Amore fraterno.
«Buongiorno Arthur, è ora di svegliarsi!»
Sembrava una mattina come tante nella reggia dei Pendragon e
come da copione Merlin si accingeva a svegliare il riluttante principe; più
volte il moro dovette chiamarlo, ma come al solito non servì a nulla, così fu
costretto ad aprire le tende della stanza e lasciare che il sole facesse il
lavoro sporco per lui.
Fu allora che il biondo diede i primi segni di vita,
grugnendo il nome del servo e coprendosi il volto con il cuscino, tuttavia l’amico
non si perse d’animo e continuò a importunarlo finché non riuscì nell’intento.
«Possibile che tu non sappia come svegliare gentilmente le persone,
Merlin?», mugugnò portandosi una mano sul viso, «Qualcuno dovrebbe insegnarti
le buone maniere… »
«E chi sarebbe quel qualcuno? Voi?», rispose l’altro inarcando un
sopracciglio, «Allora sono in ottime mani…»
Non ebbe neanche il tempo di sghignazzare, che Arthur si mise a sedere
per scagliargli uno dei suoi stivali: il moro riuscì a schivarlo per un pelo e
la sua bocca si distese in un sorriso compiaciuto.
«Bada a quel che dici Merlin, ricordati che stai parlando col tuo
principe… Invece di fare lo spiritoso, pensa ad adempire ai tuoi doveri:
aiutami a vestirmi, rassetta la camera e lucidami l’armatura! Oggi farò
colazione con mio padre, vuole aggiornarmi sulle condizioni del popolo,
considerate le difficoltà che abbiamo affrontato: sai che non ammette ritardi,
per cui piantala di guardarmi come un pesce lesso e muoviti!»
Il giovane mago si ricompose ed iniziò ad eseguire gli ordini ricevuti,
pur provando un po’ di rammarico: gli sarebbe piaciuto passare un po’ di tempo
con l’amico per parlare di quello che avevano passato pochi giorni prima.
Avevano affrontato insieme la violenta carestia causata dall’uccisione
dell’unicorno, avevano cercato Anhora e affrontato le sue prove: il futuro re
aveva dato prova della purezza del suo cuore sacrificandosi al posto suo e il
servo non aveva ancora avuto modo di ringraziarlo.
Voleva trovare il momento e il modo giusto per dirglielo, dato che di
solito era lui quello che salvava la vita dell’altro, seppur di nascosto; decise
dunque che avrebbe svolto le sue mansioni come di consueto per poi cercare di
cogliere la palla al balzo appena se ne fosse presentata l’occasione.
Così iniziò a mettere ordine nella stanza del biondo, non senza qualche
borbottio annoiato, ma fu allora che notò un particolare: sotto il letto c’era
ancora lo stivale che il ratto aveva rosicchiato giorni prima! Nel
raccoglierlo, Merlin ebbe una brillante idea su come dire grazie all’amico,
per cui si rimboccò le maniche e si mise all’opera…
In serata il principe poté finalmente chiudersi nelle sue stanze; aveva
passato l’intera giornata in giro per il regno al fine di monitorarne la
situazione, il che lo aveva reso esausto. Tutto ciò che desiderava in quell’istante
era lasciarsi cadere sul suo letto e abbandonarsi tra le braccia di Morfeo;
dunque cominciò a spogliarsi svogliatamente, quando si rese conto del logoro
stivale posto sopra il tavolo.
Rimase interdetto per un istante, poi si avvicinò sbuffando all’oggetto
e lo gettò sul pavimento; fu un grave errore il suo, poiché dal suo interno si
sparsero al suolo un gran numero di fagioli, producendo un fastidioso rumore.
Il biondo sgranò gli occhi e iniziò a infuriarsi per lo stupido
scherzo che aveva subìto: questa volta Merlin non l’avrebbe passata liscia…
Stava per uscire di corsa dalla camera quando si accorse di un altro dettaglio:
oltre alla miriade di semi, dallo stivale era fuoriuscito un foglietto!
Arthur tornò indietro con un ringhio, raccolse da terra il bigliettino e
con un gesto secco lo aprì per leggerne il contenuto.
“Nonostante siate una
testa di fagiolo, non posso fare a meno di dirvi grazie!”
Il principe non riuscì a trattenere un sorriso, sentendo la rabbia di
pochi secondi prima svanire come per magia: pur essendosi dimostrato il solito
idiota, aveva avuto un’idea tutto sommato carina…
Decise dunque di lasciar correre quella bravata e di ricongiungersi al
suo adorato letto, non senza pensare a quanto avrebbe riso l’indomani, vedendo
il moro raccogliere i fagioli uno per volta…