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Autore: Scarlet Jaeger    19/02/2014    2 recensioni
"Si piangeva ancora addosso Hanamichi, mentre ripensava alla conclusa partita contro il Kainan..."
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Hanamichi Sakuragi, Kaede Rukawa
Note: Missing Moments, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Il peso delle colpe.

Si piangeva ancora addosso Hanamichi, mentre ripensava alla conclusa partita contro il Kainan.
Quel passaggio sbagliato a Tagasago ancora gli scorreva davanti come la scena di un film, ininterrottamente.
Si era andato a rifugiare nell'unico posto dove poteva essere sé stesso, nel posto che, negli ultimi tempi, era stata la sua seconda casa. Si era rifugiato nello spogliatoio del suo Club, a luce spenta e seduto sul freddo pavimento, rigirando fra le mani un pallone da Basket, bagnato fradicio dalla pioggia che scrosciante continuava a cadere sulla prefettura di Kanagawa. Incurante di tutto ciò, era comunque riuscito ad arrivare in palestra senza neanche riuscire a capire dove andasse. I suoi piedi camminavano da soli, macchinatamente, mentre i singhiozzi scandivano pian piano i suoi passi.
Non era mai stato così male prima d'ora. Quello sport pieno di soddisfazioni gli aveva procurato una ferita che, probabilmente, gli sarebbe rimasta impressa per sempre nel cuore. Ma doveva andare avanti, lo doveva al capitano.

Ricordati che non finisce qua!” gli aveva detto il gorilla, portandosi il suo viso pieno di lacrime al petto, proprio vicino al cuore che, in quel momento, batteva all'impazzata. Era stato bravo Akagi, come tutti gli altri. Avevano esaurito le loro forze esattamente come le aveva esaurite lui, che fino alla fine aveva sperato nella sconfitta della squadra favorita. La vittoria poteva essere già di fronte a loro, ad un passo, ma in quel momento la vedeva ancora più sfocata che mai. Le lacrime gli avevano inondato gli occhi color nocciola, scivolandogli sulle gote arrossate dal pianto, deturpando quel viso sempre sorridente.
Non riusciva a reagire. Non da solo. Se ci fosse stato qualcuno ad aiutarlo, forse avrebbe superato quel suo continuo piangersi addosso.
Ed eccolo lì il suo soccorso, appoggiato allo stipite della porta con le gambe incrociate, guardandolo attraverso la flebile luce della strada che inondava la stanza, prima di accendere la luce. Si beava dei suoi singhiozzi, contraendo la mascella. Non avrebbe mai voluto vederlo così, ma probabilmente se il suo carattere glielo avesse permesso, in quel momento a piangere seduto nello spogliatoio ci sarebbe stato anche lui.
Accese la luce dopo aver visto abbastanza, rivelando ad Hanamichi la sua apparente fredda presenza.
Il rosso alzò gli occhi colmi di lacrime su di lui, strusciando le palpebre con il dorso della mano per asciugarli, riprendendo un'espressione quasi offesa.
Rukawa lo aveva visto nel momento forse peggiore della sua vita, ma egli non disse nulla. Non proferì parola oltre un semplice. << Ma guarda chi si vede. Che ci fai qua? >> Con un tono piatto che Hanamichi non riconobbe.
<< Kitsune! >> Gli rispose confuso, sia dal modo di comportarsi di Kaede, sia per la meraviglia di trovarlo in palestra a quell'ora.
Ma Rukawa non rispose. Si limitò ad avvicinarsi al suo armadietto per prendere un asciugamano, che attorcigliò attorno al collo ed uscire silenzioso dalla stanza, lasciando di nuovo Hanamichi da solo, che non riuscendo a pieno a capire le intenzioni del “volpino” insistette.
<< Hey, aspetta! >> Lo richiamò facendolo fermare sui suoi passi al di fuori della porta, dove Sakuragi corse per volerlo guardare negli occhi.
<< Non hai nulla da dirmi? >> Chiese quasi titubante, ma l'altro non si girò minimamente per rispondergli. Con passo calmo e studiato raggiunse di nuovo la palestra, lasciando Hanamichi ad osservare le sue spalle sparire lentamente nell'oscurità del corridoio.


