Sebbene Kate sembrasse dormire
profondamente
accanto a lui, Richard Castle se ne stava disteso ad occhi spalancati.
Troppe
idee e pensieri gli giravano in modo vorticoso nella mente e gli
impedivano di
abbandonarsi al sonno. “Sai cos’altro vorrei che
lei avesse potuto conoscere?
Te”, Kate gli aveva detto qualche ora prima, quando gli aveva
confessato il
vero motivo per cui l’idea di sposarsi in primavera
anziché a settembre, come avevano
deciso all’inizio, l’aveva momentaneamente
terrorizzata.
Ora, non solo voleva che si
sposassero in
primavera, ma gli aveva anche detto che Johanna Beckett lo avrebbe
adorato.
E mentre stringeva la presa sulla
vita della
sua fidanzata per attirarla ancora più a sé, si
sentiva assurdamente orgoglioso,
felice e in qualche modo triste all’idea.
Era piuttosto sicuro che Johanna
Beckett gli
sarebbe piaciuta, proprio come gli piaceva Jim. Lo sapeva
già da tempo e
desiderava con tutto il cuore di aver avuto il piacere di conoscerla.
Quindi
quando aveva sentito Kate dirgli che Johanna lo avrebbe adorato,
che sarebbe stata felice
di averlo come genero, qualcosa dentro di lui si era gonfiato di un
orgoglio e
un desiderio dolceamari.
Si disse che una delle ragioni di
questa sua
reazione era che lui non aveva mai avuto un bel rapporto con la madre
di
Meredith né tantomeno con quella di Gina, se è
per questo. Per non parlare di
quella di Kyra. Santo cielo, nello stesso momento in cui Sheila Blaine
lo aveva
degnato di un’occhiata, lui aveva capito
immediatamente che quella donna lo odiava con tutto il cuore e che non
avrebbe
mai potuto fare nulla per farle cambiare opinione. Forse giusto se si
fosse
suicidato, ecco.
Non riuscì a trattenere
una risatina al pensiero.
Sì, un bel suicidio gli avrebbe fatto guadagnare diversi
punti nella classifica
di gradimento di Sheila Blaine.
“Mmm… a cosa
stai pensando, tesoro?” mormorò
sommessamente Kate, voltandosi verso di lui per accoccolarsi sul suo
petto.
Oh. Allora forse non stava dormendo
così
profondamente come pensava.
Si chiese velocemente se fosse il
caso di
confessarle ciò a cui stava davvero pensando e alla fine
decise di non farlo.
Ebbe la chiara sensazione che accennare alla mamma del suo primo amore
mentre era
a letto con la fidanzata non fosse esattamente la mossa più
furba da giocarsi
in quel momento.
“Niente di importante,
non ti preoccupare.
E’ solo la mia immaginazione iperattiva che è,
appunto, iperattiva.”
Kate reagì con una
risata sommessa prima di
lasciargli un paio di bacetti affettuosi sulla spalla e sul collo. Un
confortevole silenzio li avvolse di nuovo.
“Ne vuoi
parlare?” gli chiese mezzo assopita
dopo un paio di minuti.
In tutta risposta, Rick sorrise e
scosse la
testa, sentendosi commosso e un po’ divertito. Riusciva a
malapena a tenere gli
occhi aperti eppure voleva ancora provare a chiacchierare con lui. Ma
lui
sapeva che aveva bisogno di riposare.
“No, ma grazie. Penso che
andrò a scrivere
per un po’ nello studio” le disse, liberandosi
lentamente dal suo abbraccio e
alzandosi dal letto. “Torna a dormire.”
“Mmm ok. Ti
amo.”
Sorrise prima di piegarsi sul
piumone per
baciarle la fronte.
“Ti amo anche
io.”
Lei rispose affondando il naso nel
cuscino
di Rick e il suo respiro si fece più quieto mentre il suo
corpo si rilassava
completamente.
