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Autore: SavannahWalker    19/02/2014    1 recensioni
Erza si stava dirigendo verso Fairy Hills con la sensazione che qualcuno la stesse seguendo, aveva già individuato il soggetto alle sue spalle ma sperava che, prima o poi, si sarebbe allontanato senza dovergli rivolgere la parola.
«Hai intenzione di seguirmi ancora per molto?» disse in tono freddo.
«Giusto per un altro po'!» rispose lui, con un'espressione furba sul volto.
Genere: Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Erza Scarlet, Gildarts
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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- SOMETIMES IT KILLS -


Erza si stava dirigendo verso Fairy Hills con la sensazione che qualcuno la stesse seguendo, aveva già individuato il soggetto alle sue spalle ma sperava che, prima o poi, si sarebbe allontanato senza dovergli rivolgere la parola.
«Hai intenzione di seguirmi ancora per molto?» disse in tono freddo.
«Giusto per un altro po'!» rispose lui, con un'espressione furba sul volto.
Guardò il suo corpo sinuoso, era sicuro che sotto quell'armatura si celasse la vera identità di "Titania". Proteggeva tutte le persone che amava a spada tratta, senza dare mai un segno di cedimento, anche se nessuno era in grado di proteggerla da se stessa. La verità era che più che assomigliare ad un rubino, assomigliava ad un cristallo. Era fragile. Quella parte della sua compagna, in un certo senso, lo attirava. Non che a lui interessasse averci un rapporto che andasse oltre ai loro affari in gilda, solo avrebbe voluto capire il suo punto di rottura. Nonostante fosse ubriaco riusciva ancora a stare perfettamente eretto, le braccia incrociate sotto il petto rigonfio, un sorriso beffardo stampato in faccia e gli occhi appena socchiusi. Lei si girò con aria arresa, espirando lentamente.
«Hai paura che non trovi la via di casa?»
«No, a dir la verità anche casa mia è nella stessa direzione!»
«Casa tua è dalla parte opposta, Gildarts. Senza contare che sei decisamente ubriaco» affermò alzando il sopracciglio.
Lui si portò le braccia sopra la testa, stiracchiandosi, sbilanciandosi appena. Lei si avvicinò e, per quanto le fu possibile, lo prese sotto braccio.
«Penso che in questo caso sia tu che devi recitare la parte della principessina che si fa salvare dal principe».
Lui non replicò e fece apposta a lasciarsi cadere per farle fare un po' di fatica in più, d'altronde quante volte capitava nella vita di farsi trasportare sottobraccio da Erza Scarlett?
La strada sembrava eternamente lunga anche se la distanza effettiva era di soli dieci minuti a piedi. Non parlarono molto lungo il tragitto. La situazione la metteva a disagio, non avevamo mai avuto modo di rimanere da soli se non per discutere di missioni o commissioni per il Master. D'altro canto non aveva mai dovuto portare a casa uomini ubriachi, non conosceva le frasi di circostanza, non conosceva il modo in cui Gildarts avrebbe potuto reagire anche se sembrava calmo come il solito. Finché lei manteneva lo sguardo fisso in avanti e lui la guardava con la coda dell'occhio, di tanto in tanto, andava tutto bene. Cercò le chiavi nelle varie tasche dei pantaloni e le infilò nel buco della serratura.
«Vuoi entrare?» disse, girando la testa verso di lei.
Prima ancora che potesse rispondere, la prese per le spalle e l'appoggiò sulla porta. Avvicinò il viso tenendo lo sguardo fisso sugli occhi scuri di lei, mostrando la sua solita sicurezza non curante. Una goccia di sudore freddo scese sulla fronte della maga, il corpo si irrigidì a causa di quella vicininanza indesiderata, cercò di spostarsi ma le mani di lui la tenevano inchiodata lì dov'era. Spostò appena il braccio dietro la schiena e con la mano toccò la chiave. Quando lui fu a distanza di un respiro, la girò e aprì la porta facendolo cadere sul pavimento con un grande tonfo. Rimase in ginocchio per qualche secondo e poi si alzò di scatto. Si massaggiò la fronte, alzandosi troppo velocemente tutto l'alcool che aveva tracannato gli provocò dei giramenti di testa. Accese delle piccole lampade che diffondevano una luce fioca. La casa era un disastro nonostante il padrone ci fosse solo di tanto in tanto. I piatti sporchi erano ancora sopra il tavolo, un numero impreciso di vestiti era sparso tra le sedie e i fiori erano ormai diventati secchi ma, fortunatamente, non c'era nessun odore strane.
«Te lo riconosco, Scarlett, sei astuta...» disse, con tono pacato. Erza sorrise ad occhi chiusi.
«Ora se non ti dispiace...»
«Tu non vai da nessuna parte!» sbottò mentre chiudeva la porta.
Aggrottò la fronte e girò i tacchi per andarsene ma si sentì trattenere da una forte presa al polso.
«Ti ho accompagnato a casa, cosa vuoi di più? Che ti rimbocchi le coperte?»
La tirò a se
«Voglio solo un po' di compagnia» continuò, con sguardo lascivo.
Lei sgranò gli occhi e cercò di liberarsi ma più lei si dimenava, più lui la stringeva. Le spostò una ciocca di capelli dal viso, le accarezzò la guancia, portò la mano dietro la sua nuca e la baciò con prepotenza. In un primo momento rimase paralizzata. Non provava niente per quell'uomo, ne era consapevole, ma allo stesso tempo sentiva il desiderio di lasciarsi andare a quel bacio che non era poi così male. Gli morse il labbro inferiore nella speranza che lui si allontanasse ma, al contrario, continuò come se quello fosse un invito a non fermarsi. Quando lui si staccò per prendere il respiro lasciò anche la presa su di lei. Fece qualche passo all'indietro mentre si asciugava la bocca ma andò a sbattere contro il tavolo. Non si rese conto che in questo modo si era messa in trappola da sola. La situazione cominciava a divergere da indesiderata a spiacevole. Poteva utilizzare le sue tecniche di combattimento, sferrargli un colpo con le sue armature ma non riusciva a fare nulla. Niente di niente. Nella sua mente era già uscita correndo da quella casa lasciandolo lì mezzo tramortito accanto alla porta, ma il suo corpo non voleva collaborare con la sua testa. Rimaneva immobile come se fosse stata spogliata di tutta la sua forza. Lui si avvicinò lentamente, si insinuò tra le sue gambe e la tirò per i capelli. La bocca era sopra l'incavo tra collo e spalla, scoperto dall'armatura, respirava appena provocandole dei brividi. Sentiva il calore espandersi su ogni centimetro della sua pelle, il corpo sempre più pressato al suo, la sua figurava che la sovrastava la faceva sentire piccola.
Le gambe tremarono quando le accarezzò una coscia, inarcò involontariamente la schiena quando la appoggiò sul tavolo, socchiuse gli occhi quando appoggiò la fronte sulla sua. 
Le loro labbra si sfiorarono ripetutamente, le piaceva stuzzicarla e vedere fino a che punto avrebbe resistito. Le sarebbe stato ancora più vicino se si fosse liberata di quell'armatura, se gli avesse permesso di sentire come batteva il cuore dietro quell'ammasso di ferro, se gli avesse permesso di sentire la tensione che si annidava nei suoi muscoli. Le prese il viso tra le mani consapevole che non gli avrebbe concesso un onore così grande e si allontanò, godendosi l'espressione dispiaciuta che le si dipinse in volto.
Si alzò  e si ricompose, ora era davvero arrabbiata. Non poteva giocare con il suo corpo e con la sua mente, non era una delle tante donne che si portava a casa. Era una maga di Classe S, Titania, l'avrebbe fatto a fette se non fosse stato un suo conoscente. Lo prese per il collo della maglia e lo fece arrivare alla sua altezza.

