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Autore: LoveEverlack    15/02/2014    4 recensioni
*Ispirato al film "Se solo fosse vero"*
Annabeth Chase è un brillante medico del più grande ospedale di New York.
Un giorno a causa di un incidente finisce in coma.
Dopo tre mesi Percy Jackson, un uomo che ha perso la moglie, si trasferisce nel suo appartamento volendo ricominciare tutto di nuovo.
Non è il solo però ad abitare in questo appartamento, Annabeth infatti è ancora lì e gli farà riscoprire l'amore che credeva di aver perduto.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Annabeth Chase, Percy Jackson, Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Due brevi parole prima di lasciarvi a questo piccolo capitolo.
E' la prima volta che scrivo in questo fandom e spero di scrivere alla meglio questa storia.
Come vedrete più avanti, Annabeth, per motivi di copione, è un medico e non un architetto.
Percy verrà presentato nel prossimo capitolo in cui verrà spiegata bene la sua storia.
Vi invito a recensire il capitolo e vi auguro una piacevole lettura.




Annabeth

Sento un'altra imprecazione di qualche passante che ho spintonato dalla fretta, il mio passo è veloce mentre percorro i corridoi dell’ospedale volendo raggiungere al più presto la paziente della 113.
Poco fa ho ricevuto una chiamata in cui m’informavano che Bianca di Angelo si era stabilizzata e che dovevo accorrere per aiutare.
La paziente è arrivata qui due settimane fa ed è ancora relegata nel letto con un tubo per aiutarla a respirare, unito alle cure di suo fratello Nico.
Da quando ho iniziato a curarla, non c’è stato giorno in cui non avessi visto il fratello accanto a lei parlarle di tutto, anche solo per tenerla sveglia.
Fortunatamente però la paziente è ormai quasi guarita, quindi sono più che contenta di andare da lei per aiutarla.
-Dottoressa Chase eccola, la paziente ha chiesto di lei- Piper McLean, la mia migliore amica e psicologa dell’ospedale mi passa la cartella di Bianca.
La conosco a memoria, quindi mi limito semplicemente a prenderla in mano, Piper mi rivolge un sorriso mentre mi segue dentro la camera.
La paziente, infatti, sembra ormai ripresa del tutto e si appoggia meglio allo schienale del suo letto tenendo la mano del fratello.
-Allora?- riesco a percepire la sua ansia, Nico poi sembra ancora più ansioso di lei mentre le strinse la mano tanto che vedo Bianca fare una piccola smorfia.
-Tutto benissimo signorina Di Angelo, quello che le consiglio è solamente di seguire alla meglio le indicazioni che le abbiamo dato e di ricominciare lentamente a svolgere le sue azioni quotidiane. È stata relegata in quel letto per abbastanza tempo- Nico sospirando di sollievo allenta la stretta sulla sua mano continuando però a tenerla mentre le accarezza dolcemente il braccio.
Piper continua a sorridere mentre spiega alla paziente cosa fare, ha sempre avuto una lingua ammaliatrice che riusciva a convincere anche i pazienti più testardi a seguire i consigli medici, per questo è diventata prima psicologa di New York e del nostro centro.
-Certo, mi occuperò io di tutto. La ringrazio ancora dottoressa Chase- annuisco rivolgendo un ultimo saluto a Bianca firmando anche la sua cartella.
Uscita consentita, è la cosa che preferisco in assoluto nel mio lavoro.
Permettere a un paziente di tornare alla sua vita mi rende felice e fiera di essere diventata quella che sono, mi fa capire di aver fatto bene a scegliere questa carriera invece di un'altra.
Avrei potuto fare l’architetto, in effetti ho anche quella laurea, ma quando mio padre mi ha convinta a fare domanda per entrare nel corpo medico di questo ospedale non avrei mai pensato di raggiungere certi livelli.
Eppure qualcosa del mio lavoro non mi è mai piaciuto: il dover passare ogni giorno dai pazienti in coma dicendo alle famiglie che tutto si sarebbe sistemato, quando invece la prima cosa che volevo sempre fare era staccare a spina.
Sapevo già che non sarebbero mai guariti, che una volta in coma la tua vita era finita e non avevi bisogno di soffrire ulteriormente.
Eppure molte famiglie non hanno mai perso la speranza, negandoci assiduamente il permesso di staccare la spina.
Lo squillo del cellulare di Piper mi riporta alla vita reale, fermandomi dal pensare.
-Certo, mi farebbe molto piacere Jason. Perfetto, ci vediamo stasera- sta trattenendo un gridolino, lo capisco da come stringe le mani facendo diventare le nocche bianche.
Inizia a rigirarsi una ciocca di capelli tra le dita, la maglia verde a fiori si alzava rapidamente a ogni suo respiro mentre camminava come un ebete.
-Allora?- un altro sospiro, sicuramente Jason deve averle organizzato qualcosa di fantastico per quella serata, ormai erano dieci mesi che stavano insieme.
Si erano conosciuti durante un’uscita, Piper non è il tipo da vestiti attraenti o trucco, cercava sempre di essere invisibile.
Eppure Piper è quel tipo di ragazza da guardare in ogni caso e proprio per questo aveva catturato Jason, che si era innamorato di lei proprio perché era diversa.
-Mi ha invitato a uscire a cena prima di andare da Leo, sicura di non voler venire Annie?- diniego nuovamente l’invito, avere qualcuno con cui stare non è al momento nei miei pensieri, ora devo solo pensare al lavoro.
Piper accanto a me annuisce, sa già quello che penso al riguardo così non va oltre, si limita invece a stare zitta come sempre in questi casi.
-Beh vedila in questo modo: ho sentito Clarisse lamentarsi per il figlio appena nato, almeno non avrai problemi di questo tipo per ora- sorrido abbracciandola prima che vada via, il mio turno finirà tra due ore, ossia poco prima di cena.
Mentre la saluto ripenso a Clarisse, che si è trasferita a Los Angeles dopo che Luke le aveva un offerto un lavoro per lei e Chris, il fidanzato.
Luke Castellan è il mio migliore amico insieme a Talia -con cui si sposerà tra tre mesi-, il padre ha la più grande associazione di poste e con i soldi guadagnati lavorando nel tempo con lui ha anche costruito una serie di navi: Andromeda.
Credo che Chris lavori su una di quelle navi insieme a Charles –il fidanzato di Silena- mentre Clarisse si occupa delle poste con il padre di Luke.
Controllando nuovamente l’ora mi dirigo nel mio ufficio, per firmare alcune carte prima di fare un altro giro di visite tra i pazienti.
 
Accendo la macchina iniziando a guidare per raggiungere il mio appartamento, ho un sonno incredibile e ho fame, ho bisogno di mangiare qualcosa o mi sentirò male come l’ultima volta.
Stando ben attenta alle macchine faccio girare la mia, accelerandone leggermente l’andamento perché è troppo lenta.
Sto girando ma il mio telefono inizia a squillare e abbasso lo sguardo vedendolo per terra davanti al sedile del passeggero.
Controllo che non ci siano macchine e mi chino, tentando di raggiungerlo ed esultando vittoriosa quando finalmente lo prendo.
Talia che mi ha lasciato un messaggio nella segreteria, sto per sentirlo quando sento un clacson e vedo una macchina bianca svoltare per tentare di evitarmi.
Poi tutto inizia a diventare nero.
  
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