Quando Kate si
risvegliò, circa un’ora più
tardi, non poté far a meno di mugolare appena si rese conto
che il suo
fidanzato non era ancora tornato a letto. Sapeva bene che il suo
scrittore a
volte aveva bisogno di buttare giù i propri pensieri
affinché gli lasciassero
la mente libera – di questo era perfettamente consapevole
– ma stanotte avrebbe
voluto averlo vicino.
Con riluttanza sospirò
– una volta sola, giusto
per farsi forza – e lentamente si alzò dal letto
prima di indossare una
vestaglia. I piedi percepirono all’istante il freddo del
pavimento ma non volle
perdere altro tempo a cercare le ciabatte. Stropicciandosi gli occhi,
uscì
dalla camera e si diresse verso lo studio di Castle.
Lui le voltava le spalle e sembrava
stesse
rileggendo ciò che aveva avuto bisogno di far uscire dalla
sua mente. Kate lo
osservò in silenzio per un po’ e notò
l’inchiostro nero e la stilografica posati
sulla scrivania accanto al suo avambraccio destro.
Sollevò le sopracciglia,
sorpresa. Conosceva
bene quella penna – era di sua madre. Era quella che suo
padre aveva regalato a
Rick diversi mesi prima. Quando aveva saputo che sua figlia avrebbe
sposato lo
scrittore, Jim era stato sopraffatto dalla gioia per loro due. Un paio
di
settimane più tardi, era andato a trovare Rick e gli aveva
regalato la penna
stilografica più preziosa di Johanna, dicendogli che lei
avrebbe voluto che
qualcuno se ne prendesse cura, invece che starsene a raccogliere la
polvere nel
cassetto principale di quella che una volta era la sua scrivania.
Rick era rimasto profondamente
colpito dal
gesto del padre di Kate. Da scrittore, conosceva bene il valore di una
penna
affidabile. Cavolo, le penne erano una di quelle cose che Kate sapeva
bene di
non potergli comprare senza avere il suo consenso preventivo. E per
quanto
riguardava le sue stilografiche, lui non le prestava mai né
a lei né a nessun
altro, sia ben chiaro. Biro? Nessun problema. Poteva prenderle ogni
volta che
le desiderava. Ma le stilografiche? Nossignore. Sulle stilografiche era
irremovibile.
Kate sapeva anche che Castle usava
le sue
stilografiche solo per le occasioni speciali – occasioni che
lui considerava
degne del tempo e della cura speciale che l’uso di quella
particolare penna
richiedeva.
La sua curiosità la
spinse a coprire i pochi
passi che la separavano da lui. Fece scivolare le sue braccia intorno
alle
spalle e al collo dell’uomo, appoggiandosi allo schienale
della sedia. Rick
trattenne a stento un urlo per la sorpresa e lei non poté
non fare un
sorrisetto compiaciuto. Era davvero troppo facile farlo saltare per la
paura
quando lo beccava nella sua “zona dello scrittore”
come lui la definiva.
“Santo cielo, Kate,
perché continui a
farlo?”
“Perché
è divertente”.
Gli dette un bacetto sulla guancia,
regalandogli un largo sorriso per farsi perdonare. Continuò
a baciargli il
collo prima di sbirciare al di là della sua spalla e
realizzare, con un improvviso
dispiacere, che lui aveva avuto il tempo di nascondere alla sua vista
ciò che
stava scrivendo.
“Che facevi?”
“Scrivevo una lettera.
Un’epistola, per
essere precisi.” Rispose semplicemente, sollevando una mano
per accarezzare
quella di lei.
Kate assottigliò lo
sguardo e lui dovette
accorgersene dal modo in cui l’abbraccio di lei si era
irrigidito. Non le
piaceva proprio l’idea che il suo fidanzato scrivesse una
lettera e che
chiaramente non gliela volesse far vedere. Tuttavia, quello fra le sue
braccia
era Castle e ormai Kate sapeva che, trattandosi di lui, saltare troppo
in
fretta alle conclusioni spesso si rivelava la decisione sbagliata.
“Okay. A chi?”
Rick girò la testa per
poter vedere meglio
il volto della donna, apparentemente cercando di capire se fosse il
caso di
essere sincero in merito a ciò che stava facendo o meno.