Negli istanti seguenti il numero 10 dello Shohoku raggiunse il compagno in palestra, iniziando con lui una sorta di litigio. Hanamichi continuava a sostenere che la colpa della sconfitta da parte del Kainan fosse unicamente sua, facendo comunque valere le sue idee; ma Kaede non era da meno. Continuava a tenere alto l'onore bruciato dicendo che, in ogni modo, la colpa fosse da attribuire a lui.
Lo dicevano quasi con rancore, ognuno addossandosi peccati inesistenti. La colpa era di tutta la squadra; la pallacanestro era un gioco di squadra e la colpa della sconfitta o il merito della vittoria andava attribuita a tutto il quintetto. Ma sembrava che ai due non importasse.
Iniziarono a prendersi a calci e pugni pur di prevalere l'uno sull'altro.
Kaede sferrava pugni sul volto dell'altro, stringendo i denti, ripensando a quegli attimi di fine partita seduto in panchina perché privo di forze. Avrebbe voluto reagire, ma non riusciva a reggersi in piedi. Portava dentro di sé un grande rimpianto che sicuramente, per molto tempo, non sarebbe riuscito a mandar via.
Hanamichi invece incassava cazzotti e sferrava calci mentre continuava a sentire nelle orecchie il rumore di quella palla battuta con forza sul parquet, mentre il suo richiamo mancato verso Akagi lo faceva sprofondare sempre più nella vergogna.
Erano due idioti. Due bambini che ripetendo: << È colpa mia. >>, << No, mia! >> , cercavano di redimere a tutte le colpe che si erano auto dettati.
Quando le loro forze si esaurirono, entrambi rovinarono a terra col fiato corto. Uno accanto all'altro, così vicini che i loro volti quasi potevano sfiorarsi.
Con le dita delle mani intrecciate l'una con l'altra, si voltarono a guardarsi negli occhi, mentre l'affannamento della lotta ancora usciva incoerente dalle loro bocche. Le iridi blu di Rukawa si specchiavano in quelle nocciola di Hanamichi, ed in quei bulbi oculari entrambi trovarono la pace.
<< Se solo fossi rimasto in campo più a lungo... >> Soffiò Kaede di punto in bianco, portando lo sguardo sul soffitto della palestra, dove le luci accese illuminavano i loro corpi sudati e pieni di lividi.
<< Se solo non avessi passato la palla a Tagasago... >> Grugnì fra i denti il numero dieci, voltando lo sguardo dalla parte opposta del compagno, che riportò subito l'attenzione su di lui.
<< Hai fatto una grande partita, quella schiacciata mi ha emozionato. >> Dichiarò sottovoce il numero undici, facendo voltare il rossino con un'espressione meravigliata.
<< Dici sul serio? >> Rise, ma questa volta più composto e pacato, quasi onorato per quel commento. << Anche tu hai giocato bene. Hai tirato su il morale della squadra ed il punteggio, tutto da solo. >> Gli sorrise infine, mostrando un'espressione dolce che fece sorridere flebilmente a sua volta la kitsune.
Non dissero null'altro, perché sapevano entrambi quanto all'altro era costato ammettere quelle determinate cose. Entrambi troppo orgogliosi per fare i complimenti al compagno, si limitarono a sorridersi a loro volta, troppo stanchi per fare altro, anche per rialzarsi dal parquet oramai logoro.
Si addormentarono così, l'uno nelle braccia dell'altro, con solo il sorriso sulle labbra come ricordo della serata trascorsa insieme.
Fine

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Colei che scrive:

Salve a tutti :3 Questa sera vi propongo una breve one shot con la presenza veramente lieve di Shonen-Ai ^^ Non ho mai scritto veramente quacosa di Yaoi in questo fandom e, siccome c'è sempre una prima volta, ho fatto un tentativo.
Ho cambiato questa parte di episodio (precisamente la numero 60), rendendola più fluff :3 spero di essere riuscita nell'intento e che vi sia piaciuta!  
Spero mi facciate sapere!
Un bacione a tutti!

  
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