«Non permetterti di farlo di nuovo».
«Non mi pareva che ti dispiacesse».
«Non trattarmi come una donna qualunque!» urlò.
«Infatti non l'ho fatto» fece una pausa «Ma sappi che le armature non ti proteggeranno per sempre».
Lei allentò la presa e una lacrima le scese dall'occhio destro. La asciugò prima ancora che potesse arrivarle alla guancia.
«Non osare parlarmi così! Preferisco tenermi un'armatura e proteggere me stessa che distruggermi con l'alcool e cercare attenzione da qualsiasi donna solo per non ammettere di essere sola!» 
Lui schiuse le labbra, senza emmettere suono. Tolse lentamente la mano dalla
maglia e si diresse verso la porta velocemente, conscia di aver esagerato per colpa della sua testa calda.
«Qualche volta ti uccide... La solitudine, intendo».
Si bloccò con la mano sulla maniglia, non sapendo se rimanere o andarsene.
«Sono oroglioso quanto te, ma so quando qualcuno mi mette in stallo» si sedette su una sedia con la testa appoggiata sul dorso della mano «Mi piace il tuo modo di fare, Scarlett. Passami a trovare più spesso».



Da quella sera Erza trovò in Gildarts un nuovo amico che la capiva, anche se in maniera strana.
Puntualmente lui si ubriacava, la seguiva e si faceva accompagnare a casa dal suo "principe".
Puntualmente la invitava ad entrare e lei dissentiva sempre.



O quasi.









NdA - Savannah Blue

Ok, è un pairing abbastanza strano xD
Non so perché ma questi due me li vedrei bene insieme! Anche se Gildarts è un po' troppo donnaiolo per Erza u.u
Spero vi piaccia, in caso commentate con gli erorri ed imparerò da essi >.<





   
 
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