“Castle” lo
mise in guardia, facendogli
capire che non avrebbe mollato la presa finché lui non le
avesse risposto.
“… mi prometti
che non ti arrabbi?”
Beh, quella non era certamente la
cosa più
intelligente da dire, se ne rese conto fin troppo velocemente, quando
sentì il
corpo di lei irrigidirsi di nuovo dietro di lui. Questo decisamente non
avrebbe
giocato a suo favore.
“Castle. Dammi la
lettera. Ora.”
Dal tono della sua voce Rick
comprese che la
sua fidanzata non avrebbe accettato un no come risposta.
L’uomo sospirò – solo
una volta – e allungò la mano verso il primo
cassetto a sinistra della
scrivania, tirando fuori un foglio di carta ben piegato e porgendolo a
Kate che
ora stava in piedi impaziente accanto a lui.
Prese la lettera dalle mani dello
scrittore
e la spiegò velocemente. Prima di iniziare a leggere,
però, si assicurò di
lanciare un’occhiata al suo compagno e il modo in cui lui
abbassò lo sguardo
verso il pavimento non la rassicurò per nulla.
Iniziò a leggere.
E quello che trovò era
una cosa che mai e
poi mai avrebbe immaginato.
Cara Johanna,
sento di
dovermi scusare. So che è passato molto tempo
dall’ultima volta che ti ho
scritto, ma a mia difesa posso dirti che le cose sono state piuttosto
intense
qui. Dopo stanotte, però, sapevo di non poter rimandare
ulteriormente.
Partiamo
dalle cose importanti: ci sposeremo prima di quanto avevamo
pianificato.
Puntiamo a primavera 2014! Non è fantastico?
Kate e io
abbiamo fatto delle esperienze grandiose negli ultimi mesi.
Alcune sono
state piacevoli, altre proprio l’opposto, alcune sono state
addirittura
raccapriccianti – ma non ci pensiamo – e altre
hanno connotato l’aggettivo
“meraviglioso”
di un significato
completamente nuovo.
Una di queste
esperienze riguarda un bambino che abbiamo portato a casa subito prima
del
Ringraziamento.
Benny –
questo è il nome del bambino, nel caso in cui tu te lo
stessi chiedendo – ha
trascorso solo una notte qui al loft, ma mi è bastata per
vedere quale madre
strepitosamente fantastica sarà Kate un giorno.
Lei ha detto
“quando avremo un bambino nostro..” Quando,
non se. E questo mi rende così felice e così
orgoglioso di lei. Ho la
sensazione, tuttavia, che se avremo un maschio non me lo
farà chiamare Cosmo.
Però forse mi permetterà di soprannominarlo
così. Staremo a vedere.
Parlando del
Ringraziamento, Jim è venuto a festeggiarlo con noi. Siamo
stati davvero bene
insieme. Lui è in forma e sembra sinceramente felice di far
parte della nostra
famiglia. Gli ho anche chiesto se potevo andare con lui a una partita
di
baseball uno di questi giorni e lui ha detto di sì. Se mia
madre verrà con noi,
beh, quella è tutta un’altra storia.
Johanna, tua
figlia non smette mai di stupirmi.
Giusto un
paio di settimane fa ha fatto sapere al mondo che siamo fidanzati. Io
volevo
annunciare pubblicamente il nostro fidanzamento già da tempo
ma rispettavo il
suo bisogno di privacy e non volevo certo incrinare la fiducia che ha
in me.
E il fatto
che lo abbia fatto di sua iniziativa – che lei abbia lottato
per noi – che
abbia reso noto a tutti che non saremo più stati sul
mercato, mai più, beh, era
qualcosa che certo non mi aspettavo e mi ha reso tremendamente felice.
Non ti dico
quanto significhi per me l’affetto profondo che prova per mia
figlia. Se vuoi
che cominci a parlarne, temo che questa lettera sarà molto
più lunga di quanto
ci aspettassimo.
E stasera –
stasera, Johanna, Kate mi ha detto che tu mi avresti adorato.
E Kate non
mentirebbe mai su questo.
Ne sono
profondamente onorato.
