioni. Una di loro è una bambina."
Ratonhnhaké:ton considerò la situazione, osservando il ragazzino davanti a lui che lo guardava spavaldo. Somigliava così tanto a lui quasi dieci anni prima.
"Vieni, Perseus. Parliamo... del perchè vi abbiamo condotto qui." fece un cenno con la mano ad Annabeth, che si inchinò e scomparve, infilandosi tra due assassini di guardia alla porta. Connor si incamminò verso l'uscita più vicina, e si diresse verso le stalle. Perseus lo seguiva, guardingo, schermando il sole con una mano.
"Allora?" chiese il ragazzo "Chi siete voi? E cosa volete da noi?"
"Siediti, ragazzo. Sarà una lunga storia."



 



Il sole stava per tramontare, e lanciava i suoi ultimi raggi ai confini della tenuta. Tutto attorno a loro, gli assassini tornavano, smontavano i cavalli e si dirigevano in silenzio verso la grande casa. Perseus rise.
"Mi stai prendendo in giro." affermò.
"Perseus..."
"Chiamami Percy." sottolineò il ragazzo, afferando una lepre che era venuta a curiosare.
"Va bene, Percy. Sono serissimo." continuò Connor, lo sguardo fisso sulla tomba del suo ex-mentore.
Percy si abbassò sulle ginocchia, grattandosi la punta della testa.
"Santa madre inglese, quindi é tutto vero. Templari, Assassini, gli inglesi.. e io che pensavo di avere una vita movimentata."
"Ce l'hai. Ti abbiamo scelto per questo." disse Connor, appoggiandosi allo schienale della sedia.
"Scelto? E che cosa ho fatto di tanto speciale?" chiese Percy.
"Per entrare nella confraternita, ovviamente. Hai combattuto per la libertà della tua gente. Li hai protetti e la stavi pagando con la vita. Non siamo poi così diversi noi due." affermò il Mentore, scrutando il cielo blu, in attesa di una risposta.
Percy stava riflettendo, quando dietro di lui spuntò una figura alta e di colore scuro. Un'indiana, senza dubbio. Connor alzò lo sguardo sorpreso, per rimanere stupito dalla bellezza della ragazza. Era qualcosa di incantevole. Il Mentore distolse lo sguardo, interrogandosi su quale tribù potesse annoverare quella ragazza così bella.
"Allora, Percy? Che facciamo?" chiese, con uno strano tono di comando nella voce. Non voleva comandare, sembrava un suo timbro naturale.
"Penso che tu lo sappia, Pipes." rispose lui, alzando lo sguardo sull'indiano di fronte a lui. Annuì, lo sguardo grave e carico di aspettative.
"Aquilus." disse Ratonhnhaké:ton, alzandosi e rivolgendosi ad un giovane assassino che cercava di domare uno splendido cavallo. "Porta Percy e i suoi amici nella cripta e riunisci gli Assassini. È ora."


 


"Perseus Jackson." annunciò Ratonhnhaké:ton.
Le torcie accese trasformavano gli Assassini riuniti in fila in lugubri ombre. Tra di loro camminava Percy, vestito di un bianco abbagliante, un coltello affilato alla cintura e le mani abbandonate lungo i fianchi.
Camminava deciso, dirigendosi verso il Mentore a capo della fila. Connor indossava gli abiti cerimoniali, antichi. Un vestito bianco sporco era ornato di rifiniture blu, una corda attorcigliata attorno alla vita. Era privo di armi, a parte la lama preziosa e letale che portava al braccio sinistro.
Mentre Percy si avvicinava, i suoi compagni lo osservavano preoccupati dal fondo della sala. Una ragazzina di tredici anni, capelli riccci e occhi profondi e ambrati, era appoggiata ad una stampella, ed erano tutti ridotti piuttosto male. 
Percy arrivò alla fine della sala, e alzò lo sguardo. 
"Perseus Jackson." iniziò solenne Connor. "Giuri di rispettare il credo del nostro fondatore, Altair ibn-la 'Ahad, di seguirlo e proteggerlo?"
"Lo giuro." annunciò Percy, serissimo. Annabeth lo osservava dalla prima fila. 
"E giuri di seguire i tre paradossi e proteggere la Confraternita, anche a costo della vita, da adesso fino alla morte?" chiese Connor, allungando la mano verso un braciere acceso. I tizzoni gettavano scintille sul pavimento di marmo sbeccato.
"Lo giuro." gli occhi dei suoi compagni erano rossi come il fuoco. Ratonhnhaké:ton gli prese il braccio sinistro. Con un movimento veloce, gli segnò l'anulare con un marchio di fuoco. Il ragazzo ansimò, per poi rilassarsi. 
"Benvenuto nella Confraternita, fratello." annunciò Connor, porgendogli una lama celata. Percy la indossò e la sguainò subito, l'arma che sfiorava il nuovo marchio.
"Nihil Verum, Omnia Licita." proclamó il Mentore, rivolgendosi alle schiere di Assassini. Quelli alzarono la testa, portando la mano alla lama, gli occhi fissi su Connor.
"Nulla é reale, tutto è lecito." ripeterono come una sola persona, provocando un suono cavo, che rimbombò tra le mura di pietra. I ranghi si allargarono, e Percy si posizionò in prima fila, il cappuccio calato sulla testa e la lama protesa, gli ultimi frammenti della sua vita solitaria che si perdevano nei mormorii dell'armata di Assassini.
   
 
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