Per tua
informazione, anche io ti avrei adorato. Penso che noi due insieme
avremmo
fatto una squadra fantastica!
Passando ad
un argomento molto più triste, non abbiamo ancora trovato il
modo di far pagare
William H. Bracken per quello che ti ha fatto. Per quello che ha fatto
a Jim e
per quello che ha fatto a Kate.
Stiamo
aspettando che commetta un errore – e lo farà,
prima o poi.
E allora lo
metteremo davanti al suo passato e alle sue azioni.
Te lo
prometto, Johanna, non riuscirà a sfuggire alla sua colpa
per sempre.
E Kate non
dovrà affrontare di nuovo i suoi demoni.
Nessuno
ferisce la mia famiglia e se ne va impunito. E poiché io e
Kate adesso siamo
fidanzati, anche tu fai parte della mia famiglia.
Le nostre
storie, proprio come le nostre vite, sono intrecciate.
Nel frattempo
– e fino alla mia prossima lettera – ti prego di
continuare a vegliare su di
noi.
Hai fatto un
ottimo lavoro finora e non vedo perché le cose dovrebbero
cambiare.
Dopo tutto,
Kate ha detto che mi avresti adorato.
Ti saluto e
ti mando un abbraccio – mi hanno detto che sono bravissimo ad
abbracciare – con
tutto il mio affetto.
Il tuo futuro
genero,
Rick Castle
Quando Kate sollevò di
nuovo lo sguardo
verso di lui, gli occhi erano colmi di lacrime che minacciavano di
inondarle le
guance da un momento all’altro. Osservando il suo fidanzato
non poté fare a
meno di sentire il suo cuore colmarsi di amore per lui.
“Rick – questo
è… non trovo nemmeno le
parole. Io…”
“Allora non sei
arrabbiata?”
Lo guardò come se gli
fosse cresciuta
un’altra testa prima di sedersi velocemente sulle sue gambe e
gettargli le
braccia al collo.
“Sei matto? Certo che non
sono arrabbiata!
Perché dovrei?”
“Beh, ecco…
non so dove sia la tomba di tua
madre e non ero sicuro che tu fossi contenta che io ci andassi con te,
così
scriverle delle lettere mi sembrava la migliore alternativa per
poter… ecco…
comunicare con lei. Non te l’ho detto perché
pensavo che forse l’avresti presa
come un’invasione in qualcosa che non mi compete. E non
volevo ferirti, così…”
Kate lo interruppe immediatamente
stampandogli un bacio sulle labbra. Lui non sembrò
dispiaciuto di questa mossa.
Quando la donna si staccò da lui un minuto dopo, gli prese
il viso fra le mani
e lo obbligò a guardarla negli occhi dai quali le lacrime
stavano scendendo
copiose.
“Dio, Castle. Hai scritto
delle lettere a
mia madre!”
“Ebbene
sì” confessò.
“Da quanto va avanti
questa storia?”
“Mmmm…
più o meno da quando mi hai
raccontato cosa le era successo.”
Kate spalancò la bocca e
rimase in silenzio
per lo shock, mentre lui ne approfittò per asciugarle le
lacrime, poi si
riprese. “Ma stai dicendo sul serio? Quante lettere le hai
scritto finora?”
“Non lo so. Ho perso il
conto”
“Posso…
potresti mostrarmele? Per favore?”
“No. Mi dispiace, Kate,
ma non posso.”
“Oh” fu tutto
ciò che gli rispose prima di
abbassare lo sguardo con un senso di scoramento.
Eppure lo capiva. Quello che gli
stava
chiedendo era probabilmente troppo privato. Nell’era delle
email, dei messaggi
vocali, delle telefonate e dei messaggini, le lettere vere –
o epistole, come
Castle aveva puntualizzato – racchiudevano un incredibile
livello di intimità.
“Kate, non
capisci” la voce rassicurante del
suo scrittore la risvegliò. Sollevò di nuovo lo
sguardo e fu quasi sbalordita
nel vederlo sorridere teneramente.
“Se potessi mostrarti le
lettere che ho
scritto a tua madre lo farei. Ma non posso perché le ho
spedite.”
Ancora una volta, Kate non
poté fare a meno
di chiedersi se il suo fidanzato fosse completamente impazzito. Come si
potevano spedire delle lettere a persone che non esistevano
più?
L’uomo sembrò
seguire lo svolgersi dei suoi
pensieri e sorrise piano fra sé.
“Aspetta, metto questa in
una busta e la
spediamo insieme, ok?”
Annuì senza parole, la
sua attenzione
completamente rapita dalla scena surreale che si stava svolgendo
davanti a lei.
Castle gentilmente le prese la lettera dalle mani e la piegò
di nuovo con la
massima cura. Poi allungò una mano e prese una busta che era
sul piano della
scrivania, proprio accanto alla stilografica, e vi mise la sua ultima
epistola indirizzata
a Johanna Beckett.
Dopo aver adornato il retro della
busta con
un sigillo di cera – Kate aveva scoperto solo di recente che
Castle amava alla
follia i sigilli di cera – prese la stilografica e scrisse
con cura il nome
della madre della sua fidanzata sulla busta.
“Ecco, ora è
pronta a partire” dichiarò
soddisfatto. “Vieni con me.”
La prese per mano e lei si
lasciò portare
nel salotto. Non è che Castle l’avrebbe fatta
uscire a quell’ora assurda della
notte, vero?
Ma lui si fermò davanti
al camino.
Lasciandole la mano, le affidò la busta mentre apriva con
attenzione la
barriera di vetro che separava il salotto dal fuoco.
E allora tutto improvvisamente ebbe
un
senso. Sentì che i pezzi del puzzle trovavano ognuno il
proprio posto e la
scoperta le impedì quasi di respirare.
Castle riconobbe lo sguardo sul
volto di
Kate e capì che aveva compreso. Fece un largo sorriso e lei
fu ancora una volta
colpita da quanto fosse terribilmente bello l’uomo che si
trovava di fronte.
Non solo il suo fisico, ma tutto ciò in cui lui credeva.
“Castle…”
“Mi sembrava che fosse il
modo migliore per
fargliele arrivare. Vai” la spronò con un sorriso
incoraggiante, indicandole le
fiamme scoppiettanti che parevano danzare davanti a loro.
“Spediscila.”
Kate abbassò lo sguardo
verso la busta che teneva
fra le mani e poi con attenzione la gettò nel fuoco dove si
trasformò
velocemente in fumo e cenere. E sia il fumo che la cenere risalirono su
per il
camino e verso il cielo notturno, dove sarebbero stati portati dal
vento verso
la loro destinazione finale, ovunque essa fosse.
Più tardi in quella
notte, quando entrambi
erano di nuovo sdraiati nel letto, Kate promise a Castle che lo avrebbe
portato
con sé la prossima volta che sarebbe andata a visitare la
tomba di sua madre.
Lui le sorrise e la attirò ancora di più a
sé, chinandosi verso il suo corpo
per baciarla con tutto l’amore che provava per lei.
Prima che finalmente si
arrendessero al
sonno, con i corpi caldi, rilassati e sazi d’amore, lei si
promise che da ora
in poi avrebbe scritto regolarmente a sua madre. Perché fra
le numerose cose
che Castle le aveva regalato fin da quando era entrato a forza nella
sua vita
oltre cinque anni prima, c’era la capacità di credere.
E questo era qualcosa di cui gli
sarebbe
stata grata per tutta la vita.
Nota della
traduttrice
Quando ho
letto questa OS su fanfiction.net sono rimasta colpita dalla sua
profondità e
dalla poesia che l’autrice aveva creato con l’idea
delle lettere scritte a chi
non c’è più e spedite attraverso il
fuoco.
Shimy mi ha
concesso il grande onore di tradurre la storia in italiano ed eccola
qui. Spero
di essere riuscita a rendere giustizia alla bravura
dell’autrice e di avervi
trasmesso le stesse emozioni che ho provato io nel leggere
l’originale.
Grazie come
sempre al mio angelo custode e grazie a chi di voi mi ha dedicato un
po’ del
proprio tempo ed è arrivato fino qui.
Baci,
Deb